Parte 10

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Il paesaggio era spettrale, oscuro.. Gli alberi erano talmente folti e gli arbusti talmente grandi che i raggi del sole non riuscivano ad illuminare benissimo il posto, e, come se questo non bastasse, erano pure molto larghi, cosa che non rendeva semplice mantenersi su un unico percorso. Ci voleva un'enorme attenzione per non cadere e per non ferirsi con quei rami minacciosi, sicuramente taglienti come rasoi. Danielle camminava accanto a Smith e questo la faceva stare un po' più sicura, ma comunque si guardava sempre intorno, soprattutto in cima agli alberi, dove spesso vi sono pure i serpenti. Le venne in mente una scena del film The Mission, dove un uomo venne colpito e ucciso da un serpente che era nascosto sui rami di un albero, una fine che lei di certo non voleva; le dispiaceva per Mark, ma non avrebbe sacrificato la sua vita per ritrovarlo. Comunque, per allentare un po' la tensione, decise di parlare: 

-Forse la leggenda era veritiera su questo luogo. 

Smith rispose:

-Penso anche io. 

Danielle, dopo aver rotto il ghiaccio, ritenne opportuno manifestare davvero il suo stato d'animo.

-Ho paura, commissario. Secondo me non dovremmo continuare ad addentrarci, non conosciamo questa boscaglia. Non sappiamo che pericoli ci sono. 

-Dobbiamo sforzarci. Insieme ci possiamo tenere al sicuro. Prometto che appena troveremo quella divisa ce ne andremo. 

-A proposito di andare, saremmo in grado di ritrovare il sentiero per uscire da qui?

-Per ora si, abbiamo fatto solo una strada dritta, senza deviazioni. 

-Potremmo doverle fare però. C'è il rischio di perdersi, e io non lo voglio correre, non voglio rimanere in mezzo al nulla per il resto della mia vita, che si accorcerebbe di molto in tal caso. Ci vogliono degli esperti in queste situazioni e noi non lo siamo. 

-Se vuoi tornare indietro sei libera. 

-Non muoverò un passo da sola. 

-Allora andiamo. Io proseguo.

Danielle era tra il deluso e l'arrabbiato. Perché non capiva che era pericoloso? Nessuno di loro due aveva capacità tali da affrontare certe sfide. Cosa sarebbe successo se un animale li avesse aggrediti? Se si dovessero perdere chi li sarebbe andati a cercare lì? Non aveva le risposte a queste domande, ma forse c'era qualcosa sotto alla determinazione di Smith e lei doveva scoprirlo. Danielle lo stava per chiedere ma venne colta di sorpresa da quello che sembrava un banco di nebbia a circa 400 metri da loro. Che ci faceva lì? Danielle subito lo fece notare a Smith. 

-Cosa c'è laggiù? Sembra un banco di nebbia. 

-Si, pure abbastanza fitto.

Danielle ci rifletté un attimo e giunge all'unica conclusione plausibile. 

-Il Devil's River. La nebbia si può formare intorno a laghi e fiumi. 

Smith fu d'accordo.

-Giusto, ma la leggenda narra che scorre fortissimo, eppure non si sente un singolo rumore. 

Giusta osservazione, pensò Danielle. Replicò: 

-Potrebbe non essere il fiume allora, magari è un lago. 

- Forse si, ma a questo punto dove sta il fiume?

-Non saprei. 

Danielle sapeva che non era il caso di passare attraverso tutta quella nebbia, così cercò di convincere Smith che dovevano tornare indietro.

-Commissario, mi dia retta, andiamo via, avvertiamo i nostri colleghi e torniamo con persone esperte. Consideri che la nebbia si forma su laghi profondi, quindi molto pericolosi anche per chi nuota. Sempre che non ci sia un'altra spiegazione. Inoltre, sembra, come ha detto lei, molto fitta, quindi la visuale non è perfetta e in un posto del genere non si è per nulla al sicuro in queste condizioni. 

Smith, per fortuna, si convinse. 

-Hai ragione, andiamo. 

Fecero dietrofront e ripercorsero la strada. Danielle, anche se l'aveva fatta per attraversare il boschetto, continuava ad avere paura, a guardarsi intorno, non si sentiva al sicuro; e non si sbagliava. Un serpente all'improvviso uscì da dietro un arbusto e la morse alla caviglia, e lei riuscì solo a pensare a quando l'aveva previsto all'inizio. Poi tutto si fece oscuro: aveva perso i sensi. Si risvegliò un po' di minuti dopo grazie al commissario che cercava di rianimarla. 

-Mi hai messo paura Danielle, sono contento che hai ripreso coscienza. Cosa è successo?

-Un serpente mi ha attaccato. 

La poliziotta gli fece vedere la ferita e Smith sbiancò. 

-Immagino tu non riesca a camminare. 

-Penso di no, però ci provo. 

Danielle riuscì a rialzarsi e a camminare, ma più lentamente. Smith le offrì la sua spalla per recuperare un po' di tempo e uscire da lì il prima possibile, ma più di tanto non si poteva sforzare.

-Commissario, fermiamoci la prego, solo un attimo. Mi fa male. 

-Dobbiamo tornare nella civiltà Danielle. Necessiti di un antidoto e prima ce ne andiamo prima lo avrai. 

Smith non la fece nemmeno rispondere, la prese in braccio e continuarono. Danielle avrebbe dovuto essere felice di quel gesto perché era attratta da lui, ma in quel momento lo odiava, come non aveva mai odiato nessun'altro prima d'ora. Lei non sarebbe mezza morta con chissà quanto e quale veleno in corpo se lui l'avesse ascoltata. Non si spiegava come fosse possibile pretendere di avvicinarsi ad un banco di nebbia ed attraversarlo come se nulla fosse senza essere esperti, non ci voleva un genio a capire che non erano in grado di farlo da soli se privi di una guida e di attrezzatura adeguata; per non parlare poi del fatto che non si sapeva da dove veniva quella nebbia, che non necessariamente poteva dipendere dal fiume. Quell'uomo era sempre stato pieno di sé, ma credere di poter affrontare una situazione simile senza aiuto era troppo. Dopo un tempo che per Danielle era stato interminabile, si ritrovarono fuori dal bosco e lui la posò a terra appoggiandola ad un albero per garantirle l'ombra, poi prese un fazzoletto dalla sua tasca, fece una roccetta ai pantaloni di Danielle per scoprire la ferita e ce lo mise sopra nel tentativo di fermare il sangue, che nel frattempo aveva formato una sorta di colonna che stava macchiando di rosso tutto il fantasmino bianco. Danielle pianse mentre il commissario schiacciava la ferita con il fazzoletto ma non si lamentò. Smith rimase un po' ad osservarla, in maniera amareggiata: forse si sentiva in colpa. Le chiese: 

-Ce l'abbiamo fatta. Come ti senti adesso?

Danielle non ne poteva più di tutta quell'ipocrisia. 

-Mi sento come una persona morsa da un serpente. 

Smith capì subito. 

-Mi dispiace tanto Danielle, credimi. Non volevo mettere in pericolo nessuno. 

-Mi scusi se alzo il tono, ma io glielo avevo detto che era necessario tornare con qualcuno che si sa muovere in questi luoghi ostili. 

-Lo so, avrei dovuto ascoltare. Ora prendo il cellulare e chiamo un'ambulanza, sperando che ci sia campo. Danielle ci aveva già pensato a questo, ma sperava con tutta sé stessa che questa chiamata poteva essere fatta.

-Contatti anche gli altri colleghi. 

-Certamente. 

Smith prima telefonò al 999 poi a William. Danielle domandò: 

-Cosa ha detto? Dove sono?

-Ha detto che sono ancora in giro a fare quelle ricerche. Hanno chiesto di essere avvisati quando arriveremo in ospedale così possono venire a vederti. 

-Mi fa piacere. 

Smith disse qualcosa, ma lei non riuscì a sentirlo. Perse di nuovo i sensi. Chissà se l'avrebbe raccontata.










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