Capitolo 9

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CAPITOLO 9



Liam è il primo a svegliarsi, la mattina dopo. Non che abbia dormito molto, quella notte.

La porta della stanza di Nicolas è ancora chiusa. Michele russa ancora.

Prepara il caffè e, dopo averli cercati nei meandri della credenza, butta sul tavolo un pacco di biscotti ancora chiusi. Lo apre e ne prende uno, poi alza gli occhi verso l'orologio.

Sono quasi le sei.

"Oi, Michele, sveglia. È tardi!" lo chiama dalla porta, ma visto che Nicolas dorme ancora e non vuole svegliarlo, lui che può dormire di più, alla fine entra nella stanza e inizia a scuoterlo.

"Alzati, o arrivi tardi," lo richiama, "Mi senti? Hey! Ma si può sapere come cavolo fai quando vivi da solo? La senti la sveglia?"

"Mh."

"Michele sono quasi le sei! Farai tardi!"

"Mmh."

Liam alza gli occhi al cielo. "Non sei a casa tua! Da qui ci vuole più tempo ad arrivare in ospedale!" sussurra, cercando di contenere la voce solo per Nicolas nell'altra stanza.

Michele non si muove nemmeno quando gli toglie il lenzuolo di dosso o quando gli da un pizzicotto sulla guancia. Anzi, si volta dalla parte opposta.

Resta fermo due minuti.

Liam lo punzecchia ancora. Sorseggia il caffè.

L'odore deve arrivare fino alle narici di Michele, che mugugna.

Poi si tira su di scatto.

"Cazzo!" sbotta, alzandosi più veloce che può. "Dannazione a te e a quando mi hai convinto a restare qui stanotte! Trovati una casa più vicina all'ospedale, cazzo!"

"Abbassa la voce! Sta dormendo ancora," fa un cenno verso la porta dell'altra stanza, ancora chiusa. "E poi per appena mezzora in meno di sonno."

"Per i comuni mortali è tantissimo!"

"I comuni mortali?"

"La gente che normalmente dorme, di notte!"

"Ah. Beh, un biscotto?"

"Non ho tempo, dovevi svegliarmi prima!"

"Dovevi mettere la sveglia."

Michele alza gli occhi al cielo, prende la tazza di caffè che Liam gli ha lasciato sul tavolo e la tracanna. "Fanculo, ciao!" esclama, prima di fiondarsi sulla porta.

Che sbatte, nel chiudersi.

"La porta!" ringhia a bassa voce Liam. Il cellulare gli vibra in tasca, e sorride quando lo prende e legge il messaggio.

'Scusa per la porta avevo fretta ciao.'

Senza nemmeno una virgola.

'Guida piano, fai in tempo' gli scrive, poi si butta sul divano con un libro da leggere. È presto, ma ha dormito quella notte, anche se pochissimo. Almeno ha dormito bene, questo può dirlo.

E poi, ormai si conosce. Finirà per appisolarsi sul divano, e forse è meglio così, considerando che quel giorno ha il turno di notte e sarebbe meglio non avere solo due ore di sonno alle spalle.

Non succede, però. Fino alle undici, rimane sul divano a leggere. Ha quasi finito il libro e dovrà pensare di passare di nuovo in libreria, ma per il momento la cosa che lo preoccupa di più è Nicolas.

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