Mi passó una mano tra i capelli mentre mi tirava verso di sé facendo aderire le nostre intimità costringendomi nuovamente a gemere.
La sua presa era così forte da farmi quasi male mentre mi schiaffeggió violentemente una natica, facendomi girare e tirandomi su a quattro zampe mantenendole separate.
Lì, entró dentro di me sforzando le pareti della mia intimità che non erano pronte a contenerlo e facendomi urlare di dolore, mentre lui gemeva lussurioso.
Il dolore si trasformó presto in piacere, mentre lui si muoveva dentro di me con sempre più forza e impeto, andando a sbattere contro le mie natiche creando piccoli suoni.
Arrivó il mio primo agognato orgasmo come un treno in corsa, facendomi ricadere con il petto sulle lenzuola stremata tra mille spasmi.
Si fermó un momento guardando soddisfatto il suo lavoro, quando, senza farmi riprendere mi prese i capelli tirandomi su con forza.
<Non abbiamo finito piccola.>
Mi schiaffeggió ripetutamente le natiche facendole arrossire e lasciando i segni delle dita, quando uscendo dalla mia vagina inizió a strofinare la sua intimità dura contro le pareti del mio didietro.
Continuavo a gemere avendo spasmi di piacere incontrollabili, mentre una paura profonda restata nascosta fino ad allora, inizió a salirmi nella mente, accendendo i campanelli d'allarme della mia anima.
Presi coraggio, lottando contro me stessa e le sensazioni che mi stava regalando e con un filo di voce provai a convincerlo.
<Dante ti prego, lo sai chi sono, mi conosci come nessun altro.>
Una risata leggera si avvicinò al mio orecchio per poi sentire la sua lingua umida che mi percorreva fino al collo.
<So che sei una puttana che mi ha stregato>
Non riuscii a ribattere quando un dolore lancinante mi fece scivolare verso il basso facendomi mancare l'aria dai polmoni e pesanti lacrime minacciarono di uscire, non potevo vedere cosa avesse usato per colpirmi ma ero sicura che si trattasse di qualche cinghia o similari, perché la frustata ricevuta pulsava e bruciava come lava sulla pelle nuda della schiena.
A quella ne seguirono altre tre, una più dolorosa dell'altra che mi obbligavano ad urlare dal dolore.
Lui non se ne preoccupava, anzi, lo sentivo ghignare del mio male, orgoglioso del lavoro che stava svolgendo, quando senza preavviso e con davvero tanta forza mi riprese, affondando nella mia carne e sentendolo gemere dal piacere.
Quello che mi stava facendo era doloroso sia fisicamente che mentalmente, lo stupro a cui ero posta si stava trasformando nel momento peggiore della mia vita.
Continuó a muoversi sbattendo contro le mie pareti, con violenza, mentre sentivo il suo pene tirare, pronto ad esplodere da un momento all'altro.
L'orgasmo che si liberó da lui lo costrinse a urlare appena, mentre l'attimo dopo si lasció ricadere sulla mia schiena martoriata e sanguinante, mi schiacciava col suo corpo al materasso e mentre usciva da me, affannato e con la tachicardia, lo sentii mugolare, come se un piccolo ringhio gli uscì dalla bocca.
Ero inerme, stremata e dolorante mentre il ragazzo mi slegava e toglieva la stoffa dai miei occhi, ridandomi la vista.
<Cosa devo farne di te adesso?>
Restavo ferma in posizione fetale con gli occhi sgranati mentre con le lunghe dita mi sfiorava il corpo, disegnando le mie forme.
<Hai perso la lingua?>
Sussurrava, mentre si rivestiva.
Copiose lacrime iniziarono a rifarmi il viso, consapevole più che mai dell' avvenuto e di quello che Dante fosse in realtà, un cacciatore spietato e senza scrupoli, pronto a stuprare una ragazza solo perché accusata di stregoneria.
<Io..tu..non..>
I singhiozzi non mi permettevano di creare una frase che abbia avuto un senso e questo mi creava non poca rabbia.
Avrei dovuto lottare, avrei dovuto attaccarlo senza timore, sarei morta comunque ma almeno avrei fatto qualcosa di diverso dallo stare ferma a piangere e tremare spaventata.
Una risata li nacque tra le labbra morbide.
<Ti ho scopata così forte da farti perdere l'uso della parola? Anche la tua amica sai, quando ho avuto la fortuna di averci a che fare ha reagito esattamente come te>
Mi si fermó il cuore nel petto.
<Tu hai ucciso Ines?>
Il suo sguardo si fermó per un secondo sui miei mentre mi rispondeva serio come mai era stato.
<Si, l'ho fatto>
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STREGHE
ParanormalPotete cacciarci come bestie. Potete torturarci. Potete bruciarci. Ma non potrete mai estinguerci. Lucia, una ragazza semplice e dagli abiti comuni, lavorava per la famiglia portando avanti le terre in quel piccolo paesino ligure. Tra amicizia e...