La messa. Probabilmente il momento più tedioso nella storia dell'umanità. Un mucchio di persone, che forse nella loro vita commettono più peccati che non, ma alla fine, si ritrovano in chiesa, tutti con i loro finti sorrisi ben spalmati in volto. In pochi, sul serio, sono qui per la fede. Solo finta cortesia, bontà precostituita, frasi di circostanza. Cosa c'è di meglio?
È stata davvero l'ora più estenuante della mia vita, arricchita in minima parte dalle facce buffe che faceva Ian, mentre gli altri erano a prendere l'ostia. Nell'istante in cui sento il prete dire "la messa è finita, andate in pace e Buon Natale", vorrei letteralmente mettermi a ballare la samba.
Quando usciamo tra la marmaglia di corpi, vedo distintamente Aaron avvicinarsi a me e mi chiedo da dove sia sbucato fuori.
"Ehi, scheggia, anche tu nel cuore di Dio?" Mi domanda lui, mentre vedo che Ian ci sta osservando guardingo vicino ai suoi genitori.
"Pare proprio di si." Gli rispondo accennando un sorriso e cercando di essere gentile, provando a non sottolineare l'ovvio. Sono ancora assonnata e il sonno aumenta il mio sarcasmo più sottile.
"Che coincidenza, ci incontriamo anche in chiesa. Forse è destino." Continua lui. Secondo me, sta cercando di irritarmi.
"Già, forse." Annuisco. "Una magnifica coincidenza." Sarcasmo.
Lo vedo sorridere. Menomale. "Comunque, stasera esco con Jace e mi chiedevo se tu volessi venire. Ovviamente ci sarà anche Lisa, ma lei ha già detto di sì al suo ragazzo."
Oh, stesera che cosa avevo in programma? Film e coperta.
Sto per accettare, poi guardo Ian e penso che, anche se lui è fidanzato, mi piace e quello che abbiamo fatto questa notte non è stata una cosa da niente per me, quindi scelgo di non essere ipocrita nei riguardi di Aaron. O, almeno, non del tutto. Non credo di riuscire a provare per lui, quello che provo per il corvino. In più, l'atteggiamento di Aaron il più delle volte è urticante. "Mh, senti, non penso di potere." Dico, provando ad apparire minimamente dispiaciuta.
"Come mai?" Chiede lui, che evidentemente non pensava di ricevere un rifiuto. Ma sarebbe stato peggio se gli avessi detto di sì, avendo in testa un'altra persona.
"È che stasera ho un impegno con Samantha, un'amica di Londra che è venuta qui per qualche giorno. Voleva incontrarmi prima di andarsene." Ovviamente non specifico chi sia davvero il mio impegno, ma sorvoliamo.
"Ah, bene, capisco. Allora non fa niente, sarà per un'altra volta." Sorride e mi accarezza il viso. Ora, un po' mi dispiace. "Ciao, Hannah." Mi lancia uno sguardo speranzoso e se ne va dalla sua famiglia, lasciandomi con un grande peso dentro. Non volevo essere ipocrita e, guarda caso, mi ritrovo a dirgli una grande cavolata.
Abbasso il capo, lo saluto con la mano mentre si allontana e poi torno dagli altri. Vedo che Ian mi sta guardando e mentre camminiamo verso le nostre macchine, mi si affianca. "Che vi siete detti tu e il bamboccio?" Ovviamente, il bamboccio in questione, è inteso come Aaron.
"Nulla che ti interessi, ovvio." Immaginavo che lo avrebbe chiesto, ma voglio fargliela penare giusto per qualche secondo.
"Non fare la cattiva e dimmelo, dai." Nel dire queste parole, fa anche il labbruccio e allunga la a. Mi fa capitolare, come sempre.
"Niente di che." Muovo le spalle. "Mi ha solo chiesto di uscire, stasera. Un appuntamento a quattro con Lisa e Jace."
"E tu che gli hai detto?"
"Gli ho detto di no, perché dovevo già vedermi con Samantha."
"Chi sarebbe Samantha? Non me ne hai mai parlato." Curioso e geloso; la cosa soddisfa, in parte, il mio ego.
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One Last Time [in revisione]
Teen FictionSiamo un olio su tela. Un'opera d'arte con contorni indefiniti. Siamo punti di luce essenziali e tratti casuali. Nella complessità di un grande quadro, siamo una piccola componente, quella fondamentale, che regala significato. Siamo e basta, è qualc...