Capitolo due

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Derek

Era molto bella, con i suoi ricci biondi e quegli occhi azzurri che sembravano brillare di una luce propria. Il suo visino da angioletto innocente attirava a sé la benevolenza di chiunque, ma sapevamo tutti che non era così. Nessuno di noi è un santo, e tanto meno lei. Avevo incaricato Marcus di scoprire tutto sulla vita di Chiara DeMarco, e lui aveva svolto il suo lavoro in modo impeccabile. Ora mi trovavo davanti al fascicolo che aveva compilato, con tutte le informazioni su di lei.

Chiara DeMarco, nata il 3 maggio 2005. Non ha fratelli, e il padre è stato arrestato per violenza domestica, ma rilasciato subito dopo per mancanza di prove. Frequentava il liceo di Santa Barbara e aveva un problema al cuore, il che comportava controlli mensili dal medico per verificare che fosse tutto a posto. I dettagli erano inquietanti, eppure non mi preoccupava il passato di Chiara; ciò che mi interessava era la sua attuale vicinanza a mia figlia Emma.

Dopo aver firmato le solite carte, decido di tornarmene a casa. Ho bisogno di sapere cosa stia facendo la "biondina" con mia figlia, quel piccolo angelo innocente che aveva catturato l'attenzione di tutti, compresa la mia. Appena entro in casa, però, non vedo nessuno. La casa è silenziosa, e l'assenza di rumori mi fa innervosire. Salgo le scale, controllando ogni stanza, ma Emma non c'è. Il panico inizia a serpeggiare dentro di me. Dove possono essere?

Improvvisamente, sento delle voci provenire dal giardino. Mi precipito fuori e quello che vedo mi fa fermare. Mia figlia è seduta in mezzo alle gambe della tata, giocando con i suoi giochi, e Chiara, con solo un pantaloncino e il sopra di un costume, è appoggiata a un albero, parlando al telefono. Sembrava pronta a scoppiare a piangere in qualsiasi momento. Le guardie che la circondano la fissano con uno sguardo di lussuria, e questo mi manda su tutte le furie. Non riesco a capire perché provi un sentimento così strano nei confronti della tata di mia figlia. Mi sento sopraffatto dalla rabbia e dalla gelosia.

Quando Chiara riattacca la chiamata, decido di farmi notare. "Biondina!" la richiamo, e quando lei mi guarda, il suo sguardo è colmo di irritazione. "Non mi chiamare così," risponde, con un tono che non mi piace affatto. Non ci siamo affatto. Non voglio che mi parli in quel modo. "Non osare parlarmi in questo modo!" le urlo, avvicinandomi a lei. La vedo tremare.

"Mi... mi spiace, io non volevo..." balbetta, abbassando la testa e stringendo Emma a sé come per proteggerla da me. Ridicolo. Non deve proteggere mia figlia da me. Io non sono una minaccia.

Mi abbasso per prendere Emma, ma lei si aggrappa al collo di Chiara, come se volesse rimanere con lei. "Non vuole venire, non la obbligare," dice Chiara, con la testa bassa e la voce tremolante. "Sono suo padre, non la devi proteggere da me!" affermo, ma la mia voce suona più fredda di quanto avessi voluto. Detto questo, decido di andarmene. Non voglio spaventare mia figlia, e Chiara è già visibilmente spaventata.

Chiara

La chiamata di Jacob mi ha destabilizzata. Non mi aspettavo che mi chiamasse dopo tre anni di silenzio. Per chi non lo sapesse, Jacob è il mio ex ragazzo, arrestato a causa della mia denuncia per violenza domestica e abuso sessuale. È stato un momento di grande dolore, e ammetto che ci ho messo del tempo a riprendermi. Era un ciclo di abusi che sembrava non avere fine. Ora, dopo tutto quello che ho passato, mi ritrovo a lavorare come tata per la figlia del signor Volkov, un uomo noto per la sua freddezza e per il suo passato oscuro.

Jacob mi ha avvertita che era tornato a piede libero e che mi stava cercando per farmi pagare per quello che aveva dovuto affrontare in carcere. La paura mi assale: ho paura che questa volta potrebbe farmi del male, e sono in casa del signor Volkov, che per quanto temuto, mi offre un po' di sicurezza.

Dopo aver messo a letto la piccola Emma, mi dirigo verso l'ufficio del signor Volkov per informarlo che sto per andarmene. Bussando alla porta, non ricevo risposta. Decido di aprirla piano, e appena entro, lui alza di scatto la testa. "Che cazzo credi di fare?!" mi urla, facendomi tremare. Gli anni di abusi, sia psicologici che fisici, affiorano nella mia mente.

"Io... volevo dire che me ne stavo andando," balbetto, cercando di non tremare troppo. "E volevo anche sapere quando verrò pagata," aggiungo, abbassando la testa in segno di sottomissione.

Sento la sedia spostarsi violentemente e mi irrigidisco all'istante. "Che cazzo credi di fare, venire qui a chiedermi quando ti devo pagare?!" urla. Non volevo farlo arrabbiare.

"No, vede, io ho bisogno di quei soldi," dico, con la voce che comincia a tremare. Lui fa una risatina amara. "Siete tutte così," mormora, avvicinandosi rapidamente. Mi afferra per la nuca, facendomi sbattere contro la scrivania.

In quel momento, la paura diventa insopportabile. Comincio a piangere, implorandolo di lasciarmi andare. Sento che si sta slacciando la cintura e la mia mente va nel panico. "No, no, ti preGO!" urlo, cercando di liberarmi dalla sua presa. Ma il suo viso è freddo e distante, come se non ci fosse nulla che potesse fermarlo. "Jacob, NO!" grido, ma sento il mio corpo che si irrigidisce. Non ho più controllo.

Poi, all'improvviso, sento che si allontana da me in modo brusco, come se fossi diventata un oggetto scottante. Prendo un attimo per riprendermi, ma i singhiozzi non cessano. Riconosco in lui i segni del potere, l'idea che la mia vita dipenda da un uomo che non conosce la pietà.

Derek

Uscendo dall'ufficio, non riesco a smettere di pensare a quanto fosse strano il modo in cui Chiara interagiva con Emma. La sua espressione di protezione nei confronti di mia figlia mi infastidisce. Non dovrebbe preoccuparsi di me; io sono suo padre, non un mostro. Ma c'era qualcosa nel suo atteggiamento che mi faceva capire che non fosse così innocente come appariva.

Tornando in giardino, vedo Chiara che cerca di riacquistare il controllo su se stessa. Sembra vulnerabile, eppure c'è una forza interiore che non posso ignorare. Mi siedo su una panchina e osservo mentre le guardie continuano a fissarla con un certo desiderio. Questo è inaccettabile. Non posso tollerare che nessuno metta le mani su di lei, eppure sento che il mio istinto protettivo nei suoi confronti sta crescendo.

Il mio pensiero si sofferma su Jacob. Se c'è un uomo da temere, è lui. Ricordo le storie che avevo sentito su di lui, sulla sua violenza, e mi rendo conto che Chiara è più fragile di quanto sembri. Nessuno dovrebbe subire quello che ha subito lei. Eppure, non posso permettermi di farmi coinvolgere. Non posso permettermi di provare compassione per una donna che potrebbe rivelarsi una minaccia per mia figlia.

La mia mente è un campo di battaglia. Ho bisogno di proteggere Emma, ma devo anche tenere d'occhio Chiara. Questa situazione è pericolosa, e io non sono sicuro di come affrontarla. Come posso proteggere la mia famiglia da un uomo come Jacob, e allo stesso tempo gestire questa nuova tata che ha innescato in me sentimenti che non posso permettermi di provare?

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