Ecco che il nuovo arrivo è giunto, finalmente, in città.
Proveniente dall'altra parte del mondo, spera di riuscire a cambiare vita, di essere un po' più tranquilla...più felice.
Inconsapevole, purtroppo, della paura che si insinua nei sussurri dei bambini e negli sguardi rassegnati che lanciano gli anziani...
Del male che alimenta l'indifferenza e l'ansia dei cittadini e, in particolare, dei giovani.
Degli adolescenti.
Le persone più fragili , quelle ignorate dagli adulti, dalla società, poiché considerati troppo piccoli e immaturi per capire quali sono i "veri" problemi che devi affrontare nel corso della vita...
Secondo lui, sono le vittime perfette...
quelle trascurate,Ansiose,
Tristi,
Incomprese.
Purtroppo, Lui, ha capito che sono le più facili da manipolare, comandare, torturare.
Perché questo è quello che succede ad ogni vittima, ad ogni prescelto...
Ecco, cosa spetta agli adolescenti gracili di Annapolis.
Ma non solo...Cerca di portare con sé per lo più i giovani, considerati troppo deboli per non sottostare al suo volere, ma quando capita, anche se raramente, porta allo stremo anche alcuni adulti.
Povera la nostra piccola e ingenua Amaranta...riuscirà a non attirare l'attenzione di Aisna, o sarà proprio lei a mettere ansia a lui?"Benvenuti ad Annapolis, dove l'ansia prende vita!"
-"Benvenuti ad Annapolis, dove l'ansia prende vita"...rassicurante-
Dopo un lungo viaggio, durato ore e ore di volo, ecco che Amaranta si ritrova questa frase scritta con della vernice rossa, simile al colore del sangue, sul cartello di Benvenuto, che ne ricopre un'altra, "Welcome to Annapolis, the happy city"...non poi così felice, evidentemente. E mentre la macchina si avvicina, sempre di più, verso quella che sarà la sua nuova casa, Amaranta percepisce qualcosa di strano nell'aria che la circonda, e che, man mano, si fa sempre più intensa...e mentre osserva il paesaggio lugubre fuori dal finestrino, con la nebbia che scende leggermente sulle strade, creando un sottile strato biancastro che si intensifica man mano che avanza verso le prime abitazioni di Annapolis, suo padre le chiede cosa ne pensa del loro nuovo inizio, della loro nuova dimora, della loro nuova vita. Vorrebbe tanto urlargli in faccia i peggiori insulti, per tutte le cose che le ha fatto, e che le farà, per come ha trattato sua madre, la sua famiglia e per come ha rovinato la sua vita. Ma sa che, se osasse rinfacciargli qualsiasi cosa, le cose per lei si metterebbero male, molto male. Quindi rimane rigida, sul sedile, posando l'indice sulla frase del libro che stava leggendo, per non perdere il segno, mentre con l'altra mano stringe forte la cintura, come se fosse la sua unica ancora di salvezza. -Sì, mi piace.- Le uniche parole che riescono a fuoriuscire dalle piccole labbra rosee della minuta ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, scurissimi, proprio come la cupa foresta che la sta circondando in questo momento. Sente lo sguardo insistente di suo padre che la punta, ma Amaranta si sforza di non alzare gli occhi verso la sua figura e di continuare a leggere, o almeno, di far finta. Molto probabilmente è infastidito dalla poca voglia di colloquiare di Amaranta, secondo lui, sua figlia è disinteressata da tutto e pensa che, nel corso della sua vita, non concluderà assolutamente niente, proprio come lui...Ma spera vivamente che non accada, anche se Amaranta è convinta del contrario. Amaranta crede che lui non aspetti altro, se non vederla crollare, cadere, perdere. Ed è per questo che, in questa nuova città, in questa nuova casa, si sente tanto prigioniera di suo padre, molto probabilmente perché è la sua città d'origine. Tetra e cupa, proprio come lui, pensa Amaranta mentre le sfugge un sorriso, intriso di tristezza e malinconia. Le manca la sua cara e vecchia Toscana, posto più bello e solare, per lei, non c'è. Vorrebbe tornare a passeggiare immersa nella natura, salire sui covoni, contare quante poche macchine passano davanti casa sua e fare lunghe camminate insieme al suo vecchio e amato cane, Lulù. E mentre ripensa ai quei vecchi ricordi, che custodisce gelosamente in un piccolo angolino del suo cuore, rilascia andare un sospiro malinconico. Ormai sono arrivati. Non può più scappare. La casa che le si presenta davanti è molto graziosa, strutturata su 2 piani, ha dei piccoli mattoncini azzurri, una grande porta in legno rossa, le finestre intonacate di bianco con le persiane dello stesso colore delle pareti esterne ed un portico spettacolare con la ringhiera rigorosamente in legno, dipinta anch'essa di bianco, dove è presente anche un piccolo tavolino rotondo, con due sedie poggiate affianco, con sopra due cuscinetti azzurri. Tutto ciò è circondato da piante e fiori, che danno alla casa un'aspetto accogliente e solare. All'interno, verso sinistra, abbiamo il salone, con pareti bianche decorate con qualche fantasia azzurra, sul muro di fronte alla porta, è presente un camino in mattoni bianchi, al centro un divano, rigorosamente celeste, e alcuni mobili, sempre bianchi, poggianti su un Parquet marrone scuro. A destra, invece, abbiamo una porta ad arco, che divide l'ingresso dalla cucina, con posti a sedere ad isola. Mentre, di fronte, addossate alla parete destra, poco lontano dalla cucina, Amaranta osserva le scale che portano al piano superiore. Con ben tre camere da letto e un bagno comune, la ragazza decide di accalappiarsi subito la stanza posta davanti alle scale, poiché ha il bagno privato, tutto ciò è spettacolare e ad Amaranta sorge un dubbio, "Con quali soldi l'ha pagata?" La ragazza comincia a prendere i pochi scatoloni che aveva posto sui sedili posteriori della macchina e comincia a decorare il suo nuovo rifugio, mettendo, per prima cosa, la sua adorata pianta carnivora, di nome Pablo, sul davanzale della finestra, a prendere un po' di sole. E' stato un viaggio stancante e Amaranta è esausta, così decide di prendersi una pausa e di riposarsi un attimo mettendosi affianco a Pablo, per osservare la strada davanti a sé e per vedere che cosa ha da offrire questa nuova città, di cui suo padre parlava sempre insieme sua madre. Guardando davanti a sé Amaranta si rende conto che di casa sua, questo posto, non ha proprio niente. E' funereo, sembra tutto così cupo, triste e desolato. Da quando sono arrivati ad Annapolis, non ha mai visto nessuno, nemmeno per strada, come se la città fosse deserta, come se qua, in questo luogo, non abitasse nessuno, se non loro due. E questo, alla rossa, trasmette un leggero filo d'ansia. "Forse devo chiedere a papà..." Anche domandare qualcosa a suo padre, le trasmette ansia, solo che da quando ha messo piede in città, le sensazioni, negative, che prova solitamente, le sembrano molto più amplificate. "Certo che sono proprio paranoica!" Pensa Amaranta, lasciandosi andare ad una piccola risata, per quel pensiero sciocco e insensato. "Come se una città triste come questa potesse influenzare i miei pensieri ed il mio stato d'animo, che cavolata!". E dopo aver finito di sistemare le ultime cose nella sua nuova stanza, Amaranta si lascia crollare, sfinita, sul letto addormentandosi seduta stante, con ancora i vestiti addosso e la finestra sempre aperta, inconsapevole, che là fuori, nascosto nel buio, ci sia qualcuno, o forse qualcosa, che la sta osservando, forse fin da quando è giunta in città. Dopotutto, se sei a capo della città, è giusto sapere chi, di nuovo, ci mette piede, no?
"Benvenuti ad Annapolis, dove l'ansia prende vita!"
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La casa descritta poco prima esiste davvero. Si trova, ovviamente, ad Annapolis. Ho semplicemente modificato alcune caratteristiche, vi carico una foto qua sotto. Ho fatto tantissime ricerche sulla città, i vari negozi etc...Mi sono segnat* alcuni nomi di varie vie e negozi. Ho cercato di rendere il tutto più "Reale" possibile. Spero che vi piaccia.
Quando ho scelto i nomi dei vari personaggi, mi sono fissat* tanto sul significato di ognuno di essi.
Amaranta: Nome di origine greca proveniente da amarantos, latinizzato in Amarantus, il cui significato è "che non appassisce, durevole, immortale". In italiano il termine designa una pianta ornamentale e una tonalità molto scura di rosso.
Berel: Nome che proviene dalla parola "orso" ("bear" in inglese).
Gardener: Cognome professionale di un giardiniere, dal francese antico jardin che significa "giardino"
Un po' penso che si capisca il perché ho deciso di assegnare questi nomi, ma spiegherò tutto alla fine della storia. Quando sarà tutto terminato, vi svelerò questi piccoli, ma grandi, segreti.
Ovviamente scherzo, non sono cose così importanti, però, dietro ad ogni mia scelta, di un negozio, di un semplice nome, di una piccola casa, c'è tutto un lavoro e un significato dietro da scoprire... E spero vivamente che voi rimaniate con me fino alla fine per farlo!
Buona giornata cari lettori!
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AISNA
HorreurTra le case di questa cittadina, tra le mura di qualsiasi quartiere, si nasconde una leggenda... Un'inquietante leggenda, che si aggira silenziosamente negli angoli più bui e spaventosi del paese, che viene sussurrata all'orecchio da bambino in bamb...