Come la regina Ginevra andò a far maggio con dei cavalieridella Tavola Rotonda tutti vestiti di verdeAccadde che nel mese di maggio la regina Ginevra chiamassedieci cavalieri della Tavola Rotonda avvertendoli che il mattinodopo di buonora sarebbero andati a far maggio con leinei boschi e nei campi che circondavano Westminster.« Procuratevi buoni cavalli e vestitevi tutti di panno o diseta verde. Io condurrò con me dieci damigelle perché ciascunodi voi ne porti una dietro la propria sella. Voi inveceprendete dieci scudieri e due servitori con buone cavalcature.»I designati erano ser Kay il Siniscalco, ser Agravano, serBrandile, ser Sagramore l‟Impetuoso, ser Dodinas il Selvaggio,ser Persant d'india, ser Ozanna dal Cuore Ardito, serLadinas della Foresta Selvaggia, ser Ironside - detto anche ilCavaliere delle Terre Rosse - e ser Pelleas l‟Innamorato, chesi prepararono allegramente per uscire a cavallo con la regina.Perché bisogna sapere che a quel tempo era costume cheGinevra non lasciasse mai la corte senza un seguito di ottimicavalieri armati, quasi tutti giovani decisi a farsi onore.Erano chiamati i Cavalieri della Regina e in battaglia, aitornei e alle giostre portavano come insegna uno scudo completamentebianco. Venivano scelti per quel servigio tutti glianni in occasione della festa della Pentecoste tra i cavalieriche si erano mostrati più valorosi, in sostituzione di quelliche erano morti nel corso dell‟anno (e non ne passava unosenza che ne morissero alcuni). Proprio compiendo tale servi -646gio si erano distinti all‟inizio ser Lancillotto e tutti gli altri,prima di conquistare rinomanza.Così, al mattino, montarono in sella e si inoltrarono neiprati e nelle foreste con grande gioia e diletto. Non era ancoragiorno, perché Ginevra aveva stabilito di tornare da reArtù al più tardi per le dieci.Ma Meliagant, figlio di re Bagdemagus, un cavaliere chepossedeva allora un castello donatogli da Artù a sette migliada Westminster, era da molti anni profondamente innamoratodi Ginevra. Il libro dice che aveva meditato più volte dirapirla, ma che se ne era sempre trattenuto perché non osavatentare l‟impresa quando ella era in compagnia di Lancillottoo non lontana da lui.Ora quel giorno Meliagant spiò i movimenti della regina e,accortosi che Lancillotto non era con lei e che ella era accompagnatasolo da dieci cavalieri, si convinse che era un‟ottimaoccasione e si provvide di buoni uomini d‟armi e di un centinaiodi arcieri per sbaragliare il seguito e rapirla.Come ser Meliagant rapì la regina e i suoi cavalieri rimastiferiti nello scontroLa regina e il suo seguito cavalcavano a far maggio tutti lietie cosparsi di erbe, muschio e fiori, quand‟ecco che ser Meliagantsbucò da un folto con centosessanta uomini armatiingiungendo loro di fermarsi. La brigata dovette ubbidiresuo malgrado, ma la regina proruppe:« Traditore, cosa credi di fare? Vuoi disonorarti? Sei figliodi re e compagno della Tavola Rotonda e intendi oltraggiareil nobile sovrano che ti ha fatto cavaliere! Pensaci bene,perché stai infangando la cavalleria, oltre che te stesso.Quanto a me, sta' certo che non potrai disonorarmi, perchépiuttosto mi taglierò la gola con le mie stesse mani! »« Sia come sia, ma vi amo da molti anni, e non ho maiavuto un‟occasione più propizia per farvi mia. Sappiatequindi che vi rapirò comunque » le rispose Meliagant.« Ser Meliagant » intervennero i cavalieri di Ginevra« ricordatevi che oltre all‟onore metterete a rischio anche lanostra vita. È vero che siamo disarmati e che voi avete ilvantaggio del numero e della sorpresa, dato che questa sem647bra proprio un‟imboscata, ma non dubitate che preferiremomorire piuttosto che permettervi di disonorare la regina enoi stessi per sempre.»« Allora preparatevi a proteggerla » disse Meliagant.I dieci cavalieri estrassero le spade, mentre gli avversarigià si avventavano con le lance; ma poiché quelli li aspettaronocoraggiosamente, riuscirono a scansare le aste senzasubire danni. Allora gli avversari misero mano alle spade egettarono in terra, orribilmente feriti, ser Kay, ser Sagramore,ser Agravano, ser Dodinas, ser Ladinas e ser Ozanna.Ser Brandile, ser Persant d‟india, ser Ironside e ser Pelleascontinuarono invece a battersi a lungo, e tutti e dieci, primadi essere sopraffatti coperti di ferite, avevano ucciso quarantatra gli avversari più valorosi.Ma quando la regina si rese conto, con dolore e con pietà,che i suoi erano trafitti in più punti e che alla fine sarebberostati uccisi, gridò a Meliagant:« Risparmia i miei nobili cavalieri! Sono pronta a venirecon te a patto che impedisci che siano colpiti ancora e lasciche mi accompagnino dovunque mi porterai. Ma sta' certoche se essi non resteranno al mio fianco, mi ucciderò piuttostoche seguirti. »« Signora, se davvero siete disposta a venire con me, peramor vostro permetterò che essi vi accompagnino nel miocastello » le rispose Meliagant.Allora la regina pregò i quattro cavalieri che ancora sibattevano di fermarsi, spiegando loro che sarebbero rimastiinsieme.« Come volete, signora » le disse ser Pelleas. « Ma sappiateche non m‟importa se vivrò o morirò. »Come ser Lancillotto venne a conoscenza del rapimentodella regina, e come ser Meliagant gli preparò un'imboscataSu ordine della regina, i quattro cavalieri smisero di battersie issarono a cavallo i feriti, alcuni a sedere, altri pietosamentedi traverso sulle selle. Quindi ser Meliagant, che avevauna grande paura che Lancillotto venisse a sapere delrapimento di Ginevra, ordinò al seguito della regina di non648allontanarsi da lei. Ma Ginevra l‟aveva capito e, chiamatoin segreto un proprio giovane servitore e provetto cavallerizzo,gli ordinò:« Appena vedi il momento adatto, va‟ a portare questoanello a ser Lancillotto del Lago. Pregalo di venire a liberarmi,se mi ama e vuole godere ancora della mia benevolenza.Non risparmiare il tuo cavallo né per acqua né per terra. »Il giovane aspettò il momento opportuno, poi spronò lestoe galoppò via più veloce che potè. Tuttavia ser Meliagant lovide e, avendo compreso che la regina lo aveva mandato adavvisare ser Lancillotto, ordinò ai suoi più valorosi arcieridi dargli la caccia.« Signora » disse poi a Ginevra « voi volete tradirmi, maio farò in modo che Lancillotto non riesca a raggiungervitanto facilmente. »Si diressero tutti a grande velocità verso il castello ma serMeliagant aveva lasciato indietro i trenta migliori arcieridel paese ad aspettare Lancillotto, con l‟ordine che, se avesserovisto passare un cavaliere su un cavallo bianco, gliuccidessero la cavalcatura ma non attaccassero la sua persona,perché non sarebbero mai riusciti a vincerlo. Nel frattempo,gli altri erano arrivati al castello, dove la regina nonvolle perdere di vista neppure per un momento i dieci cavalierie le damigelle del suo seguito. Del resto, il libro diceche Meliagant non osò commettere violenze per paura diLancillotto che poteva essere stato avvisato.Nel frattempo il giovane servitore di Ginevra era riuscitoa distanziare gli inseguitori e a raggiungere Westminster.Trovato subito Lancillotto, gli riferì il messaggio e gliconsegnò l‟anello.« Ahimè, se non strapperò quella nobile dama al disonoresarò svergognato per sempre! » esclamò il cavaliere, che poichiese impazientemente le armi, mentre il ragazzo gli raccontavaper filo e per segno l‟accaduto.Quando Lancillotto fu pronto e in sella, chiese al giovaneche avvertisse ser Lavaine del motivo della sua subitaneapartenza.« Pregalo anche, per l‟affetto che prova per me, di raggiungermiin fretta e senza risparmiarsi » aggiunse. « Quandoarriverà al castello di Meliagant, troverà mie notizie.Allora, se sarò ancora vivo, potrò salvare la regina e i dieci649cavalieri e proverò su Meliagant e su tutti coloro che eranocon lui che egli li ha catturati a tradimento. »Come fu ucciso il cavallo di ser Lancillotto, e come egli sifece portare su una carretta a liberare la reginaSer Lancillotto galoppò a briglia sciolta, e il libro dice cheraggiunse il Tamigi al Ponte di Westminster e lo superò aguado a Lambeth. Arrivato in fretta sul luogo dello scontrotra i dieci cavalieri e ser Meliagant, seguì le tracce dei cavallifinché, imboccata una stradina nel bosco, si imbattè neitrenta arcieri lasciativi in agguato che gli intimarono ditornare indietro.« In nome di quale autorità impedite a un cavaliere dellaTavola Rotonda di seguire la propria strada? » chiese loro.« Cambia direzione, altrimenti continuerai a piedi, perchéti uccideremo il cavallo » fu la risposta.« Non sarà certo una grande impresa! Anche quando me loavrete ucciso, io non farò molto conto di voi, foste purecinquecento di più! » esclamò Lancillotto.Infatti, dopo che gli arcieri ebbero scoccato un nugolo difrecce contro il suo cavallo, egli si districò agilmente dallasella e si incamminò a piedi; ma poiché numerosi fossati evarie siepi lo dividevano dagli avversari, non gli fu possibilevenire alle mani con loro."Ahimè, che vergogna che un cavaliere ne tradisca unaltro!" si disse. "Ma c‟è un vecchio proverbio che recita: „Ilvaloroso è davvero in pericolo solo quando si trova in balia diun codardo"‟.Continuò a camminare, furibondo perché si sentiva impacciatodall‟armatura, dallo scudo, dalla lancia e dal corredo;tuttavia non aveva intenzione di abbandonare tutto, perchétemeva di incappare in altri tranelli di Meliagant. Dopo cheebbe percorso un breve tratto, però, la fortuna volle che glipassasse accanto il carretto di un legnaiolo.« Di‟ un po‟, carrettiere, cosa vuoi per lasciarmi saltare su eportarmi a un castello che si trova a un paio di miglia daqua? » chiese ser Lancillotto al conducente.« Non posso farvi salire: sono venuto a fare legna per il miosignore ser Meliagant » gli rispose l‟uomo.650« È proprio con lui che voglio parlare. »« Comunque non verrete con me » ripetè l‟altro.Allora ser Lancillotto gli balzò accanto e gli vibrò un colpoche lo fece cadere in terra morto stecchito. L‟altro carrettieresuo compagno, terrorizzato di finire allo stesso modo, si misea gridare:« Risparmiatemi, bel signore! Vi porterò io dove vorrete. »« Allora conducimi davanti alla porta di ser Meliagant » gliordinò ser Lancillotto.« Salite e ci arriverete in fretta » disse il carrettiere; poimise il cavallo al galoppo, mentre il destriero del cavaliere,pur avendo infitte in corpo quaranta frecce grosse e rozze, simetteva a seguirli.Era passata già più di un‟ora e mezza da quando Ginevra siera messa con le sue dame nello sguincio di una finestra adaspettare, quando una damigella, visto un cavaliere armatoin piedi su una carretta, disse:« Guardate, signora, quel bel cavaliere sul carro. Penso chelo stiano portando all‟impiccagione. »« Dove? » le chiese Ginevra.Ma in quello stesso momento riconosceva lo scudo di Lancillottoe scorgeva anche il destriero che lo seguiva calpestandocon le zampe le proprie stesse budella.« Ahimè » esclamò allora « ora posso affermare di aver constatatocon i miei stessi occhi quanto sia fortunato l‟uomoche può contare su un amico fidato! Ah » disse anche fra sé« devi essere davvero a malpartito se ti sei ridotto a viaggiaresu una carretta! »Ma poi si volse a rimproverare la dama che si era permessadi dire di Lancillotto che sembrava andasse sulla carrettadegli impiccati.« Hai detto una cosa ignobile, e hai fatto un paragonemalvagio accostando il più nobile cavaliere del mondo a unamorte tanto vile! Oh, Gesù, difendilo e proteggilo da una fineabietta! »Intanto ser Lancillotto era arrivato davanti alla porta, erasmontato dalla carretta e si era messo a gridare con una voceche aveva risuonato per tutto il castello:« Dove sei, Meliagant, falso e traditore cavaliere della TavolaRotonda? Fatti avanti con tutti i tuoi compagni. Qui c‟èLancillotto del Lago pronto a battersi.»651E così dicendo, aveva spalancato la porta addosso al custode,che poi aveva percosso con la manopola sotto un orecchiospezzandogli il collo.Come ser Meliagant chiese perdono alla regina, come ellaplacò ser Lancillotto, e di altri eventiAppena ser Meliagant si avvide dell‟arrivo di Lancillotto,corse da Ginevra, si gettò in ginocchio e implorò misericordiadicendo:« Mi rimetto interamente al vostro perdono, signora. »« Cos‟è ora questo dolore? » replicò la regina. « Io ero sicurache un buon cavaliere sarebbe venuto a vendicarmi, anchese sapevo che re Artù non era al corrente dei vostri misfatti. »« Riparerò alle mie colpe come vorrete, e mi rimetto allavostra mercé, signora » ripetè Meliagant.«Cosa dovrei fare, secondo voi?»« Solo prendervi carico di tutto e calmare il mio signore serLancillotto. Darò a entrambi la migliore ospitalità che misarà possibile, e domattina potrete tornare tutti a Westminster.Quanto a me, metto a vostra disposizione la mia personae tutto quello che possiedo. »« Va bene, e del resto la pace è preferibile alla guerra. Menose ne parlerà, meglio sarà per il mio onore » decise Ginevra.Dopo di che scese nel cortile interno con tutte le sue dame eraggiunse Lancillotto, che aspettava infuriato di dar battagliae non cessava di gridare:« Fatti avanti, traditore! »« Perché siete tanto agitato, ser Lancillotto? » gli chiese laregina.« Che domanda, signora! Penso che voi dovreste essereancora più adirata di quanto lo sia io per i danni e perl‟affronto che avete subito. Io non ho patito che una perditadi poco conto, perché mi è stato solo ucciso il cavallo. Èl‟offesa che mi è ben più gravosa. »« E vero, e ve ne ringrazio di cuore. Ma ora calmatevi edentrate. L‟intera questione è stata posta nelle mie mani etutto il male si volgerà al meglio, dato che Meliagant si èpentito amaramente della pessima azione che ha compiuto. »« Poiché vi siete già accordata con lui, signora, farò come652vorrete, sebbene Meliagant si sia comportato da vigliaccocon me. Se avessi pensato che vi sareste rappacificati tantoin fretta, non mi sarei certo precipitato a raggiungervi. »« Perché dite così? Vi pentite forse delle vostre buoneazioni? State certo che non mi sono riconciliata con lui perchélo amo o perché gli ho concesso il mio favore, ma soloper mettere a tacere i maligni.»« Signora, è evidente che dicerie e calunnie non piacerebberonemmeno a me. Ma nessun re, regina o cavaliere, salvoil mio signore Artù e voi stessa, potrebbe impedirmi di farsentire freddo al cuore di ser Meliagant prima che io lasciquesto castello. »« Lo so bene » rispose Ginevra « ma dal momento che tuttosarà condotto secondo il vostro desiderio, cosa volete dipiù? »« Allora, signora, purché siate contenta voi, io mi dichiarosoddisfatto. »Così dicendo, Lancillotto si tolse le manopole e la reginalo prese per mano e lo condusse nelle proprie camere, ordinandoche lo disarmassero. Poi egli le chiese dove fossero iferiti e, quando li andò a trovare, ne fu accolto festosamente.Lancillotto espresse il proprio rammarico per le loro infermitàe li compianse con affetto. Poi raccontò loro comeser Meliagant avesse ordito un vile tradimento ordinandoagli arcieri di uccidergli il cavallo, e come egli stesso fossestato costretto a montare su una carretta. I cavalieri nefurono dispiaciuti e dichiararono che avrebbero voluto vendicarsi;ma poi rimasero tranquilli per via della regina.Il libro francese dice che da allora ser Lancillotto fu chiamatoper molto tempo il Cavaliere della Carretta, e che conquel nome compì molte gesta e avventure. Ma ora lasciamociò da parte e torniamo al nostro racconto.Ser Lancillotto, dunque, dopo essersi rallegrato con la regina,le promise di andare a trovarla quella notte stessaquando tutti fossero stati addormentati, per parlarle pressouna finestra munita di inferriate che dava su un giardino.Nel frattempo, ser Lavaine si era presentato alla porta delcastello chiedendo a gran voce dove fosse Lancillotto. Il cavalierefu mandato a chiamare subito, e appena il giovanelo ebbe davanti, gli disse:« Ah, mio signore, ho capito che vi doveva essere accaduto653qualcosa quando ho trovato il vostro cavallo ucciso a colpi difreccia. »« Ti prego. Lavaine, lascia stare » fu la replica di Lancillotto.« Ne riparleremo in un momento più opportuno. »Come ser Lancillotto si recò al convegno notturno con laregina, e come ser Meliagant accusò Ginevra di infedeltàI cavalieri feriti vennero medicati e sulle loro piaghe furonoapplicati dei molli unguenti. Giunta l‟ora di cena, la regina eil suo seguito furono serviti nel modo migliore possibile; poi,quando fu il tempo, si ritirarono nelle proprie camere. Mapoiché Ginevra non aveva voluto che i feriti stessero lontanida lei, essi furono fatti dormire su letti e pagliericci sistematiin stanze contigue alla sua, in modo che ella potesse accorrerenel caso che avessero avuto bisogno di qualcosa.Ser Lancillotto, raggiunta la camera che gli era stata assegnata,mandò a chiamare ser Lavaine per dirgli che quellanotte sarebbe andato a parlare con la sua dama Ginevra.« Lasciate che vi accompagni, signore » gli rispose il giovane.« Ho paura che ser Meliagant trami un tradimento. »« No, ti ringrazio, ma voglio essere solo » replicò il cavaliere.Dopo qualche tempo prese la spada e si recò di nascosto inun luogo in cui aveva precedentemente scorto una scala; se lamise sottobraccio, attraversò il giardino e l‟appoggiò allafinestra dove la regina lo stava già aspettando.Dapprima essi si compiansero a vicenda per varie diversecose, e poi il cavaliere espresse il desiderio di entrare perstarle più vicino.« Lo vorrei quanto voi » fu la risposta di Ginevra.« Davvero lo desiderate con tutto il cuore? »« Sì, davvero. »« Allora, per amor vostro metterò alla prova la mia forza »dichiarò Lancillotto.E, afferrate le sbarre di ferro, le tirò con tale violenza dasvellerle dal muro; ma una gli tagliò le mani fino all‟osso.Poi il cavaliere saltò dentro.« Non fate rumore, i feriti dormono qui vicino » lo ammonìla dama.Per seguitare il racconto, ser Lancillotto, senza badare alle654mani ferite, si coricò con la regina e prese il proprio piacere ediletto fino allo spuntare del giorno. E poiché di certo nondormì, quando si accorse di non potere indugiare oltre, siaccomiatò e se ne andò ripassando per la finestra che poirimise a posto come meglio potè. Tornato nella propria camera,disse a ser Lavaine che si era ferito e il giovane lomedicò e gli stagnò il sangue; poi gli infilò un guanto percoprire la piaga.La regina rimase a letto fino a tardi. Ma alle nove serMeliagant, che era andato a trovarla, vide che le damigelleerano già vestite.« Gesù, misericordia! » esclamò. « State male, signora?Perché avete dormito tanto a lungo? »E poiché, così dicendo, aveva aperto le cortine, si accorseche il cuscino e le lenzuola erano tutti macchiati del sanguecolato dalle mani di Lancillotto. Allora si convinse che Ginevraaveva tradito il re con uno dei cavalieri feriti.« Ah, signora, ora sono io che vi scopro infedele al miosignore Artù! Ecco perché avete voluto che questi cavalieridormissero tra le mura della vostra camera. Vi accuseròdavanti al re: ho le prove della vostra infamia e della falsitàdei vostri cavalieri, perché non ci sono dubbi che un ferito siè coricato al vostro fianco » le disse.« Non è vero, ed essi stessi me ne saranno testimoni! »protestò Ginevra.Intanto i dieci cavalieri gridavano a una voce:« Non è vero, Meliagant. Hai torto ad attribuirci un‟azionedi cui proveremo la falsità sulla tua persona! Scegli con chivorrai batterti appena saremo guariti. »« Non ve ne sarà bisogno. La vostra tracotanza non viservirà a nulla. Ci sono prove più che evidenti che stanotte laregina si è coricata con un uomo ferito » replicò Meliagantindicando le macchie di sangue, e i cavalieri ammutolironoper la vergogna.Come ser Lancillotto rispose per la regina e impegnò battagliacon ser Meliagant, e come cadde in un trabocchettoPotete immaginare la gioia che provava Meliagant per avermesso in difficoltà la regina, anche perché pensava che in tal655modo avrebbe potuto nascondere il proprio stesso tradimento.Intanto entrava ser Lancillotto richiamato dal rumore.Trovando tutti molto turbati, chiese cosa stesse succedendo.Ser Meliagant gli spiegò cosa aveva trovato e gli mostrò illetto di Ginevra.« Non vi siete davvero comportato da cavaliere aprendo lecortine mentre la regina era ancora coricata » osservò Lancillotto.« Credo proprio che non lo avrebbe fatto nemmeno il miosignore Artù, a meno che non avesse voluto dormire con lei. »« Non capisco cosa intendete dire » fu la replica dell‟altro.« L‟unica cosa di cui sono sicuro è che uno dei cavalieri feritideve avere giaciuto con madama questa notte. Proverò con ilmio braccio che Ginevra ha ingannato il mio signore Artù. »« Badate a quello che fate, perché se lo sosterrete e lo vorreteprovare, si dirà che siete stato voi. »« Io invece consiglio a voi di stare attento, Lancillotto. Sieteun cavaliere valoroso e avete fama di essere il migliore delmondo, ma dovreste evitare di battervi per una causa sbagliata,perché Dio partecipa a ogni scontro con i propri colpi. »« Certo che bisogna avere timore di Dio! Ciò non toglie chein questo caso io neghi recisamente che uno dei feriti si siacoricato con madama la regina, e intendo dimostrare induello la falsità delle vostre affermazioni! »« Allora ecco il mio guanto » lo sfidò Meliagant. « Affermoche questa notte Ginevra ha tradito il re con uno dei cavalieriferiti. »« Accetto la vostra sfida » fu la risposta di Lancillotto.Poi Lancillotto e Meliagant apposero i propri sigilli aiguanti, che consegnarono in custodia ai dieci cavalieri.« Quando ci batteremo? » chiese infine ser Lancillotto.« Tra otto giorni nel campo vicino a Westminster. »« D‟accordo. »« Ora che il duello è stato fissato, mi appello alla vostranobiltà di cavaliere perché nel frattempo non commettiatetradimenti o villanie, e non incarichiate nessuno di ordirneper voi » aggiunse Meliagant.« Dio mi aiuti, dovreste sapere perfettamente che non homai fatto nulla del genere! Chiamo a testimoni tutti i cavalieriche mi conoscono che non ho mai commesso tradimento né homai amato la compagnia di un traditore! » proruppe Lancillotto.656« Allora adesso andiamo a desinare. Dopo potrete tornare aWestminster con la regina. »« Volentieri. »« Vi farebbe piacere vedere le stanze del castello? » glidomandò poi Meliagant.« Lo farei di buon grado » fu la risposta di Lancillotto, chenon nutriva alcun sospetto.Gli uomini valorosi e leali, infatti, non temono pericoli,essendo convinti che tutti siano come loro, mentre coloro chesono usi al tradimento mettono spesso a rischio gli altri. Cosìaccadde a Lancillotto, che camminando fiducioso per il castelloin compagnia di Meliagant, incappò in un trabocchetto:la tavola ruotò, ed egli precipitò per oltre dieci bracciaandando a cadere in un sotterraneo pieno di paglia, mentreMeliagant si allontanava fingendo di non essersi accorto dinulla.Quando la regina e gli altri si resero conto che Lancillottonon era con loro pensarono che, come faceva spesso, fossepartito d'improvviso, anche perché Meliagant si era affrettatoa far nascondere il cavallo di ser Lavaine proprio per farcredere che il cavaliere se ne fosse andato senza avvertirenessuno.Terminato il pranzo, ser Lavaine si dette un gran daffareper preparare le lettighe necessarie al trasporto dei feriti e siaffrettò a tornare a Westminster con essi, la regina e le suedame. Qui giunti, i cavalieri riferirono a re Artù che Meliagantaveva accusato Ginevra di tradimento e che ser Lancillottoaveva raccolto il suo guanto.« Tra otto giorni si batteranno alla vostra presenza » aggiunsero.« In fede mia, ho paura che ser Meliagant si sia accollatoun compito ben gravoso! » esclamò il re. « Ma dov‟è serLancillotto? »« Non lo sappiamo, sire. Pensiamo che sia andato come suosolito in cerca di avventure. Ha preso il cavallo di ser Lavaine.»« Lasciatelo fare, lo troveremo, a meno che non sia cadutoin un tranello » dichiarò allora Artù.657Come ser Lancillotto fu liberato da una dama e come, presoun destriero bianco, arrivò in tempo per il giorno fissatoAvevamo lasciato ser Lancillotto tutto dolorante nel sotterraneo.Ogni giorno una dama che andava a portargli damangiare e da bere lo pregava di coricarsi con lei, ma poichéil nobile cavaliere continuava a risponderle di no, ella allafine gli disse:« Non siete saggio, ser Lancillotto; senza il mio aiuto nonpotrete mai uscire da questa prigione, e se nel giorno convenutonon vi troverete sul posto dello scontro la vostra damaGinevra sarà arsa sul rogo. »« Dio non voglia! » esclamò il cavaliere. « Ma se davveronon potrò arrivare in tempo, il re, la regina e tutti gli uominid‟onore capiranno che devo essere morto, malato o prigioniero.Quelli che mi conoscono mi giustificheranno e dichiarerannoche devo essere stato trattenuto da qualche gravecircostanza; e poi sono sicuro che un buon cavaliere del miostesso sangue, o anche semplicemente mio amico, assumeràsu di sé la contesa. Perciò non mi fate paura, e sappiate chenon vorrei avere a che fare con voi neanche se foste l'unicadonna di tutto il paese. »« Allora sarete disonorato e annientato per sempre » proruppela dama.« Gesù mi terrà lontano dal disonore, e poi ben vengano ledisgrazie che Dio mi vuole mandare » fu la risposta di Lancillotto.Infine, nel giorno stabilito per il duello, la dama tornò e glidisse:« Ser Lancillotto, avete il cuore troppo duro! Ma se acconsentiretea baciarmi anche una sola volta, vi metterò inlibertà e vi darò anche la vostra armatura e il migliorecavallo delle scuderie di Meliagant. »« Se si tratta solo di baciarvi, è una cosa che posso faresenza perdervi l‟onore. Del resto, se lo ritenessi disdicevole,state sicura che non lo farei comunque » rispose allora ilcavaliere, e la baciò.La dama gli consegnò l‟armatura e, dopo che egli la ebbeindossata, lo condusse nelle scuderie invitandolo a sceglierequello che gli sembrasse il migliore tra dodici buoni destrieri.Avendone scorto uno bianco che gli piacque più degli altri,658il cavaliere ordinò agli stallieri di sellarlo con la miglioresella da battaglia che trovassero, ed essi eseguirono il comando.Poi Lancillotto, lancia in pugno e spada cinta alfianco, raccomandò la dama a Dio dicendole:« Avete compiuto una buona azione. Sarò quindi al vostroservizio se mai ne avrò la possibilità. »Come ser Lancillotto, arrivato proprio nel momento incui ser Meliagant lo aspettava sul campo, lo affrontò e loucciseLasciamo ora ser Lancillotto che galoppa a briglia sciolta, eparliamo della regina Ginevra, che era stata portata davantial rogo su cui sarebbe stata arsa, dato che ser Meliagant,sicuro che Lancillotto non sarebbe potuto intervenire, nonaveva cessato di invocare a gran voce che il re gli rendessegiustizia, ovvero che gli fosse condotto dinanzi un altro avversario.Artù e la corte erano a un tempo desolati e colmidi vergogna che la regina dovesse essere arsa perché il suocampione non si era presentato.« Sire » disse quindi ser Lavaine ad Artù « non ci sonodubbi che ser Lancillotto deve avere qualche impedimento,perché se fosse vivo, sano e libero, sarebbe già arrivato. Nonsi è mai sentito dire che abbia tradito la persona per laquale si era impegnato a battersi. Perciò vi supplico di permettereche sia io a scontrarmi qui e oggi, al posto del miosignore e padrone per salvare madama la regina. »« Grazie, gentile ser Lavaine » gli rispose il re « tanto piùche sono convinto che le imputazioni che Meliagant le muovesono false. Ho parlato con i dieci cavalieri feriti e nemmenouno, se fosse in buona salute e in condizioni di battersi,si rifiuterebbe di provare su ser Meliagant la falsità dellesue accuse. »« Lo farò io, se me ne darete licenza. »« Ve lo concedo. Fate del vostro meglio, perché ormai nonho più dubbi che ser Lancillotto sia caduto in un tranello. »Così ser Lavaine, armato e montato a cavallo, si affrettò aportarsi all‟estremità della lizza per affrontare lo scontro.Ma proprio quando gli araldi stavano per gridare: "Lessesles aler!", ecco apparire ser Lancillotto al galoppo.659« Fermi, aspettate! » urlò Artù, mentre il cavaliere, presentatosidavanti a lui, riferiva pubblicamente dall‟inizio allafine del tranello che gli aveva teso ser Meliagant.Quando Artù, Ginevra e i baroni furono al corrente deltradimento, arrivarono al punto di provarne vergogna perMeliagant. Poi la regina fu fatta sedere al fianco del re, tantaera la fiducia che tutti riponevano nel suo campione.Non c‟era altro da dire. Ser Lancillotto e ser Meliagant,impugnate le lance, cozzarono con il fragore del tuono. SerLancillotto fece precipitare l‟avversario al di là della groppadel cavallo; poi smontò, si sistemò lo scudo sulla spalla esguainò la spada, mentre Meliagant gli si parava contro. Vi fuun pesante scambio di fendenti che culminò allorché serLancillotto menò sull‟elmo dell‟altro un tale colpo che serMeliagant finì al suolo riverso su un fianco.« Risparmiatemi, nobilissimo cavaliere, mi arrendo » si miseallora a gridare il caduto. « Da cavaliere e compagno dellaTavola Rotonda non mi uccidete: mi do per vinto. Che viva omuoia, mi rimetto nelle mani del re e vostre! »Ser Lancillotto, che desiderava vendicarsi più di ogni altracosa al mondo, per un momento non seppe che fare; poi alzògli occhi a guardare la regina nella speranza di capire da unsuo segno o dalla sua espressione quale fosse la sua volontà. Epoiché intese che ella voleva Meliagant morto, gli ordinò dimettersi in piedi e di battersi a oltranza.« Non mi rialzerò finché non mi riconoscerete vinto earreso » gli rispose l‟altro.« Ebbene, se le cose stanno così, vi propongo un accordomolto vantaggioso » disse Lancillotto. « Io mi scoprirò il capoe tutto il fianco sinistro e mi batterò con la mano sinistralegata dietro la schiena in modo da non potermene servire. »« Mio signore Artù, tenete conto di questa offerta che ioaccetto. Ordinate quindi che Lancillotto sia disarmato e legatocome ha detto » gridò Meliagant, rimettendosi in piedi.« Intendete davvero mantenere la proposta che aveteavanzata? » chiese il re a Lancillotto.« Sì, sire, non ho l‟abitudine di recedere dai miei impegni. »Allora i cavalieri che assistevano Lancillotto sul campo glitolsero l‟elmo e l‟armatura che proteggeva il braccio e il fiancosinistro, poi gli legarono la mano dietro la schiena lasciandolosenza scudo né altro. E mentre i contendenti venivano di660nuovo posti uno di fronte all‟altro, molte dame e cavalieri sichiedevano stupiti perché ser Lancillotto volesse correre unrischio tanto grande.Ser Meliagant si fece avanti con la spada levata, e serLancillotto dapprima gli offrì il capo e il fianco scoperti; maquando l'avversario cercò di colpirlo alla testa, spostò agilmentela gamba e il fianco sinistro opponendo la mano destraarmata e sviando la spada con grande destrezza. Infinegli calò con tutte le sue forze un fendente sull'elmo e glispaccò la testa in due.Così non ci fu altro da fare che portare fuori dal campo ilmorto, che Artù permise fosse sotterrato solo a seguito delleripetute richieste dei cavalieri della Tavola Rotonda. Sullatomba un‟iscrizione diceva chi l‟aveva ucciso e perché. E daallora il re e la regina tennero ser Lancillotto del Lago inancora maggiore onore e lo amarono più che mai.Così terminiamo ora questa storia, omettendo i ponderosilibri che narrano delle grandi avventure che ser Lancillottocompì sotto il nome di Cavaliere della Carretta. Perché illibro francese dice che egli, poco dopo aver ucciso Meliagantnella contesa della regina, indispettito per il fatto che cavalierie dame lo chiamavano in tal modo come se fosse statoun condannato alla forca, non volle più montare a cavallo eper un intero anno si fece trasportare sulla carretta, affrontandotuttavia più di quaranta battaglie. Ma poiché ho perdutoproprio il materiale relativo al Cavaliere della Carretta,chiudo qui il racconto di ser Lancillotto e procedo con lamorte di re Artù, che fu causata da ser Agravano.Explicit liber XIX. Segue il libro ventesimo che trattadella pietosissima storia della morte di re Artù.662