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Come si chiama quella sensazione che arriva dopo il dolore? Potrebbe essere indifferenza, sì, ma è più complessa di questo. È come se fossi stata spezzata in due e ora sei solo una versione vuota di te stessa, con un enorme vuoto nel petto che sembra non poter essere riempito. Respirare diventa difficile, ogni respiro è un'opera titanica, come se dovessi costantemente lottare contro un peso immenso che ti opprime. Forse è una sorta di anestesia emotiva, un meccanismo di difesa che il corpo e la mente attivano per proteggerti dal dolore eccessivo. È come se fossi diventata impermeabile alle emozioni, per paura di essere nuovamente ferita. Quindi sì, potrebbe essere chiamata indifferenza, ma è molto di più di questo. È una sensazione complessa, difficile da spiegare, che solo chi ha provato un dolore profondo può davvero capire. È una fase di guarigione, un tentativo disperato di ricostruire se stessi dopo essere stati distrutti dal dolore.

Il mio cuore sembra essersi fermato, come se avesse deciso di prendersi una pausa dalla sua incessante battaglia tra felicità e tormento. Non sento più nulla, né la gioia né la tristezza, né l'emozione né il vuoto. È come se un muro impenetrabile si fosse innalzato intorno a me, separandomi dal mondo esterno. I miei occhi sono opachi, privi di qualsiasi scintilla di vita. Non luccicano più né per il dolore né per la gioia, sono diventati finestre su un'anima spenta, osservando il mondo senza parteciparvi veramente. Tutto intorno a me sembra perso nell'oscurità, eppure non sento la necessità di lottare contro di essa.Il dolore mi ha trascinato fino in fondo, portandomi in un abisso senza fine. Tutto è buio e silenzioso, eppure c'è una strana bellezza nell'oscurità. Mi accorgo che i miei occhi si sono abituati al buio, che la mia schiena si è abituata al fondo. E anche se non ho più la forza di combattere, o forse semplicemente non ne ho più la volontà, so che posso trovare conforto in questo silenzio, in questo abbraccio dell'oscurità. Per la prima volta in tanto tempo, mi sento libera. Liberata dalle catene del dolore e della sofferenza, libera di abbracciare l'oscurità e di trovare la sua bellezza nascosta. Anche se tutto intorno a me sembra perduto, so che posso ancora trovare la pace e la serenità dentro di me, nell'abisso che ho imparato a chiamare casa.

«Non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ho detto, vero?» Mi domanda mio fratello Luke accanto a me.

«No e sinceramente nemmeno mi interessa, quindi per favore evita di cercare di creare una conversazione» ammetto mentre osservo le persone che sfrecciano oltre i finestrini della macchina, vedo un mondo in movimento frenetico, una corsa senza fine alla ricerca della felicità. Tutti sembrano correre, ciascuno insegue i propri sogni, le proprie ambizioni, le proprie illusioni di felicità. Ma io so che la felicità è una compagna capricciosa e fugace.È come una farfalla che si posa leggera sul tuo cuore per un istante, regalandoti una fugace sensazione di gioia e serenità, solo per spiccare il volo poco dopo, lasciandoti con il vuoto e il dolore. La felicità è una fuggitiva, una bastarda senza scrupoli che ti seduce con la promessa di giorni luminosi e sereni, solo per tradirti nel momento in cui cominci a credere di averla catturata.Guardo le persone affannate, con le loro facce tese e i loro passi affrettati, e mi chiedo se capiscano veramente la natura illusoria della felicità. Sono tutti intrappolati in questa frenetica ricerca, senza rendersi conto che la vera felicità non si trova nel correre costantemente, ma nel fermarsi un attimo e apprezzare ciò che già abbiamo e che ci può essere portato via come un soffio.

Dopo la morte di mia madre e lo sfratto da casa, mi sono trovata sola e disperata. Ero tentata di dormire sotto i ponti, di cercare riparo nelle strade buie della città, di vivere nell'ombra di una città che non mi apparteneva più. In realtà, ci ho anche provato. Ma quando un gruppo di ragazzi ha cercato di violentarmi, ho capito che avevo bisogno di aiuto. Così, nonostante il mio profondo risentimento nei confronti di mio fratello Luke e il fatto che non parlassimo da anni ormai, ho dovuto chiedere il suo aiuto. È stato difficile accettare la mia vulnerabilità, soprattutto di fronte a lui, ma non avevo altra scelta. Ho messo da parte il mio orgoglio e gli ho chiesto se potesse ospitarmi per pochi gironi. Mi ripeto che è solo per pochi giorni, il tempo di racimolare qualche soldo o di trovare un divano libero da una delle mie amiche. Giuro a me stessa che una volta risolta la mia situazione, Luke non mi vedrà più. Non voglio rimanere a lungo sotto il suo tetto, soprattutto considerando il nostro passato burrascoso. Ma per ora, devo accettare l'aiuto di Luke. E così, con il cuore pesante e una determinazione ferrea, ho accettato la mano tesa di mio fratello, sperando che potesse darmi un po' di riparo in mezzo alla tempesta che è diventata la mia vita.

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