capitolo sedici

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Derek~
sento il sangue ribollirmi nelle vene, mi sto incazzando. vedo tutto nero, mi tremano le mani non sento più le voci, mi arrivano ovatte, mi prudono le mani.

ho bisogno di calmarmi, non voglio spaventarla di quando il già non abbia fatto.

mi tocca un braccio ma io la scanso, tiro un pugno alla testata del letto e la vedo sollazzare per lo spavento e incominciare a tremare, ora cos'è questa storia dell'essere giudicati, anche se lo fatto in passato non lo mai criticata per il
suo corpo non mi dare mai permesso. <Derek per favore non ti arrabbiare> si alza dal letto e mi viene in contro mi posa una mano sopra il braccio e il suo tocco bollente per via della febbre alta mi fa distrarre dai miei sensi per concentrarli tutti su di lei. ha gli occhi spenti la pelle pallida le labbra secche.

<non essere arrabbiato con me> la prendo per la vita e la porto il più vicino a me, <non sono incazzato con te ma con chi ti ha messo queste scemenze in testa!> rabbrividisce e io sorrido avvicinandomi al suo collo e poggiandoci le mie labbra sentendo il contrasto. <Jacob........lui non mi faceva mai mangiare quello che volevo e se lo facevo mi insultava per poi picchiarmi, diceva che ero grassa e che lo dovevo ringraziare che mi restava accanto perché mai nessuno mi avrebbe mai voluta>

quello che mi dici mi fa incazzare e non poco, vorrei averlo qui per ucciderlo altre dieci volte, le ha fatto troppa violenza sia mentale che fisica. pensare a ciò mi fa arrivare una morsa al cuore dolorosa, mi alzo e la guardo, ha gli occhi lucidi e le labbra le tremano <mi dispiace ma non ti arrabbiare se vuoi mangio> la prendo in braccio facendole allacciare le gambe attorno alla mia vita, <angioletto non sono arrabbiato con te ma con quel figlio di puttanate del tuo ex, non sopporto che infesta ancora la tua mente. tu sei mia l'unico che può farlo sono io, io devo essere l'unico a cui ti terrai conto, a cui farai riferimento>
non resisto la devo baciare, ne ho di bisogno ma non lo farò dovrà venire lei da me. seguo il suo sguardo fino alle mie labbra e per provocarla ulteriormente, <la colazione e Emma sono> sento la porta aprirsi e la voce di luminda, Chiara cerca di scendere con le guance arrossate per la vergogna mentre luminda si scusa e posa la colazione di Chiara sul tavolo <Emma se vuole signore la
porto dopo>

<no> dico clamo facendo scendere Chiara che si porta le mani in viso e si siede nel letto, prendo Emma che mi guarda. io suoi grandi occhioni <voglio andale in piscina> si muove saltellando e io ridacchio <Chiara vai a mangiare dai> si alza di contro voglia e va a prendere il vassoio per poi portarselo alle gambe. <puoi.....puoi uscire> mi giro a guardarla e ha le guance che le vanno letteralmente a fuoco, <no e ora mangia io e Emma resteremo qui> detto ciò mi siedo accanto a lei e Emma comincia a fare i capricci.

<mamma> tende le braccia verso di lei ma lei nega <no Emma ho la febbre non posso
prenderti in braccio> si sposta un po' più in là e Emma non capendo il suo gesto le diventano gli occhi lucidi e si aggrappa al mio collo
<Amore la mamma ha la febbre e non te la vuole mischiare non piangere> chiara alza lo sguardo nel mio e mi accenna a un sorriso mentre comincia a mangiare lentamente, emma non risponde si limita a girare la testa e stare in silenzio. <caspita fa la preziosa come
suo padre> commenta Chiara mentre la fissa con una strana luce negli occhi, a quella affermazione la mia mente si catapulta a pensare come dovrebbe essere avere un figlio con Chiara magari prenderebbe i suoi colori e il mio carattere o i miei colori e il carattere di chiara.

mentre penso a tutto ciò lei ha già finito
di mangiare anche se ha lasciato qualcosa ma non la forzo, le do la Tachipirina e dopo un conato di vomito e una protesta la manda gio <nemmeno Emma fa così quando deve prendere delle medicine> la ribecco io e lui fa una smorfia che le fa arricciare il naso alla francese.

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