Non ho intenzione di darti corda

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Perfetto, assomiglio a una - come dire - prostituta?

La gonna della divisa mi sembra troppo corta e la camicetta troppo stretta. Mi guardo allo specchio. Non ho mai adorato vestirmi con abiti del genere, mi fanno sentire scoperta ed esposta. Faccio un respiro profondo e cerco di calmare l'ansia.

I capelli neri sono sempre scompigliati e mi ricadono lunghi fino ai fianchi, me li spazzolo, metto un po' di mascara, la cravatta, giacca e vado verso la cucina.

Appena scesa trovo una colazione arrangiata pronta in tavola e Alexander e la nonna già seduti a mangiare. Manca poco, quindi faccio in fretta, metto i libri nello zaino e vado in auto. Subito dopo arrivano anche loro. Non voglio arrivare in ritardo il mio primo giorno.

L'entrata della scuola è gremita di persone e io sono letteralmente attaccata a mio fratello, sembro una bambina paurosa di due anni o un koala - dipende dai punti di vista. Il mio protettore mi accompagna fino all'armadietto, mi da un leggero bacio sulla fronte e poi se ne va. Adesso tocca a me.

La prima lezione è quella di matematica, così mi dirigo in fretta verso il punto che la piantina indica, urtando anche qualcuno al mio passaggio. Divento piuttosto sbadata quando sono nervosa.

Entro in classe, senza far caso particolarmente a nessuno e scelgo un posto in fondo, per cercare di essere notata il meno possibile, poi entra il professore. "Salve ragazzi, io sono Mr.Wilde, sarò il vostro insegnante di matematica, fisica e scienze per tutto l'anno e molti di voi già mi conoscono. Oggi voglio cominciare il ripasso... ma prima, devo presentarvi una nuova alunna, Hannah Harris, viene da Londra." Il professore mi invita ad alzarmi con un cenno della mano, per andare vicino a lui in modo da farmi vedere meglio dai miei nuovi compagni e io, riluttante, lo faccio e mi avvicino. Nello stesso momento entra un ragazzo alto dalla porta, per nulla affannato nonostante il ritardo.

"Salve, professore." Gli rivolge uno sguardo furbo, sollevando la testa in segno di saluto e sorride, come per prendere in giro il signor Wilde.

"Ah, vedo che le vecchie abitudini non muoiono mai, Anderson." Sbuffa l'uomo. "Per favore siediti al tuo posto che cominciamo la lezione."

Approfitto, quindi, di questo momento per sgattaiolare al mio banco e noto che il ragazzo ritardatario si è seduto nella fila accanto la mia.
C'è qualcosa nel suo modo di fare e di parlare che mi ricorda qualcuno, anche i suoi capelli e il suo viso e i suoi occhi... ma certo! È ancora lui, il ragazzo dell'aeroporto. Impossibile da dimenticare. Non posso credere che il fato, o la Divina Provvidenza, giochino tanto a mio favore.

Mi rigiro sulla sedia e lo osservo più volte, al che lui smette di parlare con il ragazzo che ha davanti e si gira verso di me. "Ehi straniera, che hai da fissare?" Mi prende in giro. Sembra proprio che gli piaccia fare lo spiritoso. Recupero la lucidità e storco la bocca. Questo tipo sembra già avere la lingua fin troppo lunga per i miei gusti.

"Niente, niente. Mi pareva di averti già visto, ma sicuramente avrò commesso un errore." Spiego annoiata.

"Impossibile commettere errori con questa faccia." Ribatte, poggiando il capo sul banco con fare pigro e sorridendo. "Ne esiste solo una su un milione."

"Mh, mh. Facce da schiaffi come la tua ce ne sono poche in giro, hai ragione." Non so perché gli abbia risposto in questa maniera, forse perché insolenza provoca insolenza e mi sono lasciata prendere. Comincio ad interrogarmi sul perché per il quale tanta bellezza riesca a celare sempre un animo così superbo. A me piacciono di più le bellezze inconsapevoli.

One Last Time [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora