Simone finisce di lavorare venti minuti prima rispetto al fratello, si è già cambiato e sta uscendo dall'azienda per andare ad aspettarlo seduto sulla vespa.
Dopo qualche passo di fuori la sua attenzione viene catturata da una jeep nera parcheggiata proprio a pochi metri dalla loro moto, si sofferma a guardarla perché non l'ha mai vista prima d'ora.
Mentre raggiunge la moto riesce a scorgere la figura seduta dal lato guidatore, che si volta a guardarlo non appena ne avverte la presenza.
È un uomo, sicuro sulla trentina. Capelli corti, barba sistemata, occhi scuri e pelle olivastra. Ha lo sguardo sicuro e lo scruta come a studiarlo mentre lui, fingendo indifferenza si siede e si accende una sigaretta in attesa di Jacopo.
Non fuma spesso Simone, non ha una vera e propria dipendenza, ma ogni tanto quando vuole sciogliere i nervi, si concede quel piccolo strappo alla regola.
Passano i minuti e di Jacopo ancora nemmeno l'ombra, si sente in soggezione perché gli occhi di quell'uomo continuano a posarsi su di lui, vorrebbe quasi chiedergli chi è e cosa vuole, ma ha paura della risposta.
Potrebbe essere davvero lui?
D'altronde so che esiste, ma non so che faccia ha..La risposta alla sua domanda arriva poco dopo, perché dalla porta antipanico dell'azienda esce Manuel, già cambiato e vestito che tenendo gli occhi fissi nei suoi, raggiunge proprio quella jeep.
Cerca di non dare a vedere l'ansia che ha in corpo il maggiore, perché già il fatto che quei due sono stati lì da soli per chissà quanto tempo lo preoccupa e non poco.
Stacca il contatto visivo con Simone solo quando apre la portiera e sale in auto dicendo un flebile «Ciao Enè»
Enea nemmeno risponde, rilascia un'occhiata a Simone poco prima di mettere in moto e partire lasciando quel luogo.
È un avvocato Enea, un uomo intelligente, se e quando vuole.
Il tragitto in macchina è silenzioso, Enea non ha salutato Manuel e non ha proferito parola, ha riflettuto sul comportamento del suo fidanzato e si è chiesto se quel nuovo ragazzo che ha visto lì al lavoro possa entrarci qualcosa con questo suo improvviso cambiamento.
Entrano in casa di lui, si siede al tavolo e rivolge la mano a palmo aperto verso una sedia come ad invitarlo a sedersi.
«Semo passati alle formalitá?» Manuel rompe il silenzio
«Penso che tu mi debba qualche spiegazione, sbaglio?»
«No non sbagli»
Manuel inizia a sentirsi a disagio, cerca di fare mente locale per trovare le parole giuste da dire, non vuole che finisca male per quanto possibile. Vuole essere chiaro e sincero su quello che sente, o meglio non sente, da un periodo a questa parte, escludendo ovviamente la parte di Simone.
«Quel ricciolino fuori al parcheggio c'entra qualcosa?» Interrompe l'altro il suo flusso di pensieri, facendo crollare tutto il castello che si era creato in testa
Che? Ma che cazzo!
«Che? No che te dice il cervello» è agitato, non riesce a nasconderlo
«Ah no? Io penso di sì invece, ho visto come vi siete guardati, non sono scemo Manuel»
«Enè, Simone ncentra niente, è nbravo ragazzo che è venuto a lavorá la, lascialo fori da sta storia»
«Simone eh, quanta confidenza che ci prendiamo con i dipendenti»
«So dipendente pure io, e stamo qua pe parla de noi, no de lavoro»
«Allora parla, e se ci riesci convincimi che non ti stai scopando un altro, perché è quello che mi si è ficcato proprio qui» si picchietta sulla tempia con l'indice per rafforzare il concetto «nel cervello»
Manuel sbianca e va ancora più nel panico. Percepisce rabbia nello sguardo di Enea, e non può dargli torto. Ma deve rimanere lucido proprio per convincerlo che Simone non c'entra nulla.
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Care || Simuel AU
Fanfiction|| Simuel AU || «Perchè te nce credi nel colpo de fulmine?» gli chiede Jacopo notando la sua espressione «Nce credevo, finché n'ho guardato l'occhi de tu fratello... da lì te giuro nso più che cazzo è successo» Sorride Jacopo, consapevole di aver g...