21- Promesse

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Nessuno si era più fatto vedere per giorni dopo la mia carcerazione in quella stanza, ero stata brava ad ascoltare le minacce di Dante, per darmi tempo di elaborare la situazione e il lutto di Ines, solo ogni tanto spuntava un cacciatore che mi lanciava sul pavimento un pezzo di pane raffermo e un bicchiere di acqua, senza fiatare, senza fermarsi a guardare se fossi ancora viva.

Le mie ferite si erano rimarginate in fretta, tantè che iniziai a cercare degli abiti, se mai ce ne fossero stati in quella stanza, interi e puliti.
Trovai in un cassetto una tunica in cotone a maniche lunghe, semplice e comoda, dei calzettoni in lana che arrivavano alle cosce e una cinta in cuoio sottile.

Mi bastava, ero contenta di potermi cambiare e indossarlo.

Pensai continuando a camminare in tondo a quanto successo, prima il scoprire il segreto di Ines, poi il rogo a cui, incredibilmente, entrambe riuscimmo a sopravvivere, alla mia carcerazione e l'incontro con Dante.

Mancava qualcosa in quella storia, qualcosa che io non comprendevi ma che volevo sapere a tutti i costi.

Pretendevo delle risposte.

La porta si aprì facendomi sobbalzare, quando gli occhi di Dante si soffermarono per un momento sul mio modesto abito, aguzzando un piccolo sorriso.

<Vedo che ti sei ripresa>

Si fermò, appoggiandosi al mobile vicino la porta e incrociando i bicipiti sul petto.

<Dimmi cos'è successo quando c'è stato il rogo Dante>

La mia voce era ferma e accusatoria, una scarica di adrenalina fece capolino lungo la mia schiena, drizzandomi i peli sul collo.

Si scostó dal mobile, avvicinandosi pericolosamente arricciando un labbro in un ghigno divertito e assottigliando gli occhi in sue piccole fessure brillanti.

<Da quando sei così coraggiosa?>

Era vero, non ero mai stata così in tutta la mia vita, io, così timida e accondiscendente con tutti.
Ma ora ero diversa, mi sentivo, diversa, orgogliosa con la schiena dritta e una forza nuova.

Si lasció scappare una flebile risata.

<Non te lo ricordi? Hai fatto un bel casino, per poco i miei compagni non ci lasciavano le penne grazie al tuo bel scherzetto>

<Cosa intendi?>

Mi stava girando in torno, come un predatore pronto a scagliarsi sulla sua preda, me ne ero accorta.

<Hai fatto quello che fanno le streghe, hai girato il fuoco contro di noi tutti, da cacciatori, bambini, vecchi..Grazie al cielo ha iniziato a piovere, altrimenti avresti fatto partire un incendio che avrebbe distrutto l'intero paese e ucciso i suoi abitanti.>

Mi mancava il fiato, era impossibile che fossi stata io, non ero una strega, ero solo una ragazza accusata per uno scherzo del destino.

Forse.

<Non sono stata io>

Inizió a ridere facendomi innervosire.

<Certo, come non sei stata tu a soggiogarmi vero? Ho parlato con i curatori del vescovo, l'imprinting tra un cacciatore e una strega è impossibile. Pertanto hanno confermato che si tratti di qualche maleficio.>

Fece scattare la lingua tra i denti, mentre non smetteva di camminarmi in torno accerchiandomi.

<Lo sai che giorno è oggi? Sai cosa succede questa notte?>

<No>

Ero immobile respirando appena, tesa come un coniglio intento a prepararsi alla corsa.

<Questa sera ci sarà la luna di sangue, per noi cacciatori è il momento dell'anno dove tiriamo fuori il nostro lupo interiore. Sei pronta?>

<A cosa?>

Iniziavo a tremare.

<Stasera il mio lupo giocherà con te fino a farti urlare e sperare di morire prima dell'alba.>

Terrore, di nuovo.

<Cosa vuoi farmi?>

Inghiottii la saliva forzatamente, ero nauseata e il cuore non smetteva di martellare nel petto, facendomi girare la testa.

La sua risata spezzó il silenzio facendomi trasalire, era di fronte a me, continuava a muoversi pericolosamente e non smetteva di fissarmi intensamente.

<Vedrai>

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora