17. Per amore.

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Il tonfo delle macerie, l'asfissio della polvere, mentre la terra smetteva lentamente di tremare,erano riusciti a scappare e a ripararsi in un angolo della stradina, abbracciati e con gli occhi chiusi mentre la luna pallida li guardava dall'alto.
«È finita? Finita?»domandò Fiona in preda all'ansia mentre osservava il fienile distrutto, dove poco prima si era consumato il loro amore.
«Si. È finita.»disse Philipp accarezzandola piano, guardando anche lui quelle maledette crepe.
Se fossero andati qualche minuto più tardi sarebbero probabilmente morti, travolti dalla loro passione e dalle pietre.
«Philipp ho paura...Ho paura...Ho paura...»balbettava Fiona incapace di capire la situazione è ancora troppo spaventata.
Philipp la prese per le spalle e poi le prese il viso costringendolo a guardarlo negli occhi.
«Guardami! Guardami!»
Fiona aveva gli occhi rossi dalle lacrime ma non pianse, fece come le aveva detto.
«Tu non sei mai stata qui! Torna a casa mettiti a letto e dimentica se riesci!»disse Philipp deciso.
«Ma...Ma...»balbettava ancora lei.
«Fiona!»esclamò lui duramente.
La ragazza finalmente si calmò e diede retta al ragazzo.
«E tu?»
«Io me la caverò. Ma poi ti prometto che staremo di nuovo insieme, mein Liebe.»disse per poi baciarla velocemente.
Si staccarono a malincuore e la ragazza indietreggiò guardandolo un'ultima volta, per poi voltarsi e scappare via, mentre gli occhi di Philipp si gonfiavano di lacrime.
Si diresse nel buio vicino alle macerie...

***

La notizia della morte di Adalrico fece scalpore nel paese, il podestà pretendeva giustizia forzatamente da parte dei tedeschi, tutta la gente fu radunata alla piazza principale del paese. Fiona e Philipp non si videro più da quella notte, erano passate quarantotto ore, e la mancanza e la paura li agitavano entrambi.
Entrambi non avevano dormito, ma si t'incontrarono in piazza, si guardarono con occhi lucidi, lui era di servizio e lei accompagnava suo zio e suo fratello.
Don Orlando avrebbe celebrato il funerale, ma al podestà non bastava, siccome il fucile ritrovato sul luogo del delitto era di marca tedesca, Schröder si ritrovò in difetto, probabilmente il colpevole si ipotizzava fosse un nazista con cui il fascista aveva attaccato briga, ma questo non ne giustificava il presunto omicidio.
Mentre ascoltava quelle parole assurde, Fiona si voltò si sentiva osservata, era la signora Palmira che la guardava come se sapesse qualcosa.
Il suo cuore perde un battito e i suoi occhi si fecero ancora più lucidi. Si voltò verso il portone e cercò il volto di Philipp, ma non ci riuscì.
Schröder diede un commando, e dei presunti terroristi di nazionalità italiana e alcuni soldati che avevano disertato, uscirono in manette per poi salire sulla camionetta, dopodiché altri soldati, iniziarono a separarli brutalmente.
«Lasciatemi! Lasciatemi!»esclamò Fiona, mentre veniva messa al muro indifferentemente insieme a circa trenta persone, tra adulti, anziani e bambini. Suo zio Orlando e Dario vennero scartati per fortuna, ma lei e altri malcapitati vennero messi in prima fila.
Quando aprì gli occhi, l'orrore si palesò davanti agli occhi e battaglione pronti a fucilarli si mise in posizione. Non c'era Philipp, nella confusione, Schröder ordinò il fuoco, chiuse gli occhi ormai preda dalla paura, e attesa la fine.

«Ma che sta succedendo?»
«Guardatelo, ci sta salvando!»
Fiona aprì piano gli occhi e vide Philipp il suo Philipp, mettersi davanti a loro, allargò le braccia e urlò a gran voce di essere il colpevole.
Fiona si accasciò soffocando un urlo tra le lacrime.
Il podestà si avvicinò a Philipp e lo schiaffeggiò facendogli schizzare il sangue dalla bocca.
Schröder quindi fermò la fucilazione, e fece spogliare Philipp dalla divisa e lo fece arrestare.
Il ragazzo si voltò e i loro occhi pieni di lacrime si incrociarono, era il momento dell'addio.
Del doloroso quanto improvviso, anche se sapevano entrambi che un giorno si sarebbero detto addio, non sapevano il come. Il maledetto come!

Venne trascinato sulla camionetta insieme agli altri disertori, e poi partì. Il cuore di Fiona si spezzò in due, ma in quel momento il destino le mise davanti una decisione, un fuoco la pervase e il desiderio di essere più coraggiosa anche. Guardò verso lo zio Orlando e Dario, e proprio a quest'ultimo gridò:
«Mi dispiace!»
Guadagnandosi lo sgomento dei due e di tutto il resto delle persone. Ma non le importò.

Con gli occhi increspati dalle lacrime, si mise a correre e a seguire la camionetta che usciva dal paese e si dirigeva verso la stazione. Sebbene la stanchezza e il sudore, non voleva perdere egoisticamente il suo amore.
«Philipp! Philipp!»gridava mentre correva, lui la sentì e si alzò dal suo posto e si mise sull'entrata posteriore della camionetta, completamente sconvolto.
«Vattene! Vattene!»le urlava Philipp piangendo, ma Fiona non le diede ascolto.
Anzi rischiava di cadere così quando la ragazza gli porse il braccio, così l'afferrò e la tirò piano sulla camionetta in corsa.
«Sei pazza! Sei completamente pazza!»esclamò lui mentre si baciavano in preda alla disperazione.
Dopodiché si voltarono verso l'uscita di Meletto, il posto dove si erano incontrati, conosciuti e amati.
Le lacrime finalmente sgorgarono dai loro occhi, mentre abbracciati percorrevano la discesa verso la stazione, dove c'erano i vagoni. Un bambino li osservò da lontano...

***

«Quella fu l'ultima volta che vidi mia sorella.»esclamò l'anziano signore seduto sulla sua comoda poltrona, mentre la giornalista prendeva appunti.
Bevve il suo caffè e aspettò le ultime  domande.
«E Lei come lo ha scoperto di tutto questo?»chiese la giornalista.
«Mia sorella parlava nel sonno. Non fu difficile da capire, io restavo ore ad ascoltarla, per questo la mattina non avevo voglia di svegliarmi.»rispose il signore.
«E ha mai incolpato questo Philipp per aver perso sua sorella?»domandò la donna.
«All'inizio si, ma poi nacque ammirazione per quello sconosciuto.»rispose l'uomo.
«Posso chiederle il perché?»incalzò lei.
«Perché aveva reso mia sorella felice come nessuno al mondo. E questo per me è molto importante!»
La giornalista si ammutolì per tale risposta, dopodiché fece altre domande e poi se ne andò.
Dario si alzò dalla poltrona e si avvicinò a una foto nascosta dietro una lampada.
La tiro fuori e sorrise, mentre una lacrima scivola lungo le guance.
C'erano lui e sua sorella abbracciati e sorridenti.
«Ti perdono Fiona.»disse per poi mettere la foto sopra al mobile, davanti a tutte le altre foto e sedersi sulla poltrona di nuovo, chiuse gli occhi e si addormentò pensando ai momenti felici.

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