9- Festa di fine estate

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Era passato ormai un mese da quella triste vicenda e di Dante neanche l'ombra.

Pensai che se ne fosse andato mentendomi sulle spiegazioni che gli avevo chiesto, a lavoro finito non gli serviva più a niente restare in un paesino come questo.

Il periodo passó abbastanza tranquillo senza troppi intoppi, la mamma aveva invitato la famiglia di Gianmarco a casa nostra qualche volta e noi eravamo andati a casa loro per due cene, Ginevra stava bene, era contenta di come andava l'accademia e tutte le settimane ci mandava una lettera raccontandoci un po' del suo tempo, mentre noi continuavamo le nostre vite scandite dalla monotonia del periodo.

L'estate stava finendo accorciando le giornate e rinfrescando l'aria, dandoci modo di riposarci un po' prima dell'arrivo del freddo e della preparazione dell' orto invernale.

<Sei pronta?>

Ines urlava entusiasta sulla strada indirizzandosi verso la finestra della cucina.

<Arrivo!>

Risposi ridendo mentre abbracciavo mamma e papà che mi ricordavano di prestare attenzione al ritorno e che se avessi voluto mi sarei tranquillamente fermare a casa di Ines se fosse stato troppo tardi.

<Avanti siamo in ritardo, gli altri saranno già là ad aspettarci>

Mi prese un polso mentre iniziava a correre tra i carruggi del paese in direzione della festa di fine estate che si teneva nel campo di grano raccolto poco prima del cartello di benvenuto.

La musica era alta mentre la banda suonava melodie allegre e qualcuno già ballava, il profumo del cibo da festa saturava l'aria facendomi brontolare lo stomaco, mentre qualcuno era già alla seconda bottiglia di vino e scherzava ubriaco giocando a carte.

<Quindi cosa vogliamo fare?>

Matilde era entusiasta mentre faceva rimbalzare lo sguardo tra i banchetti del mangiare.

<Potremmo prendere qualcosa alle bancarelle e sederci da qualche parte tranquilli.>

Propose Matteo porgendo una mano ad una delle due sorelle.
Lui e Giulia si guardavano da lontano con interesse da quando eravamo tutti bambini, stuzzicandosi a vicenda.
Lei arrossendo si fece più vicina stringendogli le dita tra le sue, ormai era chiaro a tutti che la loro amicizia si stesse trasformando in altro, ancora prima che loro stessi se ne accorgessero.

Prese delle frittelle di mela ricoperte di zucchero, qualche fetta di crostata alle arance e da bere, eravamo alla ricerca di un posto abbastanza appartato per starcene tranquilli ma anche vicino per ascoltare la musica e ballare.

Tutto trasudava festa, l'aria era ancora tiepida e si stava davvero bene, l'allegria di quelle giornate presto si sarebbero trasformate in appuntamenti in casa a bere cioccolata calda e raccontarci storie sotto le coperte e tassativamente davanti al fuoco.

Gianmarco fu l'ultimo a raggiungerci, tenendo stretta una bottiglia di vino e dei bicchieri.

Ero sorpresa, non sapevo bevesse alcolici.

<Da quando bevi il vino?>

Chiese Ines interrogativa.

<Massi ragazzi, ormai siamo abbastanza grandi da concederci un bicchiere di vino a testa>

Sorrideva impacciato con le gote rosse, motivo per cui mi faceva pensare che quello non sarebbe stato proprio il suo primo bicchiere.

Si sdraió sul lenzuolo vicino a me, porgendomi un bicchiere.

<Grazie ma non amo il vino>

Risposi in fretta spostandomi leggermente per fermare il contatto tra le nostre gambe.

<Guarda che la nostra Lucia è una brava ragazza, lei preferisce la limonata>

Rise di gusto Ines prendendogli il bicchiere che ancora teneva in mano nella mia direzione, ci fu una risata collettiva, non mi dispiaceva quando ci prendevamo in giro, era sempre stato così.

La serata passó in fretta, tra risate e balli, Matteo e Giulia erano avvinghiato l'un l'altro da parecchio complice l'alcool che li disinibiva. Le altre anche loro ormai ubriache ballavano anche senza musica trascinandosi in movimenti goffi e sconnessi mentre io e Gianmarco rimanemmo seduti a guardarli ridendo.

La musica ormai era finita e le banche delle stavano chiudendo.

<Ti accompagno a casa è tardi>

<No tranquillo non serve, sono abituata a rientrare da sola>

<Potrebbero rapirti>

Risi della sua frase.

<E chi, un malvivente? Una strega?>

<Non te lo stavo chiedendo Lucia, ti accompagno>

Così dicendo Gianmarco si alzó dal lenzuolo sull'erba barcollando appena, io lo seguii stando attenta che non cadesse sui suoi stessi passi.

<Va bene campione, credo che sia il caso che sia io ad accompagnarti a casa>

Gli poggiai una mano sulla camicia leggera che indossava quella sera, stupendomi del fisico ben delineato che nascondeva al di sotto della morbida stoffa.

<Tranquilla lo reggo bene l'alcool, mentre ti accompagno a casa mi passa>

Aveva uno sguardo strano, mi guardava in modo diverso dal solito. I suoi bei occhi mi colpivano il viso, luccicando di una strana luce.

Salutati gli altri ci incamminammo verso casa, lentamente e in silenzio.
A vederlo sembrava assorto nei suoi pensieri, ad un passo da me ma così lontano, finché durante la strada arrestó il suo passo facendomi preoccupare e restando a guardare fisso verso il basso.

<Che succede Gian? Ti viene da vomitare?>

Gli chiesi avvicinando una mano al suo petto, che peró intercettó con la sua afferrandomi prepotentemente e facendomi sobbalzare.

<Smettila di trattarmi come un ragazzino, lo sai bene che non lo sono più>

La sua voce era calma ma lasciava intendere un velo di rabbia.

<Mi stai facendo male>

Lo intimai.

Si avvicinó bruscamente tagliando lo spazio che si era creato fra noi, era molto più alto di me e da quella visuale lo vedevo così grande in confronto al mio fisico minuto, ancora teneva stretta la mia mano mentre se l'appoggiava al petto, cingendomi con l'altro braccio i fianchi e puntando i suoi occhi ai miei.

Il cuore inizó a battermi forte, non sapevo cosa fare o cosa sarebbe successo.

<Smettiamola di fare finta di niente Lucia, i nostri genitori hanno deciso per il nostro futuro ma noi possiamo decidere come viverlo.>

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora