capitolo diciotto

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Dimitri~

Domani la sposerò. Non mi pento di nulla di ciò che ho fatto quella sera, da quando ho ceduto alla tentazione di una donna di facili costumi a quando ho ucciso quel ragazzo, solo per scoprire, dopo averlo ammazzato, che era suo cugino. La gelosia mi ha accecato, portandomi a compiere un gesto di cui so che lei non potrà mai perdonarmi. Eppure, domani la sposerò, nonostante tutto, sapendo che probabilmente mi detesta e che potrebbe essere in cerca del mio sangue.

L'ho rinchiusa nella sua stanza, e ho ordinato che le venisse portato del cibo. Niente di troppo pericoloso, nulla con cui lei possa farsi del male o farmi del male, anche se so che, in fondo, non ci riuscirebbe neanche se si impegnasse. Da quella sera non ho più toccato nessun'altra, e non è affatto da me. Di solito, non resistevo a tenere a freno i miei desideri, bastava un giorno che ero già dentro un'altra. Ho provato a dimenticarla, ma ogni tentativo è fallito miseramente. Vedevo sempre il suo viso, le lacrime che scendevano sul suo viso mentre implorava di non rinchiuderla in quello sgabuzzino, di lasciarla tornare a casa. Ma sono troppo egoista e bastardo per lasciarla andare; lei mi appartiene.

Emma mi ha chiesto continuamente di Chiara, anzi, come la chiama lei, "mamma". Non riesco più a sentirglielo dire senza provare un vuoto incolmabile dentro di me. Ogni volta che la sento pronunciare quel nome, il mio cuore si spezza un po' di più. In tutto ciò che faccio, la vedo e la penso, e questo mi sta distruggendo. Chiara è stata una presenza fondamentale nella vita di Emma, e ora che è lontana, sento la mancanza di entrambe in un modo che non avrei mai immaginato.

Ora mi dirigo verso la camera di Chiara. Ho bisogno di parlarle, anche se non so come iniziare. Odio ammetterlo, ma mi è mancata. Mi manca la sua voce al mattino, il modo in cui si occupa di Emma, il suo sorriso quando vede nostra figlia. Mi sono innamorato di lei, eppure questo sentimento mi fa impazzire; la amo e la odio allo stesso tempo.

In queste settimane, Chiara ha avuto molti attacchi di panico, e io, ogni volta che la vedevo in quel modo, mi sentivo uno schifo. Ogni attacco sembrava un colpo al cuore, una coltellata che mi straziava. La amo e mi fa male vederla così.

Aprendo la porta della sua camera, un'ondata di preoccupazione mi assale. Non riesco a capire perché, ma sento un'ansia irrazionale. Mille brividi mi percorrono la schiena mentre i miei occhi scrutano ogni angolo della stanza. Quando finalmente si posano su di lei, il mio cuore si ferma. Chiara è lì, distesa in una pozza di sangue. Il suo corpo giace in una posizione innaturale, con le braccia e le gambe divaricate. Il panico si impadronisce di me, e mi precipito verso di lei, sollevandole la testa per vedere il suo volto pallido e i suoi occhi rossi. Non riesco a credere a ciò che vedo.

Non reagisce, è come se fosse morta. Ha perso troppo sangue. La prendo in braccio, il suo corpo freddo e senza vita mi fa sentire impotente. "Chiama un medico!!" urlo, la mia voce risuona disperata nella casa. Ripeto la frase dieci volte prima che uno dei miei uomini accorra per comunicarmi che l'ambulanza è in arrivo. Posso solo poggiarla sul divano, cercando di fermare il flusso di sangue che esce da lei. "Chiara, per favore, resta con me," la imploro, accarezzandole il viso e scostandole i capelli biondi imperlati di sudore. Lei mi guarda, i suoi occhi sembrano cercare una scintilla di vita, ma le sue parole, pronunciate con un filo di voce, mi devastano. "Lasciami andare, Derek. Io ti odio. Non ti amerò mai."

È come se qualcuno mi strappasse il cuore dal petto e lo schiacciasse sotto i suoi piedi. La sua voce è musica per le mie orecchie, eppure ogni parola è veleno che mi avvelena l'anima. Chiudo gli occhi, cercando di nascondere la mia angoscia, ma quando li riapro, il suo respiro è quasi inesistente. Il suo viso, i suoi capelli, le sue labbra, tutto in lei sembra spento. La sua pelle è fredda come il ghiaccio, e il panico si trasforma in una disperazione profonda.

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