(Inglese---> Grassetto)
(Italiano---> Sottolineatura)
Sono le 22.15 e Amaranta non riesce a dormire. E' seduta sul davanzale della sua finestra, in compagnia di Pablo, ovviamente. E pensa a sua madre, alle parole che le ha rivolto, prima di svanire. Alla figura che vede, praticamente, ovunque. E a quelle sensazioni strane, raccapriccianti, che prendono il controllo della sua mente. "Ho bisogno di uscire, anche se pericoloso." Sistema i suoi capelli rossi. Comincia a fare freddo là fuori, quindi si mette un paio di guanti di lana, verde scuro, e apre la porta della sua camera. "Se mio padre mi scopre, è la fine!" Esce dalla stanza in punta di piedi, socchiudendo la porta per non fare rumore. "In effetti, non so nemmeno se è in casa..." Scende le scale, silenziosamente. Prova ad aprire la porta. Bloccata. "Cazzo, le chiavi!" Corre alla porta sul retro, sperando che almeno quella sia aperta. Stranamente, la chiave è inserita nella serratura. "Papà non se la sarebbe mai scordata, che strano." Il giardino è completamente oscurato dalla notte, che ha preso possesso di Annapolis da ore, ormai. Fortunatamente c'è la luna, che le fa un po' di compagnia, e che la accompagna per quelle strade deserte, su cui un sottile strato di nebbiolina si posa delicatamente. Ci sono diversi lampioni, posti lungo la strada. Ogni volta che ne sorpassa uno, la luce comincia a sfarfallare, per poi spengersi. Delle falene erano posate sulla luce, prima che essa svanisse. Per poi liberarsi nell'aria, sopra la testa della Rossa. Un gattino la richiama dall'altra parte della strada. Anch'esso rosso, proprio come lei. "Che carino!" Ha un forte legame con la natura e gli animali. Dopotutto, è cresciuta immersa tra i boschi e le colline della toscana. Pensa nuovamente a Lulù, ma quando sorpassa l'ennesimo lampione, al posto di spengersi, la lampadina esplode. Provocando un rumore sordo, e facendo accasciare Amaranta al suolo. spaventata. "Forse è meglio se corro al mio molo!" Le lampadine dei lampioni precedenti cominciano ad esplodere, una ad una. Facendo aumentare la velocità della corsa alla Rossa. Comincia ad essere stanca, mentre sente gli scoppi dietro di sé. Tutto intorno a lei si fa più scuro, segno che si sta avvicinando alla sua meta. Ma in lontananza, al molo, nota alcune figure, molto familiari, con delle torce in mano. "Staranno aspettando qualcuno? Non voglio che capiti qualcosa simile all'accaduto dell'altra volta!" Si nasconde dietro a della boscaglia, mentre prova a prendere fiato. Posa le mani sulle ginocchia, sfinita. Mentre un cipiglio di preoccupazione e ansia le si forma sul viso. "Chi cazzo sono quelli?" E quando si sporge per riuscire ad intravedere qualcosa, ecco che la figura, più piccola rispetto alla seconda, punta la forte luce in faccia al suo compagno. Che, infastidito, si mette una mano di fronte al viso, mentre allunga l'altra per allontanare la fonte di luce. Ma in quei pochi secondi in cui il suo viso viene illuminato, Amaranta lo riconosce subito. "Otis?! Allora quella deve essere Carrie... Cosa ci fanno qua?" Si sente triste, i suoi due migliori amici non la invitano ad uscire, al loro molo. Il molo suo e di Otis. "Perché ci ha portato anche Carrie?" Resta ferma, immobile, mentre ripensa alla loro prima, vera, uscita. Il primo sabato, della prima settimana di scuola.
Finalmente è arrivato sabato, tra poco Otis verrà a prenderla e insieme andranno a mangiare un gelato, a fare un po' di shopping per poi andare al molo. "Non so come vestirmi però." La sua stanza è molto disordinata, ci sono vestiti sparsi ovunque. Sul letto, per terra e qualcosa anche sulla scrivania. -Oh no, Pablo! Perdonami.- Evidentemente anche su Pablo. Un bel calzino, per giunta. -Mi chiedo come tu sia riuscito a sopravvivere con questo schifo addosso?!- Comincia a rovistare nel suo armadio, dopo aver salvato la vita alla sua adorata piantina, ovviamente. E poi le viene in mente la sua vecchia scuola. A come non veniva accettata, a come veniva etichettata. "Sei strana!" le dicevano. Ha sempre avuto tutto un suo stile personale, sempre colorato. Simile a quello Hippie. Non le piacciono le grandi marche, soprattutto quelle sportive. Ma adora i colori, le gonne lunghe e, soprattutto, gli accessori. Cappelli, bandane, fasce, anelli, collane, bracciali, girovita e chi più ne ha più ne metta. Non segue la moda del momento. Non si veste in modo "basic". Ma non giudica nemmeno chi lo fa. Per lei ognuno deve essere libero di esprimersi come più gli piace, peccato che i suoi ex compagni di classe non la pensassero così. Privi della propria personalità, provavano a rovinare anche quella altrui. Fortunatamente non ha ascoltato nessuno di loro, continuando per la sua strada. Peccato che cominciò, comunque, a pensare di essere davvero strana. Timida e strana. E' per questo che prima non aveva amici. "Chi si avvicinerebbe mai ad una tipa come me?" Si ripeteva, mentre crogiolava nella sua solitudine. "Nessuno, ecco chi. Nessuno!" Poi ha cominciato ad abituarsi all'essere sola. Non ascoltava più le risate delle ragazze incrociate per strada. Non dava più importanza agli sguardi divertiti che si lanciavano gli amici appena la vedevano passare. "Ma come cazzo è vestita quella?" e ridevano. Riuscivano a rendere una cosa così banale, un problema. "Che importanza ha se mi vesto in questo modo, cosa cambia alle persone?" Mille domande, forse troppe. Senza alcuna risposta. Nessuno si avvicina a qualcuno considerato strano, per preservare la propria immagine da figo. "Che cosa ridicola." Amaranta scuote la testa, decide di indossare una delle sue lunghissime gonne, tutta colorata e piena di fantasie. Si aggiusta una bandana bianca sulla testa, che crea un forte contrasto con i suoi lunghi capelli rossi, e poi passa alle decorazioni. Dopo una buona mezz'ora ecco che è finalmente pronta. Peccato che non si veda per niente bella. Pensa di essere troppo bassa, con troppi chili, con le cosce troppo grandi. "Quanto odio gli specchi." E mentre si siede vicino a Pablo, aspetta il suo arrivo. Sorride, "Finalmente ho un nuovo amico!" Il campanello suona e la rossa, tutta elettrizzata, si fionda letteralmente sulla porta. Rischiando di cadere dalle scale. -Rossa, come va?- Amaranta lo guarda, tutta sorridente. Mentre Otis la squadra, ammaliato dalla sua bellezza. Che solo lei non riesce a riconoscere. Lui indossa una semplice canotta bianca, che crea contrasto con la sua pelle scura, e dei Jeans beige. "Ho troppi pensieri per la testa." Vorrebbe rispondere, ma si limita ad un semplice, e banale, "Tutto ok." Non le piace raccontare i propri pensieri agli altri, o forse, semplicemente, non riesce. Insieme, si dirigo verso la gelateria. -Cos'è il Bubble Tea?- Amaranta osserva il Menù affisso alla finestra, incuriosita. Ci sono tre gusti, Classic Black Tea, Matcha Green Tea e Jasmine Tea. Costano tutti 5,90 $. -Cosa?! Non sai davvero cos'è il Bubble Tea? Allora devi assolutamente assaggiarlo, vediamo un po'.... Oh, ti consiglio il Classic Black Tea. Per andare sul sicuro, ah e, ovviamente, te lo pago io! Così, nel caso faccia schifo non mi sento in colpa per averti fatto spendere quasi 6$, e me lo bevo io. Ci stai?- Come sempre, il moro comincia a parlare a raffica, a momenti, scordandosi quasi di respirare. Amaranta quasi fatica a seguire il suo monologo ma, alla fine, gli sorride accettando la sua proposta. E, insieme, ordinano i loro Bubble Tea. -Quindi, Rossa, cosa ne pensi?- Ma, appena si volta verso la sua amica, scoppia a ridere per l'immagine che gli si presenta davanti. Amaranta si sta strozzando con le piccole palline presenti nel Tea. Il suo viso assume lo stesso colore dei capelli, mentre tossisce ripetutamente. -Non ci credo, solo te puoi affogare con queste stronzate!- La Rossa si porta una mano sul cuore, teatralmente. -Ma questa è un'arma di distruzione di massa! Chissà quante persone ci hanno ammazzato con questi piccoli cosi letali. Era questo il tuo piano, fin dall'inizio, vero? Invitarmi ad uscire, per poi farmi strozzare, perché non mi vuoi più tra i piedi, ammettilo!- Scoppiano a ridere. -Sei la mia Rossa preferita, un po' imbranata e con un accento non del tutto corretto, ma sì, sei la mia Rossa preferita.- Amaranta arrossisce mentre sorride. -Senti chi parla! Non mi sembra che tu sia messo tanto bene con l'italiano.- Otis sembra sbalordito. -Questo è un altro discorso! Comunque la mia pronuncia è perfettamente perfetta. Prefeta!- Sembra fiero di se stesso, ma Amaranta lo smonta subito. -Si dice "Perfetta" non "Prefeta", Bischero!- Si tira uno schiaffo sulla fronte mentre Otis pare confuso. -Cos'è "Biscero"?- "Ah, giusto." -"Bischero", fa parte del dialetto Toscano, significa "Stupido". Si usa come rimprovero, un po' come tutti gli altri aggettivi offensivi. Insomma, perfetto per te!- Otis assume un'espressione offesa, mentre si perde negli occhi verdi della sua amica. -Come ti permetti?! Io non sono Biscero.- La ragazza scoppia nuovamente a ridere. -Si dice B-I-S-C-H-E-R-O! Bischero, non ce la posso fare.- Si accascia a terra, con le mani sulla pancia, che le duole per le troppe risate. -Sisi, prendimi pure per il culo. Fai pure, tranquilla. Mica mi offendo, assolutamente. Continua, continua.- Dopo aver finito di ridere, si siedono al molo. Uno affianco all'altra. -Sai, potremmo dire che questo molo è nostro ormai.- Amaranta sorride, mentre il moro continua il suo discorso. -Facciamo così, questo sarà il nostro posto "segreto". Quando abbiamo bisogno di sfogarci, di un posto in cui andare, o scappare, insomma, in cui rifugiarci... Verremo qua! Non diremo di questo posto a nessuno, per niente al mondo. Sarà il nostro molo. Che ne dici?- La ragazza è divertita dall'iniziativa presa dall'amico. -Mi stai dicendo che non ci porteresti nemmeno Carrie? Sembrate così legati.- Otis esita. -E' vero, siamo molto legati. Da sempre. Ma questo è il nostro posto ormai, nessuno deve portare nessuno. Che ne dici, Rossa?- Abbassa lo sguardo, assumendo una finta aria pensierosa. -Ma certo, Bischero!- Sorridono. -Ma certo, Biscero!- Amaranta si sbatte, per l'ennesima volta, la mano sulla fronte. -Otis, per le ragazze si dice "Bischera".- Ormai è rassegnata. Dovrà fargli qualche lezione di italiano. Magari al loro molo.
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AISNA
HorrorTra le case di questa cittadina, tra le mura di qualsiasi quartiere, si nasconde una leggenda... Un'inquietante leggenda, che si aggira silenziosamente negli angoli più bui e spaventosi del paese, che viene sussurrata all'orecchio da bambino in bamb...