Prologo

268 11 1
                                    

29 Agosto, 1995.
Sulle sponda del Tamigi, Londra.

Combattevano ormai da diverse ore.
I loro volti così diversi erano accomunati dalla polvere e dal sudore.
Da una parte c'era lui, Bronerox, un demone dalla pelle grigia, come la pietra. Gli occhi erano due rubini ardenti che fissavano con crudeltà il suo avversario. Era imponente nella sua spessa armatura di acciaio nero. In una mano impugnava una grossa falce la cui lama rifletteva, tetra, i raggi della luna piena.
Dall'altra parte, invece, vi era lei: Cassandra. Era un angelo, uno dei generali più forte delle schiere celesti. Aveva la pelle candida (sebbene fosse sporca di polvere) messa in risalto da profondi occhi color oceano e luminosi capelli biondo grano. Era perfetta nella sua armatura d'oro. Dinanzi a sé puntava il suo spadone dalla lama d'oro, pronta a dare battaglia.
-Allora Cassie...vogliamo mettere fine a questo scontro?- domandò,  all'improvviso, Bronerox.
-Volentieri- rispose lei, agguerrita -Così finalmente potrò toglierti di mezzo, feccia.-
-Bene, mi piace la tua grinta. Fatti sotto, amore- la provocò il demone.
E lei caricò, cedendo alla provocazione.
Errore di cui pagò lo scotto.
Menò un fendente con lo spadone, il quale si scontrò con la falce nemica. Il clangore del metallo riecheggiò nella notte mentre i due facevano pressione per cercare di penetrare la difesa avversaria.
Cassandra si stava sforzando moltissimo in quel tentativo, mentre Bronerox no.
Eppure riusciva a tenerle testa.
Com'era possibile?
Combattevano da ore ed entrambi avevano usato una buona parte della loro magia, cosa che aveva richiesto un certo impiego di energie.
Ma, ciò nonostante, il demone non sembrava affatto stanco. Anzi...
Quei pensieri le fecero perdere la concentrazione e lui ne approfitto per respingerla. Con un abile gioco di polso disarmò l'angelo, rompendo la difesa. Quindi colpì con un potente calcio frontale che incrinò la placca dell'armatura.
Cassandra si ritrovò spinta via da quel calcio e l'impatto con il suolo non fu dei migliori. Dolorante e senza fiato, tentò di alzarsi ma, qualcosa di freddo, le si puntò alla gola.
-Non muoverti, Cassie- disse il demone -Non vorrei che ti facessi male.-
I loro occhi si incontrarono, rosso rubino ardente contro blu zaffiro glaciale, e il demone ghignò.
-Sai, se il destino non ci avesse reso nemici naturali, credo proprio che avrei finito per innamorarmi di te- disse, leccandosi le labbra, come un cacciatore dinanzi alla sua preda.
-Piuttosto la morte- ringhiò lei.
-Potrei sempre accontentarti- rispose lui, minaccioso. -Ma, prima ho bisogno di una cosa. Una cosa che solo tu hai, dolce Cassie: il tuo cuore.-
-Mai!- gridò lei. Allungò un braccio, le dita tese per richiamare il suo spadone.

Ci sarebbe riuscita se il demone non le avesse calpestato la mano con il suo stivale.
L'angelo urlò di dolore.
-Non rendere tutto più difficile, Cassandra. Dammi il tuo cuore e ti concederò una morte rapida e indolore- furono le parole del demone dal viso di pietra.
-Te lo puoi scordare!- urlò l'angelo, con determinazione. Doveva giocarsi il tutto per tutto altrimenti non avrebbe avuto speranza. Perché di demoni ne aveva affrontati tantissimi, ma nessuno...nessuno si era mai rivelato forte come Bronerox.
Nessuno.
Capendo cosa stesse per accadere, Bronerox, prese le dovute distanze.
Cassandra si mise in piedi mentre il suo corpo veniva avvolto da fiamme azzurre e un bagliore bianco. Lo spadone tornò fra le sue mani e subito si ritrovò avvolto dallo stesso bagliore e dallo stesso fuoco.
Bronerox sorrise maligno e richiamò i suoi poteri. Doveva eguagliare la sua avversaria se voleva vincere. E lui voleva assolutamente vincere.
Il suo corpo venne avvolto da una luce violacea e finalmente fu pronto.
Cassandra caricò, la lama tesa dinanzi a sé e le ali spianate sulla schiena.
Le loro armi si scontrarono, ancora una volta. L'impatto fu così devastante da respingere entrambi e far perdere loro la presa sulle armi.
Ma anche senza armi, Cassandra, non si sarebbe arresa. Era suo sacro dovere eliminare quel demone e lo avrebbe fatto. Ignorando il dolore e la stanchezza, attaccò di nuovo.
Questa volta si alzarono in cielo.
Lì, con quella distesa scura a far loro da sfondo, diedero vita ad uno scontro senza regole. Pugni di fuoco azzurro e artigli di tenebra si incontrarono e scontrarono più volte. Ci furono esplosioni e grida che riecheggiarono fino a disperdersi nel vuoto di quella notte.
Poi un lampo squarciò quella oscurità.
Un tuono esplose forte.
Una figura cadde a terra, nel peggiore impatto della sua lunga vita.
L'altra figura scese dal cielo e si avviò verso quella che era appena caduta.
La raggiunse e, con un calcio, la fece girare sulla pancia.
Poi mise un piede in mezzo alle scapole, afferrò le ali e le strappò.
Cassandra urlò di dolore, mentre un tuono esplodeva nel cielo notturno.
-Mi dispiace, Cassie....- esordì, il demone con tono triste.
L'angelo si girò sulla schiena sebbene il dolore che stesse provando fosse insopportabile.
-...ma sei stata tu a costringermi. Avresti potuto consegnarmi il tuo cuore volontariamente, e tutto questo non sarebbe mai successo- concluse.
-Ti ho...già...dato la...mia...risposta...- sussurrò l'angelo.
-Ma non é quella giusta!- sbottò il demone assestandole un calcio sul viso. -Devi consegnarmi il tuo cuore, Cassandra! Devi farlo! ADESSO!- urlò, con gli occhi che ardevano di rabbia.
Lei sorrise, sebbene non stesse passando un bel momento. Sentiva che la sua fine era vicina, così decise di giocarsi la sua ultima carta. Mosse le labbra, pronunciando parole arcane che Bronerox non capiva.
Poi qualcosa fuoriuscì dal petto dell'angelo. Sembrava una pietra, avvolta in un nucleo di fiamme azzurre.
E pulsava forte.
Quello era il cuore di Cassandra.
Il demone dalla pelle di pietra sorrise crudele a quella vista. -Oh...brava. Vedo che alla fine hai scelto di essere ragionevole- disse. Quindi allungò una mano per afferrarlo, percependo le vibrazioni di potere che emanava. Un potere che superava di gran lunga quello degli altri angeli che aveva ucciso e, ai quali, aveva rubato il cuore.
Fu in quel momento che un'aquila reale piombò dal cielo e catturò il cuore dell'angelo nei suoi artigli.
Accadde tutto così rapidamente che Bronerox non fece in tempo ad impedirlo.
Quando se ne rese conto, iniziò a scagliare fulmini contro l'animale, urlando e imprecando.
Ma il volatile si rivelò essere molto veloce e, in breve, riuscì ad allontanarsi, portando il cuore in salvo.
-No!- gridò il demone. Smise di scagliare lampi e guardò Cassandra.
Sorrideva con soddisfazione, il Generale Celeste.
-Dov'è? Dove l'hai mandato?!- domandò, furioso, lui.
-Non lo...saprai...mai...- mormorò lei. Poi il suo corpo iniziò a disfarsi. Lentamente diventò polvere di stelle ed iniziò ad alzarsi verso il cielo.
Alla fine non rimase nulla.
La terra tremò.
Il cielo urlò e pianse.
Dapprima lentamente, poi con maggior violenza.
E, tra la pioggia ed i lampi, Bronerox sfogò la sua rabbia con esplosioni che scossero ancor di più la terra ed il cielo intorno a lui.

---

29 Agosto, 1995.
Dublino, Irlanda.

In un ospedale segreto, appartenente all'Ordine delle Lame Bianche, al quinto piano, Karen Stainforth stava dando alla luce quello che era il suo primo maschietto.
Lei e suo marito, George, avevano già due figlie di sei e quattro anni.
Era rossa in viso e sudata mentre dava l'ultima spinta ed il piccolo usciva. Un taglio al cordone ombelicale ed eccolo che veniva preso dal dottore per essere avvolto in una coperta.
Piangeva tanto, quel neonato, con gli occhi chiusi e stretti.
Poi, un'aquila reale (invisibile alla vista dei presenti) entrò attraverso la finestra e depositò un frammento azzurro sul corpo del bambino.
Di colpo, quest'ultimo smise di piangere, assunse un espressione serena, e si addormentò.
A quel punto, il dottore lo passò alla signora Stainforth che sorrise con le lacrime agli occhi.
Nello stesso momento, sullo stesso piano di quello stesso ospedale segreto, la signora Paige Crown, stava dando alla luce quello che era il suo quarto nascituro.
A differenza della signora Stainforth, lei e suo marito avevano già tre figlie di sette, cinque e quattro anni.
E anche loro, adesso, avrebbero avuto un maschietto.
Ari Malik era al settimo cielo per quella nascita. Perché finalmente avrebbe avuto un maschio che avrebbe addestrato personalmente, istruito e fatto tutte quelle cose che un padre fa con il proprio figlio.
Quando il bambino era nato non aveva emesso nemmeno il più piccolo lamento.
Il dottore lo aveva anche messo a pancia in giù e sculacciato per farlo piangere, ma il risultato non variò.
Sembrava morto e forse lo era.
Fu allora che la stessa aquila che era entrata nella stanza della signora Stainforth, entrò lì e lasciò cadere un frammento azzurro sul corpo del neonato.
E questi iniziò a piangere e ad agitarsi mentre veniva messo nelle braccia della signora Crown.
Qualcosa di speciale era successo ma le due donne, che si conoscevano e non si sopportavano, non ne avevano la più pallida idea (e non l'avrebbero mai avuta).
Lì nella loro camera, con il proprio neonato tra le braccia, pensarono solo a godersi la felicità e la pace portata da quell'evento.
Il resto sarebbe venuto in seguito.

N/A:
Buonasera a tutti.
Questa é una nuova storia che ho scritto perché l'idea mi frullava in testa da un pò di giorni. Mi raccomando leggetela, commentatela e votatela.
E state tranquilli: porterò avanti anche le altre due storie per tutti coloro che le stanno leggendo.
Grazie ancora e a presto.

The Hunter's Saga - Half an AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora