16 - Tutta la verità...o quasi

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Il freddo della notte graffiò la sua pelle nuda.
Alex aprì gli occhi. Aveva di nuovo mal di testa e si sentiva confuso e disorientato. Si guardò attorno, nel buio, quando vide il tavolo con le sedie ricordò di essere nel soggiorno di Villa Ferguson. Aveva pianto così tanto che doveva essere crollato per lo sfinimento.
Raccolse la sua spada sulla cui punta vi era del sangue...il suo sangue. Istintivamente si toccò sul cuore. Il graffio c'era, ma il sangue si era fermato per fortuna. L'immagine di Cindy che tentava di traffigerlo con la sua stessa arma, danzò nella sua mente come la fiamma di una candela. Scosse la testa causandosi altro dolore, poi raccolse la maglia e il gilè della divisa e "indossò" tutto, prima di uscire a recuperare la sacca e andarsene via.
Il ricordo di ciò che era successo lì dentro, lo accompagnò per tutto il tragitto, insieme al fumo di una delle sue sigarette al cioccolato.
Aveva lo stomaco chiuso e tanta voglia di ubriacarsi e sprofondare nel letto della sua camera al Wonderland.
Ma il suo "bel" programmino sfumò quando, salendo al piano di sopra, udì delle voci di ragazze.
Una era sicuramente Alyssa.
Ma l'altra?
Rimase di sasso quando scoprì che era sua sorella Jasmine. E non era sola. Al suo fianco vi erano Aisha e Hamira, ferme e silenziose come statue.
Cavolo! E adesso? Come se la situazione non fosse già abbastanza brutta...
-Non mentire con me, Alyssa. So che mio fratello sta quì da te. Quindi dimmi dov'è. E alla svelta- disse Jasmine.
Alyssa, per nulla intimorita, rispose. -Io...-
-Sono quì.- Le parole gli vennero spontanee e attirarono l'attenzione delle quattro ragazze.
Jasmine lo fulminò con un'occhiataccia e gli si avvicinò a grandi passi. Lo colpì in pieno volto con un sonoro schiaffo. -Questo è per la preoccupazione che stai dando ai nostri genitori.- Poi ci fu un secondo schiaffo. -E questo è per Nadja. Quella ragazza ti ama e non chiede altro che passare del tempo con te e tu invece esci per i fatti tuoi, scappi di casa in pessime condizioni fisiche e vieni quì, sicuramente, ad ubriacarti e a fare baldoria. Sei proprio un irresponsabile, Alexander Malik.- Jasmine era rossa in viso, gli occhi luccicanti di ira.
Alex aveva incassato tutto, senza ribattere; probabilmente li meritava. Ma essere schiaffeggiato davanti ad altre persone gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Stanco o no, rifilò a sua sorella uno sguardo gelido e privo di espressione.
-Non dici nulla?- gli chiese Jasmine. -Non provi nemmeno a scusarti?-
-Scusarmi? E per cosa? Perché mi comporto da persona libera? Allora no, non ho la minima intenzione di tornare a casa per chiedere scusa- rispose lui, freddo.
Lei lo afferrò per le spalle e lo scosse con un pò troppa forza.
-Dannazione, Alexander, dannazione! Lo vuoi capire che ti stai comportando da immaturo?-
Okay...a tutto c'era limite, ma quello lo superava di gran lunga. Alex odiava anche essere afferrato in quel modo. Lasciò andare la sacca e reagì spingendo via sua sorella.
Il colpo fu così improvviso che Jasmine cadde a terra. Guardò suo fratello, incredula e arrabbiata. -Alexander...- lo chiamò mentre Aisha e Hamira l'aiutavano a tirarsi su. -...tu non sai quello che stai facendo. Devi tornare a casa. Adesso!-
-No!- rispose lui. -Io non vado da nessuna parte. Non ci torno in una casa dove devo fingere di essere una persona che non sono. Forse tu ami il tuo Sebastian, ma io non amo quella stupida di Nadja. È così...superficiale...sembra di avere a che fare con una bambina di cinque anni troppo viziata!-
-Quindi...è questo...è questo ciò che...pensi...di...me?-
Quella voce irruppe alle spalle del giovane principe, che sgranò gli occhi e si voltò.
Nadja era lì, ferma all'inizio della scalinata. E aveva sentito tutto.
Alex sentì il cuore stringersi. Non pensava davvero quello che aveva detto, anche se era una semi-verità. Di nuovo si sentì un mostro, proprio come gli aveva detto Cindy. Lui era un mostro capace soltanto di spezzare i cuori delle ragazze. -Nadja...- La sua voce era appena un sussurro. Fece un passo verso di lei, e lei in risposta ne fece uno all'indietro.
La caduta per le scale sarebbe stata inevitabile. Si sarebbe rotta l'osso del collo, con molta probabilità. Ma non fu ciò che accadde.
Sentì una presa forte, tenerla saldamente per un polso. Poi si sentì tirare e la sua testa finì contro un petto forte e muscoloso.
Aveva chiuso gli occhi per la paura e, nel momento in cui li riaprì, vide della stoffa nera. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Alexander Malik.
Incredula, disse -Mi hai...salvata?-
Lui sorrise spontaneo, mentre le lacrime andavano a pizzicare i suoi occhi di ghiaccio. -Certo. Non permetterei mai che possa succedere qualcosa alla mia futura moglie.-
Nadja arrossì visibilmente, arrossendo imbarazzata.
Lui ricambiò il sorriso. -Possiamo parlare in privato?-
Lei annuì, senza distogliere lo sguardo da quei bellissimi occhi di ghiaccio.
-Noi aspetteremo quì- interloquì Jasmine alle spalle del ragazzo.
Lui si voltò, con una smorfia sul viso. -No. Voi tornerete a casa e tu dirai ai nostri genitori che tornerò quando tutto sarà finito.-
-"Quando tutto sarà finito"? Che cosa vuol dire?- domandò Aisha, incuriosita da quelle parole.
-Nulla che vi riguardi- rispose, freddo, Alex. -Andate a casa e basta.-
-Alexander, non sei abbastanza grande per dirci cosa dobbiamo fare- ribatté Hamira. -Noi restiamo quì.-
Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò. -Dannazione! Ma cosa siete? Le mie sorelle o delle guardie del corpo? Andate a casa e vivete la vostra vita! Lasciatemi fare ciò che devo e quando avrò finito tornerò. Punto e basta. Non ne voglio più discutere.-
Jasmine lo fissò per qualche istante, riflettendo sulle sue parole. Era vero. Alexander aveva dannatamente ragione. La loro mamma le aveva mandate in cerca del loro fratello e loro lo avevano trovato in quel locale.
Ma cosa potevano fare se lui non ne voleva sapere di rientrare?
Costringerlo?
Nemmeno per sogno.
Costringerlo con la forza?
Ugualmente no.
Alex avrebbe avuto la meglio su tutte e tre, messe insieme, lo sapeva bene.
Perciò non restava che dargli ascolto.
-Aisha, Hamira...nostro fratello ha ragione. Torneremo a casa e gli lasceremo fare ciò che deve.-
-Cosa?- Aisha era sbigottita dalle parole della loro sorella maggiore. -Jasmine, noi dobbiamo riportarlo a casa, come ci ha ordinato la mamma.-
-Lo so, Aisha. Ma se lui non vuole tornare, noi non abbiamo alcun diritto di obbligarlo- replicò la più grande. Poi si rivolse ad Alex. -E tu, prometti che tornerai non appena avrai finito?- gli domandò.
Lui annuì. -Lo farò, promesso.-
-Bene. La tua parola mi basta. Andiamo, sorelle.- E senza aggiungere altro, Jasmine Malik si svviò giù per le scale.
Aisha e Hamira rifilarono delle occhiatacce gelide al loro fratello, poi seguirono Jasmine e lasciarono il locale. Rimasti soli, Alex si staccò da Nadja e si avvicinò ad Alyssa. -Perdonami per questo casino. Se vuoi mandarmi via, ti capisco...-
La ragazza tedesca sorrise. -Non preoccuparti. Sono cose che possono succedere. E comunque...ti devo un favore per quella cosa che sai e che hai promesso di non dire. Perciò...puoi restare quando vuoi.- Poi gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia destra, infischiandosene della gelosia di Nadja. Quindi girò sui tacchi e si recò nella sua camera per cambiarsi e andare ad iniziare il suo turno al bancone del locale.
Il principe Malik abbozzò un piccolo sorriso, poi si voltò e tornò da Nadja. Raccolse la sua sacca, poi prese per mano la ragazza e la condusse nella camera che occupava.

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-Cos'era quel casino, in corridoio?- Hill usciva dal bagno, con un asciugamano in vita e una a frizionargli i capelli che finalmente era andato a tagliare.
Alyssa puntò gli occhi sul quel fisico scolpito e bagnato e gli si avvicinò. Respirò l'odore del bagno schiuma agli agrumi e passò un dito sui pettorali. -Mmh...sei una vera tentazione, Hill Carter.-
Lui sorrise con gli occhi lucidi, le passò una mano tra i capelli e la baciò con trasporto.
La giovane Gunnerson si sciolse sotto quel bacio, e desiderò andare oltre. Ma non era possibile. Non ora che avrebbe dovuto iniziare a lavora. Certo, Jillian non era da sola al bancone, ma lei non poteva comunque tardare. Si staccò con una certa fatica e lo guardò negli occhi. -Adesso non possiamo, ma dopo...- E continuò il resto della frase, sussurandogliela nell'orecchio.
Hill sorrise ancora di più e si sentiva terribilmente eccitato.
Quindi Alyssa si recò in bagno, mentre lui rimaneva lì fermo, ad immaginare quello che sarebbe successo dopo in quella stessa stanza.

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Dopo aver chiuso la porta a chiave, Alexander invitò Nadja a sedere sul letto. Si sentiva stranamente agitato. E pensò che fosse del tutto normale. In fondo non era certo stato addestrato per quello. Si strofinò le mani e fece un profondo respiro. -Senti...- esordì, cercando di non far trasparire la sua agitazione. -...per quello che ti ho detto prima...sappi che mi dispiace. Mi dispiace davvero.-
-Non di meno, le tue parole mi hanno ferito profondamente, Alexander-
-Lo so, lo so...e non basteranno tutte le mie scuse e miei "mi dispiace" per far si che passi, ma io..." Si interruppe camminando avanti e indietro per la stanza. Si passò le mani tra i capelli. Cavolo quanto era difficile!
"Avanti, Alexander...affronti demoni di ogni specie, vampiri con manie di grandezza e altre schifezze simili. Lei è solo una ragazza, puoi farcela!" Questo gli gridava il suo subconscio. Ed era vero! Anzi...verissimo! E probabilmente avrebbe preferito trovarsi a combattere contro dieci, cento, mille demoni invece di stare lì a dire cose che non pensava. O meglio, si era dispiaciuto per ciò che aveva detto a Nadja, ma basta. Finiva lì. Invece no. Una parte di lui sentiva di doverle dare una spiegazione plausibile per il suo comportamento. E la sola spiegazione stava nel raccontarle la verità.
Si fermò. Era davvero esausto. Non aveva nemmeno fame. Avrebbe voluto solo riposarsi come si deve e svegliarsi con la sua abituale calma e fame.
Sentì una mano delicata sfiorare la sua e alzò gli occhi.
Nadja lo stava guardando, le sue dita esili che si chiudevano sulla mano del principe arabo.
Lui la fissò a sua volta e lei lo tirò delicatamente verso il letto, fino a farlo sedere.
-Sta calmo, Alexander. Va tutto bene- sussurò lei.
-No, Nadja, non va tutto bene- ribattè lui. -La mia vita si è incasinata dal giorno in cui i miei genitori mi hanno praticamente costretto a sposarti.-
-Oh...- fu tutto ciò che la ragazza disse e Alex si affrettò a continuare.
-Non pensare male. Non a causa tua. Il fatto è che...che per sposare te ho dovuto lasciare la ragazza con cui ero fidanzato.-
-Tu avevi una fidanzata?- domandò lei, veramente sorpresa.
-Si. Ai miei non l'ho mai detto perché altrimenti mi avrebbero tormentato con domande e cose simili e la cosa non mi sarebbe mai andata a genio- spiegò lui.
-Ma, forse, se loro lo avessero saputo non ti avrebbero obbligato a sposarmi- ribattè Nadja, con convinzione.
-Ti sbagli. È chiaro che non conosci la mia famiglia abbastanza bene. Anche se lo avessero saputo, mi avrebbero comunque costretto a sposarti.-
-Oh, Alexander, mi dispiace. Devi stare malissimo- disse lei, tristemente.
-Già...ora lei mi odia e...- Il giovane principe sentì le lacrime pizzicarlo agli angoli degli occhi. -....ha tentanto di uccidermi...tre volte...-
-Per la Luce!- esclamò la giovane Dubcek. -Sei ferito? Hai bisogno di cure?-
Lui scosse la testa. -No...s-sto...b-bene...ma...- Non riuscì più a parlare. Ancora una volta le lacrime presero il sopravvento ed Alex si ritrovò a piangere.
Nadja capì il perché di quelle lacrime, anche se lui non lo aveva detto: era ancora innamorato di lei. Gli si fece più vicino e lo abbracciò.
Alex si abbandonò in quell'abbraccio, affondando la testa nell'incavo del collo, lasciando che le lacrime bruciassero sulle sue guance.
Ci volle un pò, ma alla fine le lacrime smisero di bagnargli il volto.
-Va meglio?- gli domandò lei.
Lui annuì. -Scusami. È stata davvero una giornataccia. Anzi...è un periodaccio...-
Lei abbozzò un piccolo sorriso, lo accarezzò sulla guancia destra e l'attrazione fu inevitabile.
Lentamente, i loro volti si avvicinarono, i loro cuori iniziarono a battere all'impazzata.
E si baciarono.
Le loro labbra si unirono, le loro lingue si cercarono, le loro mani scivolarono sul corpo della persona che avevano di fronte e la passione fece il resto.

The Hunter's Saga - Half an AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora