22- Luna piena

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Continuavo a solcare il pavimento avanti e in dietro ripensando a quello che Dante mi aveva detto poche ore prima, fermandomi solo quando mi resi conto che la luna stava facendo capolino tra le nuvole.

Dovevo trovare il modo di difendermi da quello che mi avrebbe fatto se fosse davvero rientrato nella stanza.

Non mi davo pace, mordicchiandomi le pellicine delle unghie facendole sanguinare, finché ebbi l'idea di guardarmi in torno.

La stanza era spoglia, tranne per il letto, una spazzola e una sgualcita tenda posizionata sulla finestra, poi mi venne un'idea.

Mi arrampicai sullo stipite della finestra, afferrando il bastone usato come porta tende e facendolo scivolare verso il basso, strisciai sotto al letto in cerca dei chiodi che tengono ferme le assi, quando, trovate, feci leva con le unghie cercando di farne scivolare qualcuna al di fuori dei buchi.

Ce l'avevo fatta, erano quattro, mi sarebbero bastati.

Tornai in dietro, gattonando per rialzarmi quando un rumore alle mie spalle mi fece girare velocemente.

<Divertente>
Sussurró Dante appoggiato alla porta del bagno con le braccia conserte.

<Peccato che tu non abbia avuto abbastanza tempo per escogitare il tuo piano.>

Mi si avvicinó in poche falcate, spazzando via lo spazio che c'era tra noi.
Eravamo uno di fronte all'altro, respirandoci.

Mi passó una mano sulla spalla accarezzandola, prima di afferrarmi e farmi voltare verso il letto, mi spinse al di sopra, facendo sì che le mie mani aderissero al materasso.

<Così ti voglio..>
Mi sussurrava all'orecchio, sovrastandomi completamente.

<Anche l'ultima volta a casa tua sai..non sai cosa ti avrei voluto fare piccola.>

Il suo respiro era caldo e mi provocava brividi lungo tutto il mio corpo.

Posizionó una gamba tra le mie obbligandomi ad allargarle, quando, cercando di rialzarmi mi spinse ancora di più con il suo petto, obbligandomi a tenere la testa bassa.

Il mio cuore scalciava e la mia mente era annebbiata, volevo scappare ma non riuscivo a smettere di volere di più da lui.

Era sbagliato, mi sentivo sporca.

<Voglio sentirti urlare il mio nome Lucia>

Onizió ad accarezzarmi i fianchi con una mano, mentre con l'altra sfiorava le mie gambe insinuandosi al di sotto della gonna, risalendo fino all'inguine e tracciando piccoli cerchi.

Ansimavo, sentendo il calore del suo corpo espandersi e diventando bollente.

Mi passó l'indice tra le labbra non sorprendendosi di trovarle già bagnate, quando senza avvertirmi entró di prepotenza facendomi gemere di dolore, era la mia prima volta e stavo per perdere la verginità con l'uomo che avrei voluto fosse il primo, prima di scoprire il suo vero essere e malmenata dai suoi compagni.

Tremavo ma non sapevo se di piacere o paura, quando improvvisamente si fermò e mi obbligó a girarmi.

Smisi di respirare trovandomi di fronte al lupo in sembianze umane, i suoi lineamenti erano gli stessi, ma il suo sguardo famelico e i capelli corvini reindirizzavano il mio pensiero alla sua natura selvatica.

Era più grande, maestoso e orgoglioso, come un vero capo branco.

<La luna è salita in cielo>

Prese un grande respiro mentre alzava lo sguardo alla sua adorata luna.

<Stanotte siamo al massimo del nostro potere Lucia, saremo famelici, incontrollabili. La nostra natura non si può domare. Non ci sarà dolore o preghiera che ci possa fermare.>

Mi posó una mano sul collo, stringendolo delicatamente ma con sempre più pressione, mi spinse fino a sdraiarmi senza mai staccare gli occhi dai miei e mi legó i polsi alla testiera, saldi e abbastanza tirati da obbligarmi a stare ferma.

Inizió a spogliarmi slacciando la piccola cintura che indossavo, per poi far scivolare un coltello lungo il mio petto partendo dall'ombelico e fin sotto il mento.

Chiusi gli occhi aspettandomi il peggio, ma quello che fece mi lasció a bocca aperta.

Taglió con forza la stoffa che mi ricopriva, scoprendo i seni gonfi e la mia intimità, lasciandomi completamente nuda se non per le calze spesse fino al di sopra del ginocchio.

Lo vidi leccarsi le labbra inumidendole, per poi scagliarmisi addosso in un uragano di baci e piccoli morsi.

<Mi prenderò la tua verginità stanotte>

Mi sussurrava all'orecchio ma la sua voce arrivava a colpirmi direttamente nel petto e scendeva tra le mie cosce, facendo aumentare la mia eccitazione.

Ero sporca, malata, come potevo desiderare tutto questo?

Inizió a leccarmi l'intimità prima di lanciarcisi dentro con la lingua, bramoso di assaporare ogni punto che riusciva a toccare.

Io ansimavo e gemevo sotto i suoi movimenti, arrivando a cercare di chiudere le gambe ma senza riuscirci perché lui le attanagliava al materasso, obbligandomi ad allargarle ancora.

Inserì l'indice muovendosi lentamente dentro di me e poi il medio, continuando la sua corsa sul mio clitoride usando la lingua.

Ero quasi al culmine quando si scostó da me.

Un senso di insoddisfazione cresceva nel mio petto, tramutandosi quasi in rabbia.

Riaperti gli occhi e tornata lucida lo vidi spogliarsi completamente, restando davanti ai piedi del letto con il suo grande membro eretto in mano e una candela accesa nell'altra.

Tornato a sovrastarmi inizió a ghignare guardandomi in quello stato di lussuria in cui mi aveva catapultata.

Seguii i movimenti della candela con lo sguardo quando inizió a farmi colare piccole gocce di cera bollente, prima sul petto, procurandomi un lieve dolore, poi sui capezzoli dritti e turgidi, poi ancora inizió a scendere, concentrandosi sul mio pulsante clitoride.

Inizió a massaggiarlo nuovamente, muovendosi sicuro, tanto da farmi quasi raggiungere l'orgasmo una seconda volta, quando un dolore lancinante mi fece urlare.

La candela che teneva in mano colava tutta la cera sciolta sul mio inguine, bruciandomi.

<Si così piccola, voglio sentirti urlare.>

La sua voce assomigliava più ad un rantolo, quasi un ringhio.

Inizió a cospargermi il corpo di cera sciolta, andando a toccare i punti più delicati procurandomi dolore misto a piacere, finché non si consumó del tutto e si spense concedendomi un secondo di riposo.

Di nuovo si alzó dal letto, lasciandomi sola e infreddolita ma questa volta reagii, alzando il busto e schiacciando le ginocchia al petto.

<Dante cosa vuoi farmi ancora?>

Una leggera risata le uscì dalle labbra gonfie.

<Ho appena iniziato piccola. Voglio andarci piano e assaporare ogni tua parte!>

Questa volta prese un lembo del mio vestito disintegrato a terra e me lo fece passare dietro la nuca stringendo con forza il nodo.

Scalciavo e mi dimenavo ma questo non lo persuase dal fermarsi.

Mi trovai al buio, sentendo solo gli scricchiolii del materasso sotto il nostro peso.

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora