Del dolore di re Artù per la morte dei nipoti e degli altrivalorosi cavalieri, e anche del suo dispiacere per la reginasua moglieTorniamo ora ad Artù. Quando seppe in quale modo Ginevraera stata sottratta al rogo e che molti cavalieri, tra cui serGaheris e ser Gareth, erano morti, il re svenne dal dolore.« Ahimè » esclamò allorché si fu ripreso « quanto mai hoportato la corona! Ho perduto la più bella compagnia dinobili cavalieri che mai un re cristiano abbia avuto con sé.Quale dolore, la loro morte! Me ne sono stati strappati quarantain due soli giorni, e insieme ad essi la nobile compagniadi ser Lancillotto e dei suoi parenti, che l‟onore non mipermetterà mai più di avere accanto! Che sventura, dacché ècominciata questa contesa! Ora, bei compagni » aggiunserivolto ai baroni « vi faccio divieto di comunicare a ser Galvanola morte dei suoi fratelli, perché sono sicuro che quandosaprà che ser Gareth è stato ucciso uscirà di senno. Gesùmisericordioso, perché li ha messi a morte? Eppure so percerto che ser Gareth amava Lancillotto più di ogni altrouomo al mondo. »« È vero, ma Lancillotto li ha uccisi nella mischia, mentresi faceva strada nel folto. Erano disarmati, ed egli li hacolpiti senza nemmeno riconoscerli, per pura disgrazia » glispiegarono alcuni.« Comunque la loro morte causerà la guerra più sanguinosache si sarà mai vista. Quando lo saprà ser Galvano, nonpotrò avere pace finché non avrò distrutto ser Lancillotto etutti i suoi parenti, o sarò annientato io. Per questo il miocuore è tanto triste! E sappiate che soffro di più per la perditadei miei buoni cavalieri che per la fuga della mia gentileregina, perché di regine posso averne quante ne voglio, mentrenon mi sarà mai più possibile riunire una simile compagniadi valorosi. E che sciagura che io e Lancillotto dobbiamoessere nemici! Ah, Agravano, che Dio abbia pietà dellatua anima, perché tutto questo dolore è dovuto al malanimoche tu e ser Mordred avete nutrito contro ser Lancillotto » continuòa piangere e a lamentarsi Artù, finché cadde nuovamentesvenuto.678Ma poi un uomo riferì a ser Galvano che la regina era statarapita da Lancillotto e che ventiquattro cavalieri erano statiuccisi.« Gesù, salva i miei fratelli! » esclamò il nipote del re.« Capisco che Lancillotto volesse trarre in salvo Ginevra omorire sul campo, e a dire il vero non sarebbe stato un uomod‟onore se non l‟avesse fatto dal momento che ella era statacondannata al rogo per causa sua. Quindi si è comportato dacavaliere, proprio come avrei fatto io nelle medesime circostanze.Ma» aggiunse poi «dove sono i miei fratelli? Mistupisco di non averne notizie. »« Ser Gareth e ser Gaheris sono rimasti uccisi » gli disseallora l‟uomo.« Gesù non lo permetta! Non vorrei che fosse vero nemmenoper tutto l‟oro del mondo! E ser Gareth, in particolare! »« È un gran peccato, signore, ma è proprio così: ser Garethè morto. »« Chi è stato? »« Li ha uccisi entrambi ser Lancillotto. »« Non ci credo. Non può aver ucciso Gareth che lo amavaancora più di quanto amasse me, i suoi fratelli e lo stesso Artù.Sono sicuro che se gli avesse chiesto di schierarsi con lui,Gareth sarebbe stato pronto a mettersi anche contro il re etutti noi. Per questo non crederò mai che egli lo abbia ucciso. »« Eppure, signore, si dice che sia stato proprio lui! »Come re Artù, esortato da ser Galvano, decise di battersicon Lancillotto, e come assediò il castello chiamato laGioiosa Guardia« Ahimè, la mia felicità se ne è andata per sempre! » silamentò Galvano, e cadde svenuto in terra dove rimase alungo come morto.« Ahimè » gridò ancora colmo di dolore quando rinvenne.Poi, urlando e piangendo, corse dal re e gli disse:« Artù, mio sire e zio, mio fratello Gareth è stato ucciso, econ lui anche ser Gaheris, ed erano due ottimi cavalieri! »Allora anche il re scoppiò in pianto; poi svennero entrambie, quando rinvennero, ser Galvano dichiarò che voleva andarea vedere ser Gareth.679« Non è possibile: l‟ho già fatto seppellire con Gaherisprevedendo che la vista dei loro corpi avrebbe raddoppiato iltuo dolore » gli rispose il re.« Ahimè, sire. Per favore, ditemi almeno come fu ucciso! »« Mi è stato detto solo che Lancillotto li ha messi a morte, enient‟altro. »« Ma né l‟uno né l‟altro aveva indossato le armi peropporglisi! »« Non so come sia andata, ma si dice che li abbia uccisisenza riconoscerli, nel folto della mischia. Ora cerchiamopiuttosto un modo per vendicarli. »« Mio re, mio signore e mio zio, vi farò una promessa chemanterrò per la mia dignità di cavaliere: da oggi in poicercherò Lancillotto fino al giorno in cui uno dei due avràucciso l‟altro. Intendo vendicarmi e vi chiedo di prepararvialla guerra. Se non volete perdere il mio servigio e il mioaffetto, affrettatevi a mettere alla prova i vostri amici. Giurosu Dio che, anche se dovessi inseguire Lancillotto per setteregni, lo ucciderò a costo della vita. »« Non avrai bisogno di andarlo a cercare tanto lontano »replicò Artù. « Ho sentito dire che ci aspetta alla GioiosaGuardia e che molti si sono uniti a lui.»« Lo credo. Ora, mio signore, radunate i vostri amici e iopenserò ai miei » disse Galvano.« Lo farò, e conto di essere abbastanza forte da stanarlodalla torre più munita del suo castello » rispose il re.Mandò lettere e decreti di comparizione in lungo e in largoper tutta l‟Inghilterra per convocare i suoi uomini, riuscendoa riunire un numero tale di duchi, conti e cavalieri da formareun grosso esercito. Quando furono alla sua presenza, disseloro che Lancillotto aveva rapito la regina e si apparecchiò aporre l‟assedio alla Gioiosa Guardia.Intanto anche Lancillotto, che lo era venuto a sapere, radunavai numerosi amici che erano legati da affetto a lui o aGinevra. Poi entrambe le parti si rifornirono e si guarnironodell‟occorrente per sostenere battaglia; ma Lancillotto, essendosireso conto che non avrebbe potuto affrontare le enormischiere del re, con il quale del resto era anche desolato didoversi battere, si rinchiuse nella roccaforte e la fece approvvigionaredei viveri necessari e degli uomini che gli sarebberoserviti per la difesa della città e del castello.680Re Artù, ser Galvano e le loro schiere posero dunque l‟assedioalla Gioiosa Guardia, circondando il borgo e la rocca esferrando attacchi che però venivano continuamente rintuzzatidagli assediati. E per ben quindici settimane, Lancillottonon volle assolutamente uscire dal castello, né permise che isuoi uomini effettuassero delle sortite.Dei colloqui tra re Artù e ser Lancillotto, e dei rimproveriche il re mosse al cavaliereUn giorno, al tempo del raccolto, ser Lancillotto si mostròalle mura e parlò con re Artù e ser Galvano.« Miei signori » disse loro « questo assedio è del tutto inutile;non vi acquisterete onore, ma solo malvolere e disdoro,perché se decidessi di fare una sortita con i miei nobili cavalieri,faremmo in fretta a por fine alla guerra. »« Allora, se ne hai il coraggio, vieni fuori » gli rispose Artù.« Ti prometto che mi batterò personalmente con te. »« Dio non voglia che io mi scontri con il nobilissimo sovranoche mi armò cavaliere! » replicò Lancillotto.« Alla malora le belle parole! » proruppe il re. « Presta fedea quanto ti dico e non lo dimenticare: sono il tuo mortalenemico e lo sarò fino al giorno della mia morte. Non tiperdonerò mai di avermi ucciso degli ottimi cavalieri e degliuomini nobilissimi appartenenti al mio stesso sangue. Per dipiù, hai giaciuto per anni con la regina, che alla fine mi hairapita con la forza. »« Mio nobilissimo signore e re, dite quello che volete, tantosapete benissimo che non mi batterò mai con voi » gli risposeLancillotto. « È vero, vi ho ucciso dei cavalieri, e me nerammarico molto; ma sono stato costretto a farlo per salvarmila vita. Avrei forse dovuto lasciarmi uccidere? Quanto amadama la regina, non un solo cavaliere al mondo, salvo lapersona di vostra altezza e il mio signore ser Galvano, oserebbeprovare sul mio corpo che ella vi ha tradito! E se vi fapiacere di dichiarare che sono legato da molti anni a madamala vostra regina, vi darò soddisfazione dimostrando con ilmio braccio contro chiunque, salvo voi e ser Galvano, cheella vi è fedele. Tuttavia, alla sua grazia è piaciuto di tenermiin suo favore e di prediligermi tra tutti gli altri, e del resto io681ho ben meritato il suo affetto perché, sire, più di una volta ilvostro furore avrebbe permesso che ella fosse condotta alsupplizio se io non mi fossi battuto per lei inducendo i suoinemici a confessare la loro menzogna e facendola così assolverecon onore. E tutte quelle volte, voi mi avete dimostratoamore e gratitudine per averla salvata, e mi avete anchepromesso di essere per sempre il mio benevolo signore. Ora,invece, mi sembra che ricompensiate male i miei servigi. Delresto, sire, avrei perso gran parte del mio onore cavallerescose avessi tollerato che madama, la vostra regina, fosse suppliziataper causa mia. In molte occasioni mi sono battutoper lei in contese che non mi riguardavano; non avrei forseavuto il diritto di farlo allorché ero dalla parte del giusto?Perciò, mio generoso e grazioso signore, concedete la vostrabenevolenza alla vostra regina, che è buona e fedele! »« Vergogna, cavaliere falso e codardo! » intervenne gridandoser Galvano. « Sappi che re Artù vi prenderà tutti e due, tee la sua regina, e se vorrà vi ucciderà, qualunque cosa tuintenda fare. »« Può darsi. Ma state certo che se decidessi di uscire dalcastello scoprireste che per catturare me e la regina dovresteaffrontare una battaglia ben più dura di quante ne abbiatemai viste » fu la replica di Lancillotto« Alla malora la tua superbia! » disse Galvano. « Io nonparlerò mai a disdoro della regina; ma perché, vile e traditore,mi hai ucciso ser Gareth che ti amava più di tutti gli altrimiei parenti? Ahimè, e lo avevi fatto cavaliere con le tuestesse mani! Perché ucciderlo, se ti amava tanto? »« Giustificarmi non mi varrebbe a nulla, ma nel nome diGesù e della lealtà che devo al nobile ordine della cavalleriavi dirò che in quel momento avrei potuto uccidere perfinomio cugino ser Bors. È stato per sventura che non ho riconosciutoser Gareth e ser Gaheris! »« Menti, vigliacco! Li hai uccisi per fare dispetto a me;quindi ti sarò nemico finché avrò vita. »« Sono profondamente rammaricato, perché mi rendo contoche non riuscirò mai a trovare un accordo con voi: nutritetroppo malanimo. Sono sicuro che altrimenti potrei riaverela benevolenza del re. »« Lo credo anch‟io, falso e codardo cavaliere. È molto checi opprimi e che uccidi i nostri migliori combattenti! »682« Dite quel che volete, signore, ma di me non si può dire, nétanto meno provare, che abbia ucciso volontariamente e atradimento nemmeno un cavaliere, come invece avete fattovoi, ser Galvano. Io ho ucciso solo quando vi sono statocostretto per difendermi e salvarmi la vita. »« Falso cavaliere, alludi forse a ser Lamorak? Ebbene, l‟houcciso io, è vero! »« No, signore, era troppo forte per voi, non lo avete uccisoda solo! »Come i cugini e i parenti di ser Lancillotto insistettero perfare una sortita, e come si prepararono alla battaglia« Bene, allora, Lancillotto, dato che mi rimproveri per serLamorak, sappi che ti perseguiterò finché ti metterò in condizionidi non sfuggirmi » disse ser Galvano.« Vi credo. Sono sicuro di non potermi aspettare misericordia.Ma dovrete riuscire a prendermi » fu la replica di serLancillotto.Ser Galvano allora radunò della gente ordinando che diffamasserol‟avversario chiamandolo tutti insieme e a voce altafalso e traditore. Al sentire quelle grida, ser Bors di Ganis, serEctor di Maris e ser Lionello si unirono a ser Palamede e a serLavaine e si presentarono a Lancillotto insieme a vari altrisuoi parenti.« Signore » gli dissero « siamo sdegnati per gli insulti diGalvano. Perciò, come vostri compagni, vi chiediamo di nontenerci più rinchiusi in queste mura e vi dichiariamo apertamenteche scenderemo in campo per dare battaglia. Vi statecomportando come se aveste paura, ma sappiate che tutti ivostri bei discorsi sono completamente inutili perché serGalvano non vi permetterà mai di accordarvi con il re. Quindinon vi resta che rischiare e battervi per la vostra vita e ilvostro diritto. »« Sono molto contrario a dar battaglia » rispose ser Lancillotto.Poi si volse verso re Artù e ser Galvano e disse:« Signori, sono stato pregato e scongiurato di scendere incampo. Ma io vi chiedo, e supplico voi mio signore Artù, evoi, ser Galvano, di non battervi. »« E cosa dovremmo fare? » replicò ser Galvano. « Il re non è683forse in guerra con te? Anch'io lo sono, Lancillotto, per vendicarela morte di mio fratello Gareth. »« Allora non mi resta che combattere. Ma ve ne pentirete »concluse Lancillotto.Così le due parti si prepararono alla battaglia che si sarebbetenuta l‟indomani mattina. Ser Galvano, però, ordinò avari cavalieri di spiare il momento opportuno per dare addossoall'avversario e ucciderlo, mentre ser Lancillotto pregavai suoi di risparmiare a qualsiasi costo sia il re sia serGalvano stesso.Verso le nove del mattino, re Artù era pronto sul campocon tre grandi corpi di battaglia. Allora i compagni di Lancillottouscirono in assetto ordinato da tre diverse porte: laprima schiera era guidata da ser Lionello, nel centro vi eraquella capeggiata da ser Lancillotto, mentre la terza era alcomando di ser Bors.Come ser Galvano disarcionò ser Lionello, e come serLancillotto rimise in sella ArtùDai battaglioni del re si avanzò ser Galvano e lanciò la sfida;subito l‟impetuoso ser Lionello gli galoppò incontro, ma nericevette un colpo di lancia in corpo e piombò al suolo comemorto. Ser Ector di Maris e altri lo trasportarono alloraall‟interno delle mura.Poi cominciò la mischia; in mezzo alla carneficina, serLancillotto faceva il possibile per risparmiare le genti diArtù, mentre ser Palamede, ser Bors, ser Safer, ser Blamor diGanis, ser Bleoberis di Ganis e ser Bellengerus il Bello uccidevanoa destra e a manca senza pietà. Intanto re Artù cercavadi avvicinarsi a ser Lancillotto per metterlo a morte, equesti lo lasciava fare senza rispondere ai colpi; ma a uncerto punto ser Bors si scontrò con il re e lo disarcionò. Scesodi sella e sguainata la spada, chiese poi al cugino se dovesseporre fine alla guerra, intendendo dire se potesse uccidereArtù.« Non osare toccarlo, o ci rimetterai la testa! Nonpermetterò mai che il nobilissimo re che mi conferì l‟investiturasia umiliato o ucciso » gli gridò di rimando ser Lancillotto,smontando e rimettendo in sella il sovrano.684« Per l‟amore di Dio, sire » gli disse poi « non continuateuna guerra che non vi frutterà alcun onore. Io dovrei battermia oltranza, e invece continuo a portare pazienza, mentrené voi né i vostri mi mostrate alcuna misericordia. Ricordatepiuttosto quello che ho fatto, e non mi ripagate tanto male. »Allora Artù lo osservò con attenzione e la consapevolezzadella sua cortesia gli fece sgorgare le lacrime dagli occhi.Allontanandosi per evitare di vederlo, esclamò:« Ahimè, perché mai è cominciata questa guerra! »Intanto i combattenti si erano ritirati per riposare, seppellirei morti e applicare molli unguenti ai feriti. Ma dopo chela notte fu trascorsa, si prepararono al nuovo scontro.Ser Bors, che guidava la prima schiera, visto Galvanopararglisi davanti feroce come un cinghiale e con una grossalancia in pugno, decise di vendicare il fratello Lionello dellaferita del giorno prima. Anche ser Galvano lo aveva riconosciutoed era pronto all‟attacco. Messe le lance in resta,cozzarono con tutte le loro forze unite all‟impeto dei cavallilanciati al galoppo, e così colmi di odio che si ferirono e sidisarcionarono a vicenda. Poi si scontrarono le schiere, edentrambe le parti subirono gravi perdite.Intanto ser Lancillotto aveva soccorso ser Bors e lo avevarimandato nel castello: ben curati, né lui né Galvano sarebberopoi morti per le ferite riportate.Più tardi, però, vari cavalieri pregarono Lancillotto di impegnarsiquanto loro nella battaglia, perché lo avevano vistolasciare mano libera agli avversari, causando in tal modogravi perdite tra le proprie file.« Non siate misericordioso con loro più di quanto essi losono con voi » aggiunsero.« Ma io non ho cuore di battermi contro il re! Non riesco aimpedirmi di pensare che sto facendo una cosa che nondevo. »« Essi non vi risparmieranno, signore. Anzi, potete starecerto che se riusciranno a prendervi, sarete un uomo morto »replicò Palamede.Lancillotto si rese conto che avevano ragione; allora, pensandoanche alle gravi ferite di ser Bors, si impegnò più afondo così che in breve, per l‟ora del vespro, le sue genti sitrovarono in vantaggio dopo aver ucciso un tale numero dinemici che i cavalli affondavano nel sangue fino alle barbet685te. A quel punto Lancillotto, mosso dalla pietà anche perchégli uomini del re avevano perso di aggressività dopo che serGalvano era stato ferito, si ritirò con i suoi all‟interno delcastello concedendo tregua agli avversari.Come il papa mandò delle bolle perché fosse conclusa lapace, e come ser Lancillotto riportò la regina a re Artù.Della guerra tra Artù e Lancillotto si parlava ormai in tutti iregni della cristianità, e la notizia aveva raggiunto anche ilpapa che, in considerazione della virtù del re e della fama diLancillotto, convocò un nobile chierico che si trovava alloraalla sua corte (il libro francese dice che si trattava del vescovodi Rochester) e gli affidò delle bolle sigillate in cui ordinavaa re Artù, pena l‟interdetto per l‟intera Inghilterra, diriprendersi la regina e di accordarsi con Lancillotto.Giunto a Carlisle, il vescovo mostrò le bolle al re che,conosciutone il contenuto, esitò sul da farsi: avrebbe volentieriricercato l‟accordo con ser Lancillotto, ma Galvano nonintendeva permetterglielo; tuttavia acconsentiva a che laregina tornasse da lui. Il vescovo ottenne quindi dal re il gransigillo e l‟assicurazione, da sovrano fedele e consacrato, cheLancillotto sarebbe stato libero di andare e venire, e che allaregina non sarebbe stato rimproverato quanto era avvenuto.Allora si recò alla Gioiosa Guardia per mostrare a Lancillottotali garanzie, che erano state messe per iscritto.Una volta arrivato al castello, il vescovo dimostrò al cavalieredi essere un emissario del papa e latore di- missivedirette al re e a lui stesso, e poi gli espose i pericoli in cuisarebbe incorso qualora avesse impedito alla regina di riunirsiad Artù.« Non ho mai pensato di tenerla lontana da lui » replicòLancillotto. « Ma poiché ella avrebbe dovuto subire il supplizioa causa mia, mi sembrò che fosse mio dovere salvarle lavita e metterla al sicuro finché avessi trovato un rifugiomigliore. Ora ringrazio Dio che il papa l‟abbia riconciliatacon il re, perché mi fa mille volte più piacere ricondurla daArtù di quanto ne abbia provato a portargliela via. Ho avutoassicurazione che potrò andare e venire senza correre rischi eche la regina riavrà la propria libertà e non sarà in alcun686modo punita per i sospetti che erano stati sollevati su di lei.Ma se così non fosse » aggiunse « sarò sempre pronto a salvarlada sventure anche più tremende di quelle da cui l‟hotratta già altre volte. »« Non avrete nulla da temere; sapete bene che gli ordini delpapa non si possono trasgredire e che sarebbe un disonoreper lui come per la mia umile onestà sapere di avere causatodolore, pericolo o disdoro a voi o alla regina » replicò ilvescovo.Poi gli fece leggere tutti gli scritti del papa e di re Artù.« Queste garanzie mi bastano; ho fiducia assoluta in quelloche il re scrive e sigilla, perché egli non è mai venuto menoalla propria parola » dichiarò allora Lancillotto. « Tornatequindi dal re, raccomandatemi alla sua grazia e ditegli che,con l‟aiuto di Dio, tra otto giorni gli riconsegnerò personalmentemadama la regina. Fate anche sapere al mio potentesovrano che mi dichiarerò comunque a favore della regina,perché non temo nessuno, salvo lui stesso e il mio signore serGalvano, e quest‟ultimo più per amore del sovrano che per lasua persona. »Il vescovò partì; raggiunto il re a Carlisle, gli riferì larisposta di Lancillotto e Artù ne fu commosso fino alle lacrime.Intanto ser Lancillotto aveva convocato cento cavalieri. Lifece vestire tutti di velluto verde, fece porre sui loro cavalligualdrappe pure verdi e lunghe fino agli zoccoli e ordinò aicavalieri di portare dei rami d‟olivo in segno di pace. Allaregina assegnò un seguito di ventiquattro gentildonne vestiteallo stesso modo, ed egli stesso si fece accompagnare dadodici gentiluomini coperti di velluto verde adorno di cateninealle cosce. Li fece montare su corsieri coperti di gualdrappedello stesso colore, lunghe fino ai garretti e costellate difermagli di gemme e di perle incastonate in oro. La regina eLancillotto vestirono invece di drappo bianco intessuto d‟oro.Quando questo nobile corteo, che era descritto come hodetto nel libro francese, giunse a Carlisle, attraversò la cittàin modo che tutti lo potessero ammirare. Poi entrò nel castelloe Lancillotto smontò, allontanò il cavallo, aiutò la regina ascendere di sella e la condusse davanti al seggio del re, cheera attorniato da Galvano e da numerosi potenti signori.687Allora egli prese la mano di Ginevra ed entrambi si inginocchiarono.A tale vista, i baldi cavalieri del seguito di Artù sicommossero e piansero, come se vedessero morti i loro stessiparenti. Ma il re tacque, immobile. Lancillotto scrutò l‟espressionedel suo viso, poi si alzò, aiutò la regina a rimettersiin piedi e parlò con grande dignità.Come ser Lancillotto consegnò la regina al re, e di ciò chegli disse ser Galvano« Temutissimo re » disse Lancillotto ad Artù « come vedete, esecondo giustizia, ottemperando all‟ordine del papa e vostro,vi riconsegno madama la regina. E se vi è un cavaliere, aqualsiasi rango appartenga escluso voi, che osi affermare cheella non è pura e fedele alla vostra persona, io stesso, serLancillotto del Lago, sosterrò con il mio braccio la sua lealtà.Voi, sire, avete dato ascolto a voci menzognere, e questa èstata la causa della guerra che ci oppone. Mio signore, untempo avevo meritato la vostra compiacenza per essermibattuto in favore della regina vostra moglie, e sapete benequante volte ella abbia dovuto patire gravi torti. Ora, miobuon signore, mi sembra che in questa circostanza, più chein tutte quelle che pure avete approvato, io avessi un motivoben valido per strapparla al rogo, dal momento che ella viera stata condannata a causa mia. Coloro che vi hanno raccontatole fole che sapete erano per certo mentitori, ma lecalunnie sono ricadute sul loro capo poiché, se la potenza diDio non fosse stata dalla mia parte, come avrei potuto io,disarmato e ignaro, far fronte a quattrodici avversari armatie decisi? Infatti ero stato convocato dalla regina per non soquale motivo, e avevo appena varcato la porta della suacamera quando ser Agravano e ser Mordred hanno cominciatoa chiamarmi traditore e codardo. »« E hanno detto bene » intervenne ser Galvano.« Mio signore ser Galvano, nello scontro che ne seguì nonriuscirono certo a dimostrare di avere avuto ragione »osservò ser Lancillotto.« Comunque, Lancillotto, io non vi ho offerto alcun motivoper comportarvi come avete fatto » disse il re. « Ho sempreonorato voi stesso e i vostri più di chiunque altro. »688« Allora, mio buon signore, non vi deve dispiacere che vifaccia notare che in varie occasioni e in diverse circostanze ioe i miei vi abbiamo servito molto meglio degli altri. Tutte levolte in cui vi siete trovato a mal partito, vi ho messo personalmenteal riparo dai pericoli, sempre lieto di compiacerevoi e il mio signore ser Galvano nei limiti delle mie capacitàporgendo aiuto a voi, a ser Galvano stesso e a molti altricavalieri della vostra corte in giostre, tornei e battaglie, sia acavallo che a piedi. Ora » continuò « voglio farmi vanto dasolo, dichiarando a voi tutti che, grazie a Dio, non mi sonomai battuto a oltranza con un cavaliere senza mostrare misericordia,e che benché mi sia misurato con ottimi guerrieriquali ser Tristano e ser Lamorak, ho sempre reso loro l‟onoree il rispetto che meritavano. Dio mi è testimone che non misono mai adirato al punto da accanirmi contro i buoni cavalieriche ho visto impegnati a farsi onore, e che sono semprestato lieto di aiutare un avversario in grado di tenermi testaa piedi o a cavallo. Voi sapete bene, ser Galvano, che serCaradoc della Torre Dolorosa era un cavaliere valoroso epossente, e che tale si dimostrò allorché vi strappò di forzada cavallo e vi legò di traverso sull‟arcione della sua sella;eppure anche allora io vi liberai e lo uccisi sotto i vostri stessiocchi. E lo stesso accadde allorché mi imbattei in suo fratelloser Turquin che menava alla medesima maniera vostro fratelloser Gaheris: uccisi Turquin e, insieme a Gaheris, ridiedila libertà a sessantaquattro cavalieri di Artù suoi prigionieri.Oso affermare di non essermi mai scontrato con nemici tantoforti e altrettanto abili quanto quei due, con i quali tuttaviami sono battuto all‟ultimo sangue. Credo proprio » concluse« che non dovreste dimenticarlo, ser Galvano, e confido inDio che se potessi guadagnarmi la vostra benevolenza il miosignore Artù mi riprenderebbe nella sua buona grazia. »Dell'alterco tra ser Galvano e ser Lancillotto, e di moltialtri discorsi« Il re può fare come vuole » fu la risposta di ser Galvano« ma sta‟ certo che tu ed io non ci riconcilieremo finchéavremo vita, perché mi hai ucciso tre fratelli, e due li haimessi a morte miseramente, da traditore, dato che non ave689vano indossato le armi contro di te né avevano intenzione difarlo. »« Avesse voluto Dio che invece fossero stati armati: sarebberoancora vivi! » esclamò ser Lancillotto. « Ser Galvano, ioamavo ser Gareth più di qualunque mio parente, e piangeròper sempre la sua morte non solo per il grande timore che hodi voi, ma anche per altri motivi che mi amareggiano. Primadi tutto, perché fui io a investirlo cavaliere; poi, perché so chemi amava più di ogni altro; il terzo motivo è che era un uomonobilissimo, leale, cortese, gentile e di buona indole; il quartoè che appena seppi della sua morte capii che da voi non avreiavuto altro che un‟inestinguibile guerra. Per di più, ero certoche avreste fatto in modo che il mio nobile signore Artù mifosse nemico per sempre. Eppure, che Gesù mi perdoni, nonho ucciso ser Gareth e ser Gaheris di proposito. Ah, perchéerano disarmati in quel giorno fatale! Ma se piacerà allagrazia del re e a voi, ser Galvano » continuò Lancillotto« questo ora vi propongo: camminerò scalzo e in camicia daSandwich fino a Carlisle, e per ogni dieci miglia chepercorrerò fonderò e farò costruire una casa di religione completadi convento e dell‟ordine che mi indicherete voi, dovegiorno e notte saranno lette e cantate preghiere per la salvezzadelle anime di ser Gareth e di ser Gaheris. E prometto in tuttalealtà che, finché avrò mezzi di sostentamento che mi permetterannodi vivere da cristiano, le doterò e le farò completare,fornire e guarnire di tutto ciò che occorre a un luogo sacro. SerGalvano, io credo che tutto questo sarebbe più bello, più santoe di maggior aiuto per le anime dei vostri fratelli di quanto siala guerra che voi e il mio nobilissimo sovrano conducetecontro di me e da cui non trarrete alcun giovamento. »A tali parole, i cavalieri e le dame presenti scoppiarono inun pianto di commozione, e lacrime solcarono anche le guancedi re Artù.« Ho ascoltato con attenzione il tuo discorso e le tue offerte,ser Lancillotto » rispose però ser Galvano « ma sappi che nondimenticherò mai la morte dei miei fratelli. E se mio zio Artùgiungerà a un accordo con te, perderà il mio servigio, perchéio dichiaro che sei stato sleale con lui quanto con me. »« Non esiste un cavaliere che lo possa provare! » proruppeLancillotto. « E se voi mi rivolgete un‟accusa tanto grave,dovrete perdonarmi ma sarò costretto a darvi risposta. »690« Questo ormai è superato » replicò Galvano. « Il papa haordinato al re di riaccogliere la regina e, per il momento, diaccordarsi con te. Perciò tu sei libero di andare via come seivenuto. Ma ti avverto: non dovrai restare nel nostro paeseper più di quindici giorni. Questo è l‟accordo che ho strettocon il re prima del tuo arrivo perché altrimenti saresti venutosolo a rischio della tua testa. Se non fosse stato per il papa,io mi sarei battuto con te in singolare tenzone e avrei provatosulla tua persona la tua falsità nei confronti di Artù e miei. Elo farò, una volta che avrai lasciato queste terre, dovunqueriuscirò a trovarti! »Come ser Lancillotto si separò dal re e lasciò la GioiosaGuardia per passare il mare, e quali cavalieri si unirono aluiLancillotto sospirò, le guance solcate di lacrime. Poi disse:« Ahimè, così devo abbandonare il più nobile tra i regnicristiani, quello che ho amato di più e in cui ho acquistato ilmio onore! Mi rammarico di esserci venuto, se devo essernevilmente bandito senza colpa e senza motivo! Ma la fortuna ècosì incostante, e la sua ruota tanto mobile, che nessuno ècerto di potervi riposare durevolmente. Ne sono prova molteantiche leggende, come quelle che narrano del nobile Ettore,e di Troilo, e di Alessandro il potente Conquistatore, e dimolti altri che precipitarono in basso dal culmine della lororegalità. Così avviene per me, che ero tenuto in grande onorein questo regno nel quale la Tavola Rotonda crebbe in dignitàgrazie a me stesso e ai miei più che per virtù di chiunquealtro. Ser Galvano, sappiate che potrò vivere sulle mieterre come qualunque altro cavaliere, e che se voi, temutissimore, le invaderete per muovermi guerra, vi fronteggerò contutte le mie forze. Ma se verrete, prego voi, ser Galvano, dinon accusarmi di tradimento o di fellonia, perché altrimentimi vedrò costretto a darvi una risposta! »« Fa‟ del tuo meglio! Ora affrettati ad andartene, e sta‟certo che ti raggiungeremo presto per far diroccare sul tuocapo la tua più munita fortezza » lo minacciò ser Galvano.« Se fossi orgoglioso quanto voi » replicò Lancillotto « nonve ne sarebbe bisogno, perché mi scontrerei su questo stessocampo. »691« Ora basta con i discorsi. Consegna la regina e battitela infretta! »« Se avessi potuto prevedere un simile insuccesso ci avreipensato due volte prima di venire; e se la regina mi fossestata cara come voi la calunniate, state certo che avrei avutodi certo il coraggio di tenerla lontana dai migliori cavalieridel mondo! » ribattè Lancillotto.Poi si volse verso Ginevra e le parlò a voce tanto alta dafarsi sentire dal re e da tutti i presenti.« Signora » le disse « ora devo lasciare per sempre voi equesta nobile compagnia; vi chiedo quindi di pregare per mee di augurarmi la buona fortuna. E se sarete calunniata dalingue ingannatrici, fatemelo sapere prontamente, perchéqualora il braccio di un cavaliere avesse la possibilità diliberarvene in battaglia, quel braccio sarà il mio! »Poi la baciò.« Ora vediamo se vi è qualcuno che osa sostenere che laregina non è leale nei confronti del mio signore Artù »dichiarò infine, accompagnandola dal re e prendendo congedo.Quando il nobile ser Lancillotto lasciò Carlisle per sempree prese la strada per la Gioiosa Guardia, i re, i duchi, i conti, ibaroni, i cavalieri, le dame e le gentildonne scoppiarono inpianti accorati, in singhiozzi e in lamenti. L‟unico che nonpianse fu ser Galvano.Rientrato nel proprio castello, che da allora chiamò laDolorosa Guardia, ser Lancillotto convocò i compagni perchiedere loro cosa pensassero di fare. Essi risposero a unavoce che lo avrebbero seguito dovunque.« Begli amici, devo lasciare questo nobilissimo regno » egliproseguì « e ora che sono sul punto di partire provo un acutodolore perché sono stato bandito, e chi è costretto a fuggire sene va senza onore. E quello che mi rattrista di più è il timoreche dopo la mia morte si possa dire che sono stato scacciato,perché state certi, bei signori, che se non avessi temuto proprioil disdoro che ora ricade su di me non mi sarei maiseparato da madama la regina. »Allora molti nobili cavalieri, tra cui ser Palamede, serSafer suo fratello, ser Bellengerus il Bello, ser Urré e serLavaine gli dissero:« Signore, se è vostra intenzione rimanere in questa terra,692noi resteremo al vostro fianco; ma se pensate di andare via,nessuno dei presenti vi lascerà. Sono molte le ragioni che cispingono a questo e una è che tutti quelli che non vi sonoparenti non saranno mai più ben accetti a corte; e poichéabbiamo voluto schierarci con voi nelle disgrazie e nelle peneche avete patite in questo regno, allo stesso modo vi seguiremoin altre contrade. »« Vi capisco e vi ringrazio come posso, bei signori » risposeser Lancillotto. « Voglio che sappiate che dividerò liberamentecon voi i beni e le terre che ho avuto per nascita,tenendo per me una parte pari a ciascuna delle vostre, perchése avrò quanto mi basterà non chiederò altre ricchezze. Hofede che Dio vi conserverà le mie terre come le conserva aogni altro cavaliere. »« Vergogna a chi vorrà abbandonarvi! » esclamarono tuttia una sola voce. « Siamo consapevoli che in questo regno nonvi sarà più pace, ma solo litigi e lotte, ora che è sciolta lacompagnia della Tavola Rotonda da cui Artù era sostenuto.Il sovrano e tutto il suo regno erano in pace solo in virtù dellasua nobiltà e, soprattutto grazie a voi, ser Lancillotto. »Come ser Lancillotto passò il mare, e come rese grandionori ai cavalieri che lo avevano accompagnato« Vi ringrazio davvero per le vostre buone parole » disse loroser Lancillotto « sebbene io sappia che la stabilità del regnonon era interamente dovuta a me. Tuttavia feci il mio dovereper quanto potevo sedando anche numerose ribellioni di cuitemo che presto risentiremo parlare, perché sono convintoche l‟invidioso mestatore Mordred causerà dei disordini, equesto mi dispiace profondamente. »Per farla breve tutti convennero di accompagnare ser Lancillottonelle sue terre e si equipaggiarono pagando quantoveniva loro richiesto. Poi circa un centinaio di cavalieri partìcon lui giurando che non lo avrebbero abbandonato nellabuona come nella cattiva sorte. Imbarcatisi a Cardiff, preseroterra a Benwick, che alcuni chiamano Bayonne e altriBeaune, il paese da cui proviene il vino della Beaune. Bisognadire che ser Lancillotto e i suoi parenti erano signoridell‟intera Francia e delle terre che le appartenevano, e che693per di più godevano dei frutti di tutte le contrade che Lancillottoaveva conquistato con il proprio valore.Il cavaliere approvvigionò e lasciò presìdi nelle città e neicastelli; poi, ottenuta la sottomissione degli abitanti e messoordine nei suoi possedimenti, convocò un parlamento in cuiincoronò ser Lionello re di Francia; ser Bors sovrano delleterre che erano appartenute a re Claudas, mentre affidò ilBenwick e la Guienna, suo feudo personale, al fratello minoreser Ector di Maris, che partì per prenderne possesso.Poi fece assurgere a grandi onori tutti i suoi cavalieri, acominciare da quelli del proprio stesso sangue. Nominò serBlamor duca del Limosino in Guienna; ser Bleoberis duca diPoitiers; ser Gahalantine duca di Alvernia; ser Galihodinduca del Saintonge; ser Galihud conte del Périgord; ser Menadukeconte del Rouerge; ser Villiars il Valoroso conte dellaBéarn; ser Hebes il Rinomato conte di Comminges; ser Lavaineconte di Armagnac; ser Urré conte di Estrake; serNerovens conte di Pardiac; ser Plenorius conte di Foix; serSelise della Torre Dolorosa conte di Marsan; ser Melias diLile conte di Tursan; ser Bellengerus il Bello conte delleLande; ser Palamede duca di Provenza e ser Safer duca dellaLinguadoca. A ser Clegis diede la contea di Agen, a ser Sadokquella di Surlat; infine, nominò ser Dinas il Siniscalco ducad‟Angiò e ser Clavus duca di Normandia.In tal modo ser Lancillotto remunerò i propri nobili cavalierie molti altri che mi sembrerebbe troppo lungo elencare.L'ASSEDIO DI BENWICKCome re Artù e ser Galvano levarono un grande esercitoper varcare il mare e muovere guerra a ser LancillottoLasciamo ser Lancillotto con i suoi cavalieri nelle proprieterre e torniamo a re Artù e a ser Galvano, che avevanoraccolto un esercito forte di sessantamila uomini e avevanocompletato i preparativi per imbarcarlo e superare il mare.Prima di far vela da Cardiff, il re aveva nominato ser Mordredgovernatore di tutta l‟Inghilterra, affidando alla suatutela anche la regina Ginevra, e lo aveva fatto perché Mor694dred era suo figlio. Sbarcato poi nelle terre di ser Lancillotto,la volontà di vendetta di Galvano lo aveva indotto a mettereil paese a ferro e fuoco.Lancillotto lo venne a sapere, e ser Bors gli disse:« Mio signore, sarebbe un disonore permettere loro di invaderci;state certo che, anche se li lascerete fare, non vi restituirannoalcun favore se solo riusciranno a catturarvi. »« Signore » disse poi ser Lionello, che era un uomo saggio econsapevole « il mio consiglio è di rinchiuderci nelle nostrecittà ben munite di forti mura. Quando poi essi si troverannoa patire la fame e il freddo e a soffiarsi sulle dita, li assaliremod‟improvviso e li faremo a pezzi come pecore nel chiuso,a perenne monito per gli stranieri dell'accoglienza che ricevonoda noi gli invasori.»« La vostra cortesia ci porterà alla rovina, signore! Delresto ha già causato molto dolore » intervenne re Bagdemagus.« Se permetteremo loro di spadroneggiare sui nostripaesi restandocene rintanati dietro le mura, essi finirannocon il distruggerci. »« Vi sono qui cavalieri di sangue regale, signore, che nonintendono rimanere ancora a lungo inerti » rincarò ser Galihud.« Dateci licenza di scendere in campo, e li sbaraglieremoal punto che malediranno l‟ora in cui sono venuti qui. »Parlarono poi i sette fratelli del Galles del Nord, tantonobili che si sarebbe dovuto cercare in sette regni prima ditrovare cavalieri pari a loro.« Per l‟amore di Dio, ser Lancillotto » dissero « lasciatecicavalcare con ser Galihud. Non siamo abituati a starceneasserragliati nei castelli o nelle città. »« Miei bei compagni » rispose infine ser Lancillotto, signoree padrone di tutti loro « mi ripugna di versare sanguecristiano, anche se so che le mie terre non possono sostentareun esercito sia pure per breve tempo, a causa della guerraspietata che un tempo re Claudas condusse contro di esse,contro mio padre re Ban e contro mio zio re Bors. Tuttaviaper ora resteremo tra queste forti mura mentre io manderò almio signore Artù un messaggero con l‟incarico di giungere aun accordo. La pace è infatti preferibile a un'incessante guerra.»Così diede istruzioni a una damigella e a un nano di andarea chiedere al re di porre fine alla guerra sulle sue terre. Ella695montò su un palafreno, con il nano accanto, e cavalcò findavanti al padiglione di Artù; scesa poi di sella, incontrò ilgentile cavaliere ser Lucano il Maggiordomo che le chiese:« Venite da parte di ser Lancillotto del Lago, bella damigella?»« Sì, signore, per parlare con il re » gli rispose la fanciulla.« Ahimè, il mio signore Artù vorrebbe accordarsi con Lancillotto,ma purtroppo ser Galvano non glielo permette! »esclamò il cavaliere. « Prego Dio che abbiate successo voi,bella damigella, perché tutti noi del seguito del re vorremmoil bene di ser Lancillotto. »Detto questo, la condusse da Artù, che sedette con serGalvano per ascoltare quanto ella aveva da dire. Dopo che ladamigella gli ebbe riferito il messaggio, ad Artù salirono lelacrime agli occhi, e tutti i baroni si trovarono ben disposti aconsigliarlo di giungere alla pace. Ma ser Galvano disse:« Cosa volete fare, mio signore e zio? Vi siete spinto tantoavanti e adesso volete tirarvi indietro? Il mondo intero parleràmale di voi. »« No, ser Galvano, sai bene che seguirò il tuo consiglio »replicò il re « anche se penso che sarà un errore rifiutareproposte tanto cortesi e generose. Ma ormai mi sono impegnato.Però rispondi tu alla damigella: per me è troppo penosoparlare. »Del messaggio che ser Galvano mandò a ser Lancillotto;come re Artù pose l'assedio a Benwick, e di altri eventi« Riferite a ser Lancillotto che è fatica sprecata appellarsiadesso a mio zio » disse allora ser Galvano alla damigella.« Ditegli che se avesse voluto compiere un tentativo di pacificazioneavrebbe dovuto farlo prima: ora è troppo tardi. Fateglianche sapere che io, ser Galvano, gli mando a dire personalmenteche, per la fede che devo a Dio e alla cavalleria, nonme ne andrò finché non lo avrò ucciso, o lui abbia messo amorte me. »La damigella si allontanò piangendo, e molti altri occhipiansero mentre ser Lucano il Maggiordomo la accompagnavaal palafreno. Quando ella fu tornata da ser Lancillotto edai suoi cavalieri ed ebbe riferito la risposta avuta, anche il696volto di ser Lancillotto fu solcato dalle lacrime; ma i suoiuomini lo attorniarono e gli dissero:« Perché vi rattristate? Pensate chi siete e chi siamo noi, elasciate che ci misuriamo in campo aperto. »« Non ci vorrebbe molto, eppure io sono più riluttante chemai a dare battaglia. Bei signori, vi prego di lasciarvi guidareda me, per l‟amore che mi portate. Io mi terrò semprelontano dal nobile re che mi conferì la cavalleria, e midifenderò solo se non potrò fare altrimenti. Sarà più onorevoleper me come per tutti noi che contendere con il signore cheun tempo servivamo. »Allora essi si trattennero dal parlare e per quella notteandarono a riposare. Ma al mattino presto, sul far dell‟alba,si accorsero che la città era assediata; allora ritirarono infretta le scale, sforzandosi di tenere i nemici fuori della cittàe di ributtarli giù dalle mura. Ma poi si fece avanti serGalvano, ben armato e montato su un forte destriero che sipiantò davanti alla porta principale con la lancia in pugno esi mise a gridare:« Dove sei, Lancillotto? Nessuno di voi orgogliosi cavalierivuole spezzare una lancia con me? »Ser Bors uscì dalla città; ma ser Galvano gli andò contro,lo disarcionò e quasi lo uccise. Allora ser Bors fu soccorso etrasportato all'interno delle mura.Quindi venne fuori ser Lionello con l‟intenzione di vendicareil fratello. Messe le lance in resta, i due si corsero incontroe cozzarono con impeto, ma ser Galvano ebbe la fortunadi gettare in terra ser Lionello e di ferirlo gravemente. Ancheser Lionello fu soccorso e riportato nella città.Da allora, ser Galvano prese l‟abitudine di presentarsi ognigiorno senza mai mancare di atterrare un cavaliere. Congrande perdita di uomini da entrambe le parti andaronoavanti in tal modo per mezzo anno, fino al giorno in cui serGalvano apparve davanti alla porta armato di tutto punto emontato su un nobile cavallo e, reggendo in mano una grossalancia, gridò a gran voce:« Dove sei, ser Lancillotto, falso e traditore? Perché ti nascondidietro mura e feritoie come un vigliacco? Fatti vedere,traditore e sleale cavaliere, in modo che io possa vendicaresu di te la morte dei miei fratelli! »Ser Lancillotto non aveva perso una sola parola. I suoi697parenti e i suoi cavalieri gli si strinsero intorno e gli dissero:« Ora bisogna che vi difendiate da cavaliere, altrimentisarete disonorato per sempre. Siete stato accusato di tradimentoe dovete muovervi: avete dormito troppo a lungo eavete sopportato più del necessario. »« Dio mi aiuti, le parole di ser Galvano mi addoloranodavvero! » esclamò Lancillotto. « Mi ha lanciato una graveaccusa e mi rendo conto quanto voi che dovrò difendermi, senon vorrò apparire imbelle. »Quindi ordinò che gli sellassero il cavallo più forte e che gliportassero le armi alla porta della torre. Poi alzò la voce e,rivolto al re, disse:« Mio signore Artù, nobile sovrano che mi fece cavaliere, ilmio affetto per voi è tale che i vostri attacchi mi addoloranoprofondamente, eppure li ho sopportati con pazienza. Sefossi stato vendicativo, avrei potuto scendere in campo edomare i vostri baldi cavalieri, ma ho pazientato per sei mesilasciando che voi e ser Galvano faceste quel che volevate. Oraperò non posso tollerarlo più e devo difendermi, perché serGalvano mi ha accusato di tradimento. Sono stato semprecontrario a battermi contro un vostro parente, ma adessonon posso più tirarmi indietro, come la preda quando èmessa alle strette. »« Se hai davvero il coraggio di dare battaglia, Lancillotto,smettila di cianciare e vieni fuori! Diamo sfogo ai nostrisentimenti » gli gridò allora ser Galvano.Lancillotto si armò in fretta e montò a cavallo. Poi entrambiimpugnarono delle robuste lance. Intanto l‟esercito diArtù si ritirava in silenzio e i cavalieri uscivano dalla città."Ah, perché mai Lancillotto mi si è messo contro!" si disseArtù vedendo quanti erano. "Ora capisco che ha davveroavuto molta pazienza con me!"Poi furono convenute le condizioni dello scontro: nessunosarebbe dovuto intervenire o avvicinarsi ai contendenti finchéuno dei due si fosse arreso o fosse morto.Come ser Lancillotto e ser Galvano si batterono, e comeser Galvano fu disarcionato e feritoSer Galvano e ser Lancillotto presero molto campo, poi sigettarono l‟uno contro l‟altro alla massima velocità e poten698za dei cavalli colpendosi nel centro degli scudi; ma i cavalierierano talmente forti e le lance tanto robuste che i cavalli nonpoterono sostenere l‟urto e caddero in terra. Allora essi se neliberarono e, messi gli scudi a difesa del corpo, si ersero l‟unocontro l‟altro e si assestarono dolorosi fendenti, ferendosi avicenda e facendo sprizzare il sangue da più punti.Ma ser Galvano aveva ricevuto da un sant‟uomo un donomiracoloso che gli aveva permesso di farsi molto onore: ognigiorno dell‟anno, dalle nove a mezzogiorno, la sua forza crescevafino ad arrivare a triplicarsi. Per questo re Artù, che erail solo a saperlo, aveva ordinato che tutte le tenzoni che sifossero svolte alla propria presenza, di qualunque genere eper ogni tipo di lite, avessero inizio alle nove del mattino: intal modo il partito per il quale si fosse battuto il nipoteavrebbe avuto sempre il sopravvento nel corso delle tre orein cui la forza di Galvano raggiungeva il suo culmine.Ser Lancillotto, dunque, battendosi con Galvano, si accorseche la forza dell'avversario andava aumentando; il librofrancese dice che ne rimase molto stupito e che, cominciandoaddirittura a pensare che Galvano non fosse un uomo mortalema un demone, temette seriamente di venire sopraffatto.Perciò prese a vibrare assalti e traversoni tenendosi sempreriparato dietro lo scudo e risparmiando le proprie forze. Pertre ore ser Galvano continuò ad assestargli colpi di punta e ditaglio tanto violenti che i cavalieri che assistevano alla tenzonesi chiedevano come facesse a resistergli; pochi tuttaviacapivano il tormento che gli costava. Ma, passato il mezzogiorno,a ser Galvano non rimase che la propria forza. Alloraser Lancillotto, avvertita la debolezza deH‟avversario, siraddrizzò nella persona, gli si fece più vicino e gli disse:« Mio signore, ho sopportato a gran pena i colpi violenti edolorosi che mi avete inferto; ma ora che sono certo che avetecompiuto il vostro massimo sforzo, farò io la mia parte. »Raddoppiò i fendenti e, con un colpo sull‟elmo, fece cadereser Galvano su un fianco, poi si ritrasse.« Perché ti tiri indietro? » gli chiese il caduto. « Voltati euccidimi, cavaliere falso e traditore. Se mi lascerai in vita,guarirò e ti combatterò ancora. »« Signore, riesco a trattenermi solo con l‟aiuto della graziadivina. Ma sappiate che non colpisco mai un cavaliere interra » gli rispose ser Lancillotto, lasciando il campo e rientrandoin città.699Allora ser Galvano fu trasportato nel padiglione del re, e imedici mandati a chiamare gli esaminarono le ferite e lomedicarono con molli unguenti.Intanto, dalle mura, Lancillotto gridava ad Artù:« Buon giorno a voi, mio signore. Sotto questa fortezza nonvi conquisterete gloria. Siate certo che se volessi condurreall‟aperto i miei cavalieri molti uomini morrebbero. Perciò,sire, ricordate la cortesia di un tempo! E, comunque io miporti, possa Gesù essere la vostra guida! »Del dolore di Artù per la guerra, e di un altro scontro incui ser Galvano ebbe la peggio« Ahimè, perché mai è cominciata questa malaugurataguerra! » esclamò il re. « Lancillotto si è sempre dimostratoaccomodante con me e con i miei parenti, e lo si è visto ancheoggi con mio nipote. »Poi Artù si ammalò a causa del dolore che provava per lagrave ferita di Galvano e per la guerra con Lancillotto. Perciòda quel giorno i combattenti del re, pur non levando l‟assedio,si limitarono a condurre poche scaramucce all‟esternodella città, mentre gli assediati facevano la guardia alle mura,difendendole quando era necessario.Ser Galvano giacque nella sua tenda per tre settimane,assistito e curato con ogni possibile arte medica. Ma nonappena fu in grado di alzarsi e di montare a cavallo, si armòdi tutto punto, cavalcò su un forte destriero fin davanti allaporta principale di Benwick con una robusta lancia stretta inpugno e si mise a gridare a gran voce:« Lancillotto, dove sei? Vieni fuori, cavaliere falso, codardoe traditore. Sono qui io, ser Galvano, che proverò su di te laveridicità delle mie affermazioni.»« Mi spiace che non vogliate smettere di usare un linguaggiotanto ingiurioso! » gli rispose ser Lancillotto. « Conosco lavostra forza, ma voi sapete bene di non potermi nuocere! »« Vieni giù, traditore, provami con il tuo braccio che hotorto. La disgrazia ha voluto che tu mi abbia ferito, ma oggisono qui per avere soddisfazione e credo proprio che questavolta sarò io a metterti a mal partito. »« Gesù non voglia che mi trovi a correre il rischio che avete700corso voi: sarebbe la fine dei miei giorni! Ma ora non crediateche perderò tempo; poiché mi accusate poco cavallerescamentedi tradimento, vi darò un bel po‟ da fare! » fu la replicadi Lancillotto.Si armò da capo a piedi, montò a cavallo, impugnò unalancia robusta e uscì dalla porta della città, mentre i dueeserciti si riunivano in pieno assetto, ma con l‟ordine diosservare immobili e in silenzio lo scontro tra i due cavalieri.Messe le aste in resta, si vennero incontro con il fragore deltuono. La lancia di ser Galvano volò in cento pezzi, mentreser Lancillotto, colpendolo con maggior forza, gli faceva impennareil cavallo e poi lo scaraventava in terra con l‟animale.Allora ser Galvano si districò prontamente dal destriero,imbracciò lo scudo ed estrasse con impazienza la spada dicendo:« Smonta, traditore! Se il figlio di una giumenta è venutomeno a me, sta‟ certo che il figlio di un re e di una regina nonti mancherà! »Ser Lancillotto smontò a sua volta, poi si mise lo scudodavanti al corpo e sguainò la spada. Si scambiarono colpimicidiali, tanto da lasciare stupiti i combattenti di entrambigli eserciti, ma allorché Lancillotto si accorse che la forza diser Galvano si stava accrescendo, risparmiò energia e fiato erimase con abilità sulla difensiva limitandosi a fare finte etraversoni da dietro lo scudo per parare i suoi colpi e allostesso tempo per smorzare il suo ardire. Intanto ser Galvano si adoprava in ogni modo per ucciderlo, e il libro francesedice che quanto più si accresceva la sua potenza, tanto piùaumentavano la sua resistenza e il suo malanimo. Incalzòdunque con ferocia Lancillotto per tre ore di seguito, e questidurò molto a difendersi; ma quando il tempo fu trascorso eLancillotto avvertì che l‟altro aveva riacquistato la propriaforza ordinaria, gli disse:« È la seconda volta che ho avuto prova di quanto siatepericoloso e straordinariamente potente. Sono certo che nelcorso della vostra vita avete compiuto un‟infinità di impresestupefacenti ingannando molti nobili e valorosi cavalieri conl‟eccezionaiità della vostra forza crescente. Ma ora che avetemostrato quello che sapete fare, sarò io a farvi vedere le mieprodezze.»Così dicendo gli si fece sotto e raddoppiò i fendenti. Ser701Galvano si difese strenuamente, ma alla fine ser Lancillottogli vibrò sull‟elmo e sulla ferita precedente un colpo che lofece stramazzare svenuto al suolo, reclinato su un fianco.Quando riprese conoscenza, pur rimanendo disteso, cercòdi brandire la spada e di menare un affondo.« Non sono ancora morto, traditore » diceva intanto. « Avvicinatie porta a termine questo scontro all‟ultimo sangue! »« Non intendo fare più di quanto ho già fatto. Quando virivedrò in piedi, mi batterò ancora finché non cadrete dinuovo, ma Gesù mi salvi dal disonore di colpire un uomoferito che non è in grado di rialzarsi! » gli rispose però Lancillotto,voltandosi e dirigendosi verso la città, mentre ser Galvanocontinuava a chiamarlo traditore.« Aspetta che sia guarito, e mi batterò di nuovo con te! Nondesisterò finché uno dei due non sarà ucciso » concluse ilferito.L‟assedio continuò per tutto il mese necessario alla guarigionedi ser Galvano. Ma poi, quando egli fu risanato e, tregiorni dopo, in grado di riprendere a combattere, a re Artùarrivarono notizie dall‟Inghilterra che lo costrinsero a partirecon tutto l‟esercito.Segue il libro ventunesimo.