11- Amicizia?

24 3 0
                                    

I mesi passavano in fretta, portando con sé l'arrivo di una nuova stagione.
Il lavoro continuava ad andare bene, il mercato si tingeva di colori nuovi e le persone arrivavano sempre più coperte.

Di malanni e sventure neanche l'ombra, se pur la mia attenzione era sempre accesa.

Gianmarco dalla festa di fine estate era diventato sempre più presente, portandomi mazzolini di fiori selvatici e qualche dolce offerto dalla loro famiglia.

Tutto sembrava procedere come sarebbe dovuto essere, mia madre era contenta come non mai e mio padre faceva finta di esserlo nascondendo il fastidio dietro al lavoro estenuante.

Le mie amiche erano state messe al corrente di quello che era successo tra noi, ma con sincerità le avevo raccontato del mio poco entusiasmo ricevendo un po' di conforto.

<Oggi pomeriggio ti porto la legna a casa>

<Grazie. Lo faró presente a mio padre quando arriverà>

Le pettegole del paese ci vedevano già sposati con figli, lanciandomi ogni tanto qualche commento poco carino giusto per il gusto di infastidirmi, ma non volevo darci peso.

Arrivato papà lo misi al corrente di quello che mi aveva detto Gianmarco e con un grande sorriso mi abbracció affettuosamente.
Il nostro rapporto era sempre stato così, non servivano parole per capirci al volo.

Messa la legna nel magazzino e portata una grande e pesante cesta in casa, mamma e papà mi avvisarono che sarebbero partiti nuovamente per andare a trovare Ginevra che con lo studio stava procedendo meravigliosamente, invitandoli a raggiungerla per mostrarle il rifacimento artistico di una chiesa a cui stava lavorando.

<Gianmarco verrà tutti i giorni ad aiutarti con la legna e le faccende nell'orto.>

<Mamma sono abituata, non serve che venga, posso cavarmela da sola.>

Protestai.

<Non dire sciocchezze tesoro, dovresti iniziare a smussare i tuoi angoli e cominciare ad apprezzare quello che sta facendo per te quel povero ragazzo.>

Andai in camera senza aggiungere nient'altro se non salutandoli per la partenza dell'indomani mattina.

<Quando tornerete?>

<Staremo via per una quindicina di giorni tesoro, tu comportati bene e se avessi bisogno di qualsiasi cosa chiedi alla famiglia Foglia, siamo già d'accordo.>

Li abbracciai entrambi con forza prima di incamminarmi dando la buona notte.

Dopo una mezz'ora di lettura il freddo vento che entró dalla mia camera mi fece intendere che Dante si era presentato nuovamente.
Ormai il nostro appuntamento serale era diventato una routine.

<Stavo pensando che ti ci potrei vedere bene con quel ragazzo.>

Rideva, lasciandosi ricadere sul materasso al mio fianco.

<Ma smettila, lo sai cosa ne penso>

Li lanciai il cuscino ridendo a mia volta.

Il nostro rapporto si era trasformato in una insolita amicizia, fatto di incontri e racconti sulla sua vita e quella degli altri cacciatori, parlando delle creature che aveva cacciato e ucciso e di come, ancora oggi, sia possibile trovare dei cacciatori soli senza la guida della chiesa.

Mi aveva avvertita di starci lontana da loro, che erano predatori pericolosi e incontrollabili e che per distinguerli bastava guardarli negli occhi iniettati di sangue.

<Secondo te quando inizieranno a vendicarsi?>

<Non lo so. È strana anche per me la tranquillità per tutto questo tempo, avrei detto due mesi al massimo, ma ormai sono già trascorsi sei mesi.>

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora