5- Preoccupazione

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La giornata passó come al solito, tra i lavori nelle terre, la pulizia del pollaio e una sistemata veloce in casa.
Mi sentivo strana, ancora confusa dall'avvenimento della scorsa notte e pensierosa sul racconto di Ines.

E se quello che mi aveva detto era vero?

E se la vecchia Gianna fosse davvero una strega?

Dopo un bagno caldo mi incamminai verso i lavatoi, portando con me una cesta piena di frittelle di mele calde, ciliegie, fragole e il frullato di more che avevo preparato prima di uscire.

Le mie amiche sarebbero state davvero tanto contente della bella sorpresa.

<Ooh Lucia finalmente. Stavamo pensando che non saresti venuta.>

Ines mi stava abbracciando così forte che quasi non rischiai di cadere a terra con il cestino.

Seduti sulla panchina in roccia levigata vicina ai lavatoi c'erano le sorelle Garzoni, Matilde, Matteo e Gianmarco.
Un incontro che non mi aspettavo sapendo che Ines voleva sapere cosa ci fosse tra noi e com'era andato l'incontro tra i nostri genitori.

Così, guardandola con la coda dell'occhio, lei mi rispose facendo spalline e raggiungendo gli altri accomodandosi tra le due sorelle.

<Ciao ragazzi, non credevo ci foste tutti. Ho portato delle frittelle e un po' di frutta.>

Non se lo fecero dire due volte.
Mangiarono con gusto i dolci per poi sgolarsi il frullato. Non lasciarono niente nè briciole e neanche i noccioli delle ciliegie.

<Sei sempre stata bravissima a cucinare. Se la prossima volta porti anche la torta di pesche ti sposo>

Scherzava Matteo.

<Grazie per il complimento, la prossima volta poerteró sicuramente qualcosa in più>

Continuammo a scherzare allegri, passando da pettegolezzi a prenderci in giro finché il tramonto cominciò a lasciare spazio alla notte e le lucciole iniziavano a danzare tra i cespugli.

<Ragazzi forse è il caso che andiamo tutti a casa prima che faccia buio e non vediamo dove mettiamo i piedi>

Sentenzió Gianmarco alzandosi e stiracchiando la schiena.

<Si è meglio. Comincio ad avere fame>

Intervenì Matilde.

Salutati tutti iniziai a incamminarmi per tornare a casa quando un urlo straziante taglió il silenzio serale, facendomi drizzare i peli sul collo e farmi sobbalzare dallo spavento.

Istintivamente mi voltai scattando in direzione della voce, incrociando gli altri che avevano sentito anche loro l'urlo.

Ci trovammo nel piazzale del paese, circondati da altri abitanti che coprivano qualcosa al centro.

Spingemmo come potemmo per farci largo e vedere cosa stessero guardando sgomenti.

Mi prese un infarto che mi obbligó a voltare lo sguardo e farmi indietro.

La testa mi girava e un forte senso di vomito incombeva nella mia gola.

Un corpo di una pecora era riverso a terra, ricoperto di mosche e sangue con le budella che le spuntavano dalla pancia squarciata.
La cosa più sconvolgente era la testa mozzata riposta al di sopra del corpo con la lingua inchiodata e due rose rosse infilzate nelle iridi, notando meglio lo scenario si potevano vedere vari simboli incomprensibili scritti col sangue sui ciottoli del pavimento.

Agghiacciante.

Nel vociare preoccupato dei presenti c'era qualcuno che urlava di cacciare la strega, qualcun'altro invece consigliava di chiamare il vescovo di Albenga, famoso per questi casi, altri invece invocavano il signore di avere clemenza.

Il padre di Gianmarco era in prima linea, come una furia.

<Dobbiamo bruciarla insieme alla sua casa e alle sue cose, così il maligno non potrà scappare.>

<No. Solo un uomo di fede può scacciarlo da questo posto. Se bruciamo la strega il male si attaccherà a qualcun'altro.>

Interveniva un anziano.

<Dobbiamo chiamare il prete e informarlo dell' avvenuto. Lui manderà una lettera al vescovo che saprà cosa fare. Nel frattempo stiamo tutti molto attenti e se qualcuno vede qualcosa di strano che lo faccia sapere>

Caló il silenzio, tutti erano d'accordo.
Nell'ora successiva si diramarono piccole regole che ogni paesano doveva rispettare per la propria sicurezza e quella dei vicini.

-Non uscire di casa dopo il tramonto.

-Non fare entrare gatti in casa.

-Se si vedeva l'anziana signora fare qualcosa di strano o muoversi in modo sospetto avvisare subito uno dei più anziani.

-Non parlare con lei.

-Stare attenti ai bambini.

E così via.

<Lucia forse è meglio che andiamo, ci vediamo domani a casa tua. Stai attenta mi raccomando, chiudi bene porte e finestre.>

Ines mi tirava per un braccio facendomi allontanare dalla raccapricciante scena per poi abbracciarmi e allontanarsi, dirigendosi a passo spedito verso casa.
Io feci lo stesso.

La cosa stava diventando troppo serie, dal viandante misterioso che era entrato in casa mia, alla signora Gianna che a quanto pare, pareva essere davvero una strega agli occhi di tutti.

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora