Libro II - Balin il Selvaggio o il cavaliere dalle due spade

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Libro II

BALIN IL SELVAGGIO

O IL CAVALIERE DALLE DUE SPADE

Di una damigella che si presentò a corte con una spada al

fianco cercando un uomo che possedesse le virtù necessarie

per estrarla dal fodero

Dopo la morte di Uther Pendragon era salito al trono suo

figlio Artù, che dovette combattere a lungo per governare su

tutta l‟Inghilterra, perché l‟Inghilterra stessa, il Galles, la

Scozia e la Cornovaglia erano divisi tra diversi sovrani.

Accadde quindi un giorno che, mentre Artù si trovava a

Londra, gli si presentasse un cavaliere a riferirgli che re

Rience del Galles del Nord aveva raccolto un grande esercito

e invaso le sue terre, bruciando e massacrando i suoi fedeli

sudditi.

« Sarebbe un grave affronto alla mia dignità se non gli

resistessimo con tutte le nostre forze » disse il re.

Poi dichiarò che avrebbe emesso un bando con l‟ordine che

tutti i suoi signori, cavalieri e gentiluomini d‟armi si riunissero

nel castello di Winchester, che a quel tempo aveva

nome Camelot, dove si sarebbero tenuti consiglio generale e

grandi giostre.

Poco dopo che il re ebbe raggiunto Camelot con tutto il suo

baronaggio ed ebbe preso alloggio come meglio potè, gli si

presentò una damigella che disse di essere messaggera della

potente dama Lile di Avalon, e, quando lasciò cadere il mantello

foderato di una pelliccia preziosa, si vide che portava

alla vita una bellissima spada.

« Damigella, perché cingete un'arma che non vi si addice?

» le chiese stupito il re.

« Ora ve lo dirò, sire » gli rispose la damigella. « Essa mi

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provoca impaccio e dolore, ma potrà liberarmene solo un

cavaliere valoroso e dotato di ogni virtù e che non alberghi in

cuore villania, tradimento o slealtà. Colui che mostrerà di

avere simili pregi sarà l‟unico in grado di estrarla dal fodero.

Sono stata da re Rience perché mi era stato detto che alla sua

corte avrei trovato degli eccellenti cavalieri, ma nessuno di

quelli che vi si provarono riuscì nell‟impresa. »

« Allora è un vero prodigio! » esclamò il re. « Tenterò io

stesso di estrarre quell‟arma, non perché pensi di essere il

migliore, ma per dare un esempio ai miei baroni.»

Prese la spada per il fodero e per la cintura, tirò con forza,

ma la lama non venne fuori.

« Sire, non è necessario tanto vigore; colui che la estrarrà

Storia di Re Artù e dei suoi cavalieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora