Storia del San Grail - Libro XIIILA PARTENZA

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Come una damigella, entrata nella sala e presentatasi a reArtù alla vigilia della festa di Pentecoste, chiese che serLancillotto l'accompagnasse per conferire l'investitura aun cavaliere, e come questi andò con leiAlla vigilia della Pentecoste, dopo che tutta la compagnia dellaTavola Rotonda riunita a Camelot aveva ascoltato la messa e siera seduta a tavola per desinare, entrò nella sala una bellissimagentildonna che doveva avere cavalcato di gran carriera,perché il suo cavallo era coperto di sudore. Smontò, si presentòal re e lo salutò.« Che Dio vi benedica, damigella » le rispose Artù.« Per l‟amore di Dio, sire, ditemi dov‟è ser Lancillotto » ellalo pregò.« Eccolo laggiù. »« Ser Lancillotto » lo apostrofò allora la damigella, dopoesserglisi avvicinata « vi porto i saluti di re Pelles e vi pregodi accompagnarmi nella foresta vicina. »« Cosa volete da me? »« Lo saprete quando saremo arrivati. »« Va bene, vi seguirò volentieri » le concesse il cavaliere;poi ordinò a uno scudiero di sellargli il cavallo e di portarglisubito le armi.Allora la regina andò da lui e gli chiese;« Volete lasciare questa nobile festa? »« Signora, state certa che tornerà da voi domani in tempoper il desinare » intervenne la gentildonna.« Se pensassi che non sarà qui domattina non lo lascereicerto venire di buon grado » replicò Ginevra.496Lancillotto si mise immediatamente in cammino con ladamigella, che lo condusse a un monastero di monache situatoin una valle nel folto della foresta. Uno scudiero fu prontoad aprire le porte, ed essi entrarono e smontarono da cavallo,presto raggiunti da un bel gruppo di persone che diedero ilbenvenuto al cavaliere e lo accompagnarono nelle cameredella badessa, dove gli tolsero l‟armatura. Accorgendosi chein un letto dormivano due suoi cugini, ser Bors e ser Lionello,Lancillotto li svegliò, ed essi si mostrarono molto lieti divederlo.« Che avventura ti ha portato qui? » gli chiese poi ser Bors.« Pensavamo di incontrarti domani a Camelot. »« Sono venuto con una gentildonna, ma non so ancora perquale motivo » gli rispose ser Lancillotto.In quel mentre entravano dodici monache che accompagnavanoun fanciullo impareggiabilmente bello e ben conformato.« Signore » dissero piangendo le religiose a Lancillotto« ecco il ragazzo che abbiamo allevato e che ora vi preghiamodi fare cavaliere. Non potrebbe ricevere il nobile ordineda mani più degne. »Ser Lancillotto lo osservò attentamente e, vistolo graziosoe riservato come una colomba e dotato sotto ogni aspetto dibelle fattezze, pensò di non avere mai incontrato un ragazzopiù avvenente.« Ha espresso lui stesso questo desiderio? » chiese poi.Le monache e il fanciullo risposero insieme di sì.« Allora, in ossequio alla solenne festività, riceverà l‟altoonore domani mattina » dichiarò Lancillotto.Quella notte il cavaliere fu ospitato con ogni riguardo, e ilmattino seguente all‟ora prima esaudì il desiderio del giovaneconferendogli l‟investitura.« Dio ti ha fatto tanto bello da non essere secondo anessuno » gli disse poi. « Vuoi venire con me alla corte di reArtù? »« Per ora no » fu la risposta del fanciullo.497Come sul Seggio Periglioso apparve una scritta, e dellameravigliosa avventura della spada nella pietraSer Lancillotto lasciò il monastero in compagnia dei duecugini e arrivò a Camelot all‟ora nona, mentre il re, la reginae il loro seguito ascoltavano il servizio della Pentecoste nellacattedrale. Finite le funzioni, tutti accolsero con grande gioial‟arrivo di ser Lionello e di ser Bors; poi rientrarono nellasala, dove i baroni osservarono le scritte in lettere d‟oro suiseggi che circondavano la Tavola Rotonda. Ma, arrivati davantial Seggio Periglioso, ve ne trovarono una che recitava:QUATTROCENTOCINQUANTAQUATTRO ANNI ESATTIDOPO LA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTOQUESTO SEGGIO SARÀ OCCUPATO.« E un avvenimento straordinario e foriero di avventure!» esclamarono allora.« Nel nome di Dio » intervenne ser Lancillotto, che avevacalcolato i termini indicati dalla scritta « credo che il seggiosarà occupato proprio oggi, il giorno della Pentecoste delquattrocentocinquantaquattresimo anno! Se nessuno avessenulla in contrario » aggiunse « vorrei che la scritta fosse tenutanascosta finché giungerà colui che dovrà compiere l‟avventura.»Allore il re ordinò che le lettere sul Seggio Periglioso fosserovelate da un drappo di seta; poi invitò tutti ad affrettarsi adesinare.Proprio in quel mentre arrivava uno scudiero.« Sire, vi porto una notizia straordinaria » disse ad Artù.« Quale? »« Ho visto galleggiare sull‟acqua del fiume una grandepietra in cui è infitta una spada. »« Voglio vedere questa meraviglia » disse allora il re.Scese al fiume con tutti i cavalieri e vi scorse una grossapietra galleggiante che sembrava di marmo rosso: vi eraconficcata una spada preziosa e di pregiata fattura, sul cuipomo risplendevano delle gemme lavorate in lettere d‟orofino. I baroni lessero le scritte che dicevano:MAI UN UOMO MI ESTRARRÀ,SE NON COLUI AL CUI FIANCO DOVRÒ PENDERE,E CHE SARÀ IL MIGLIORE CAVALIERE DEL MONDO.498« Bel signore, la spada dovrebbe essere vostra » disse alloraArtù rivolto a ser Lancillotto. « Sono certo che quel cavalieresiete voi. »« Sire » rispose l‟altro gravemente « non è mia, e non osoporvi mano, perché non è al mio fianco che essa dovrà pendere.E poi, chi tentasse di prenderla senza riuscirvi, ne riceverebbeuna ferita lenta a guarire. Desidero però che sappiateche proprio oggi avranno inizio le avventure del Sangrail. »Come ser Galvano si provò ad estrarre la spada, e come unvecchio accompagnò Galahad« Allora, bel nipote, prova tu a estrarla per amor mio » disse ilre a Galvano.« Sire, con il vostro permesso non lo farò. »« Prova, invece, te lo ordino » ripetè il re.« Obbedirò al vostro comando, sire. »Così dicendo, Galvano afferrò l‟impugnatura, senza peròriuscire a rimuovere l‟arma.« Ti ringrazio » gli disse allora Artù.« Ser Galvano » intervenne Lancillotto « sappiate che questaspada vi ferirà tanto gravemente che vorreste non avercimai messo mano nemmeno per il più bel castello del regno. »« Non avrei comunque potuto oppormi all‟ordine e al voleredi mio zio » fu la replica di Galvano.Il re fu molto dispiaciuto per le parole di Lancillotto; ma poichiese a ser Percival di provare lui, per amor suo.« Lo farò con gioia, in nome dell‟amicizia che mi lega a serGalvano » rispose quello, afferrando la spada e tirando conforza, ma senza riuscire a smuoverla.« Ora potete sedere a desinare, sire » disse infine ser Kay,visto che dopo Percival nessuno osava più mettervi mano.« Siete stato testimone di un‟avventura straordinaria. »L‟intera corte entrò nel castello e ogni cavaliere prese postosul seggio contrassegnato con il proprio nome, lasciandovuoto solo il Seggio Periglioso. Dopo che i cavalieri più giovani,addetti al servizio, ebbero atteso ai propri doveri, accaddeun mirabile evento: le porte e le finestre si chiusero da sole,eppure, con grande stupore di tutti, la sala non ne fu interamenteoscurata. Re Artù fu il primo a ritrovare la parola.499« Per l‟amore di Dio » esclamò « bei signori e compagni,oggi abbiamo assistito a eccezionali accadimenti; eppurecredo che prima di notte ne vedremo di ancora più portentosi!»Intanto, senza che nessuno potesse capire da dove, eraentrato un bel vegliardo tutto vestito di bianco che conducevacon sé un giovane cavaliere a piedi, senza spada e senzascudo, ma con un‟armatura rossa cinta alla vita da un foderovuoto.« La pace sia con voi, bei signori » disse il vecchio; poi,rivolto ad Artù, soggiunse: « Sire, vi porto un giovane cavaliereche discende da sangue regale ed è parente di Giuseppedi Arimatea. Per mezzo suo saranno compiute le meravigliedi questa corte e del Paese Straniero».Come il vegliardo condusse Galahad a sedere sul SeggioPeriglioso, e dello stupore di tutti i cavalieriIl re, molto lieto per le parole del vecchio, gli rispose:« Siate il benvenuto insieme al cavaliere che è con voi,signore. »Allora il vegliardo fece disarmare il giovane che sopra auna cotta di zendado rosso aveva sulle spalle un mantellofoderato di ermellino, che pose sul corpo del vecchio.« Seguitemi, signore » gli disse poi il vegliardo, guidandoloverso il Seggio Periglioso vicino al quale era il posto diLancillotto. E quando fu tolto il drappo che lo copriva, apparveuna scritta che diceva:QUESTO SEGGIO APPARTIENE A GALAHAD, IL NOBILE PRINCIPE.« Vedete bene che è destinato a voi » disse allora il vecchioal giovane.Questi si sedette senza danni, poi gli rispose:« Ora potete andare, signore; avete eseguito gli ordini chevi erano stati impartiti. Raccomandatemi a mio nonno rePelles, e ditegli che andrò a trovarlo appena potrò. »Il vecchio uscì e, trovati fuori venti nobili scudieri, montò acavallo e si allontanò.Intanto tutti i cavalieri della Tavola Rotonda si chiedevanostupiti come mai Galahad, giovane com‟era, osasse sedere500sul Seggio Periglioso, deducendone che fosse per volontà diDio.« Deve essere colui che porterà a compimento l‟avventuradel Sangrail: chiunque altro vi avesse preso posto si sarebbetrovato a mal partito » si dissero.Mentre ser Lancillotto osservava compiaciuto il figlio,Bors diceva ai compagni:« Scommetto la testa che questo giovane cavaliere assurgeràai più alti onori! »Il gran parlare che si faceva a corte raggiunse gli orecchidella regina, che si domandò chi potesse mai essere il cavaliereche avesse osato sedere sul Seggio Periglioso. E quandoalcuni le riferirono che somigliava molto a Lancillotto,osservò:«Allora deve trattarsi di Galahad, che egli ha concepitonella figlia di re Pelles quando giacque con lei per incantesimo.Vorrei vederlo, perché credo che sia nobile quanto ilpadre. »Terminato il pasto, quando tutti si alzarono dalle tavole ilre si avvicinò a Galahad e gli disse:« Siate il benvenuto, signore. Sarete voi a spingere moltibuoni cavalieri alla ricerca del Sangrail e a portare a compimentociò che non sarebbe lecito ad alcun altro. »E presolo per mano, uscì dal palazzo per mostrargli lapietra meravigliosa.Come re Artù mostrò a Galahad la pietra galleggiante, ecome questi ne estrasse la spadaLa regina, che li aveva sentiti, scese anch‟ella al fiume colsuo seguito di dame per osservare la pietra che galleggiavasull'acqua.« Signore » stava intanto dicendo il re a Galahad « ecco lapiù straordinaria meraviglia che abbia mai visto. Già molticavalieri si sono provati a estrarre la spada senza riuscirvi.»« Non c‟è da stupirsene, sire » replicò il giovane. « L‟avventuranon è loro, ma mia, tanto che, certo come sono diconquistarla, sono venuto cingendo al fianco solo un foderovuoto. »501E stesa la mano sull‟arma, la estrasse facilmente e la infilònel fodero.« Ora è davvero al suo posto! » disse poi. « E mia la spadache un tempo appartenne al valoroso Balin il Selvaggio. »« Dio dovrebbe donarvi anche uno scudo! » osservò allora ilre. In quella tutti videro sopraggiungere lungo il fiume unadamigella a cavallo di un palafreno bianco. Dopo avere salutatoil re e la regina, la fanciulla chiese se vi fosse anche serLancillotto.« Eccomi, bella dama » rispose l‟interpellato.« Ah, ser Lancillotto » esclamò allora ella piangendo« quanto è scemata da questa mattina la vostra nobilefama! »« Perché dite così? »« E la verità; stamani eravate ancora il migliore cavalieredel mondo, mentre chi lo sostenesse adesso affermerebbe unamenzogna. Infatti proprio qui se ne trova uno migliore di voi,come ha dimostrato l‟avventura della spada che non aveteosato toccare. Questo evento muterà e offuscherà il vostromerito. Perciò vi esorto a non dimenticare che da adesso inpoi non dovrete più ritenervi il migliore. »« Quanto a questo, so bene di non esserlo mai stato »replicò Lancillotto.« E invece lo eravate, e lo siete ancora tra tutti i peccatoridel mondo. Sire » aggiunse poi la damigella rivolta ad Artù« l‟eremita Nacien vi manda a dire che assurgerete all‟onorepiù grande che fu mai concesso a un re di Britannia, poichéoggi il Sangrail apparirà nella vostra casa e nutrirà voi stessoe tutti i compagni della Tavola Rotonda. »Detto questo, se ne andò per la strada da cui era venuta.« Ora sono certo che voi della Tavola Rotonda partiretealla ricerca del Sangrail e che io non vi vedrò mai più tuttiinsieme » dichiarò allora Artù. « Voglio perciò che vi riuniateper giostrare e torneare nel prato sotto Camelot in modo che,dopo la vostra morte, si possa tramandare che in questogiorno erano qui raccolti tanti valorosi combattenti. »Così i cavalieri, di alto come di basso rango, si prepararonoe scesero sul prato, mentre su richiesta del re e della reginaGalahad indossava un elmo e un bel giaco e accettava diimpugnare una lancia per compiacere ser Galvano e altricavalieri; ma non volle assolutamente prendere uno scudo.502Poi la regina salì su una torre e sedette con le proprie dameper assistere al torneo, e Galahad cominciò a spezzare lancecon grande abilità lasciando stupiti gli astanti; in breve avevadisarcionato tutti i cavalieri della Tavola Rotonda eccettoser Lancillotto e ser Percival.Come la regina chiese di vedere Galahad, come poi tutti icavalieri furono saziati dal Sangrail, e come fecero votodi andarne in cercaFinito il torneo, il re esaudì il desiderio della regina ordinandoa Galahad di smontare e di slacciarsi l‟elmo, perché ella lopotesse vedere in viso.« Ora sono certa che è davvero figlio di Lancillotto: non homai visto due uomini assomigliarsi tanto! » esclamò Ginevradopo averlo osservato attentamente. « Non c‟è da stupirsi chequesto giovane sia così valoroso! »Rientrati tutti tra le mura di Camelot, il re e i baroni sirecarono ad ascoltare i vespri nella cattedrale e poi a cena,dove ciascuno dei cavalieri prese posto, come prima, sulproprio seggio. Ma ecco che, tra improvvisi scoppi e rombi dituono che fecero temere che il palazzo stesse crollando, nellasala penetrò un raggio di sole sette volte più vivido di quantosi fosse mai visto e tutti furono investiti dalla grazia delloSpirito Santo. Guardandosi intorno, i cavalieri osservaronoche gli altri sembravano circonfusi di bellezza, ma non poteronopronunciare una sola parola. Poi, apparve il SantoGraal velato di sciamito bianco, così che nessuto potè vederloo capire chi lo recasse, e la sala si riempì di profumimentre davanti ai commensali comparivano i cibi e le bevandeche prediligevano. Dopo aver attraversato l‟intero ambiente,il sacro vaso scomparve d‟un tratto, e solo allora ipresenti ritrovarono la voce e il re rese grazie a Dio per labenevolenza che aveva mostrato loro.« Oggi ci sono stati serviti i cibi e le bevande chepreferiamo » dichiarò poi ser Galvano « ma non abbiamopotuto vedere il Santo Graal, che si è presentato coperto daun velo prezioso. Faccio quindi voto che a partire da domanimattina mi impegnerò nella ricerca del sacro vaso e rimarròlontano dalla corte per un anno e un giorno, o di più se503occorrerà, finché non l‟avrò visto con maggiore chiarezza. Sepoi ciò non mi sarà possibile, mi ripresenterò qui accettandola volontà di Dio. »Allora i cavalieri della Tavola Rotonda si alzarono e pronunciaronoil medesimo giuramento, con grande rammaricodel re che capì che non avrebbe potuto impedire loro di fareciò a cui si erano votati.« Ahimè » disse infatti a ser Galvano « il tuo giuramento mipriva dei più leali cavalieri che si siano mai visti riuniti in unsolo regno! Non torneranno più tutti insieme perché moltimoriranno nel corso della ricerca. Io li amo quanto la miastessa vita, e lo scioglimento di questa compagnia mi provocaun tremendo dolore, poiché la loro presenza alla mia corteera ormai un costume consolidato. »Del dolore del re e delle dame per la partenza dei cavalieri,e di come questi si separarono« Galvano, Galvano » aggiunse il re con gli occhi colmi dilacrime « mi hai gettato nel più profondo cordoglio. »« Fatevi cuore, sire » intervenne ser Lancillotto « poichésiamo tutti certi della morte, perdere così la vità sarà piùonorevole che in ogni altro modo. »« Ah, Lancillotto » gli rispose Artù « il mio rammarico èdovuto al grande affetto che ho sempre nutrito per voi. »Nessuna lingua potrebbe raccontare il turbamento cheprovocò a corte la notizia della partenza; le dame e le gentildonneche avevano ricevuto dai loro cavalieri onore e amoreinsieme, ne erano desolate, e più di ogni altra ne soffriva laregina Ginevra.Tra le dame innamorate molte avrebbero voluto accompagnaregli amanti, e lo avrebbero fatto se non fosse sopraggiuntoun vecchio cavaliere vestito di abiti religiosi chedichiarò davanti a tutti:« Bei signori che avete giurato di partire alla ricerca delSangrail, l‟eremita Nacien vi manda a dire che nel nobileservizio che intraprendete non vi è lecito portare con voidame o gentildonne. Vi avverto anche che colui che non èmondo da peccato non potrà mai penetrare i misteri di NostroSignore Gesù Cristo. »504Così i cavalieri furono costretti a partire senza le loro dame.Il mattino dopo re Artù, che non aveva chiuso occhio per ildispiacere, si alzò prima dell‟alba e si recò da ser Galvano e daser Lancillotto che si erano levati per ascoltare la messa.« Galvano, mi hai tradito » ripetè il sovrano con le lacrimeagli occhi « la mia corte non sarà mai più adorna della tuapresenza, e per quanto tu possa essere spiacente, il tuo dolorenon sarà mai pari al mio. Ah, cavaliere Lancillotto » aggiunsepoi « vi prego di dirmi se esiste un modo per impedire chequesta ricerca venga intrapresa. »« Sire, voi stesso avete sentito ieri i vostri cavalieri fare votodi non abbandonarla per alcun motivo » fu la risposta delcavaliere.Poi la regina e il re entrarono nella cattedrale e Lancillotto eGalvano, dato ordine ai loro uomini di portare le armature, leindossarono, salvo l'elmo e lo scudo, e andarono a raggiungerei compagni che trovarono armati e pronti a recarsi a loro voltaad assistere alle funzioni. Terminato il servizio, il re vollesapere quanti cavalieri sarebbero partiti e li pregò di contarsi;seppe così che erano centocinquanta, tutti della Tavola Rotonda.Infine i cavalieri si misero l'elmo e si posero in camminotra pianti e lamenti, raccomandandosi alla regina, cheintanto era andata a chiudersi nelle proprie camere perchénessuno potesse scorgere la sua profonda pena. Ser Lancillottone aveva però notato l‟assenza; perciò andò a raggiungerla.« Lancillotto, mi tradisci e mi uccidi, e abbandoni il miosignore! » ella gli gridò quando lo vide.« Vi prego, signora, non vi affliggete. Tornerò appena potròfarlo senza disonore. »« Possa davvero rivederti! Che colui che ha sopportato dimorire sulla Croce per il bene dell‟umanità sia guida e salvezzaper te e per tutti i tuoi compagni! »Poi Lancillotto la lasciò e andò a raggiungere gli altri, che lostavano aspettando. Montati a cavallo, percorsero le strade diCamelot fra i lamenti dell‟intera città, mentre il re si voltavadall‟altra parte e piangeva tanto forte da non poter parlare.Trascorsa la notte a Vagon, una città fortificata appartenentea un vecchio e nobile barone dello stesso nome che aprì lorole porte e li accolse come meglio potè, la mattina seguentedecisero concordi di separarsi e ciascuno prese tristementeper la propria strada.505I MIRACOLICome Galahad si procurò uno scudo, e cosa accadde achi credette di poterlo prenderePer quattro giorni Galahad cavalcò senza avventure finché, alvespro del quinto, raggiunse una bianca abbazia dove fu ricevutocon reverenza. Quando fu disarmato nella camera che gliera stata assegnata, incontrò ser Bagdemagus e ser Ivano chefurono molto lieti di vederlo e con cui andò a desinare.« Quale ventura vi ha condotti qui, signori? » chiese loroGalahad.« Ci è stato detto che vi si trova uno scudo che nessuno puòappendere al collo senza rimanere ferito, storpiato o uccisonel giro di tre giorni » gli risposero i due cavalieri.E ser Bagdemagus aggiunse:« Io voglio provarmici domattina. Se non riuscirò a compierequest‟avventura, dovreste tentare voi, e sono sicuro chenon fallirete. »« Sono perfettamente d‟accordo, tanto più che non hoscudo » replicò il giovane.La mattina dopo, sentita la messa, Bagdemagus chiese aimonaci dove fosse lo scudo avventuroso e fu accompagnatodietro un altare dove vide appeso uno scudo bianco come laneve con una croce rossa nel centro.« Lo può usare solo il cavaliere più insigne del mondo » glispiegò un religioso. « Quindi vi consiglio di essere prudente. »« So bene di non essere il migliore, ma voglio tentare lostesso » replicò Bagdemagus, portando lo scudo fuori dalconvento.Poi pregò Galahad di aspettarlo per sapere come sarebbeandata l‟avventura e si incamminò con uno scudiero cheavrebbe avuto il compito di tornare a riferire. Dopo duemiglia, sbucò in un‟amena vallata e davanti a un eremo videun cavaliere in armatura e corredo bianchi che si dirigevaverso di lui con la lancia in resta galoppando a briglia sciolta.Bagdemagus abbassò l‟asta, ma la spezzò contro l‟avversario,che invece lo colpì con violenza perforandogli le magliedel giaco, trafiggendogli la spalla destra non protettadallo scudo e sbalzandolo di sella. Poi il cavaliere biancosmontò, prese lo scudo al ferito e gli disse:506« La grande follia che hai commessa ti costerà cara. Soloun cavaliere senza pari può portare questo scudo. Recalo aGalahad e salutalo da parte mia » ordinò poi allo scudiero.Ma l‟uomo andò prima a chiedere al suo signore se eraferito gravemente, e poiché Bagdemagus gli rispose che, adire il vero, non gli sarebbe stato facile sfuggire alla morte,prese il cavallo, vi collocò sopra il ferito e lo trasportò all‟abbazia.Qui Bagdemagus fu deposto con delicatezza, disarmato,portato a letto e medicato. Come dice il libro, rimase infermoa lungo e si salvò a stento.Come Galahad partì con lo scudo, e come re Evelakeavesse ricevuto lo stesso scudo da Giuseppe di ArimateaPiù tardi lo scudiero andò a dire a Galahad:« Signore, il cavaliere che ha ferito re Bagdemagus vi mandai suoi saluti e vi ordina di portare questo scudo che vi faràincontrare molte nobili avventure. »Allora il giovane chiese l‟armatura, montò a cavallo, siappese lo scudo bianco al collo e, raccomandati tutti a Dio, simise in cammino. Arrivato all‟eremo, incontrò il cavalierebianco che lo stava aspettando e lo salutò con cortesia.« È vero che con questo scudo accadono eventi meravigliosi?» gli chiese Galahad.« Signore » gli spiegò il cavaliere « trentadue anni dopo lapassione di Gesù Cristo, Giuseppe di Arimatea, il cortesecavaliere che aveva deposto Nostro Signore dalla Santa Croce,partì da Gerusalemme in compagnia di numerosi parentie, con molta pena, arrivò a Sarras. Allora governava la cittàre Evelake, sempre in guerra con i Saraceni, e in particolarecon Tolleme il Falso, un potente sovrano che era suo cugino econfinante. Alla vigilia di una battaglia, Giuseppe, figlio diGiuseppe di Arimatea, si presentò al re per dirgli che sarebbestato sconfitto e ucciso se non avesse abbandonato l‟anticalegge per prestare fede alla nuova, e, seduta stante, lo istruìsulla giusta credenza nella Santa Trinità, che il re accolse ditutto cuore.« In quell‟occasione questo scudo venne preparato perEvelake nel nome di Colui che era morto sulla Croce, ed507egli trionfò su Tolleme. Infatti il sovrano lasciò lo scudo velatofinché si trovò nell‟estremo pericolo; poi tolse il drappo che lonascondeva e i nemici furono sconfitti dalla vista dell‟immaginedel Crocefisso.« Poi accadde che Giuseppe chiamasse un uomo del re cheaveva perso una mano e la teneva con l‟altra; gli ordinò ditoccare con devozione la croce dipinta sullo scudo e quellol‟aveva appena sfiorata con la mano mozza, che si trovòperfettamene risanato. Ma poco dopo la croce tracciata sulloscudo scomparve improvvisamente senza che nessuno capissecome fosse accaduto; allore il re ricevette il battesimo e con luiquasi tutti gli abitanti di Sarras.« Non passò molto che Giuseppe decise di partire ed Evelakelo volle accompagnare. Giunti, per caso, in questo paeseche allora era chiamato Grande Bretagna, un pagano traditoreimprigionò Giuseppe. Ma la notizia arrivò a un degno uomodi nome Mondrames, che, conoscendo la fama del prigioniero,riunì le proprie genti, invase il paese e spossessò il paganotraditore, liberando Giuseppe. Dopo di che tutti gli abitantidella Grande Bretagna si convertirono alla fede cristiana. »Come Giuseppe tracciò col sangue una croce sullo scudobianco, e come un monaco condusse Galahad davanti auna tomba« Non molto tempo dopo, Giuseppe giaceva sul suo letto dimorte » continuò il cavaliere bianco.« "Ti amavo al punto di abbandonare il mio paese per te" »gli disse piangendo re Evelake. "Ora che devi lasciare me equesto mondo, ti prego di darmi un tuo ricordo."« "Portami lo scudo che ti detti quando combattevi controre Tolleme" gli ordinò Giuseppe.« Poi cominciò a sanguinare dal naso e con il suo sanguetracciò una croce sullo scudo dicendo:« "Questo sarà il ricordo dell‟amore che ho avuto per te.Ogni volta che lo guarderai penserai a me, perché il sangueresterà per sempre fresco come adesso. Ma sappi che chiunquelo appenderà al collo avrà da pentirsene, finché esso passerànelle mani dell'ultimo del mio lignaggio, il buon cavaliereGalahad, che compirà imprese straordinarie."508« "Dove dovrò custodirlo affinché un giorno lo riceva queldegno cavaliere?" gli chiese re Evelake.« "Lo lascerai nel luogo in cui sarà sepolto l‟eremita Nacien,e dove il buon cavaliere giungerà dieci giorni dopo averricevuto l‟ordine della cavalleria."« Quel giorno è oggi, e Galahad ha avuto il suo scudo »terminò il cavaliere bianco, e poi scomparve.Lo scudiero, che aveva sentito tutto, si affrettò a smontaredal suo ronzino e, inginocchiatosi ai piedi di Galahad, glichiese di portarlo con sé fino al giorno in cui avesse deciso difarlo cavaliere.« Con la grazia di Dio » aggiunse « in me l‟ordine dellacavalleria sarà ben riposto. »Ser Galahad glielo promise, poi tornò all‟abbazia dove fuaccolto con gioia. Era appena smontato da cavallo, che unmonaco lo pregò di accompagnarlo nel camposanto, dove viera una tomba da cui proveniva un frastuono che facevaperdere le forze e il senno a chiunque lo udiva.Dei prodigi che ser Galahad vide e udì nella tomba, ecome fece cavaliere Melias« Crediamo che sia opera del demonio » disse il religioso.« Fatemi strada » gli rispose il cavaliere.Giunto davanti alla tomba, Galahad, armato ma a caposcoperto, sollevò la lastra che la copriva e subito sentì ungrande rumore e una voce lamentosa, ma tanto forte daessere udita distintamente.« Ser Galahad » diceva « servo di Cristo, non ti avvicinare,altrimenti mi farai tornare nel luogo in cui mi trovo datroppo tempo. »Ma il cavaliere, per nulla intimorito, continuò ad alzare lalastra. Allora dalla tomba scaturì un fumo ripugnante seguitoda una repellente figura umana.Galahad si segnò certo ormai di trovarsi davanti a undemonio, e la voce riprese:« Galahad, vedo intorno a te degli angeli. Ormai il miopotere non potrà più nuocerti.»E nella tomba apparve un cadavere armato e con la spadaal fianco.509« Rimuoviamolo, fratello » disse allora il giovane al monaco« questo falso cristiano non è degno di riposare in terraconsacrata. »Tornati nell‟abbazia, dopo che Galahad si fu tolto l‟armatura,il religioso andò a sedergli vicino e gli disse:« Ora ti spiegherò il significato di ciò che hai visto. Il cadavereracchiuso nel sacello simboleggiava tutte le afflizioni delmondo e i gravi peccati che Nostro Signore vi trovò e per iquali prese carne e sangue da una Vergine immacolata. »Per quella notte Galahad riposò nell‟abbazia e al mattinofece cavaliere lo scudiero e gli chiese come si chiamasse e daquale lignaggio discendesse.« Il mio nome è Melias di Lile, signore, e sono figlio del redi Danimarca. »« Allora, bada che in te sia ben riposta la cavalleria di cuidovresti essere specchio. »« E vero, signore. Ma » aggiunse Melias « poiché mi avetearmato cavaliere, dovrete soddisfare la prima richiesta chevi rivolgerò, e che, vi assicuro, sarà ragionevole. Dovretepermettermi di cavalcare con voi alla ricerca del Sangrailfinché un‟avventura non ci separi. »« Te lo concedo » gli rispose il giovane.Ser Melias ricevette quindi l‟armatura, la lancia e il cavallo,poi si misero in cammino e cavalcarono per un‟interasettimana senza incontrare avventure; ma un lunedì mattinain cui avevano appena lasciato un monastero si trovaronodavanti a un crocevia da cui si dipartivano due strade. Lascritta sulla croce diceva:CAVALIERI ERRANTI CHE ANDATE IN CERCA DI AVVENTURE,QUI VI SONO DUE STRADE: LA PRIMA VI È VIETATA PERCHÉ POTRÀUSCIRNE SOLO UN DEGNO CAVALIERE DI RETTA VITA; E SEPRENDERETE IL CAMMINO DI SINISTRA, SARETE ASSALITIE NON VI SARÀ FACILE FARVI ONORE.« Signore » disse allora Melias a Galahad « permettetemidi prendere la strada di sinistra perché possa mettere allaprova la mia forza. »« Sarebbe meglio che la percorressi io, perché penso che neuscirei più facilmente di te » replicò il giovane.« Vi prego, signore, lasciate a me quest‟avventura! »« Allora prendila, nel nome di Dio! » accondiscese alla fineGalahad.510Dell'avventura di Melias, come Galahad lo vendicò, ecome Melias fu trasportato in un'abbaziaPer due giorni e più Melias cavalcò per un‟antica foresta,finché sbucò in un bel prato su cui sorgeva un graziosopadiglione fatto di tronchi d‟albero, dentro cui vide un seggiocon sopra una preziosa corona d‟oro finemente lavorata,mentre sul pavimento erano stesi dei drappi coperti di cibisquisiti. Ser Melias trovò straordinaria l‟avventura, ma nonaveva fame e si incapricciò della corona: così si chinò, laraccolse e se la portò via.« Quella corona non è tua: mettila giù e difenditi! » si sentìgridare poco dopo da un cavaliere che lo aveva seguito.« Bel Signore del cielo, soccorri e porta in salvo il Tuonovello cavaliere! » esclamò allora il giovane segnandosi.Lanciati i cavalli al galoppo, i due si scontrarono, e losconosciuto trapassò il giaco di ser Melias ferendolo al fiancosinistro e facendolo precipitare al suolo mezzo morto; poiprese la corona e se ne andò per la sua strada, mentre ilnovello cavaliere rimaneva in terra incapace di muoversi.Era ancora in pericolo di morte, quando il caso volle chesopraggiungesse ser Galahad.« Ah, Melias, chi ti ha colpito? » gli chiese. « Sarebbe statomeglio davvero se avessi preso l‟altra strada. »« Non mi lasciate morire qui » lo implorò il ferito.« Trasportatemi nell‟abbazia più vicina perché possa confessarmie ricevere i sacramenti! »« Certo » gli promise Galahad. « Ma dimmi dove è andato iltuo avversario. »Non aveva finito di parlare, che dal folto si levò un grido:« Guardati da me, cavaliere! »«Badate, signore, è lui! » esclamò ser Melias.Ma Galahad aveva già risposto:« Fatevi avanti e affrontate il pericolo, signor cavaliere! »Quindi si volsero l‟uno contro l‟altro; si gettarono al galoppoe Galahad colpì lo sconosciuto trapassandogli una spalla egettandolo giù dal cavallo, ma la lancia gli si spezzò; poiprima ancora che avesse fatto in tempo a voltarsi, dal fogliameuscì un altro cavaliere che spezzò la propria arma su dilui. Allora Galahad estrasse la spada e gli mozzò il bracciosinistro. Il cavaliere si diede allora alla fuga e Galahad lo in511seguì per un breve tratto, poi tornò da ser Melias, smontò eissò il ferito sul cavallo con grande delicatezza, perché iltroncone della lancia gli era rimasto infisso nel corpo. Rimontatodietro di lui, lo trasportò all‟abbazia reggendolo perle braccia; qui giunto lo disarmò e lo depose in una camera.Ser Melias, allora, ricevette la comunione.« Venga ora la morte quando vuole! » esclamò strappandosiil troncone della lancia dal fianco e perdendo i sensi.In quel mentre entrava un vecchio monaco che in gioventùera stato cavaliere; esaminata la ferita, sentenziò che conl‟aiuto di Dio lo avrebbe guarito in sette settimane.Galahad, lieto della notizia, si tolse l‟armatura e dichiaròche si sarebbe trattenuto lì anche lui.Come Galahad partì e come gli fu ordinato di andare amettere fine all'empio costume del Castello delle PulzelleTre giorni più tardi Galahad ebbe la conferma che ser Meliasera in via di guarigione.« Io adesso partirò » disse al vecchio religioso. « Al pari dimolti altri cavalieri ero impegnato con Melias alla ricercadel Sangrail. »« Mi stupisco che tu abbia osato ricevere un bene preziosocome il nobile ordine della cavalleria senza prima esserticonfessato e comunicato » disse il monaco a Melias. « E infattii tuoi peccati sono la causa della tua gravissima ferita.Devi sapere che la strada di destra al crocevia rappresenta lavia maestra di Nostro Signore Gesù Cristo, il cammino di chivive in santità. L'altra, invece, è la via dei peccatori e deimiscredenti. E quando il diavolo ha visto la tracotanza e lapresunzione con cui hai intrapreso la ricerca che può esserecompiuta solo da un uomo virtuoso, ha fatto in modo che tufossi sconfitto. La scritta sulla croce stava a significare leimprese celesti e le gesta cavalleresche nelle opere di Dio,non già in quelle mondane. Quindi il tuo orgoglio, fonte diogni peccato mortale, ti terrà da ora in poi separato daGalahad. Inoltre, quando ti impadronisti della corona d‟orocommettesti due peccati, di bramosia e di furto, che non sonocerto imprese da cavaliere. Perciò i due guerrieri con i qualisi batté Galahad rappresentavano proprio quei peccati mor512tali che tu avevi appena commesso e che invece non potevanoresistere a lui, che è mondo di ogni colpa. »Quando Galahad si accinse a partire, augurò buona salutea ser Melias, poi prese il cavallo ed errò a lungo secondocome lo conduceva la ventura.Una volta gli accadde di lasciare un luogo che si chiamavaAbblasoure senza avere ascoltata devotamente la messa comeera suo costume. Giunse quindi su una montagna dove,imbattutosi in un‟antica cappella abbandonata e deserta, siinginocchiò all‟altare per implorare Dio che gli desse unbuon consiglio. E mentre pregava, una voce gli disse:« Ora, avventuroso cavaliere, va' a mettere fino all‟empiocostume del Castello delle Pulzelle. »Come ser Galahad si batté con i cavalieri del castello e vidistrusse il malvagio costumeGalahad ringraziò Dio per averlo esaudito, poi montò a cavallo.Non aveva ancora percorso mezzo miglio, che si trovòin una valle, davanti a una roccaforte circondata da profondifossati vicino a cui scorreva il bel fiume Severn. Qui si imbattèin un uomo molto vecchio cui, dopo lo scambio deisaluti, chiese come si chiamasse il luogo.« È il Castello delle Pulzelle, bel signore. »« Allora è questa la rocca maledetta insieme a coloro che laabitano, che alberga solo crudeltà e malvagità, e da cui èbandita la misericordia! » esclamò Galahad.« Vi consiglio di tornare indietro » gli disse però il vegliardo.« State certo che non lo farò » replicò Galahad, e intanto siaccertava che l‟armatura fosse a posto e si poneva lo scudodavanti al corpo.In quel momento veniva raggiunto da uno scudiero, che glidisse:« Signore, vi porto la sfida dei cavalieri del castello. Viordinano di non andare oltre prima di aver detto loro perchésiete qui. »« Per distruggervi le ignobili usanze » gli rispose il giovane.« Se persisterete su questa decisione avrete il vostrodaffare » lo minacciò lo scudiero.513« Va', adesso » fu la replica di Galahad « e sbrigati a riferirele mie intenzioni. »Lo scudiero era appena rientrato, che dal castello uscivanosette cavalieri, gridando a Galahad di stare in guardia.« Ma come, volete battervi con me tutti insieme? » domandòloro Galahad.« Puoi contarci. »Allora il giovane abbassò la lancia e gettò a terra il primo,che per poco non si spaccò il collo; gli altri sei fecero volarein pezzi le lance sul suo scudo, ma poi Galahad snudò laspada e li attaccò con veemenza costringendoli ad abbandonareil campo. Entrato nel borgo, trovò le strade affollate dauna turba innumerevole che gli gridava che era il benvenutoe che era atteso da tempo. Poi gli si avvicinò una gentildonnache gli disse:« Per ora quei sette cavalieri sono fuggiti, ma stanottetorneranno a riprendere il loro malvagio costume. »« Cosa potrei fare? » le chiese il giovane.« Convocate tutti i cavalieri le cui terre dipendono da questocastello e fateli giurare di seguire gli antichi costumi delluogo » gli rispose la dama porgendogli un corno d‟avoriopreziosamente bordato in oro. « Suonatelo e lo sentirannoper due miglia all'intorno. »Galahad soffiò nel corno, e poi si mise ad aspettare sedutosu un giaciglio. Allora gli si presentò un prete che gli disse:« Sono trascorsi sette anni da quando quei sette fratellivennero ad abitare con il duca Lianour, signore di questocastello e dell‟intero paese, che aveva una figlia bellissima.Essi si misero d‟accordo di fingere di litigare tra loro e quandoil duca, che era un uomo buono, tentò di separarli, louccisero insieme al figlio maggiore; quindi misero le manisulla figlia e sul tesoro qui custodito, e piegarono al lorocrudele volere i cavalieri del paese costringendoli a offrireservigi e tributi e derubando e spossessando la povera gente.Ma un giorno, la figlia del duca fece una profezia:« "Voi mi avete oltraggiato e uccisi il padre e il fratello, evi siete impossessati delle nostre terre" disse. "Ma nondurerà per sempre, perché arriverà un cavaliere che viannienterà."« "Allora, qualunque dama o cavaliere che passerà di quisarà costretto a restarvi, pena la vita, fino al giorno in cui si514presenterà colui che ci costringerà ad abbandonare il castello"replicarono quelli.« Da allora questo luogo prese il nome di Castello dellePulzelle perché molte fanciulle vi hanno perso la vita. »« Si trova ancora qui la dama a causa della quale è avvenutotutto questo? » gli domandò Galahad.« No, signore, è morta tre notti dopo avere subito violenza;da allora essi tengono in loro potere la sorella minore, chesottopongono a terribili tormenti come molte altre dame. »Frattanto erano arrivati i cavalieri della contrada, e serGalahad li esortò a rendere omaggio di fedeltà alla figlia delduca e a farsi coraggio per affrontare i sette fratelli.Come ser Galvano, alla ricerca di Galahad, arrivò all'abbaziae si confessò a un monacoOra la storia dice che ser Galvano, lasciata Camelot, errò alungo finché, arrivato all‟abbazia in cui Galahad aveva ricevutolo scudo bianco, seppe dove questi si era diretto. Cosìgiunse nel monastero dove languiva infermo Melias che gliraccontò gli straordinari eventi occorsi a Galahad.« Mi spiace davvero di non avere preso la sua stessastrada » osservò ser Galvano. « Se riuscissi a incontrarlo loaccompagnerei volentieri per condividere le sue meraviglioseavventure. »« Ma, signore, Galahad non vorrebbe la vostra compagnia» gli fece notare il monaco.« Perché? »« Perché voi siete un malvagio peccatore, ed egli è un santo.»Stavano così parlando quando, con grande gioia di tutti,sopraggiunse ser Gareth. Il mattino dopo, ascoltata la messa,Galvano e Gareth si misero in cammino e si imbatterono inser Ivano il Bastardo, che riferì come, dacché aveva lasciatoCamelot, non avesse incontrato nemmeno un‟avventura.« Neppure noi » gli rispose ser Galvano.Allora i tre cavalieri decisero di condurre insieme la ricerca,a meno che la sorte non li separasse. Ripresa quindi lastrada, arrivarono vicino al Castello delle Pulzelle e furonoavvistati dai sette fratelli che si erano ripromessi di uccidere515tutti i cavalieri di re Artù che fosse stato loro possibile.Così si slanciarono subito all‟attacco. Ma ser Galvano riuscìa metterne a morte uno, e ser Ivano e ser Gareth un altroper ciascuno; poi, uccisi insieme i rimanenti, imboccarono ilcammino sotto il castello e si separarono. Ser Galvano arrivòa un eremo dove trovò il sant‟uomo intento a cantare i vespridi Nostra Signora; alla sua richiesta di asilo, l‟eremita glirispose che l‟avrebbe ospitato di buon cuore, e gli domandòchi fosse.« Sono ser Galvano, un cavaliere di re Artù in cerca delSangrail. »« Allora, vorrei sapere come stanno le cose tra te e Dio. »« Se vi fa piacere, sarò lieto di narrarvi la mia vita » fu larisposta di Galvano, che gli raccontò anche come un monacolo avesse chiamato malvagio.« Ne aveva pieno diritto! » esclamò l‟eremita. « Allorchéfosti armato cavaliere avresti dovuto votarti alla virtù e allacavalleria, invece hai fatto l‟opposto e hai vissuto una vitamalvagia a differenza di ser Galahad, che si è mantenutovergine e mondo da ogni peccato, e che perciò può portare atermine le imprese che intraprende. Tu e i tuoi compagniavete vissuto l‟esistenza più mendace che abbia mai sentito,e infatti avete ucciso i sette fratelli che ser Galahad avevavinto da solo il giorno prima ma non aveva messo a morte,perché un uomo virtuoso non uccide alla leggera.« Ti posso dire anche che il Castello delle Pulzelle sta asignificare le anime buone in vincoli prima dell‟incarnazionedi Gesù Cristo, e i sette fratelli i peccati capitali che allorainfestavano la terra. Il buon cavaliere Galahad si può paragonareal Figlio del Sommo Padre, che discese in una Vergine eriscattò le anime dalla schiavitù: allo stesso modo Galahadha liberato le damigelle dal castello del dolore. Ora devi farepenitenza dei tuoi peccati. »« Quale? »« Dovrai accettare quella che ti imporrò. »« No » replicò Galvano « i cavalieri di ventura come mesoffrono pene e tormenti a sufficienza. »Allora il sant‟uomo assentì e rimase in silenzio. Al mattino,poi, Galvano lo raccomandò a Dio e si rimise in cammino.Lasciamo ora la storia di ser Galvano e dei suoi compagni,e torniamo a parlare di ser Galahad.516Come ser Galahad si scontrò con ser Lancillotto e serPercival, li abbatté entrambi e poi si allontanòAl mattino, quando seppe che Galvano, Gareth e Ivano avevanoucciso i sette fratelli, Galahad prese il cavallo e l‟armaturae, lasciato il Castello delle Pulzelle, proseguì sino a unavasta foresta in cui incontrò ser Lancillotto e ser Percival. Ilpadre non lo riconobbe; perciò abbassò la lancia e glielaspezzò contro, ma Galahad lo sbalzò di sella e lo abbattéinsieme al cavallo, poi trasse la spada e si volse verso serPercival, cui spaccò l'elmo fino alla cuffia di acciaio. SerPercival cadde dal cavallo, e non fu ucciso solo perché laspada aveva deviato.Lo scontro si era svolto davanti a un eremo in cui dimoravauna reclusa che augurò a Galahad l‟aiuto di Dio, quandovide che si accingeva ad andare via. Poi aggiunse in modo dafarsi sentire dagli altri:« Se avessero saputo chi sei, non si sarebbero battuti.»Allora Galahad temette di essere riconosciuto; perciò siallontanò spronando forte, mentre Percival e Lancillotto recuperavanolesti le cavalcature e si gettavano a inseguirlo.Lo avevano però perso di vista e tornavano indietro rattristati,quando ser Percival propose al compagno di chiedernenotizie alla reclusa.« Fate come volete » gli rispose ser Lancillotto, prendendouna diversa direzione alla ventura in una foresta selvaggia.Non seguiva alcun sentiero, allorché giunse davanti a unacroce di pietra che separava due vie che si inoltravano inquella terra desolata; credette di vedervi accanto anche unblocco di marmo, ma poiché era tanto buio da non riuscire adistinguerlo bene, si guardò intorno, scorse una vecchia cappellae, sperando di trovarvi gente, legò il cavallo e appese loscudo a un albero, poi si accostò alla porta sbrecciata. All‟internovi era un altare coperto da un drappo di seta preziosa eimmacolata, su cui era appoggiato uno splendido candelabrod‟argento lucido che reggeva sei grandi candele. Attirato dallaluce sfavillante, Lancillotto cercò di entrare nella cappella,ma deluso di non riuscire a trovare un varco, tornò accanto alcavallo, gli tolse la sella e le briglie e lasciò pascolare; poi sislacciò l‟elmo e la spada e si distese a dormire ai piedi dellacroce, con la testa appoggiata sullo scudo.517Come ser Lancillotto vide nel dormiveglia che un malatoveniva trasportato vicino alla croce su una lettiga e poiera guarito dal SangrailSer Lancillotto non si addormentò profondamente; era dunquenel dormiveglia quando vide arrivare due bei palafrenibianchi che trasportavano una lettiga su cui era disteso uncavaliere malato. Giunti davanti alla croce, i cavalli si fermaronoe ser Lancillotto, ancora mezzo addormentato, sentì ilmalato che si lamentava dicendo:« Dolce Signore, quando avrà termine il mio tormento?Quando mi guarirà il santo vaso? Soffro da molto per unpiccolo peccato! »Ed ecco che il candelabro con le sei candele apparve vicinoalla croce senza che nessuno lo sorreggesse e dietro di esso viera una tavola d‟argento con sopra il Sangrail.Intanto il malato si era alzato a sedere, aveva levate lemani al cielo e si era messo a pregare:« Bello e dolce Signore che sei in questo sacro vaso, volgi sudi me i Tuoi occhi e guariscimi dal mio male! »Quindi si trascinò sulle mani e sui piedi fino a toccare ebaciare il Sangrail; e subito fu risanato.« Ti ringrazio, Signore Iddio, di avermi ridato la salute! »esclamò allora.Il sacro vaso si soffermò ancora per un lungo momentovicino alla pietra, poi rientrò nella cappella insieme al candelabro;ma Lancillotto non potè vedere dove era andatoperché, gravato com‟era di peccati, non aveva il diritto dialzarsi in Sua presenza. Intanto il miracolato si era risollevatoe aveva baciato la croce, poi era stato raggiunto da unoscudiero che gli aveva portato l'armatura chiedendogli comefosse guarito.« E stato il sacro vaso, e ne ringrazio Dio. Ma mi domandocome mai quel cavaliere non abbia avuto il potere di svegliarsiall arrivo del Sangrail.»« Deve essere in peccato mortale » osservò lo scudiero.« Comunque, signore, vi ho portato la vostra armatura, mamancano l‟elmo e la spada. Potreste prendere i suoi. »E così quello si impossessò dell‟elmo, della spada e anchedel cavallo di Lancillotto, che era migliore del suo, e poi siallontanò.518Come una voce parlò a ser Lancillotto, e come questi,accortosi che gli erano stati portati via cavallo ed elmo, sene andò a piedi e si confessò a un eremitaSer Lancillotto si era appena svegliato e messo a sederechiedendosi se quanto aveva visto fosse sogno o realtà, quandoudì una voce che gli diceva:« Lancillotto, più duro che pietra, più amaro che legno, piùnudo e spoglio che la foglia del fico, allontanati da questosacro luogo! »Amareggiato, il cavaliere si alzò piangendo e maledicendoil giorno in cui era nato, convinto di essere stato disonoratoper sempre. Ma quando si avvicinò alla croce e scoprì che glierano stati sottratti elmo, spada e cavallo, i suoi lamenti silevarono più alti ed egli pensò di essere il più miserevoledegli uomini e il più infelice dei cavalieri."Il mio peccato e la mia malvagità mi hanno sprofondatonel disonore" si disse. "Finché ho perseguito avventure mondaneper soddisfare desideri terreni, le ho sempre compiute inmodo impareggiabile e senza mai subire sconfitte nelle giustecome nelle inique contese. Ma ora che ho intrapreso avventurecelesti, capisco che il mio antico peccato mi ostacola e misvergogna al punto che quando mi è apparso il sacro sanguenon ho avuto la forza di muovermi e di parlare!"Continuò a lamentarsi in tal modo fino a giorno, quando ilcanto degli uccelli gli dette un poco di conforto. Ma poi,ricordando la scomparsa del cavallo e del corredo, e convintodi essere incorso nella collera divina, si allontanò dalla crocee si inoltrò nella foresta.Era da poco spuntata l'alba quando arrivò ai piedi diun‟altura su cui era stato costruito un eramo. L‟eremita sistava recando a celebrare la messa; allora ser Lancillotto siinginocchiò implorando la misericordia di Nostro Signoreper la propria abiezione e poi, quando il servizio fu terminato,pregò il sant‟uomo di avere la grazia di ascoltare la storiadella sua vita.« Lo farò volentieri. Ma dimmi, sei forse della corte di reArtù e compagno della Tavola Rotonda? »« Sì, infatti, il mio nome è Lancillotto del Lago. Godevo diuna buona fama, ma ora la mia fortuna è cambiata e io sonoil più infelice degli uomini. »519L‟eremita lo osservò attentamente e si stupì della profondaafflizione che vide in lui.« Tu dovresti essere grato a Dio più di ogni altro » glidisse quindi. « Egli ti ha concesso di conquistare il maggiornumero di onori terreni che mai abbia avuto un cavaliere,ma poiché hai commesso un peccato di presunzione osandopresentarti alla Sua presenza, là dove erano la Sua carne eil Suo sangue, carico di peccati mortali, non hai potuto vederlocon i tuoi occhi. Egli infatti non si mostra ai peccatoricome te. »« E vero! » esclamò Lancillotto piangendo accoratamente.« Allora non mi nascondere le tue colpe, nemmeno le piùantiche » lo esortò l‟eremita.« Mi ripugna di rivelare il mio peccato, perché sono benquattordici anni che ne custodisco il segreto » ammise ilcavaliere. « Ma adesso riconosco la mia vergogna e la miasventura! »Poi gli raccontò la propria vita e soprattutto il profondo eduraturo amore che nutriva per una regina.« Tutte le mie gesta d‟armi le ho compiute per amor suo »continuò « e per lei mi sono battuto, a torto o a ragione. Nonho mai fatto nulla solo per amore di Dio, ma sempre ancheper conquistarmi onore e farmi amare di più, e ne sonostato poco o nulla grato al Signore. Vi prego, ditemi oracosa devo fare. »« Solo se mi darai assicurazione che ti adoprerai per nonincontrarti mai più con lei.»Ser Lancillotto lo promise sulla salvezza della propriaanima.« Allora fa‟ in modo che il tuo cuore e la tua bocca sianoconcordi e io ti garantisco che il tuo onore si accresceràancora. »« Santo padre, sono rimasto stupito dalle straordinarieparole che quella voce mi ha detto » gli disse Lancillotto.« Non devi affatto meravigliartene, è anzi un indizio cheDio ti ama. Tutti possono capire che le pietre sono più omeno dure, e puoi comprenderlo anche tu, Lancillotto, chenon intendi recedere dal tuo peccato nonostante la graziache Dio ha profuso su di te. Perciò sei più duro della pietra enon vuoi farti intenerire né dall‟acqua né dal fuoco, che è520come dire che il valore dello Spirito Santo non ti può penetrare.« Bada, però, tu sei il cavaliere per il quale Nostro Signoreha mostrato la maggiore benevolenza facendoti bello e pienodi decoro, saggio, capace di discemere il bene dal male,prode e valoroso, e concedendoti con grande larghezza diessere sempre il migliore tra tutti gli uomini. Ma ora Eglinon ti vuole più così come sei, e pretende che ti riaccosti aLui per volere o per forza. Perciò la voce ti ha chiamato piùamaro che legno, perché dove alberga un così grande peccatorimane poco posto per la dolcezza, e tu sei come un vecchioalbero putrefatto.« Ora che ti ho dimostrato perché sei più duro che pietra epiù amaro del legno, ti dirò perché sei anche più nudo e piùspoglio di un fico. La Domenica delle Palme Nostro Signorepredicò a Gerusalemme, dove non ricevette ospitalità daquella gente dal cuore di pietra. Allora uscì dalla città e videun fico bellissimo e frondoso, ma che non portava frutti e cherappresentava appunto Gerusalemme, coperta di foglie masterile proprio come te, Lancillotto, che il Sacro Grail trovòsenza frutti, spoglio di buoni pensieri e di buoni intenti, einsozzato dalla lussuria. »« E tutto vero » disse allora il cavaliere « Ma d‟ora innanzi,con la grazia di Dio, mi propongo di tralasciare ogni malvagitàe di compiere solo azioni degne di un vero cavaliere. »Il sant‟uomo gli impose come penitenza di seguire la cavalleria,quindi lo assolse e lo pregò di fermarsi con lui per tuttoquel giorno. Il cavaliere accettò volentieri tanto più, disse,che era senza elmo, senza cavallo e senza spada.« Prima di domani sera ti procurerò io un cavallo e tuttol‟occorrente » gli promise allora l‟eremita.In tal modo ser Lancillotto si pentì amaramente dei propripeccati.Qui finisce la storia di ser Lancillotto. Segue il quattordicesimolibro che tratta di ser Percival il Gallese.521

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