2. Non svegliare il cane che dorme

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Leah

Ava Leen è sicuramente una ragazza singolare.

La stessa che annaffiava le pianta di ciclamini con la tequila, adesso mi sta spiegando l'importanza di assumere droghe almeno una volta nella vita.

Diciamo che io non la penso esattamente così, però lei argomenta con la sua voce di qualche ottava superiore dato il quantitativo di alcol che le scorre nelle vene.

-Sennò cosa fai, muori senza sapere cosa significa vedere gli arcobaleni?-

-Credo?-

-Nemmeno un tiro d'erba?- propone di nuovo.

E' davvero incredula.

-Ava, direi di smetterla di incitare l'unica sana alla droga. E per dirlo io...- viene in mio soccorso Axel.

Si appoggia con il fianco al bancone dove Ava è seduta, di fronte a me.

-Era solo per dire, così è un po' come vivere a metà.- fa spallucce lei, abbracciando la pianta con un braccio.

Si, se l'è portata dietro dicendo che aveva bisogno di affetto.
Non ho capito se intendesse lei o la pianta, ma non ho fatto domande a riguardo.

-O con dei soldi in più, dato tutti quelli che spendiamo per questa roba.-

Axel prende la cosiddetta roba dalle mani di Ava, facendo un tiro.

Se mio padre avesse anche solo immaginato con che tipo di persone mi aveva fatta uscire inconsapevolmente, sarebbe morto.

Casey non è tornata.
L'ultima volta che avevo visto la sua chioma bionda risale a quanto Esther era uscita e lei l'ha seguita a ruota, lasciandomi qui con degli sconosciuti.

Axel e Ava sono carini, anche se il mio non fare un tiro dalla loro canna mi ha automaticamente esclusa dai loro argomenti.
Quando iniziano a parlare di persone che non conosco, non ho molta scelta che ascoltarli.

Non so bene come far parte del loro discorso.
Cosa dire o fare per non rimanere su questo sgabello su cui ho messo le radici in silenzio.
Non mi viene in mente niente.

Ringrazio comunque di non essere da sola, almeno.

Seppur loro abbiano una conversazione tutta loro, il fatto che mi siano fisicamente vicini fa sembrare ad occhio esterno che io non sia sola.

Che discorso patetico, Leah.
Davvero patetico.

Ci speravo.
Speravo davvero di fare una di quelle entrate trionfali, dove la nuova arrivata in città è il principale oggetto di interesse alla festa.
Il fatto che un tipo mi abbia quasi sbattuto la porta del frigo in faccia, avrebbe dovuto essere un sentore che la mia invisibilità esisteva ancora.

Così torno con lo sguardo sul punto dove l'ho posato almeno dieci volte di troppo nel corso della serata.

Non credo si sia accorto delle mie occhiate furtive.

Jaden Raikov se ne sta seduto sul divano ad isola in mezzo al salotto, una sigaretta che pende dalle labbra da cui aspira un tiro che fa uscire tutto d'un fiato verso l'alto.
Così facendo, con le labbra forma un cerchio di fumo, seguito da uno più piccolo che passa al suo interno.

Wow.

Mi incuriosisce.
Non sono solo i suoi notevoli giochi con il fumo a renderlo un magnete per i miei occhi, ma è lui.
Trasuda sicurezza da tutti i pori.

Il modo in cui parla, come tiene le gambe muscolose allargate sul divano sollevando di poco il bacino per mettersi più comodo, prendendo tutto lo spazio e schiacciando il povero Ozzy.

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