Ketoprofene

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E i giorni passano, le ore a lavoro anche, il tempo trascorso insieme pure. Ma le cose non cambiano, anzi peggiorano, se così si può dire.

È venerdì, l'ultimo giorno della settimana e mentre Manuel sta aiutando Jacopo ad imparare un nuovo programma per il macchinario, Simone li osserva da lontano desiderando di stare lui al posto del fratello, così vicino a stretto contatto con Manuel.

Mi manca l'aria.

«Inserisci 0452 che è il codice giusto per il ketoprofene, poi avvii e dovrebbe fa tutto da sola»

«Okok, chiaro. Senti ma prima de falla parti mo posso anna a pia ncaffe al volo capo»

«Vai veloce»

Jacopo si allontana in fretta, e Manuel si dirige verso la sua scrivania, ma viene catturato da due occhi che lo scrutano da poco lontano quindi cambia traiettoria e si avvicina a Simone.

«Tutto bene piccolè?» gli posa delicatamente un palmo sulla schiena, e a quel contatto, e a quel nomignolo, Simone sussulta

«Scusa nte volevo spaventa» sorride Manuel

«No tranquillo- cerca di riprendere il suo lavoro in maniera del tutto serena- comunque si, tutto bene. Ma hai sempre tutta questa premura per i dipendenti?»

«Solo pe quelli belli da morì» gli fa un'occhiolino e Simone si irrigidisce

«Manuel» suona come un rimprovero

«Simone» un sussurro

«Sei sfacciato»

«Lo so, ma nnè colpa mia se sei bello»

«Sto lavorando, mi deconcentri»

«Te deconcentro pure se sto dall'altra parte dell'area»

Simone avvampa, ci sta spudoratamente provando e non sa come reagire perché non si è mai trovato in una situazione simile

«Sono fidanzato, e pure tu lo sei»

«Vero. Mo me spieghi come lo sai però..M'hai spiato sui social?»

Simone colto sul fatto senza rendersi conto della zappa che si è appena dato sui piedi da solo, con un movimento sbagliato dell'arnese che sta utilizzando per tagliuzzare un medicinale, si taglia il palmo della mano rompendo prima il guanto e ferendosi sulla superficie

«Cazzo»

«Sta bono, lascia qua. Vie de la co me che te medico»

Lo prende per un polso e lo porta nello stanzino adiacente alla sua scrivania, dove tengono un po' di materiale e la cassetta per le medicazioni. Lo fa poggiare con la parte bassa della schiena al tavolo e gli si posiziona davanti con la cassetta poggiata di fianco a lui, aperta.

Gli afferra la mano ferita e con quel contatto entrambi alzano gli occhi e li incastrano in quelli dell'altro rimanendo a guardarsi per un tempo indefinito. Manuel interrompe il contatto sorridendo e prendendo del cotone imbevuto di acqua ossigenata

«Brucerá mpochetto» gli tampona il taglio facendo attenzione alla sua espressione in viso corrucciata

«Grazie, ma non c'era bisogno, potevo fare da solo»

«Quindi m'hai spiato»

Riporta l'attenzione alla conversazione che li ha portati in quello stanzino

«Non ti ho spiato.. io.. mi sei capitato»

«Io l'ho fatto, nme faccio problemi a dirlo»

Simone si irrigidisce, un po' per la sfacciataggine che ha davanti, un po' per il brivido che ha iniziato a percorrere lungo tutta la sua schiena

Care ||  Simuel AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora