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Una volta rientrate in casa, io e Bella ci siamo rinchiuse in bagno per lavarci e prepararci. Ho colto l'occasione per dirle che non sarei andata a lavoro con lei, ma che avrei avuto un incontro privato con Markus. Ma lei non ha preso per nulla bene la situazione. Inizialmente pensava che scherzassi, quando ha visto che ero seria il suo viso si è tinto di preoccupazione. Ha cercato di farmi cambiare idea, di convincermi a rimanere a casa, ma io ho cercato di tranquillizzarla, le ho promesso che non avrei assunto droghe e che sarebbe stata una serata tranquilla. Ma lei non ha voluto sentire ragione, urlava e mi pregava, ma ero irremovibile. Le ho chiesto di non dire nulla a Luke di Markus e da quel momento non mi ha più rivolto la parola.

So che Bella farebbe tutto per me, che si sacrificherebbe, che si metterebbe in pericolo pur di proteggermi. Ma è proprio perché anch'io farei lo stesso per lei che non posso dirle la verità. Sarebbe pronta a sostenermi, non posso coinvolgerla in questa situazione. So che se le dicessi la verità, lei sarebbe al mio fianco, ma ciò metterebbe Bella a rischio. Accetto la sua rabbia e il suo silenzio, ma non posso permettere che sia coinvolta con Markus. E non posso rinunciare alla serata di stasera, ora che sono così vicina alla verità. Anche se potrebbe essere solo una piccola parte della verità, mi sento più vicina a mia madre di quanto lo sia mai stata prima.

Sono esattamente le 18.00 e mi trovo davanti all'ingresso, nervosa ma determinata. Indosso il mio vestito nero brillantinato e gli stivali di pelle sopra il ginocchio. Fumo una sigaretta dopo l'altra, cercando di distrarmi. Non è tanto per il lavoro di stasera, perché so che posso farlo senza problemi, ma è l'incontro con Markus che mi rende così agitata. Desidero ardentemente sapere cosa ha da dirmi, rispondere alle mie domande senza fine. Quindi continuo a fumare, una sigaretta dopo l'altra, tirando tiro dopo tiro, lasciando cadere cenere dopo cenere e aspetto che Markus si faccia vivo.

Dopo l'ennesima sigaretta, alzo lo sguardo e vedo una berlina con i vetri oscurati che si ferma proprio davanti a me. L'autista scende dalla macchina e mi fa segno con un cenno della testa di avvicinarmi. I miei passi sono incerti, ma decido di seguirlo. L'autista apre la portiera posteriore con un gesto fluido e riservato, invitandomi ad entrare. Mi avvicino alla macchina, sentendo il battito del mio cuore rimbombare nelle orecchie. Sono pervasa da un mix di emozioni, dall'ansia all'emozione, mentre mi preparo ad affrontare la serata. Mi sento carica di adrenalina, ma allo stesso tempo tesa come una corda di violino, pronta per ciò che mi aspetta.

Con l'assenza di caos intorno a me, la mia mente ritorna al suo unico vizio, alla sua unica droga: ricordare. È come se quel passato doloroso, nonostante i miei sforzi per sopprimerlo, emerga sempre, implacabile. E così, ritornano i ricordi più violenti, come quella sera, quella maledetta sera di sette anni fa. Dopo un turno sfiancante al pub, tornai a casa. La casa, solitamente viva di rumori familiari, quella sera era silenziosa e buia, un presagio inquietante. Mia madre avrebbe dovuto essere già a casa, ma l'assenza del suo solito benvenuto mi allarmò immediatamente. Il silenzio assordante che avvolgeva l'ambiente amplificava le mie paure mentre mi avvicinavo all'ingresso. La tensione cresceva, quasi palpabile nell'aria ferma e statica. Non vi era un solo suono, neanche il più lieve fruscio degli alberi o il respiro del vento. Mi avvicinai alla porta d'ingresso, la mia mente era divisa tra la fuga e la necessità di affrontare la realtà. Optai per l'ultima. Lentamente aprì la porta e mi addentrai nel corridoio, il cuore battendo come un tamburo impazzito, mille pensieri tumultuanti nella mia mente. Mentre avanzavo verso il soggiorno, l'ansia mi stringeva la gola in una morsa di terrore. Poi, al varcare la soglia, il mio peggior incubo si materializzò davanti ai miei occhi: il corpo di mia madre giaceva immobile sul pavimento.

Il suono improvviso di un messaggio che arriva sul telefono interrompe il flusso dei pensieri, strappandomi brutalmente dal ricordo doloroso. Ma anche se vorrei evadere da quel ricordo, è già troppo tardi. Mi ritrovo di nuovo nella mia prigione emotiva, un pezzo di ghiaccio in balia delle onde tumultuose dei miei pensieri, distaccata dalla realtà, distante dalle persone intorno a me. Mentre afferro il telefono, la tensione sale nel mio petto, anticipando cosa potrebbe contenere quel messaggio. La vista del testo di Bella mi coglie di sorpresa, eppure in qualche modo era attesa. Le sue parole, cariche di preoccupazione e affetto, mi stringono il cuore.

|Piccola Stella.|⭐️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora