L'aria di primavera era giunta su Meletto, gli alberi erano fiore, almeno loro. La situazione era ancora più degradante, il coprifuoco, i soldati sempre più numerosi come i feriti e i morti.
E le notti, caratterizzati dall'ormai consuetudine di rifugiarsi (chi riusciva in tempo) nei rifugi antiaerei.
Il cibo era scarso, si mangiavano anche le briciole e gli scarti degli scarti, e la borsa nera non aiutava come invece faceva credere. Costi altissimi, zero lavoro, e pochi soldi, tanta fame e miseria quanto le macerie che occupavano le strade. Fiona mai ricordava di aver vissuto una primavera così orribile.
In più si aggiungevano nuovi arrivati: il sospetto di nascondere (a detta dei nazifascisti) dei terroristi che sabotavano le loro operazioni e che venivano nascoste nelle case, le rappresaglie erano all'ordine del giorno, così come la paura di avere un'arma puntata addosso; e i terremoti, non erano una novità per gli abitanti di Meletto, anche i più piccoli c'erano abituati, ma non i tedeschi, che spesso si trovavano proprio nel mentre di una scossa sismica mentre lavoravano, come se la terra non sopportasse la loro presenza e questa dava un minimo di fiducia di vedere morti i loro invasori.
Fiona aveva paura che Philipp potesse essere ferito o peggio morto, e spesso dopo i terremoti, si recava all'ospedale per vedere se tra i pazienti ci fosse il suo ragazzo.
Fu li però che scoprì uno scandalo, uno scandalo che dovette tenere segreto, ossia il dottor Egidio Carloni e la sua tresca proprio con la figlia del collega nonché ex amica, Gilda Raspucci.
Li beccò per sbaglio, con la porta dell'ufficio semi aperta e i gemiti ad allietare l'atmosfera. Aveva riconosciuto i rossi capelli di Gilda ma non il dottore, finché non si voltò e spostarono l'amplesso sulla scrivania, mentre i gemiti aumentavano. Fiona scappò via ipocritamente disgustata, che diritto aveva lei di giudicare quando proprio lei se la faceva con il nemico. Le dispiaceva solo per la signora Virginia Carloni, la moglie, donna devota e quanto gentile, non si meritava quello stava accadendo nell'ufficio grigio del marito.
Ma non avrebbe detto niente, non erano affari suoi, se la sbrigassero Gilda e il dottore, che si erano messi in mezzo.
Per fortuna era scampato ancora al pericolo, ma quelli era tempi assai duri, i terremoti aumentavano quasi come se fosse un'abitudine averne uno al giorno.
Ma questo non fermò nemmeno lei e Philipp, sebbene i terremoti e le bugie divenivano sempre più ostacoli da superare, per di più se in giro c'era la signora Palmira la moglie dell'ex sindaco, la donna più pettegola del paese, era ancora più difficile incontrarsi.
Così una notte uscì dalla canonica con un velo nero in testa, era superato l'orario del coprifuoco suo zio e Dario dormivano, così corse verso il fienile abbandonato, non accorgendosi che un'auto la stava seguendo.***
Sdraiati su un telo che li copriva dalla ruvidità del fieno insecchito, Fiona e Philipp facevano l'amore per la prima volta, la ragazza aveva paura ogni volta e Philipp la tranquillizzava con un abbraccio e bacio, dicendole sempre di non preoccuparsi e che non sarebbe cambiato niente. Ma quella notte di luna piena, Fiona si senti decisa e volle a tutti i costi avere Philipp dentro di se, che un po' imbarazzato e lusingato dalla richiesta, fu il più dolce possibile, proprio per non farle male.
Incurante dei gemiti gridati a voce alta, e dalla passione che faceva aggrovigliare come un tutt'uno i loro corpi, non si accorsero di un auto nera che si era parcheggiata e una figura altrettanto nera usci dall'auto e entrò nel fienile.***
«Philipp io...»diceva Fiona con il fiato mozzato.
«Si?»domandò lui mentre le baciava il collo.
Avrebbe voluto dire quelle parole che lei non aveva avuto il coraggio di dirgli, ma qualcosa di improvviso fermò Philipp che era sopra di lei, e questo la fece preoccupare.
«Vestiti!»ordinò rapido mentre cercava il fucile.
«Cosa?»
Ed eccolo lì in un lampo sbucare fuori Adalrico, l'ossessionato ragazzo figlio del podestà.
«Che ci fai tu qui!»sputò Fiona arrabbiata.
«No che ci fai tu qui, la nipote del prete...Con un tedesco!»esclamò il figlio del podestà.
«Non sono affari che ti riguardano.»replicò la ragazza decisa.
«Non mi riguardano? La mia donna con un altro uomo!»esclamò il fascista.
«Non sono la tua donna! Non c'è mai stato nulla fra noi!»esclamò rossa di rabbia Fiona.
«Allora diciamo l'occasione...Vieni con me e farò finta che tutto questo non sia mai successo!»disse porgendole una mano callosa.
«Tu sei pazzo!»esclamò la ragazza voltandosi, credendo che lui non facesse sul serio.
«Io pazzo? Cosa diranno la gente del paese quanto scopriranno del tuo sporco segreto!»esclamò alzando la voce.
Philipp rimaneva in silenzio, attento, pronto a dover reagire da un momento all'altro.
«Io lo amo e non mi importa di loro!»esclamò Fiona quasi urlando.
Si guardarono per un istante, e l'amore sgorgava dai loro occhi, ma erano ancora in pericolo.
Adalrico tirò fuori una pistola e la puntò contro di loro.
«Che vuol dire che lo ami?!»esclamò furente il fascista.
«Vuol dire che non sarò mai tua!»esclamò stufa la ragazza.
«Allora non mi lasci altra scelta, se non vuoi essere mia...Non sarai nemmeno sua!»esclamò Adalrico premendo sul grilletto.
«Ora basta!»esclamò Philipp.
Si puntarono le armi e pronti a sparare, Philipp non avrebbe lasciato che quel bastardo la facesse franca e facesse del male a Fiona.
Ma proprio in quel momento, una trave cadde dal soffitto e il terreno cominciò a muoversi violento quanto rapido.
«Fuori!»esclamò Philipp gettando il fucile a terra e tirando via Fiona per un braccio.
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Eine einfache Liebe
Fiction HistoriqueEra il 10 ottobre 1943 quando le jeep tedesche vennero a Meletto, una cittadina piccola ma importante dell'Italia centrale. Proprio nel suo paese, Fiona e Philipp si incontrano, si conoscono e si innamorano.