4 - Amici e nemici.

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Dopo aver spezzato il cuore di Cindy, Alex fece ritorno a casa. Nel tragitto ingresso-camera da letto personale, non incontrò nessuno e fu contento così.
Si chiuse in camera e si spogliò rimanendo solo con i suoi boxer neri e una t-shirt in tinta.
Si accese quella che era la sua terza sigaretta e si stese sul letto a fumare con un posacenere a forma di testa di lupo.
Il silenzio era totale ed era un'altra cosa che apprezzava, soprattutto quando era di pessimo umore o aveva bisogno di riflettere.
Esattamente come in quel momento. Doveva riflettere su come comportarsi con Nadja. Non gli risultò particolarmente difficile. Gli bastò considerare che i suoi genitori lo avevano letteralmente messo alle strette e, quindi, costretto a sposarla. E, sebbene fosse bella, non era il suo tipo quindi era deciso: non l'avrebbe mai amata.
In quel momento il suo cellulare emise un "dlin" ed egli lo prese dal comodino per vedere chi fosse. Era un messaggio da parte di Alyssa.
"Immagino che neanche tu ti sia ricordato del mio compleanno, comunque sta sera do una festa al Wonderland. Ti aspetto. BACI."
Alex spense la sigaretta e si batté una mano sulla fronte. Cavolo, aveva dimenticato veramente il compleanno di Alyssa. Sbuffò pensando che nonostante fosse un bravo cacciatore, era davvero una frana nel ricordare i compleanni delle persone. A malapena ricordava il suo. Rispose al messaggio con poche parole. "Va bene, ci sarò. Buon compleanno."
Inviò il messaggio e si alzò dal letto. Ora doveva andare a comprare un regalo alla sua amica. Perché di certo non si sarebbe presentato a mani vuote. Non era proprio nel suo stile.
Si vestì indossando gli stessi abiti di prima poi, prese le sue cose, lasciò la stanza.
Scendendo le scale, ebbe la fortuna/sfortuna di incontrare l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere: Nadja Dubcek.
-Ciao Alexander- salutò lei.
Ecco, solo per averlo chiamato con il suo nome intero, la detestava. Ma si trattenne dall'essere troppo sgarbato e si mascherò con il suo miglior sorriso.
-Ciao Nadja. Ti sei ripresa dal viaggio?- domandò con finto interesse.
Lei sorrise ed Alex rimase a fissarla. Cavolo, aveva davvero un bel sorriso.
"Si, ma ricordati che lei è la causa della tua rottura con Cindy" gli disse una vocina nella testa.
-Si, grazie. Aveva intenzione di uscire a fare due passi e stavo giusto cercando qualcuno che mi accompagnasse- rispose lei.
-Allora dovresti chiedere ad una delle mie sorelle. Sono certo che saranno felici di accompagnarti ovunque vorrai- rispose Alex.
-Veramente...- disse lei, mordendosi le labbra. -...tua madre mi ha detto di rivolgermi a te. Dice che sei un'ottima guida.-
Lui storse le labbra e penso che sua madre si era decisa sul serio a rovinargli la giornata se non addirittura il resto della sua vita. -Senti, non per essere sgarbato ma adesso avrei davvero molto da fare e non riuscirei a mostrarti la città come si deve. Chiedi alle mie sorelle. Sono certo che sapranno fare meglio di me. Ora scusa, ma devo proprio andare.- E senza aggiungere altro, Alex, riprese a scendere le scale.

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Raggiunse un negozio gestito da cacciatori e parcheggiò il suo BMW nero nel primo posto libero che trovò.
Scese ed imboccò nel negozio senza la più pallida idea di cosa regalare ad Alyssa. Quella ragazza aveva praticamente tutto e questo rendeva molto difficile farle un regalo originale.
-Oh, ma guarda chi si vede...il piccolo Alexander...- salutò il padrone. Era un uomo basso, con i capelli bianchi e il fisico decisamente fuori forma.
-Salve, signor Pennington, come vanno le cose?- ricambiò Alex.
-Dipende, ragazzo mio...se ti riferisci alla famiglia, bé...sappi che non é facile senza la persona amata a darti man forte...- rispose il vecchio.
E si, questo Alexander lo sapeva. Era brutto ritrovarsi, dopo tanti anni, senza la persona che hai amato e che ti ha sostenuto nei momenti difficili.
Alex sapeva che la signora Pennington era morta mentre andava in ospedale per iniziare il turno di notte. Era stata aggredita da alcuni demoni e, sebbene in gioventù fosse stata una formidabile cacciatrice, con il tempo si era arruginita. Ma si era comunque battuta, lo confermava l'autopsia eseguita sul cadavere. Aveva graffiato il suo avversario e lo aveva anche ferito con uno stiletto che, a sentire suo marito, era solita portarlo nella borsa sempre e comunque.
-...se invece parli dei miei affari, bé anche in questo caso la situazione é un pò barcollante- aggiunse il signor Pennington.
-Mmh...mi dispiace davvero, signor Pennington- disse Alex, mentre osservava delle rappresentazioni di cristallo.
-Lo so, ragazzo e ti ringrazio. Ma ti ho detto mille volte, se non di più, di non essere così formale. Puoi chiamarmi Walter- furono le parole dell'uomo.
Il giovane Malik sorrise, sapendo che era vero. La famiglia Pennington era sempre stata amica dei Malik fin dalla fondazione di entrambe.
-E dov'è Lucinda?- domandò Alexander, afferrando con delicatezza una statuetta di cristallo.
-Lucy è ad Oslo. Vive con suo marito Thomas.-
-Marito?- Alex rimase sorpreso da quella parola. Sapeva che Lucinda aveva viaggiato spesso per ampliare i suoi orizzonti e diventare una vera esperta su tutte le razze di demoni e creature del male esistenti. Ma sapeva anche che, ogni volta era tornata a Dublino, dal suo caro e vecchio papà. -Non sapevo si fosse sposata- disse.
-Oh, bè...è stata una cerimonia discreta che si è svolta lì ad Oslo. E l'ultima volta che l'ho sentita, una settimana fa, mi ha detto di essere in dolce attesa- raccontò il vecchio.
Il ragazzo sgranò gli occhi. -Oh...ma questa è una notizia fantastica. Diventerai nonno, Walter.-
L'altro fece un piccolo sorriso amaro. -Speriamo di arrivarci...-
Il ragazzo si accigliò. -Cosa vuoi dire, Walter?-
-Niente, ragazzo, niente...non preoccuparti...piuttosto dimmi...cerchi qualcosa in particolare?- furono le parole del vecchio.
Parlava con voce stanca, notò Alex, ed era diventato pallido. -Devo fare un regalo ad un'amica e penso che le prenderò questo- rispose mostrando la statua di cristallo. Raffigurava un angelo corazzato, con i capelli corti e le ali spalancate. In una mano teneva una grossa spada che puntava al suolo.
-Ottima scelta...la statua della bella Cassandra. Era un angelo molto potente, sai?- disse il vecchio.
-Immagino...non so perché ma sono stato attratto da questa statuetta.- Alex se la rigirava tra le mani osservandone tutti i dettagli. Sentiva il cuore battergli stranamente forte e non sapeva darsi una spiegazione.
-Davvero?- domandò, incuriosito, il signor Pennington. -È strano...- continuò, mentre Alexander si voltava a guardarlo. -...un altro ragazzo ha detto le tue stesse parole quando è venuto a comprare l'altra statuina di Cassandra. Anche lui ha detto che era per una ragazza. E poi ha comprato un altro regalo...un anello per una seconda ragazza. La sua vita sentimentale deve essere alquanto incasinata. Non vorrei davvero essere al suo posto.-
Alex fece spallucce, sebbene fosse rimasto incuriosito dal fatto che qualcuno aveva detto le sue stesse parole mentre acquista il suo stesso regalo per una ragazza. "Purché non sia per la stessa ragazza per cui lo sto comprando io" pensò.
Portò la statuina al bancone e l'uomo fece per prendere una scatola e della carta regalo, quando sgranó gli occhi e si massaggiò il cuore.
-Walter...non stai bene?- chiese Alex, notando il gesto.
-Oh, non è niente, piccolo Alexander. Solo qualche acciacco dell'età- rispose l'uomo con un finto sorriso di rassicurazione.
Ma il giovane cacciatore colse un velo di dolore negli occhi neri del vecchio negoziante e pregò che non avesse nulla di grave.
-Quanto ti devo?- Alex aveva tirato fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei suoi jeans, pronto a pagare il suo acquisto.
-Per te, piccolo Alexander, un prezzo di favore. Solo cinquanta euro- rispose l'altro, mentre metteva una bella coccarda sul pacco.
-Sei sempre troppo gentile, Walter.- Nel dire quelle parole, Alex posò una banconota da cento euro sul bancone e disse chiaramente di non volere il resto.
-Questa statuetta vale molto di più del prezzo che mi hai detto. Perciò non mi devi alcun resto- spiegò. Poi prese il regalo. -Mi raccomando, riguardati...nonno.-
Il signor Pennington rise apertamente. -Anche tu, piccolo Alexander. Sta attento. La vita del cacciatore è...-
-...piena di cicatrici e sacrifici. Si...purtroppo lo so. Ciao, Walter.- E con quelle parole, il giovane Malik, lasciò il negozio.

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Il "Wonderland" aveva preso vita.
Già da un paio d'ore, la musica si diffondeva ovunque e la gente si scatenava sulla pista.
Alcuni se ne stavano anche seduti sulle comode poltroncine a gustarsi cocktail e quant'altro.
Alex era seduto al bancone ed aveva già fatto fuori tre birre. -Dammene un'altra, Jill- disse spostando il boccale.
La ragazza che faceva la barista ed era la socia di Alyssa, lo guardò preoccupata. -Non hai già bevuto abbastanza? É la terza che finisci, Alex. Così ti rovini- gli disse.
-Hai pensato che magari è ciò che voglio?- rispose lui, con un'altra domanda. -Servimene un'altra, per favore.-
Jill non avrebbe mai permesso a nessuno di risponderle con quel tono brusco. Ma con Alex era diverso. In lui non vedeva il ragazzo forte che si sforza di essere, bensì un ragazzo che sembrava tormentato da qualcosa che lentamente lo consumava. Gli faceva pena e gli voleva un bene dell'anima. Per questo avrebbe voluto non servirgli quella quarta birra. Ma lo fece ugualmente.
Alex le rivolse un piccolo sorriso, gli occhi azzurri assottigliati e resi lucidi dal calore del pub e dall'acool in circolo nelle sue vene. -Grazie- le disse.
Sollevò, quindi, il boccale e ne prese un sorso quando qualcuno lo urtò da dietro.
Si strozzò con la birra e tossì poggiando il boccale sul bancone. -Ma che cazzo...sta più attento razza di idiota!- sbraitò.
E i suoi occhi incontrarono quelli verde nocciola di Hill Carter.
-Fantastico...a proposito di idioti...- disse il giovane Malik, in piedi.
Hill lo fissò, l'espressione contratta. -Cos' hai detto, scusa?-
-Che sei un'idiota, Carter. Per caso sei diventato anche sordo?- furono le parole di Alex.
-Io sarò anche un'idiota, Malik, ma almeno non sono uno schifoso arabo ubriacone come te- replicò Hill.
Quelle parole colpirono il cuore del ragazzo moro. Reggeva bene qualsiasi offesa, ma non quelle. Odiava profondamente quelle che andavano a toccargli la famiglia e le sue origini.
Hill gli aveva dato le spalle, in segno di superiorità e si stava allontanando.
Alex lo prese per una spalla e lo fece voltare. Quindi colpì con un pugno in pieno volto, mandandolo al tappeto.
Hill cadde urtando alcuni sgabelli vuoti e alcune persone.
-Alzati Carter...così posso finalmente romperti il muso come si deve- lo provocò Alex.
E il giovane Carter si alzò. -Hai sfidato la persona sbagliata, bastardo mezzosangue.-
Ed iniziarono a colpirsi con pugni e calci. Hill si difendeva bene e si rese conto che, sebbene il sul avversario fosse visibilmente ubriaco, si difendeva in maniera incredibile e cotrattacava con facilità.
Senza renderse conto, avevano attirato l'attenzione degli invitati e, soprattutto della padrona.
-Ehi, voi due!- gridò Alyssa. -Smettetela immediatamente! Guardie!-
Due grossi uomini, completamente vestiti di nero, arrivarono alle spalle dei due ragazzi e li separarono.
-Portateli sul retro- ordinò la giovane Gunnerson. Poi si voltò verso gli invitati. -Tutto risolto gente! Tornate a ballare! La festa continua!-
Ci fu un coro di "si", poi tutti ripresero a muoversi in pista mentre la musica tornava a farsi sentire.
Alyssa sospirò e si preparò a dare una strigliata ai suoi due amici.

The Hunter's Saga - Half an AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora