14- Maledetta

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Arrivati nella piazza una grande folla ronzavante, non ci faceva vedere chi stesse urlando, quando facendoci largo tra i presenti ci si presentó una scena agghiacciante che mi portó a portarmi la mano davanti alla bocca e un grande senso di vuoto.

La famiglia di Matilde era riversa a terra tenendo il corpo della figlia tra le braccia, urlavano e si dimenavano disperati, nessun padre e nessuna madre dovrebbe sopravvivere ai figli.

Ines iniziò a piangere disperata, aggrappandosi alla camicia di Matteo che stava guardando l'amica senza vita con copiose lacrime agli occhi, io restavo immobile, straziata dal dolore della perdita, piangendo in silenzio, mentre l'unico a restare lucido era Gianmarco visibilmente provato.

Matilde era in un lago di sangue con una profonda ferita sul torace e grosse vene nere che le ricoprivano il corpo, occhi bianchi sbarrati e una rosa rossa, già vista, all'interno della bocca.

<Bastarde! Me l'avete uccisa!>

Urlava tormentato il padre mentre l'abbracciava.

<Bastarde che Dio vi maledica>

<Non puoi maledire chi è già sul ventre del Demonio.>

La gente si scostó dietro di noi, facendo passare l'uomo che aveva pronunciato quelle parole, un vescovo vestito di abiti cerimoniali in lussuose stoffe, seguito da altri due preti e un gruppo di persone in abiti più semplici incappucciate.

Tra loro riconobbi Dante, fermo nella sua possente posizione, orgoglioso e forte come solo lui sapeva essere.

Il vederlo in mezzo agli abitanti del paese mi fece fermare il respiro, gli altri uomini presenti erano tutti bene piazzati e vestiti con gli stessi abiti, erano per certo i cacciatori.

<Vescovo. Vescovo la prego.>

Singhiozzava il povero uomo.

<Dia la benedizione a mia figlia, la faccia salire in paradiso alla destra del padre.>

Il vescovo si avvicinó a loro chinandosi a studiare meglio la situazione in cui riversava Matilde, mimando un no con la testa e poi alzandosi per prendere parola.

Si giró verso tutti noi.

<Per questa anima non c'è più nulla da fare. Una strega l'ha maledetta seminando in lei il seme del demonio. C'è solo più una cosa da fare per aiutarla e liberarla dalle catene che l'ingannatore le ha messo, bruciarla.>

A queste parole la famiglia inizió a urlare straziata, chiedendo scusa alla ragazza per non averla protetta abbastanza e pregando il signore di aiutare la sua anima a ritrovare la via del bene, mentre noi, fermi a lato non potevamo fare altro che restare con lei fino alla fine, pregando.

Il rito ebbe inizio dopo quattro ore, il tempo di preparare la legna e prendere l'occorrente che il Vescovo aveva chiesto. Il corpo della ragazza riversava su una pila di rami di ulivo secco, con una benda di lino sugli occhi e un mazzo di fiori selvatici tra le mani.

<Accendete il fuoco>

Intimó uno dei preti mentre iniziavano i canti funebri e il Vescovo parlava a bassa voce mentre lanciava alla salma piccoli schizzi di acqua santa che sfrigolava a contatto con le fiamme.

Tutto sembró procedere tranquillamente quando il funzionario arrivó a pronunciare quelle parole.

<Io ti maledico strega. Che la tua anima non possa mai riposare in pace, che vaghi per le terre desolate dell'inferno soffrendo come stai facendo soffrire queste povere persone.>

No, non poteva averlo fatto davvero. Il mio cuore batteva all' impazzata.

Mi precipitai oltre le file dei presenti, correndo in direzione monte senza mai voltarmi, con le lacrime agli occhi e un urlo di dolore che si stava facendo spazio nella gola minacciando di uscire.

Arrivai oltre la piccola capanna che ci aveva ospitati la notte prima, corsi salendo sempre più in alto, arrivando alla cima. Lì, senza quasi più fiato mi lasciai cadere con le ginocchia al terreno, iniziando a tirare pugni nel fango e strappando l'erba, finché un urlo straziante mi uscì dalla bocca, liberandomi finalmente di tutto quel male che stavo provando.

<Va tutto bene piccola>

La mano di Dante mi si posó sulla spalla, avvicinandosi a me e tirandomi in un abbraccio che accettai, avvinghiandomi al suo torace e piangendo copiosamente.

<Non si poteva fare altro Lucia. Chi le ha fatto questo l'ha maledetta ad una sofferenza eterna, non avrebbe avuto pace comunque.>

Mi staccai da lui quando mi calmai, passandomi un lembo dello scialle ad asciugarmi il naso e le guance, mentre Dante mi accarezzava dolcemente le guance guardandomi negli occhi.

<Lei..lei no-n se l-lo merita-ava>
Singhiozzavo.

<Hai ragione non se lo meritava. Ma adesso dovete essere forti per lei, restare allerta e aiutarci a trovare la responsabile>

Il suo tono dolce mi sollevava, aveva ragione, non avremmo mai dovuto lasciarti sconfortati della sua perdita ma iniziare a cercare il responsabile, scovarlo e rendere giustizia per la mia amica.

STREGHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora