Simone fa il suo ingresso in reparto quel lunedì mattina con il capo basso e torturandosi le pellicine delle sue stesse mani, segue Jacopo quasi come a volersi nascondere dietro di lui.
«Buongiorno a tutti» dice Jacopo ai pochi colleghi presenti in area 1
Al sentire la sua voce, Manuel che stava seduto di spalle alla sua scrivania, con un gesto veloce si gira con tutta la sedia e porta l'attenzione verso i gemelli
«Buongiorno ragazzi- dice, e rivolgendosi poi solo ad uno- Simone? Permetti du parole?»
Incredibile come riesca a trasformarsi in un'altra persona quando veste i panni del responsabile.
Simone annuisce e si avvicina alla sua scrivania rimanendo in piedi di fianco a lui, ha paura che possa fare qualche mossa avventata
«Manuel io..» prova ad intavolare un discorso nascondendo l'imbarazzo per come si erano lasciati per messaggio, ma viene interrotto
«Tranquillo, non c ho intenzione di sbatterti al muro- dica a bassa voce con un sorriso malizioso- almeno non ora. Te volevo chiede se te potevo vede fuori, dopo staccato magari» si fa serio
«Non mi sembra il caso Manuel»
«Simo- gli posa una mano sull'avambraccio per tranquillizzarlo- voglio solo parlatte, sta sereno»
«Di.. di cosa?»
Simone è agitato, continua a torturarsi le dita mentre cercando di non dare nell'occhio si guarda intorno con la speranza che nessuno presti attenzioni a quello scambio di parole.
Come se poi non fosse normale vedere un caporeparto parlare con un dipendente.
«De te.. e me. E de Enea»
«Mh si, ok va bene, ma non possiamo vederci pomeriggio, potrebbe vederci qualcuno, magari poi arriva voce a Riccardo o ad Enea e io non voglio casini, voglio sistemare le cose con calma, io non so nemmeno se ci sia qualcosa da sistemare, non so cosa pensare io-»
«Oh, te calmi per favore?- cerca di intercettare il suo sguardo- Se vedemo quanno voi tu, dove voi tu, ma te prego respira»
«Okok va bene, ti scrivo più tardi. Vado lì da Vittoria?» indica la postazione vicino alla signora
«No, oggi vieni co me la in fondo -indica un macchinario situato in un angolo dell'area, distante dagli altri- te insegno a inseri il programma pe il paracetamolo»
«A me?- lo guarda stupito- di solito lo fa Vittoria, non so se sono in grado, è complicato quel macchinario»
«Si che lo sei, me pari abbastanza svejo al contrario de quello che pensi. E poi impari dal migliore» si indica con un sorriso divertito, trascinando con se anche Simone.
Passano la mattinata davanti a quel macchinario, Simone apprendendo ogni spiegazione di Manuel e quest'ultimo a sorvegliare che venisse eseguito tutto come doveva.
Non erano in imbarazzo, non c'era tensione tra loro anzi, sembravano perfettamente a loro agio a lavorare l'uno al fianco dell'altro. Ogni tanto azzardavano anche a qualche battutina divertente o qualche punzecchiamento malizioso.
Manuel, più di Simone che cercava di mantenere sempre una distanza fisica, molto spesso con anche la scusa più banale lo sfiorava, o su una mano, o su un braccio o sulla schiena, portando inevitabilmente l'altro a guardarlo negli occhi come ammonizione.
Tutto questo passa inosservato agli occhi dei pochi dipendenti dell'area 1, tutti tranne che Jacopo e Vittoria.
«Ja vie qua- lo richiama quest'ultima facendolo avvicinare- guarda mpo' quei due»
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Care || Simuel AU
Fanfiction|| Simuel AU || «Perchè te nce credi nel colpo de fulmine?» gli chiede Jacopo notando la sua espressione «Nce credevo, finché n'ho guardato l'occhi de tu fratello... da lì te giuro nso più che cazzo è successo» Sorride Jacopo, consapevole di aver g...