16.2 I wanna fall in love

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MATTHEO RIDDLE

Uscì dalla doccia con più pensieri di quanti ne avevo una volta entrato.

Mi guardai allo specchio e notai i morsi e i segni delle unghie di Emmeline. Mi asciugai con un asciugamano e tornai in stanza.

La vidi rannicchiata nel letto enorme, nuda e coperta solo dal lenzuolo.

Quando mi avvicinai al letto notai che si era addormentata, per cui mi sdraiai di fianco a lei e feci comparire un album da disegno e uno matita.

Ero girato su un fianco con l'album sul letto e iniziai a disegnarla. Alzavo e abbassavo lo sguardo mentre disegnavo linee e forme.

Ci misi qualche ora prima di far venire un disegno che potesse essere chiamato tale. Poggiai l'album sul comodino e rimasi ad ammirare la dea che avevo al mio fianco.

Ero soggiogato da lei, non facevo altro che pensarla, e la volevo così tanto. La volevo sempre.

Penso di essere nei guai fino al collo. Innamorarmi di lei non doveva succedere.

Avevo notato da subito che lei era diversa,  che non riuscivo a staccarmi da lei nonostante mi chiedesse costantemente di infastidire altre ragazze. Mi ero fissato con lei ed era finita che mi ero innamorato della ragazza al mio fianco.

Mi sono innamorato della dea dell'amore.

Faceva quasi ridere a dirla così.

Accarezzai i capelli di Emmeline lasciandole un bacio sulla tempia.

«Che cosa mi hai fatto Emmy» sussurrai e con un braccio le strinsi il corpo, e solamente all'alba mi addormentai.




🎡

Nonostante fossi a casa di Draco da qualche giorno, andavo sempre da mia madre durante l'orario di visita.

In quel momento ero fuori dall'ospedale che finivo di fumare una sigaretta. In questi mesi mia madre non aveva riportato segni di peggioramento ma nemmeno di miglioramento.

Non ne ero contento, perché volevo che mia madre potesse stare di nuovo bene, ma sapere che non sarebbe morta da un momento all'altro mi dava conforto.

Spensi la sigaretta sotto alla mia scarpa ed entrai in ospedale diretto verso la camera 307.

Bussai alla porta e la voce leggera di mia madre mi giunse alle orecchie.

«Ciao mamma» dissi.

«Mon trésor» Tesoro mio.

Le feci un sorriso e mi sedetti nella sedia di fianco al lettino in cui era sdraiata.

Mia madre era di origini francesi, qualche volta parlava in francese per comodità. I dottori avevano detto che era normale che preferisse parlare di più nella sua lingua natale, sennò avrebbe dovuto sforzarsi per ricordare come dire determinate parole.

«Où est la fille?» Dov'è la ragazza?

«Maman» le dissi.

Collided | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora