Pollo fritto

1K 65 1
                                    

Esco di casa e saluto Alexander e Anderson, facendo loro un cenno di mano. Percorro un tratto di viale in tranquillità, fino a quando non mi accorgo che entrambi seguono il mio tragitto da poca distanza. "Perché mi seguite?" Domando sospettosa.

"Veniamo anche noi con voi, la moto di Ian è troppo scomoda e poi lui ha paura che qualche ubriaco possa graffiargliela." Risponde Al, scimmiottando la voce dell'amico e rimediandosi una spallata ben assestata.

"Avete almeno chiesto a Lisa?" chiedo, cercando di non ridere per la loro comicità e allo stesso tempo di non mostrare l'irritazione per la presenza del corvino dagli occhi di ghiaccio.

"Certo." Esclamano in coro. E mi chiedo perché, quella che suppongo essere una mia amica, non mi abbia detto che sarebbero venuti con noi. Meriterebbe un terzo grado, come neanche in Low & Order se ne sono mai visti prima.

Salgo svelta in macchina, sedendo al sedile del passeggero, mentre PincoPanco e PancoPinco siedono nei posteriori. Faccio intendere a Lisa che il giorno dopo ne avremmo riparlato e poi mi lascio andare con lo sguardo fuori dal finestrino. È un'abitudine che mi porto dietro sin da bambina, quella di osservare minuziosamente tutto ciò che posso mentre sono in viaggio. Aiuta a rilassare i nervi e nutre la mia innata curiosità per ciò che mi circonda.

In neanche una ventina di minuti raggiungiamo la casa della festa e si riconosce subito. Una musica assordante rimbomba all'esterno e c'è già qualche sigaretta, accompagnata da bottiglie di birra vuote e bicchieri, che costeggiano il viale d'entrata.

Slaccio la cintura e, una volta finito, mi accorgo che Anderson sta attendendo che io esca dall'auto, appoggiato allo sportello con fare disinvolto e con una mano tesa verso di me, che sono un totale fascio di nervi. Per educazione, accetto il suo invito e allaccio le sue dita alle mie mentre scendo. Alexander e Lisa stanno parlottando tra loro, quindi nemmeno fanno caso a noi due.

La mia amica chiude la macchina, prende sotto braccio mio fratello e svaniscono subito all'interno della casa. Mentre io non riesco quasi a muovere un passo sulle mie scarpe e sono dannatamente tesa, più di una corda di violino.

Una mano gentile si posa sul mio fianco e, non appena mi giro, noto lo sguardo rassicurante di Ian, il quale mi sorride con incoraggiamento. "Andrà tutto bene, non è una guerra, sono solo un mucchio di adolescenti con gli ormoni in subbuglio come noi. Non c'è da preoccuparsi, straniera."

Non lo riprendo neanche sul nomignolo, ma gli faccio una correzione su un altro punto del discorso, strappandogli un sorriso a dir poco disarmante. "Casomai," inizio, puntandogli il petto con l'indice per rafforzare il valore della mia affermazione, "sarai tu, quello con gli ormoni in subbuglio. Io ho solo istinti suicida per il momento."

Prende il mio indice e lo mozzica, senza un effettivo motivo. Arrossisco appena, ma penso non si noti nel buio della sera. "Oh, andiamo, smettila di comportarti come una bambina e di mettere i puntini sulle i. Oggi sei stupenda, ci divertiremo e nessuno ti toccherà, altrimenti spezzerò loro le dita. Contenta?" Prende la mia mano, lasciandomi nell'incapacità di ribattere alla sua capacità di insultarmi, farmi un complimento e mostrarsi geloso tutto al contempo, e mi trascina verso la porta. Non capisco neanche come sono riuscita ad arrivare fino al battente senza slogarmi la caviglia.

Incrocio le braccia sotto il seno, come una bambina. Anderson sorride, scuote la nuca e suona alla porta. Ed ecco, che ci viene ad aprire una giovane bionda, con gli occhi di un azzurro quasi psichedelico e le sue grazie in bella mostra, alla mercé di qualsiasi ragazzo ben disposto.

One Last Time [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora