È lunedì, uno dei giorni più comunemente odiati dalla popolazione mondiale - ed io non faccio eccezione.
Sono seduta al mio banco, con la bocca mordicchio il cappuccio della penna e con una mano sorreggo il capo, che sembra abbia voglia di crollare sulla rovinata superficie in legno e rimanere ancorato lì. Gli occhi lottano per non chiudersi e a stento vincono la guerra. L'unica cosa - o meglio, persona - alla quale riesco a pensare, è Anderson. Mi ritrovo in folle adorazione delle sue spalle e - Cristo! - delle sue labbra. Credo di aver sviluppato anche un qualche tipo di ossessione o feticismo nei riguardi di tali spalle e labbra. Non smetto di pensarci da quando ieri se ne è andato da casa. Sembra proprio che l'immagine del suo volto non riesca a scomparire dalla mia povera testa contorta e assennata.
Vedete, una volta che una costante entra a far parte di un'equazione, non muta mai... sto iniziando a degenerare! Parlo di lui come di una benedettissima equazione e odio profondamente le equazioni!Può un bacio far uscire di senno una persona? Può un bacio dare una così estenuante euforia, che circola nel sangue come qualche strana sostanza endovenosa? Non lo so, non lo so davvero.
Mi sento come quando si vede per la prima volta un concerto dal vivo, tra altra gente che salta con te e canta a squarciagola. Come quando il vento scompiglia i capelli mentre la testa viaggia fuori la tettuccio della macchina, o quando riscopri quel posto in cui sei stata tanto felice da bambina.
Nonostante tutto, preferisco solo pensare a lui, piuttosto che vederlo. Non sono sicura di sapere come potrei reagire. Spero vivamente che oggi non venga , perché potrebbe farmi sentire strana, ed io non voglio sentirmi strana a causa di un tale mentecatto, senza arte né parte. Ho solo voglia di concentrarmi su questa benedetta matematica. Meglio ascoltare ore di formule che ritrovarmelo di nuovo accanto. Manda il mio sistema nervoso in corto circuito, ma il fatto che non sia ancora entrato dalla porta dell'aula sta facendo diminuire molto lentamente la mia ansia - e mi fa sperare di poter avere almeno un giorno di astinenza dalla sua ingombrante presenza.
Eppure, dopo qualche minuto di lenta agonia - sono quasi sul punto di divorare totalmente il tappo della penna -, ecco che Anderson entra, in tutta la sua baldanza mascolina. Solito sorriso soddisfatto, camminata strafottente e occhi luminosi. Ian, Ian, Ian e ancora Ian.
Attraversa l'aula con una calma fastidiosa - al limite tra lo snervante e il passo da fotomodello in moviola. Quando arriva vicino a me e quando sembra che gli altri della classe abbiano smesso di fissare la sua sfilata, si abbassa all'altezza del mio orecchio e mi sussurra un leggero buongiorno. Ovviamente, lo mando a quel paese, lanciandogli il cappuccio mordicchiato contro il petto. Ride sfacciatamente.
Se continua così, non arriverà mai sano e salvo alla fine dell'anno, perché tenterò di porre termine alla sua inutile vita molto prima. Anche se - ed ecco dimostrata la mia incoerenza e propensione verso il tumulto ormonale -, la sua presenza così vicina durante tutta l'ora, è un'enorme fonte di distrazione.
Ad un tratto, vedo arrivare sul mio banco un bigliettino con scritto Straniera. Apro il bigliettino, scuotendo il capo, con la massima consapevolezza di chi è il mittente.
Ci vediamo fuori da scuola, voglio portarti in un posto. È una sorpresa. Dice solo questo.
Borbotto leggermente, perché anche nello scrivere ha un tono decisamente da bastardo pretenzioso. Ma rispondo comunque. Prima di tutto, non capisco il motivo per cui dovrei venire con te. Secondo, dove dovremmo, ed intendo ipoteticamente, andare?
Quando riceve il foglietto, dopo averlo aperto, lo osservo sorridere e mimare un impertinente con le labbra. Snervante. Verrai, perché te lo chiedo io e, solitamente, non sono un tipo che chiede nulla. Il posto non te lo dirò, altrimenti non sarebbe una sorpresa.
Non dovrei andare, però mi intriga. A tradirmi, è la mia natura da persona perennemente curiosa.
Comincio ad esaminare i pro e i contro, partendo dal fatto che è uno sciocco e che è fidanzato - con Elena, per giunta -, ed io non sono una che rovina le storie. Ma, di certo, non rovinerò nulla, no?
Si, noi siamo soli amici. Mi ha baciata.
Però siamo soli amici. Succede. È stato una tantum, una cosa del momento.Dopo lunghe e appurate riflessioni, mi giro e gli lancio il bigliettino con la mia risposta. Vedo il suo viso illuminarsi nel leggere il mio si, vengo con te, al che si gira e mima un a dopo, piccola con le labbra.
Prima o poi mi interneranno. Le sue labbra sono, wow. E quegli occhi azzurri, così azzurri, da far invidia al mare in tempesta e al cielo in tempesta. Cavolo, sto vaneggiando - ancora! -, ma lui è tutta tempesta, un uragano e si sta portando via la mia calma e anche quel poco di lucidità che credevo di avere. Anche il mio poco di raziocinio.Il tempo scorre lento, tra una lezione e l'altra. Quando esco dall'aula, mi sento un fascio di nervi e Lisa mi sta vicina, cercando di placare la mia ansia offrendomi l'ultimo dei suoi Oreo.
Questa mattina, mi ha chiesto cos'era successo tra me ed Anderson alla festa, credeva che tra di noi ci fosse della chimica. Le ho risposto che ho solo fatto compagnia ad Ian fuori dal locale, niente di particolare. Assolutamente, nessuna chimica.
Provo un gran bene nei riguardi di Lisa, pur conoscendola solo da quasi due mesi, tuttavia non me la sento di dirle di quello che era accaduto la mattina successiva alla festa e del bacio. Preferisco preservare almeno una parte. Per il momento, è meglio non farne un caso di stato.
Ora, però, mi sta davvero aiutando. Sà che devo incontrarmi con Anderson e che non ho idea di cosa aspettarmi. Fa squallide battute per farmi ridere.
Stiamo scherzando, quando spunta Il corvino dal nulla, con le mani in tasca e gli occhiali da sole calati sugli occhi. Lisa, nel giro di tre secondi netti, svanisce, lasciandomi sola con lui. Adesso penso solo di volerla uccidere, me lo appunterò sul mio Death Note. La lista di persone da terminare si sta allungando da quando sono qui. Non volevo che ci lasciasse soli, dannazione!
"Pronta ad andare, straniera?" Chiede, allungandomi una mano con fare galante, pur mantenendo il solito tono convinto.
"Andiamo, andiamo. Prima che me ne penta." Borbotto, scostando la sua mano e iniziando a camminare. "Ah, e smettila di chiamarmi straniera, sai benissimo come mi chiamo!" Quasi glielo urlo.
"Calma bimba, non fare i capricci." Ribatte, ridendo dolcemente e facendo formare quelle piccole rughe ai lati della sua bocca.
Lascio un pugno ben assestato sul suo stomaco, con il preciso intento di provocargli dolore. Non ci riesco. Ha addominali di ferro, ed è come se avessi colpito a vuoto. Ride ancora di me e dopo poggia una mano sulla parte bassa della mia schiena, per indicarmi la strada verso la moto. Glielo lascio fare, finché siamo ancora su un terreno amichevole.
Saliamo. Anderson mi impone di stringermi a lui. Ancora una volta, tento di evitare di stringerlo troppo, ma devo comunque cedere, per non rischiare la vita.
L'aria sferza intorno a noi, non voglio pensare a niente oggi. Al nulla più totale. Forse, se spegnessi per un secondo il cervello, le cose andrebbero meglio. Se smettessi di pensare, rimuginare, fantasticare e idealizzare.
Quello che sto facendo è sbagliato. Stare con Ian è sbagliato. Nonostante ciò, c'è qualcosa che mi tiene legata a lui, come un filo invisibile. È assurdo, lo so. Eppure... beh, adoro sentire il suo profumo. Si, il suo profumo mascolino e dolce allo stesso tempo. Estremamente fuorviante.
Averlo intorno mi fa impazzire, ma non averlo intorno mi fa stare ancora peggio.
Quindi tanto vale lasciarsi andare alle sensazioni.Non potrebbe succedere niente di peggio rispetto a quello che è già accaduto, no?
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One Last Time [in revisione]
Teen FictionSiamo un olio su tela. Un'opera d'arte con contorni indefiniti. Siamo punti di luce essenziali e tratti casuali. Nella complessità di un grande quadro, siamo una piccola componente, quella fondamentale, che regala significato. Siamo e basta, è qualc...