IL LIBRODI SER TRISTANO DI LIONESLibro VIIIISOTTA LA BELLA

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Come nacque ser Tristano, e come la madre, morta neldarlo alla luce, volle che ricevesse quel nomeAl tempo in cui Artù era re supremo d‟Inghilterra, del Galles,della Scozia e di numerosi regni, v'erano altri sovrani cheregnavano su molte contrade: un paio nel Galles, altrettantiin Cornovaglia e nell‟Occidente, due o tre in Irlanda e ungran numero nel Settentrione, ma tutti costoro gli dovevanoobbedienza ed erano suoi vassalli, al pari del re di Francia,del re di Bretagna, e di tutti gli altri baroni fino a Roma.La contrada di Liones era retta da un re chiamato Meliodas,cavaliere tra i più valenti e sposato con Elisabetta, sorelladi re Marco di Cornovaglia, che aveva fama di esserebuona e bella. Ed invero era una dama gentile, devota alproprio signore che la riamava sì che, non molto tempo dopola loro unione, ella divenne gravida con grande gioia dientrambi.In quella stessa contrada viveva però un‟altra dama cheera da tempo innamorata del re e che, non riuscendo in alcunmodo a ottenerne l‟amore, ricorse a un incantesimo: un giornoche Meliodas, esperto cacciatore, era uscito in battuta,ella lo indusse a inseguire da solo un cervo fino a un vecchiocastello dove lo fece subito prigioniero.Quando dama Elisabetta si accorse della scomparsa delmarito, poco mancò che uscisse di senno e, per quanto la suagravidanza fosse ormai avanzata, prese con sé una gentildonnae corse a cercarlo, addentrandosi fin nel folto; ma poi nonpotè procedere oltre perché cominciò il travaglio del partocon spasmi frequenti e acuti.242La gentildonna la soccorse come meglio potè e, per miracolodella Nostra Signora Celeste, la dama si sgravò tra grandipene; tuttavia, in mancanza d‟altro aiuto, aveva patito talefreddo che, colta dal gelido alito della morte, dovette moriree lasciare questo mondo.Quando la regina si avvide che non aveva scampo, diedesfogo al proprio dolore e, rivoltasi alla gentildonna, disse:« Allorché vedrete il mio signore, re Meliodas, raccomandatemia lui; ditegli quali sofferenze ho sopportato in questoluogo e come, priva di adeguato soccorso, mi toccò morireper amor suo. Fategli inoltre sapere che mi duole separarmida questo mondo e da lui, e pregatelo di essere benevoloverso la mia anima. Ed ora, fatemi vedere il bambino per cuiho patito tutto questo male. »« Ah, figlioletto mio » esclamò dopo che ebbe posato losguardo su di lui « hai dato la morte a tua madre! Se in cosìgiovane età sai già uccidere, suppongo che diverrai un uomogagliardo e, poiché morrò per averti messo al mondo, voglioche la mia ancella preghi il mio signore re Meliodas che albattesimo ti imponga il nome di Tristano, a significare ildolore della tua nascita. »Pronunciate tali parole, la regina rese l‟anima e morì. Allorala gentildonna depose il suo corpo sotto l‟ombra di ungrande albero e avvolse il bambino come meglio potè perripararlo dal freddo. Intanto erano sopraggiunti i baroni chesi erano messi in cerca della regina. Alcuni tra loro, pensandoche anche il re fosse morto e ambendo a divenire signoridella contrada di Liones, avrebbero voluto uccidere l‟infante;tuttavia, per intercessione e per le buone parole della gentildonna,la maggior parte non vi volle consentire e dispose chela defunta regina fosse trasportata a palazzo, dove fu levatoper lei gran lamento.Come la matrigna di ser Tristano ordinò del veleno perucciderloAnche re Meliodas, liberato per intervento di Merlino lamattina successiva alla morte della sposa, era intanto tornatoa corte accolto con grande gioia da quasi tutti i baroni. Manessuna lingua saprebbe narrare il suo cordoglio: fece sep243pellire la regina con grande pompa e, ubbidendo al suo estremodesiderio, impose al figlio il nome di Tristano: il bambinonato nel dolore.Meliodas restò sette anni senza prendere moglie, e pertutto questo tempo Tristano fu allevato con cura; ma inseguito il sovrano sposò la figlia di re Howell di Bretagna,che presto gli diede dei figli, e la donna, scontenta e adiratache essi non potessero possedere la terra di Liones, decise disopprimere Tristano. Un giorno, fece mettere una coppa d‟argentoin cui era stato versato del veleno nella camera in cuiegli si trovava insieme ai suoi figli, ritenendo che, qualoraavesse avuto sete, avrebbe bevuto di quella pozione. Accaddeinvece che uno dei figli, veduta la coppa e pensando checontenesse una buona bevanda, ne bevesse a volontà; macome l‟ebbe gustata, scoppiò e morì.Il re non sospettò il tradimento della moglie e costei, perquanto dolente per la morte del figlio come potete ben comprendere,non volle desistere dal suo proposito e fece versaredell‟altro veleno in una coppa di vino. Il caso volle però chere Meliodas, scorta quella stessa coppa, la prendesse perbere. E così avrebbe fatto, se la regina non fosse accorsa astrappargliela di mano. Stupito di quell‟atto, Meliodas sisovvenne allora della repentina morte del figlio; perciò, afferratala regina per una mano, le disse:« Falsa traditrice, se non vuoi morire, mi devi dire chebevanda è questa! »Quindi trasse la spada e le giurò solennemente che l‟avrebbeuccisa se non gli avesse detto la verità.« Pietà, mio signore, vi dirò ogni cosa » gridò la donna.E gli raccontò che avrebbe voluto assassinare Tristanoperché i propri figli potessero ereditare il regno.« Sarai sottoposta a giudizio » disse il re.Con l‟assenso dei baroni, la regina fu condannata al rogo;ma quando la pira era già stata approntata e la donna prossimaa essere giustiziata, il giovane Tristano si inginocchiòdavanti al padre e lo supplicò di concedergli un dono.« Volentieri » fu la risposta del re.« Accordatemi la vita della regina mia matrigna. »« E una richiesta ingiusta » protestò Meliodas. « Avresti ildiritto di odiarla perché il suo intento era di farti morireavvelenato: è soprattutto per la tua salvezza che voglio la suamorte. »244« Sire » rispose Tristano « invoco la vostra grazia perchéla risparmiate; da parte mia la perdono, così come fa Iddio!Converrebbe alla vostra nobiltà concedermi il mio dono: innome di Dio, vi chiedo di mantenere la vostra promessa! »« Poiché vuoi così, ti accorderò la sua vita. Va‟ a toglierladal rogo e fai di lei ciò che vuoi! »Il giovane andò dunque alla pira e, per ordine del padre,salvò la vita della regina. Dopo quel fatto, però, il re nonavrebbe voluto avere più niente a che fare con lei, né atavola né a letto, e solo per i buoni uffici di Tristano inseguito perdonò la sposa. Tuttavia decise di allontanare ilfiglio dalla corte.Come ser Tristano fu mandato in Francia con un servitorechiamato Governale che l'accudisse, e come appresea suonare l'arpa e l'arte della falconeria e della cacciaIl re ordinò a un gentiluomo molto istruito ed espertochiamato Governale di accompagnare il figlio in Franciaperché ne imparasse la lingua, la disciplina e l‟uso dellearmi. Tristano rimase in quel paese forestiero sette anni,quindi, avendo appreso la lingua e quant‟altro poteva inquelle contrade, fece ritorno dal padre e si applicò a studiarel‟arpa e altri strumenti musicali, sì che nessuno avrebbesaputo suonare meglio di lui in qualsiasi altro paese. Crescendopoi in forza e gagliardia, si esercitò anche nellacaccia e nell‟uso del falcone, tanto che non abbiamo mailetto di alcun gentiluomo che ne fosse più esperto. Infatti,come è scritto nel libro, egli diede inizio alle buone regoledel trattare ogni tipo di cacciagione e introdusse i terminiappropriati che sono in uso ancor oggi, onde il libro dellacaccia col falcone, al cervo e a ogni altro animale selvatico,è chiamato il libro di ser Tristano. Mi sembra pertanto chetutti i gentiluomini di antico blasone debbano giustamenteonorarlo, perché è proprio da tali termini, che resteranno inuso fino al giorno del Giudizio, che gli uomini d‟onorepossono distinguere un gentiluomo da un uomo libero equest‟ultimo da un villano. Colui che è gentile sarà infattiattratto dalle virtù cortesi e seguirà i nobili costumi degliuomini d‟onore!245Tristano si trattenne in Cornovaglia finché ebbe diciottoanni, e si fu fatto grande e forte. E da allora e per tutta la vita,re Meliodas ebbe grandi gioie dal figlio così come ne ebbe laregina, perché dal momento ch‟egli l‟aveva salvata dal rogo,ella aveva lasciato ogni odio verso di lui e aveva preso adamarlo e a ricoprirlo di doni. Ma anche la gente d‟ogni rangoprovava affetto per Tristano, ovunque egli si trovasse.Come ser Moroldo venne dall'Irlanda a richiedere il tributodella Cornovaglia, minacciando di ingaggiare battagliaOra accade che re Agwisance d‟Irlanda mandasse a chiederea re Marco di Cornovaglia il tributo che questi gli avevacorrisposto per molti inverni e che da sette anni aveva smessodi pagare. Il re e i suoi baroni ordinarono ai messaggeri ditornare dal loro signore con questa risposta:« Noi non gli pagheremo alcun tributo e se vorrà esigerlomandi in Cornovaglia un cavaliere fidato che combatta per ilsuo diritto, perché noi ne troveremo un altro che difenda ilnostro. »I messaggeri tornarono dunque con quella risposta cheaccese d‟ira re Agwisance. Convocato ser Moroldo, un nobilee provato cavaliere, compagno della Tavola Rotonda e fratellodella regina d‟Irlanda, il sovrano gli disse:« Bel fratello, ti prego di andare per amor mio in Cornovagliaa combattervi per il tributo che ci spetta. Sarai benrisarcito per tutto quello che spenderai e avrai più di quantoti occorra. »« Sire » rispose ser Moroldo « per il diritto vostro e dellavostra terra non esiterò a dare battaglia al miglior cavalieredella Tavola Rotonda, conosco la maggior parte di loro e leimprese che hanno compiuto, e affronterò volentieri questoviaggio che accrescerà la fama delle mie gesta. »Vennero fatti gli approvvigionamenti in tutta fretta, dimodo che ser Moroldo ebbe quanto gli abbisognava. Infine,quando tutto fu pronto, egli lasciò il paese e approdò inCornovaglia, proprio vicino al castello di Tintagel, e la notiziadel suo arrivo addolorò profondamente re Marco, che benconosceva ser Moroldo come il cavaliere più rinomato delmondo. Per il momento ser Moroldo rimase però e a bordo e246ogni giorno mandava a chiedere al re che pagasse il tributoo che trovasse un campione che si misurasse con lui.Quelli di Cornovaglia fecero allora gridare un bando inogni luogo, e cioè che il cavaliere che avesse combattuto,per risparmiare al regno quel tributo, avrebbe ricevuto talericompensa che sarebbe vissuto meglio per il resto dellavita. Alcuni baroni suggerirono inoltre che re Marco mandassea cercare alla corte di Artù ser Lancillotto del Lago,ma altri furono di diverso avviso e sostennero che sarebbestata una vana fatica: ser Moroldo era un cavaliere dellaTavola Rotonda e perciò ogni suo compagno sarebbe statoriluttante a battersi con lui, a meno che ve ne fosse statouno che, per suo proprio desiderio, avesse voluto prenderele armi in incognito e senza farsi riconoscere.Era intanto giunta voce a re Meliodas che ser Moroldoattendeva di dare battaglia nei pressi di Tintagel, e che reMarco non trovava alcun cavaliere disposto ad affrontarlo.Come Tristano si impegnò a combattere per liberare laCornovaglia dal tributo e come fu fatto cavaliereQuando Tristano apprese che nessun cavaliere di Cornovagliaosava confrontarsi con ser Moroldo ne fu molto afflittoe sdegnato e, senz‟altro indugio, si presentò al padre e glichiese consiglio sul miglior modo per riscattare il paese daltributo.« Perché mi sembra vergognoso » disse « che ser Moroldo,fratello della regina d‟Irlanda, riparta senza aver avutobattaglia! »« Figliolo » gli rispose il re « sai bene che egli ha famad'essere uno dei migliori cavalieri del mondo; inoltre è uncompagno della Tavola Rotonda e non conosco alcuno diquesto paese che sia in grado di misurarsi con lui.»« Ahimè, perché non sono ancora cavaliere! » esclamò Tristano.« Che Dio non mi conceda alcun onore se in tal casolo lascerei partire senza affrontarlo. Vi prego, sire, datemilicenza di recarmi da re Marco per ricevere da lui l‟investitura.»« Te la concedo » rispose il re. « Conduciti dunque come ilcuore ti comanda! »247Ringraziato il padre, Tristano si dispose a partire per laCornovaglia. Intanto era giunto da lui un messaggero daparte della figlia di re Faramon di Francia con lettere contenentitali lamentevoli richieste d‟amore da muovere a pietà.La fanciulla gli inviava anche una piccola cagna da caccia distraordinaria bellezza; ma Tristano, che non si curava di lei,non trasse alcuna gioia dalle sue missive e il libro dice che lafiglia del re quando comprese ch‟egli non l‟avrebbe amata,morì di dolore.Il giovane Tristano si recò così dallo zio, re Marco di Cornovaglia.« Sire » gli disse « se mi conferirete l‟ordine della cavalleria,ingaggerò battaglia contro ser Moroldo. »« Chi sei e da dove vieni? » chiese il re.« Sappiate che sono un gentiluomo e che vengo da parte dire Meliodas, che sposò vostra sorella. »Il re lo osservò e notò che era giovane, alto e ben conformato.« Bel signore » chiese ancora « qual è il vostro nome e dovesiete nato? »« Mi chiamo Tristano e nacqui nella terra di Liones. »« Ebbene » disse il re « se volete intraprendere questa battaglia,vi farò cavaliere. »« Sono venuto da voi per questo e per nessun‟altra ragione.»Re Marco lo armò cavaliere e si affrettò poi a inviare a serMoroldo un messaggero con uno scritto, in cui gli comunicavache aveva trovato un giovane campione pronto a combatterea oltranza.« Sarà così » fece rispondere ser Moroldo « ma io non mibatterò con alcuno che non sia di sangue reale, vale a direfiglio di re o di regina, o nato da un principe o da unaprincipessa. »Re Marco mandò allora a chiamare ser Tristano di Lionesper riferirgli quel messaggio.« Poiché tale è la sua pretesa » disse il giovane « informateser Moroldo che per parte di padre e di madre ho sanguenobile quanto il suo; sappiate infatti, sire, che sono figlio dire Meliodas e di vostra sorella dama Elisabetta, che morìnella foresta nel darmi alla luce. »« Ah, Gesù » esclamò il re « sei il benvenuto, bel nipote! »248Poi, in tutta fretta, diede a Tristano un cavallo e un‟armaturatra i migliori che si potessero ottenere in cambio d‟oro od‟argento; quindi mandò a dire a ser Moroldo che il suoavversario era di nascita più nobile della sua, rivelandogliqual era il suo nome e la sua origine, sì che il campioned‟Irlanda se ne dichiarò pienamente soddisfatto.Per comune assenso del re e di ser Moroldo fu poi stabilitoche il combattimento avesse luogo su un‟isola prossima allenavi irlandesi, e ser Tristano fu fatto salire su un‟imbarcazioneinsieme a Governale, con quanto necessitava alla suapersona e al cavallo che recava con sé. E quando il re, ibaroni e la gente tutta di Cornovaglia, uomini e donne chefossero, lo videro salpare con quell‟equipaggiamento per andarea combattere per il diritto del regno, si misero a piangere,poiché sapevano che egli metteva a repentaglio la suagiovane vita.Come ser Tristano arrivò sull'isola per ingaggiare battagliacon ser MoroldoOra, per abbreviare il racconto, quando ser Tristano giunsesull‟isola e volse lo sguardo alla riva più lontana, scorse seinavi all‟ancora vicino alla costa, ma non vide ser Moroldo,che lo attendeva nascosto dall‟ombra delle imbarcazioni. Ilgiovane ordinò allora a Governale di condurre a terra ilcavallo e di preparare l‟equipaggiamento nel modo più acconcioe, dopo che fu tutto pronto, montò in arcioni, appeselo scudo alla spalla e chiese al servitore dove fosse il cavaliereche doveva affrontare.« Pensavo che l‟aveste scorto » rispose Governale. « Eccololaggiù, già a cavallo, con lo scudo al collo e la lancia inmano. »« Raccomandami a mio zio re Marco e pregalo, se saròucciso in battaglia, di seppellire il mio corpo nel modo cheriterrà più opportuno » gli disse allora Tristano. « Sappia chenon mi arrenderò per viltà e che mi farò uccidere piuttostoche fuggire: in tal modo il regno non sarà costretto al tributoper causa mia; ma se mi arrendersi dichiarandomi sconfittoo se fuggissi, digli che non dovrà mai seppellirmi in terraconsacrata. Inoltre, sulla tua vita, ti ordino di tornare a249bordo e di non avvicinarti all‟isola finché vedrai ch‟io siasopraffatto o ucciso, o che abbia vinto o messo a morte quelcavaliere laggiù. »Poi si separarono piangendo amaramente.Come ser Tristano portò a compimento la battaglia, ecome ser Moroldo si rifugiò sulla propria naveAppena ser Moroldo ebbe scorto Tristano, gli disse:« Giovane cavaliere, ser Tristano, che fate qui? Sono moltodispiaciuto che abbiate avuto tanto coraggio, perché dovetesapere che mi sono battuto con molti nobili cavalieri, i miglioridi questo paese e del mondo intero, e li ho vinti tutti.Seguite dunque il mio consiglio e ripartite. »« Ser Moroldo, cavaliere leale e ben provato » gli risposeser Tristano « non posso rinunciare alla nostra contesa perchéproprio oggi ho ricevuto l‟ordine della cavalleria e misono impegnato ad acquistarmi onore combattendo controdi voi che avete fama di essere tra i cavalieri più stimati delmondo. Al contrario io non mi sono ancora cimentato con unbuon cavaliere, ma confido in Dio che potrò comportarmionorevolmente liberando per sempre la Cornovaglia da ognigenere di tributo da parte del vostro paese. »Quando ser Moroldo ebbe inteso il suo intento, aggiunse:« Bel cavaliere, poiché siete deciso ad acquistare merito amio danno, voglio che sappiate che non sarete disonorato seriuscirete a resistere a tre dei miei colpi, perché è proprio perle mie nobili imprese, provate e vedute, che re Artù mi fececavaliere della Tavola Rotonda. »Misero le lance in resta e si diedero addosso con grandeimpeto sì che finirono entrambi a terra insieme alle cavalcature,ma l‟arma di ser Moroldo aveva aperto una profondaferita nel fianco di Tristano. Quando i contendenti si furonodistricati dai cavalli, posero mano alle spade e si ripararonodietro gli scudi, quindi cominciarono a colpirsi come uominicoraggiosi e fieri. Dopo aver combattuto a lungo in tal modosmisero di calarsi fendenti e mirarono di punta alla bocca ealle visiere; infine, visto che nessuno dei due prevaleva, preseroa cozzare come montoni nell‟intento di rovesciarsi l‟un250l'altro al suolo. Continuarono così per più di mezza giornata,benché fossero entrambi gravemente feriti e il sangue caldoscorresse fino a terra. Ma ser Tristano, più fresco, robusto econ maggior fiato, vibrò un tale fendente che tagliò l‟elmo ela cuffia d‟acciaio di ser Moroldo e la lama gli penetrò nelcranio rimanendovi saldamente infitta sì che Tristano dovettedare tre strappi prima di riuscire a estrarla. Ser Moroldocadde sulle ginocchia, con l‟acciaio ancora confitto nel cranio,poi si drizzò in piedi gemendo e, gettati via scudo espada, fuggì di corsa verso le navi, mentre ser Tristano gligridava:« Ah, cavaliere della Tavola Rotonda, perché vi ritiraterecando grave onta a voi e alla vostra schiatta? Io non sonoche un novello cavaliere e al primo cimento, ma piuttostoche tirarmi indietro preferirei essere fatto in cento pezzi! »Ser Moroldo non rispose parola e seguitò a correre gemendoforte.« Ebbene, signor cavaliere » gli gridò ancora Tristano « viprometto che terrò per sempre la vostra spada e il vostroscudo; li porterò alla presenza di re Artù e di tutta la TavolaRotonda e ovunque mi porteranno le mie avventure. »Come ser Moroldo morì dopo essere giunto in Irlanda, edella ferita di ser TristanoSer Moroldo partì dunque per l'Irlanda con tutti i compagnie, come fu giunto, il re suo cognato fece subito esaminare lesue ferite. Gli fu così trovato infitto nel cranio il frammentodella spada di ser Tristano e, poiché nessun medico era ingrado di estrarlo, ser Moroldo ne morì. Solo dopo la suamorte, la regina sua sorella fece rimùovere quel pezzo dispada e lo tenne sempre con sé, pensando che sarebbe servitoalla propria vendetta.Torniamo ora a ser Tristano che sanguinava copiosamentedalla profonda ferita: avendo preso freddo subito dopo ilcombattimento, riusciva a malapena a muovere le membra,tanto che, non potendo reggersi, si lasciò scivolare su uncumulo di terra. Ben presto però giunse l‟imbarcazione con ilsuo servitore Governale che lo riportò a riva. Re Marco, chegli era andato incontro in corteo insieme ai baroni, lo prese251allora tra le braccia e, aiutato dal siniscalco ser Dinas, lotrasportò al castello di Tintagel perché ricevesse le miglioricure.Tristano giacque a letto per più di un mese, sempre inpunto di morte perché, come dice il libro francese, il ferrodella lancia di ser Moroldo era avvelenato in modo che laferita non poteva risanarsi. Il re e i baroni temevano ch‟eglinon si sarebbe più ripreso e ne erano oltremodo addolorati,tanto più che nessuno dei diversi medici e cerusici, accorsiper ordine del sovrano, si dichiarava in grado di salvargli lavita.Infine giunse una dama di grande saggezza, che disseapertamente a re Marco, a Tristano e a tutti i baroni che ilgiovane non sarebbe mai guarito a meno che non si fosserecato nel medesimo paese da cui proveniva il veleno. Intesoquel responso, re Marco ordinò di approntare un vascelloben fornito di viveri su cui fece imbarcare Governale eTristano, che volle prendere con sé la propria arpa. Essifecero così vela verso l'Irlanda e, con loro buona fortuna,approdarono proprio vicino al castello dove si trovavano ilre e la regina.Appena toccarono terra, Tristano si trasse a sedere sul lettoe suonò sull‟arpa una lieta canzone, quale non era mai stataudita prima in Irlanda. Così, quando a corte si seppe dell‟arrivodi un cavaliere che era uno straordinario arpista, il re lomandò a cercare e fece prontamente esaminare le sue ferite;quindi gli chiese come si chiamava e Tristano, che non volevarivelare la propria identità, rispose di essere della contradadi Liones e di chiamarsi Tamtrist.« Fui ferito combattendo per i diritti di una dama » aggiunsepoi.« Dio mi aiuti! » esclamò re Agwisance « avrete tutta l‟assistenzache potrete ricevere in questo paese. Ma dovete sapereche in Cornovaglia patii la perdita più grande che possatoccare a un re, ché vi persi ser Moroldo, nobilissimo combattentee compagno della Tavola Rotonda. »E raccontò in che modo questi era stato ucciso mentrel‟ospite, che conosceva meglio del re quanto era accaduto,fingeva di essere molto addolorato.252Come ser Tristano fu affidato alle cure di Isotta la Bellaper essere sanato della feritaCon grande benevolenza, il re affidò Tamtrist alla custodia ealle cure della figlia Isotta la Bella, che era molto esperta dimedicina. La fanciulla infatti scoprì che alla base della feritavi era del veleno, e la guarì in poco tempo. Così il giovaneforestiero nutrì per lei un grande amore, tanto più che nonv‟era al mondo pulzella o dama più bella, e in cambio dellesue cure le insegnò a suonare l‟arpa. E anche Isotta cominciòa sentire una grande inclinazione verso di lui.Ser Palamede il Saraceno, beneaccetto al re e alla regina,si trovava a quel tempo nel paese, e ogni giorno si presentavacon molti doni a Isotta la Bella, che amava appassionatamente.Di ciò si avvide Tamtrist, cui era nota la fama dinobiltà e di ardimento del cavaliere, e siccome Isotta la Bellagli aveva anche detto che il Saraceno aveva intenzione difarsi battezzare per amor suo, tra i due cavalieri c‟era grandegelosia e Tamtrist ne era molto contrariato.Un giorno re Agwisance fece bandire un grande torneo congiostre per una dama, sua prossima cugina, chiamata Signoradelle Lande. Il bando fu gridato in Inghilterra, Galles,Scozia e anche in Francia e in Bretagna, e Isotta la Bella neinformò personalmente Tamtrist.« Bella signora » le disse allora il giovane « non sono che undebole cavaliere e sarei morto da tempo se non fosse statoper la vostra benevolenza. Cosa volete dunque che io faccia?Vedete bene che non posso giostrare! »« Ah, Tamtrist » esclamò la fanciulla « perché non voleteprendere parte al torneo? Sapete che vi sàrà ser Palamede eche farà del suo meglio. Vi prego dunque di parteciparviperché egli non possa vincere il premio. »« Signora, può ben essere così » le rispose il giovane. « Èun combattente esperto mentre io non sono che un novellocavaliere che nella prima battaglia ebbe la sfortuna di esseregravemente ferito. Ma se vorrete preferirmi ed essere la miadama, scenderò in lizza purché non riveliate la mia decisionead alcun altro, se non a coloro che vorrete prendere nellavostra confidenza. Per amor vostro metterò allora a repentagliola mia misera persona e ser Palamede lo saprà soloquando sarò entrato in campo. »253« Fate del vostro meglio » gli disse allora Isotta « ed io vifornirò di cavallo e d‟armatura a mia scelta. »« Sia come volete » le rispose Tamtrist. « Sarò ai vostriordini! »Venne il giorno della giostra, e ser Palamede, presentandosicon uno scudo nero, rovesciò molti cavalieri con grandemeraviglia dei presenti. In quella prima giornata egliabbatté infatti ser Galvano, Gaheris, Agravano, Bagdemagus,Kay, Dodinas il Selvaggio, Sagramore l‟Impetuoso,Gumret il Piccolo e Griflet il Figlio di Dio, sì che ognicavaliere lo temette e molti lo soprannominarono il Cavalieredallo Scudo Nero. Invero ser Palamede si conquistògrande onore.Re Agwisance andò allora da Tamtrist a chiedergli perchénon volesse giostrare.« Sire » fu la risposta « sono stato ferito da poco e non osoancora cimentarmi. »Era intanto sopraggiunto uno scudiero chiamato Hebes ilRinomato — lo stesso che un tempo era stato messaggerodella figlia del re di Francia - il quale riconobbe Tristano eandò a gettarsi ai suoi piedi. Subito il giovane accorse arialzarlo, pregandolo vivamente di non rivelare in alcun modoil suo nome. L‟atto di cortesia dello scudiero non sfuggìtuttavia a Isotta che si insospettì e, pensando che Tamtristdovesse essere un uomo di merito provato, si sentì riconfortatae incline ad amarlo più di prima.Come ser Tristano vinse il premio al torneo e impose a serPalamede di non indossare l'armatura per un annoTristano domandò poi allo scudiero cosa facesse in queipaesi.« Vi venni con ser Galvano per essere fatto cavaliere » eglirispose « ma se vi aggrada lo sarò per mano vostra. »« Allora servimi domattina segretamente, e ti farò cavalieresul campo. »Il mattino seguente ser Palamede scese in lizza come ilprimo giorno e abbatté il Re dei Cento Cavalieri e il re diScozia. Secondo gli ordini di Isotta la Bella, Tamtrist erastato intanto fornito di un cavallo bianco e di un‟armatura254dello stesso colore; poi fu fatto uscire da una postierla segreta.Quando comparve all'improvviso sul campo simile a unangelo splendente, ser Palamede si volse subito verso di luicon la lancia in resta, e il giovane, che si era nel frattempoapparecchiato nello stesso modo, lo gettò a terra. Per quellacaduta si levò dalla folla un grande clamore, ma sappiate cheIsotta la Bella ne fu molto lieta e che da quel momentonessuno volle più giostrare con il cavaliere sconosciuto dallearmi bianche e che tutti, di maggiore o di minor rango, loevitarono.Tamtrist armò allora cavaliere Hebes, incitandolo a farsiavanti, e questi si comportò da valoroso in quel suo primotorneo; ma anche in seguito non mancò di farsi onore erimase sempre al servizio del cavaliere di Liones.Pieno di vergogna per la caduta, ser Palamede era intantouscito dal campo il più nascostamente possibile; tuttaviaTamtrist gli andò prontamente dietro e gli impose di voltarsie di battersi. Subito ser Palamede fece fronte all'avversario ei due cavalieri snudarono le spade, ma al primo assaltoTamtrist calò un durissimo fendente sulla testa del rivale e loabbatté al suolo; quindi gli impose di arrendersi e di fare ciòche gli avrebbe ordinato, altrimenti lo avrebbe ucciso. SerPalamede, vista l‟espressione del suo viso e temendo per lapropria vita, accondiscese allora a ogni richiesta.« Ecco dunque ciò che comando » gli disse Tamtrist« innanzitutto lascerete la mia dama Isotta e non vi avvicineretea lei in alcun modo. Inoltre, per tutto un anno e ungiorno, non porterete armatura o altro equipaggiamento diguerra. Promettetemelo, altrimenti morrete! »« Ahimè, sono disonorato per sempre! » esclamò ser Palamede.Quindi giurò nei termini che gli erano stati imposti, maper ira e dispetto si strappò di dosso l‟armatura e la gettòlontano.Tamtrist rientrò segretamente nella camera dove Isotta laBella lo aveva tenuto nascosto, e la fanciulla gli fece granfesta, grata a Dio del suo successo. Non passò però moltotempo che il re e la regina appresero che era stato il lorogiovane ospite a vincere ser Palamede, e da quel momentotennero Tamtrist in maggiore stima.255Come la regina comprese dalla spada chi aveva ucciso ilfratello ser Moroldo, e in qualepericolo si trovò serTristanoUn giorno Isotta la Bella e la regina sua madre prepararonoun bagno per Tamtrist. Mentre egli era immerso nell‟acquaaccudito da Governale e da ser Hebes e le due donne siaffaccendavano da una parte all‟altra della camera, il casovolle che la regina vedesse la spada del giovane posata sulletto e che malauguratamente la traesse dal fodero. Dopoaverla ammirata a lungo, ché era invero un‟arma molto bella,le due dame notarono che il filo della lama era rotto a unpiede e mezzo dalla punta e che ne mancava un buon pezzo.Quella falla ricordò subito alla regina il frammento di spadatrovato nel cranio di ser Moroldo.« Ahimè, figlia mia » esclamò « costui è il cavaliere traditoreche uccise mio fratello, tuo zio! »Isotta ne fu amaramente turbata, ché amava profondamenteTamtrist e conosceva appieno la crudeltà della madre.Intanto la regina si era prontamente recata nella propriacamera e da un suo cofano aveva preso il frammento di spadaestratto dalla testa di ser Moroldo dopo la sua morte; quindisi era affrettata a tornare al letto su cui era posata l‟arma diTamtrist e vi aveva inserito il pezzo d‟acciaio: esso combaciòcon la tacca della lama quasi non se ne fosse mai distaccato.Subito la dama impugnò fieramente la spada e con tutta lasua forza corse addosso a Tamtrist che era ancora nel bagno,sì che lo avrebbe tagliato in due se ser Hebes non l‟avesseafferrata per le braccia strappandole l‟arma di mano. Nonavendo così potuto portare a termine il suo malvagio intento,la regina corse dal marito, re Agwisance, e, gettatasi in ginocchio,gli disse:« Ahimè, mio signore, ospitate in casa vostra il traditoreche uccise mio fratello ser Moroldo, nobile combattente evostro servitore. »« Chi è e dove si trova? » chiese il re.« È Tamtrist, colui che mia figlia ha guarito! »« Ahimè » esclamò il re « ne sono molto rattristato perché èil cavaliere più nobile che abbia mai visto combattere. Tiordino di non avere nulla a che fare con lui e di lasciare a mela faccenda. »Poi si recò nella camera di Tristano, e ve lo trovò armatopronto a montare a cavallo.256« Suvvia, Tamtrist » gli disse « a nulla vi varrebbe disputarecon me. Ma questo io farò per il mio onore e per amorvostro: poiché sarebbe un‟infamia se vi uccidessi fintanto chesiete nella mia corte, vi concederò di andarvene da qui senzadanno, a condizione che mi diciate il vostro nome, chi fuvostro padre, e se uccideste mio cognato ser Moroldo. »Come ser Tristano lasciò il re e Isotta la Bella per tornarein Cornovaglia« Vi dirò la verità » disse Tristano al re. « Mio padre è serMeliodas re di Liones e mia madre, che si chiamava Elisabetta,era sorella di re Marco di Cornovaglia. Ella morì neldarmi alla luce nella foresta e, proprio per questo, prima dispirare ordinò che al battesimo mi fosse imposto il nome diTristano, ch‟io trasformai qui in Tamtrist poiché non volevoessere riconosciuto. Ho combattuto per il tributo della Cornovagliaper amore di mio zio e per il diritto di quella terrache egli possedeva da molti anni, e anche per accrescere ilmio onore, perché ero stato fatto cavaliere proprio quel giornoed ero al mio primo cimento. Solo per questo intrapresi labattaglia, e sappiate inoltre che ser Moroldo si sottrasse ame ancora in vita, abbandonando lo scudo e la spada. »« Che Dio mi assista! » esclamò il re. « Devo ammettere cheagiste da buon cavaliere e che quella era la parte che spettavaa voi nella contesa. Tuttavia non posso farvi rimanere cononore in questo paese, perché dispiacerei ai miei baroni, amia moglie e al suo lignaggio. »« Sire » rispose Tristano « vi ringrazio per la benevolenzacon cui mi avete ospitato e per la grande bontà dimostratamida vostra figlia. Può darsi che abbiate da guadagnare piùdalla mia vita che dalla mia morte e che, nelle contraded‟Inghilterra, accada ch‟io possa rendervi alcun servigio neitempi a venire, sì che sarete contento di esservi portato versodi me quale nobile signore. Vi prometto inoltre lealmenteche ovunque mi troverò sarò, nel bene e nel male, il servitoree il cavaliere della mia signora vostra figlia e che non le verròmai meno in tutto ciò che è richiesto dalla cavalleria. Invocoanche la vostra buona grazia perché possa prendere commiatoda lei e da tutti i baroni e i cavalieri. »257« Ve la concedo » gli rispose il re.Tristano andò dunque da Isotta, e le raccontò ogni cosa:chi era e come aveva cambiato nome per non essere riconosciuto,e anche come una dama gli aveva detto che nonsarebbe mai guarito a meno che non si fosse recato nel paesein cui era stato preparato il veleno.« Se non fosse stato per voi, sarei dunque morto! » concluse.« Ah, gentil cavaliere » esclamò Isotta la Bella piangendodi cuore « sono addolorata per la vostra partenza, perché nonho mai nutrito tanta inclinazione per alcun altro! »« Signora » le disse allora Tristano « vi prometto sulla miafede che sarò il vostro cavaliere per tutti i giorni della miavita. »« Ve ne rendo grazie » rispose la fanciulla « e da parte miavi giuro che nei prossimi sette anni non mi sposerò se non colvostro consenso e che prenderò solo il marito che vorretevoi. »Ser Tristano le diede quindi un anello e ne ricevette unaltro da lei; infine si allontanò, lasciandola in grande doloree affanno, e si recò a prendere congedo da tutti i baroni dellacorte.« Bei signori, debbo partire » disse ad alta voce. « Se vi èqui alcuno che abbia offeso o che abbia ragione di dolersi dime, mi presenti la propria querela ora, prima che me nevada, perché ne possa fare ammenda come è in mio potere.Chi volesse farmi torto o calunniarmi dietro le spalle, lofaccia ora o mai più; sono qui pronto a darne ragione, corpocontro corpo. »Tutti rimasero in silenzio poiché nessuno era disposto adire una sola parola; e anche se vi erano molti cavalieriparenti di sangue della regina e di ser Moroldo, non uno volleentrare in conflitto con lui.Come ser Tristano e re Marco si ferirono a vicenda peramore della moglie di un cavalierePreso dunque congedo, ser Tristano si mise per mare e colfavore dei venti giunse a Tintagel in Cornovaglia, dove lanotizia ch‟egli era arrivato perfettamente risanato fu subito258recata a re Marco, che fece gran festa insieme a tutti i baroni.Tristano tornò poi dal padre re Meliodas, che lo accolse conla massima gioia al pari della regina, e ricevette generosamenteda entrambi terre e averi. Tuttavia finì per chiederelicenza di tornare nuovamente alla corte di re Marco, dovevisse a lungo in grande allegrezza. Col passare del tempo,però, sorsero dissidi e gelosie tra il re e il nipote a causa di unadama, moglie del nobile conte ser Segwaride, di cui entrambierano innamorati. La dama amava molto ser Tristano che laricambiava, poiché era invero bella, e il cavaliere lo aveva bennotato, e re Marco, accesosi anch‟egli d‟amore per lei, lo avevasaputo e ne era geloso.Un giorno la dama mandò un nano da Tristano a dirgli chesi recasse da lei la notte seguente.« Vi ordina inoltre di andarvi bene armato » aggiunse ilnano « perché il suo sposo ha fama di essere un buon cavaliere.»« Raccomandami alla tua signora » fu la risposta di Tristano.« Dille che non mancherò e che sarò da lei nel terminefissatomi. »Il nano se ne andò con tale risposta, ma re Marco, che loaveva visto, comprendendo che aveva portato a Tristano unmessaggio da parte della moglie di ser Segwaride, lo feceprendere e lo costrinse con la forza a dirgli il motivo della suaambasciata.« Ora vai pure dove vuoi » gli disse poi « ma, sotto pena dimorte, non farai cenno di aver parlato con me. »Re Marco lasciò dunque partire il nano e, la stessa notte delconvegno tra ser Tristano e la moglie di ser Segwaride, siarmò e, accompagnato da due cavalieri del suo consiglio,andò ad aspettare il nipote sulla strada per cui doveva passare.Quando ser Tristano sopraggiunse a cavallo con la lancia inpugno, essi si slanciarono all‟improvviso su di lui, ma il giovane,pur assalito dai tre cavalieri e gravemente ferito al pettoda re Marco, mise la lancia in resta e colpì a sua volta lo zio,rovesciandolo a terra così malamente contuso, che perdette isensi e ci volle del tempo prima che si riprendesse. IntantoTristano dava addosso prima a un cavaliere e poi all‟altro e lifaceva cadere entrambi sulla fredda terra, dove rimaseroimmobili. Quindi riprese il viaggio e si recò dalla dama che loattendeva presso una postierla e che lo accolse con gioia.259Come ser Tristano giacque con la dama e come il maritocombattè con luiDopo che si furono stretti in un abbraccio, la dama lodisarmò e gli fece mettere il cavallo nel luogo più adatto; poicenarono lietamente e andarono a letto traendone grandegioia e piacere. Ma nell'impeto della passione Tristano non sicurò della recente ferita e macchiò di sangue lenzuola, guancialie federe.Non passò però molto tempo che la dama fu avvertita che ilmarito stava giungendo e non distava più di un tiro d‟arco.Allora ella fece levare ser Tristano, che si armò, prese il cavalloe partì poco prima che giungesse ser Segwaride, il quale,trovato il letto disfatto e in disordine, si avvicinò ad osservarlofacendosi luce con una candela. Scoprì così che era tuttoinsanguinato e immaginando che vi avesse giaciuto un cavaliereferito, brandì la spada contro la moglie, gridando:« Ah, traditrice, perché mi hai ingannato? Se non mi diraichi è stato qui, morrai in questo stesso letto. »« Pietà, mio signore. Non uccidetemi » invocò la donnaimpaurita levando alte le mani.E si affrettò a rivelargli che vi era stato ser Tristano, ilquale aveva ricevuto per via una profonda ferita.« Dov e ora? » chiese il marito.« È ripartito, ma non sarà a più di mezzo miglio da qui. »Ser Segwaride prese armi e cavallo, inseguì Tristano che sidirigeva verso Tintagel per la via più diretta, e lo raggiunsein ben poco tempo. Allora gli gridò:« Fermati, cavaliere falso e traditore. »E mentre Tristano si volgeva contro di lui, lo colpì con lalancia che andò in frantumi; quindi cominciò a tempestarlocon la spada.« Signor cavaliere » gli disse Tristano « a causa del tortoche vi ho fatto pazienterò finché posso, ma vi consiglio di noncolpirmi oltre. »« Non sarà così » replicò ser Segwaride. « Uno di noi devemorire! »Tristano trasse dunque la spada, si avventò contro serSegwaride e lo colpì al fianco facendolo cadere di sellasvenuto, poi proseguì il cammino fino a Tintagel, doveguadagnò nascostamente il suo alloggio, non volendo far260sapere di essere stato ferito. Nel frattempo gli uomini di serSegwaride avevano ritrovato il padrone e lo avevano trasportatoa casa sul suo scudo; ma ci volle molto tempo prima cheegli si riprendesse dalla grave ferita.Anche re Marco, infermo nel proprio letto, non voleva chesi sapesse della sua avventura notturna, e ser Tristano, chene era appunto ignaro, si recò da lui a confortarlo. Ma benchétra loro vi fossero belle parole, finché visse re Marco non amòpiù il nipote, poiché ogni affetto si era spento per sempre.Passarono molti giorni e molte settimane, e tutto fu dimenticatoe perdonato; ser Segwaride, infatti, sapendo che serTristano era un cavaliere di grande valore e nipote del re,non osava affrontarlo e lasciò cadere ogni cosa: colui che hauna segreta ferita è riluttante a mostrare apertamente l'ingiuriasubita!Come Ser Bleoberis richiese la più bella dama della cortedi re Marco e la condusse con sé, e come dovette combattereUn giorno il buon cavaliere ser Bleoberis di Ganis si presentòa re Marco e lo pregò di concedergli il dono che egli avesserichiesto alla sua corte. Il re si stupì della preghiera, mapoiché Bleoberis era un cavaliere della Tavola Rotonda emolto stimato, acconsentì.« Voglio avere la dama più bella che mi piacerà scegliere inquesta corte » dichiarò ser Bleoberis.« Ormai non posso negarvelo » disse re Marco. « Sceglieteladunque a vostro rischio. »Bleoberis indicò la moglie di ser Segwaride, la prese permano e uscì dalla sala; quindi montò a cavallo, mise la damain sella dietro a un suo scudiero e si allontanò con grandesdegno del re e di tutta la corte.Appena ser Segwaride fu informato che la moglie se neraandata con un cavaliere di re Artù, si armò e uscì all‟inseguimentoper liberarla. Ora, v‟erano a corte alcune dame checonoscevano il grande amore che legava la moglie di serSegwaride a ser Tristano, da lei preferito a ogni altro cavaliere,e una di queste rimproverò ser Tristano nel modo piùingiurioso, chiamandolo codardo e indegno della cavalleria260261perché aveva permesso che una dama fosse portata via inmodo tanto vile dalla corte dello zio. Ma ella intendevaanche ricordargli che entrambi si erano amati di tutto cuore.« Bella dama » replicò ser Tristano « non spetta a me immischiarmiin tali faccende quando è presente il marito. Se eglinon si fosse trovato qui, sarei stato io il suo campione perl‟onore della corte; tuttavia se ser Segwaride non avrà successo,mi scontrerò con quel cavaliere prima che abbia mododi lasciare il paese. »Poco dopo giunse infatti a corte lo scudiero di ser Segwaridea riferire che il padrone era stato battuto e ferito quasimortalmente mentre combatteva contro ser Bleoberis perliberare la moglie. Il re e la corte ne furono costernati e serTristano, armatosi prontamente, balzò a cavallo e si allontanò,seguito dal suo servitore Governale che gli portavascudo e lancia.Mentre procedeva così al galoppo, si imbattè in un suocugino che si chiamava ser Andred, il quale aveva ricevutoordine da re Marco di riportare a corte a ogni costo duecavalieri di Artù che erravano per il paese in cerca di avventure.« Dio mi aiuti! » rispose ser Andred a Tristano che gli avevachiesto quali notizie avesse. « Non mi è mai andata peggio:uno dei due cavalieri che avevo avuto ordine di cercare mi habattuto e ferito, e non si è affatto curato del mio messaggio. »« Va‟ per la tua strada, bel cugino » gli disse Tristano. « Semi capiterà di imbattermi in quei due forse potrò vendicarti.»Come ser Tristano combattè con due cavalieri della TavolaRotondaSer Andred continuò così il suo viaggio per la Cornovaglia, eser Tristano si mise all‟inseguimento dei due cavalieri, cheerano Sagramore l‟Impetuoso e Dodinas il Selvaggio, e pocodopo li scorse innanzi a sé. Subito chiese loro da dove venivano,qual era la loro meta e cosa facevano in quelle contradedi confine, ma ser Sagramore non tenne in alcun conto le suedomande: fissò lo sguardo su di lui e chiese di rimando:« Mio bel cavaliere, siete di Cornovaglia? »262« Perché volete saperlo? » domandò ser Tristano.« Perché è raro vedere un valoroso tra i cavalieri di quelpaese; non più di due ore fa ne incontrammo uno che sfoggiavagrandi parole, ma che presto e con poco sforzo furovesciato a terra. E credo che voi vogliate ricevere la stessacortesia. »« Bei signori » rispose ser Tristano « può darsi ch'io vi oppongamaggiore resistenza! Che lo vogliate o no, dovretebattervi con me perché colui che vinceste era mio cugino.Fate dunque quanto potete: a meno che non compiate meglioil vostro dovere su questo terreno, sappiate che saretevinti entrambi da un cavaliere di Cornovaglia! »Appena ser Dodinas ebbe inteso le sue parole, impugnò lalancia e gli intimò di mettersi in guardia. Così presero campoe si corsero incontro col fragore di un tuono: ser Dodinasinfranse la propria arma mentre Tristano colpiva con piùforza e lo sbalzava a terra oltre la groppa del cavallo, sì cheper poco non gli spezzava il collo. Quando ser Sagramorevide cadere il compagno, si chiese con meraviglia chi potesseessere quel cavaliere di Cornovaglia; intanto abbassavala lancia e gli dava addosso con gran forza, ma anche serTristano si era volto contro di lui, e nel violento cozzo chene seguì ser Sagramore ricevette un tale affondo che rovinòal suolo insieme al cavallo rompendosi il femore nella caduta.Terminato lo scontro, ser Tristano chiese:« Bei signori, ne volete ancora? Non vi sono dunque cavalieripiù forti alla corte di Artù? Torna a vostra vergognadire villanie dei cavalieri di Cornovaglia, perché può ancheaccadere che uno di loro poi si misuri con voi.»« Dite il vero e lo avete dimostrato » ammise ser Sagramore.« Per la fede e l‟impegno dovuto all‟alto ordine dellacavalleria, vi prego ora di rivelarci il vostro nome. »« Mi chiedete molto » gli rispose ser Tristano « ma poichélo desiderate, sappiate e ricordate che il mio nome è serTristano di Liones, figlio di re Meliodas e nipote di re Marco.»I cavalieri furono allora lieti di essersi misurati con lui elo pregarono di rimanere insieme a loro.« No » rispose Tristano « devo battermi con uno dei vostricompagni: ser Bleoberis di Ganis. »263« Che Dio vi protegga! » esclamarono allora ser Sagramoree ser Dodinas.Come ser Tristano combattè con ser Bleoberis per unadama, e come costei fu invitata a scegliere con chi volesseandareSer Tristano riprese così il cammino finché vide avanti a séin una valle ser Bleoberis e la moglie di ser Segwaride, chesedeva in sella a un palafreno, dietro a uno scudiero.« Fermati, cavaliere della corte di Artù » intimò a ser Bleoberis,avvicinandosi al galoppo. « Riporta a corte quella damao consegnala a me! »« Non farò né una cosa né l'altra. Non temo alcun cavalieredi Cornovaglia al punto da accondiscendere a una sua preghiera.»« Per quale ragione non potrebbe valere quanto un altro? »lo interrogò Tristano. « Proprio oggi due vostri compagni, serSagramore e ser Dodinas, si sono scontrati con me a non piùdi tre miglia da qui, e prima che ci lasciassimo essi avevanoben constatato che un cavaliere di Cornovaglia poteva esseresufficientemente forte per vincerli tutti e due. »« Sono uomini di grande merito » commentò ser Bleoberis.« Se li avete vinti, dovete essere un valoroso e non avetemotivo di temermi; tuttavia se volete questa dama dovretebattervi. »« Allora difendetevi! » esclamò ser Tristano.Presero campo e si corsero incontro col fragore di untuono finendo entrambi a terra insieme ai cavalli, quindi,lasciate le selle, si diedero fieramente addosso con le spadeper più di due ore, ora incalzando ora calando traversoni adestra e a sinistra o cozzando l‟uno contro l‟altro con taleveemenza da cadere bocconi. Infine ser Bleoberis si trasseindietro dicendo:« Ebbene, cavaliere, fermate per un po‟ il vostro braccio eparliamo. »« Dite quel che volete, e vi risponderò » gli disse Tristano.« Signore » proseguì allora Bleoberis « vorrei sapere dondevenite, e quali sono il vostro nome e il vostro lignaggio. »« Con l‟aiuto di Dio, non temo di rivelarvelo: sappiate che264sono Tristano di Liones, figlio di re Meliodas e di una sorella dire Marco. »« Ne sono invero felice, perché siete colui che uccise serMoroldo in singoiar tenzone e vinse ser Palamede in torneo! »esclamò Bleoberis. « Voglio che sappiate che io sono ser Bleoberisdi Ganis, fratello di ser Blamor che ha fama di buoncavaliere, e che siamo figli di una sorella di ser Lancillotto delLago, da noi stimato uno dei migliori cavalieri del mondo. »« Dite il vero » approvò ser Tristano. « Ser Lancillotto nonha pari per gentilezza e cavalleria e, per il grande affetto chenutro per lui, non combatterò più di mia volontà contro divoi. »« In buona fede anch‟io non vorrò più darvi battaglia »rispose ser Bleoberis. « Ma poiché mi avete seguito per averequesta dama, vi faccio qui sul campo un‟offerta di gentilezza edi cortesia: la dama si porrà tra noi due e deciderà con chivorrà andare. Che il prescelto se l‟abbia in pace! »« Acconsento, perché credo che lascerà voi e verrà via conme » disse ser Tristano.« Ne avrete presto la prova! » replicò l'altro.Come la dama abbandonò ser Tristano e restò con serBleoberis, e come chiese di andare dal maritoQuando la dama fu posta tra i due cavalieri, si rivolse a serTristano dicendo:« Ricordatevi che sino a poco tempo fa eravate l‟uomo cheamavo di più al mondo e in cui maggiormente confidavo,ritenendo che anche voi mi amaste sopra a ogni altra donna.Ma voi vedeste questo cavaliere condurmi via e non facestecenno di volermi salvare; anzi tolleraste che fosse il miosignore Segwaride a seguirmi. Per questo ora vi lascio e nonvi amerò più in avvenire. »E senz‟altra parola si avvicinò a ser Bleoberis, con grandeira di ser Tristano che pensava con vergogna al proprioritorno a corte senza la dama.« Ser Tristano » gli disse allora ser Bleoberis « il torto èvostro perché comprendo dalle parole di questa dama ch‟ellaconfidava in voi più che in ogni altro e che l'avete delusa; seavesse voluto rimanere con voi, piuttosto che darvi tanta265afflizione io ve l‟avrei lasciata, ma sapete bene che nessunopuò tenere chi vuole andare via. »« Ser Tristano, con l‟aiuto di Dio io non vi seguirò mai! »replicò la dama. « Perciò andatevene come siete venuto: anchese aveste sconfitto questo cavaliere, come era possibile,non mi sarei mai accompagnata a voi. Pregherò invece serBleoberis, così leale nella sua cavalleria, che mi conducaall‟abbazia dove è ricoverato il mio signore ser Segwaride. »« Che Dio mi assista! » esclamò ser Bleoberis. « Re Marcomi accordò un dono a mia scelta ed io preferii questa damadella sua corte sebbene fosse sposata e avesse un signore. Hopertanto soddisfatto la mia richiesta e lascerò ora che tornidal marito. Ma voglio che sappiate, nobile cavaliere ser Tristano,che acconsento specialmente per amor vostro e che,sella volesse venire con voi, io ve la lascerei.»« Vi ringrazio » rispose ser Tristano « ma d‟ora innanzisceglierò con cura la dama cui rivolgerò il mio amore e lamia fiducia. Se il suo signore ser Segwaride non si fossetravato a corte, io sarei stato il primo a inseguirlo; ma poichéella mi ha respinto, da vero cavaliere le farò ben sapere chiamerò e a chi darò credito in futuro! »Così si congedarono e presero un diverso cammino: serTristano tornò a Tintagel, e ser Bleoberis si recò invece all‟abbazia dove ser Segwaride giaceva seriamente ferito e gliconsegnò la moglie; quindi ripartì da nobile cavaliere qualera.Come re Marco inviò ser Tristano in Irlanda a causa diIsotta la Bella, e come per caso egli arrivò in InghilterraDopo questi fatti, re Marco non smise mai di pensare in cuorsuo al modo di far perire Tristano. Infine escogitò di mandarlocome suo messaggero in Irlanda a chiedere in moglieIsotta la Bella, di cui il nipote aveva tanto lodato l‟avvenenzae la bontà. Ma tutto ciò era fatto con l‟intento di farlo morire.Per compiacere lo zio, il giovane non volle rifiutare l‟incaricoper quanti rischi e pericoli gliene derivassero, e sipreparò al viaggio nel modo più acconcio. Scelse infatti imigliori cavalieri che gli fu possibile trovare a corte, liequipaggiò col massimo sfarzo come si usava a quei tempi,266quindi prese il mare insieme ai compagni. Ma quando sitrovarono al largo, vennero colti da una tempesta che lirespinse fino alle coste d'Inghilterra vicino a Camelot, dovepoterono infine approdare con loro grande sollievo. Appenafurono sbarcati, ser Tristano fece drizzare il proprio padiglionenella piana e vi appese lo scudo.Come re Agwisance d'Irlanda fu convocato alla corte diArtù sotto accusa di tradimentoAccadeva in quei giorni che ser Bleoberis e ser Blamor diGanis imponessero a re Agwisance d‟Irlanda di comparirealla corte di Artù sotto pena di perdere la benevolenza del ree di essere spossessato delle terre. Ma, al termine fissato, nére Artù né ser Lancillotto, che si trovavano insieme allaGioiosa Guardia, poterono recarsi a Camelot a presiedere ilgiudizio fu pertanto delegato re Carados di Scozia.Ubbidendo alla convocazione di Artù pur ignorandone ilmotivo, re Agwisance si presentò dunque a corte dove, consua grande onta, ser Blamor di Ganis lo tacciò subito ditradimento per avere ucciso con infamia un suo cugino allacorte d‟Irlanda. Non v‟era altro rimedio che rispondergli dacavaliere, perché era costume a quei tempi che chi fosseaccusato di tradimento o di assassinio - e ogni genere d‟omicidioera chiamato tradimento - dovesse combattere di personaoppure trovare un campione che si battesse per lui.I giudici gli concessero una dilazione di tre giorni per dareuna risposta, ed egli si ritirò nei propri alloggi molto angustiato,ben sapendo che ser Blamor di Ganis era un cavaliereardito e di alto lignaggio.Intanto, però, nel padiglione sulla piana di Camelot, Governaleriferiva a ser Tristano della venuta del re d‟Irlanda edell‟angustia in cui si trovava.« Sono le migliori notizie che abbia mai ricevuto in questisette anni! » esclamò Tristano. « Avrà bisogno del mio aiuto,perché penso che nessun cavaliere di questo paese, che nonsia della corte di Artù, si arrischierebbe a dare battaglia a serBlamor di Ganis. Vai dunque dal re d‟Irlanda a riferire chemi assumerò io il combattimento: in tal modo mi conquisteròcerto il suo affetto. »267Governale si presentò dunque da Agwisance salutandolocon cortesia, e il re gli diede il benvenuto e gli domandò cosavolesse.« Sire » rispose Governale « non lontano da qui c‟è un cavaliereche desidera parlarvi: mi ha incaricato di dirvi chevuole rendervi servigio. »« Chi è? » chiese il re.« Ser Tristano di Liones, che ora vuole ricompensare labuona grazia che gli mostraste nelle vostre terre. »« Orsù, amico, portami subito da lui! » disse il re.Montò su un piccolo palafreno e, con ben poco seguito, sirecò al padiglione di Tristano che accorse prontamente pertenergli la staffa. Tuttavia il re lo prevenì, e balzato agilmentedi sella, lo strinse in un abbraccio.« Mio grazioso signore » gli disse poi « vi sono grato per lagrande bontà che mi mostraste nei vostri domini: allora vipromisi di rendervi servigio per quanto sarebbe stato in miopotere! »« Ah, non ho mai avuto tanto bisogno dell‟aiuto di un buoncavaliere! » esclamò il re.« Per quale motivo, mio buon signore? » chiese ser Tristano.« Fui convocato dal mio paese per rispondere della mortedi un cavaliere parente di ser Lancillotto, e ser Blamor diGanis mi ha sfidato a battermi con lui o a trovare un campioneche lo faccia in mia vece. E so bene che coloro che discendonodal sangue di re Ban, come ser Lancillotto o ser Blamoro suo fratello Bleoberis, sono molto valenti in battaglia più dialcun altro cavaliere che conosco. »« Sire » disse ser Tristano « per la regale benevolenza chemi dimostraste in Irlanda e per amore di vostra figlia Isotta,intraprenderò per voi il combattimento a condizione che miaccordiate due cose: che mi giuriate che siete nel diritto e chenon aveste parte alcuna nella morte del cavaliere. Inoltre,compiuta la battaglia, se Dio mi darà la grazia di esserne ilvincitore, che mi diate in ricompensa quanto io ragionevolmentevi chiederò. »« Con l‟aiuto di Dio, avrete qualunque cosa domanderete! »gli promise il re.« Fate dunque rispondere che il vostro campione è pronto »replicò ser Tristano. « Troverò la morte in questa vostracontesa piuttosto che dichiararmi vinto! »268Come ser Tristano combattè per re Agwisance e sopraffecel'avversario, e come costui non volesse arrendersiRe Agwisance si recò dunque da re Carados e dai re che inquell‟occasione fungevano da giudici a riferire che avevatrovato un campione pronto a battersi. Allora, per loro ordine,ser Blamor di Ganis e ser Tristano furono convocatiperché udissero quanto loro competeva. Ascoltati i giudici, idue cavalieri si ritirarono per prepararsi allo scontro, e serBleoberis disse al fratello ser Blamor:« Ricordati del nostro lignaggio e quale cavaliere è Lancillottodel Lago. Nessuno del nostro sangue ha mai subitol‟onta della sconfitta: perciò, piuttosto che arrenderti, patiscila morte. »« Fratello, non dubitare di me, perché non disonorerò maila mia schiatta » rispose Blamor. « So che il mio avversario èun cavaliere molto valente e, per la sua età, uno dei miglioridel mondo, ma io non gli cederò né pronuncerò mai l‟indegnaparola di resa e mi farò uccidere piuttosto che chiedergligrazia. »« Dio ti conceda la vittoria! » esclamò allora ser Bleoberis.« Dio mi assista! » concluse ser Blamor.Montò quindi a cavallo a un‟estremità della lizza, mentreser Tristano si portava dall‟altra parte; poi messa la lancia inresta, si corsero addosso col rimbombo di un tuono e serTristano affondò la propria asta con tale forza che rovesciò aterra l‟avversario insieme al cavallo. Ser Blamor abbandonòquindi la cavalcatura e, tratta la spada e riparatosi dietro loscudo, invitò Tristano a smontare perché, disse, se era statotradito da un cavallo, con l‟aiuto di Dio non gli sarebbevenuto meno il sostegno del suolo.Tristano scese dunque di sella e si preparò allo scontro, cheebbe subito inizio. I contendenti si avventarono l‟uno control‟altro, menando micidiali fendenti o traversoni, talvolta parandoe talaltra attaccando, tanto che i re e i cavalieri avevano grande meraviglia ch‟essi potessero ancora resistere eavere la forza di reggersi in piedi su quel terreno inzuppatodel loro sangue.269Come ser Blamor voleva che ser Tristano lo uccidesse,come questi lo risparmiò e come giunsero a un accordoSer Blamor era così impetuoso che non si concedeva tregua,ma alla fine ser Tristano gli calò un tale fendente sull‟elmoche lo abbatté sul fianco, quindi ristette ad osservarlo finchéquegli non ebbe ritrovato la parola.« Signore » gli disse allora ser Blamor « poiché siete unnobile cavaliere e il migliore che abbia mai incontrato, vichiedo di uccidermi, perché non vorrei rimanere in vita neppurese mi facessero padrone di tutta la terra: preferiscoinfatti perire con onore che vivere con onta. Se volete guadagnarvila vittoria sul campo, dovete togliermi la vita, perchénon pronuncerò mai l‟ignominiosa parola di resa. Mettetemidunque a morte, ve ne prego, se ne avete l‟ardire! »Ser Tristano non sapeva che fare: non voleva ucciderlo peramore di ser Lancillotto e in considerazione della schiatta dacui discendeva; d‟altra parte, se l‟avversario non si arrendeva,non aveva altra scelta. Infine si trasse indietro; andò daire che fungevano da giudici e si inginocchiò supplicandoliper il loro onore e per amore di re Artù e di ser Lancillotto diprendere la faccenda nelle loro mani.« Bei signori » disse « sarebbe vergognoso e compassionevoleuccidere quel prode cavaliere. Come avete udito, eglinon vuole essere disonorato e io invoco Dio che non debbaperire o subire onta per mano mia. In quanto al re per cuicombatto, e di cui sono il campione e il leale cavaliere inquesta contesa, lo pregherò che abbia misericordia di lui. »« Che Dio mi assista! » esclamò re Agwisance. « Per amorvostro, ser Tristano, farò come vorrete; pertanto pregherò dicuore i giudici che risolvano loro la questione. »I re giudicanti fecero allora venire ser Bleoberis e chieseroil suo consiglio.« Miei signori » egli disse « benché mio fratello sia statobattuto e abbia avuto la peggio per possanza d‟armi, e benchéser Tristano abbia vinto il suo corpo, oserei dire che nonne ha vinto il cuore: grazie a Dio, mio fratello oggi non haperso l'onore e, piuttosto che abbia a subire l‟onta della resa,chiedo che ser Tristano lo uccida! »« Non sarà così » replicarono i giudici « poiché la parteavversa, sia il re sia il suo campione, ha pietà della suacavalleria. »270« Miei signori » disse allora ser Bleoberis « mi conformeròalla vostra volontà. »Per comune consiglio dei giudici e del re d‟Irlanda, che sidimostrò compiacente e trattabile, ser Tristano e ser Bleoberisandarono a rialzare il vinto, e i due fratelli di Ganis siconciliarono con re Agwisance, scambiandosi il bacio e lapromessa di perenne amicizia. Anche ser Blamor e ser Tristanosi baciarono e prestarono reciproco giuramento di noncombattersi mai più, e altrettanto fece ser Bleoberis. Così, aseguito di quella battaglia cavalleresca, tutti i congiunti diser Lancillotto amarono sempre ser Tristano.Re Agwisance e ser Tristano presero infine congedo dallacorte e fecero lietamente vela verso l'Irlanda con grandionori; e quando vi fùrono giunti, il re fece sapere per tutto ilpaese ciò che Tristano aveva fatto per lui e in quale maniera.Allora la regina e quanti erano presenti lo festeggiaronocome meglio poterono; ma nessuna lingua saprebbe descriverela gioia di Isotta la Bella che amava Tristano più di ognialtro al mondo.Come ser Tristano richiese Isotta la Bella per conto di reMarco, e come bevve il filtro d'amore insieme alla fanciullaUn giorno re Agwisance domandò a Tristano perché nonchiedesse la ricompensa che gli era stata promessa.« Sire, è giunto il momento » rispose Tristano. « Ecco dunquequanto desidero: datemi vostra figlia Isotta, non per mema per mio zio re Marco che la prenderà in moglie, così comegli ho promesso. »« Ahimè » esclamò il re « per tutto il mio regno, avrei preferitoche la sposaste voi! »« Se lo facessi sarei disonorato per sempre per aver mancatoalla parola data. Mantenete, vi prego, il vostro impegno,perché è mio desiderio che Isotta la Bella venga con me inCornovaglia e sia sposa a re Marco, mio zio. »« Quand e così, la prenderete con voi per fame quel che vipiace » disse re Agwisance. « Intendo con ciò dire che preferireiche la sposaste voi, e che se invece la darete a re Marco,sarà per scelta vostra. »Per concludere brevemente il racconto, si dispose la par271tenza di Isotta e, per ordine della regina, dama Brangania fucomandata ad andare con lei come prima gentildonna, insiemea molte altre dame. La regina affidò inoltre a Brangania e aGovernale una bevanda, ordinando loro di servirla a re Marconel giorno delle nozze perché brindasse con Isotta la Bella.« Così » ella aggiunse « si ameranno per tutti i giorni dellaloro vita. »Ser Tristano prese dunque il mare e, mentre si trovava nellacabina insieme ad Isotta, accadde che avessero sete e che lìaccanto vi fosse una piccola fiasca d‟oro contenente, a giudicaredal colore e dal sapore, un vino prelibato. Subito il giovanela prese dicendo:« Madama Isotta, ecco la migliore bevanda che abbiate maigustata e che la vostra ancella dama Brangania e il mioservitore Governale tenevano per sé. »Risero entrambi di cuore e bevettero liberamente, brindandol‟uno all‟altra, sì che mai vino sembrò loro più dolce eprelibato. Ma appena l‟ebbero inghiottito, essi si amarono sìintensamente che quel loro sentimento non li abbandonò maipiù, nella buona e nella cattiva sorte. Era infatti quello ilprincipio di un amore che li avrebbe accompagnati per tutti igiorni della vita.Come ser Tristano e Isotta furono imprigionati, e comeegli combattè per la bellezza della fanciulla e spiccò il capoa un'altra donnaUn giorno il caso li fece approdare vicino a una roccia chiamataCastello del Pianto, e Tristano e Isotta, stanchi della lunganavigazione, pensarono di trovarvi buon asilo; ma vi eranoappena entrati che vennero presi prigionieri. Poco dopo, però,un cavaliere e una dama andarono a confortarli.« Mi chiedo per quale motivo il signore di questo castello citenga reclusi » disse Tristano. « In nessun luogo onorato chevisitai accadde che una dama e un cavaliere chiedesseroospitalità per poi subire danno da colui che li aveva accolti. »« Signore » gli rispose il cavaliere « è un antico costume diquesto castello: ogni cavaliere che giunge qui ha l‟obbligo dicombattere con il nostro signore, e a colui che si prova il piùdebole, deve essere mozzata la testa. Fatto ciò, se la dama che272si accompagna a lui è più brutta della moglie del nostrosignore, dovrà anch‟ella perdere il capo. Se invece è piùbella, allora sarà messa a morte la signora del castello. »« Dio mi aiuti! » esclamò ser Tristano. « È un costumeignobile e infame. Tuttavia io ho il vantaggio di avere con mela dama più avvenente che mi sia mai capitato di incontrarein tutta la mia vita. Non temo perciò che dovrà perdere ilcapo per difetto di bellezza e, piuttosto che rinunciare al mio,darò leale battaglia sul campo. Dite quindi al vostro signoreche io e la mia dama saremo pronti domattina e che, se potròavere il mio cavallo e l‟armatura, mi misurerò con lui. »« Signore, mi impegno a far sì che il vostro desiderio siaprontamente appagato » gli rispose il cavaliere. « Ora riposatee domattina badate a levarvi per tempo e ad essere prontocon la vostra dama. »Detto questo se ne andò, e tornò all‟indomani di buonmattino a trarli fuori di prigione. Quindi consegnò a Tristanoil cavallo e l‟armatura, e gli disse di presentarsi sul campo,perché tutti gli uomini di rango e il popolo minuto, cheappartenevano al signore del luogo, erano già convenuti perassistere alla battaglia e al giudizio.Venne poi ser Breunor, signore del castello, che conducevaper mano la propria sposa avvolta in una grande sciarpa.« Dov‟è la vostra dama? » chiese a Tristano. « Se è la piùbella, con la vostra stessa spada spiccherete il capo alla miasignora; in caso contrario sarò io a mozzare la testa allavostra. Inoltre, se sarete sconfitto, perderete il capo e io miprenderò la vostra dama! »« Signore, è un costume crudele e infame! » esclamò Tristano.« Le due dame devono essere mostrate insieme sì che ognunaabbia il proprio giudizio » ribattè ser Breunor.« Non vi consentirò perché non ve nessuno qui che possadeliberare con giusta ragione » protestò ser Tristano. « Manon dubito che la mia sia la più bella, e lo proverò col miobraccio e sul capo di chiunque voglia affermare il contrario!»Impugnò la spada e presentò Isotta la Bella facendolagirare tre volte su se stessa; e dopo di lui ser Breunor fecealtrettanto con la propria signora; ma appena egli ebbe posatolo sguardo su Isotta, pensò che non vera donna più avve273nente e temette per la vita della sposa. Intanto anche tutti ipresenti si pronunciavano a favore della fanciulla d'Irlanda.« Ebbene? » chiese allora Tristano. « Reputo un gran peccatoche la vostra signora debba perdere la testa, ma poichésia voi che lei avete a lungo persistito nell‟infame costumeche ha causato la morte di tanti bravi cavalieri e delle lorodame, non sarebbe un danno uccidervi entrambi. »« Dio mi assista! » esclamò ser Breunor. « A dire il vero, econ mio grande rammarico, la vostra dama è la più bella cheabbia mai veduto, ed è ciò che sento mormorare anche daquesta gente. Mettete dunque a morte la mia signora, ma siatecerto che poi vi ucciderò, guadagnandomi la vostra dama. »« Dovrete conquistacela al prezzo più caro che mai abbiapagato alcun cavaliere » rispose Tristano. « Per vostro stessogiudizio e poiché così avreste fatto se la mia dama fosserisultata meno bella, consegnatemi ora la vostra sposa. »E senz‟altro indugio gli prese la dama e con un colpo dirovescio le spiccò il capo.Come ser Tristano combattè con ser Breunor e gli mozzòil capo« Ebbene, cavaliere, ora montate a cavallo poiché mi aveterecato grave ingiuria » disse allora ser Breunor a Tristano.Si diedero addosso col fragore del tuono e ser Breunor fusbalzato a terra ma, levatosi prontamente mentre ser Tristanogli si avvicinava, gli colpì con violenza il cavallo in mezzoalla groppa, sì che l‟animale vacillò di qua e di là e poi siabbatté morto, trascinando il suo padrone nella caduta. Tristanoera però agile e svelto e si liberò in fretta della sella,tuttavia, prima che potesse ripararsi dietro lo scudo e trarrela spada, l‟altro gli aveva già inferto tre o quattro fendentimicidiali.S‟avventarono poi l‟uno contro l‟altro come cinghiali, attaccandodi punta e di taglio con veemenza e maestria, econtinuarono in quel modo per quasi due ore incalzandosiora da una parte ora dall‟altra, e infliggendosi gravi ferite.Infine ser Breunor, fidando nella propria possanza, si precipitòsull‟avversario serrandolo tra le braccia. Fu allora cheser Tristano si guadagnò la fama di cavaliere più forte del274mondo, più vigoroso perfino di ser Lancillotto, anche se quest‟ultimo disponeva di maggior fiato, perché gettò subito aterra ser Breunor e, slacciatogli l‟elmo, gli spiccò il capo.Allora le genti del vinto vennero a prestargli omaggio egiuramento di fedeltà, pregandolo di trattenersi almeno unpoco per rendere vano l‟iniquo costume del castello, e serTristano vi consentì. Intanto un cavaliere si recava da serGaleotto, il Nobile Principe figlio di ser Breunor, a narrarglila dolorosa vicenda del padre e della madre.Come ser Galeotto combattè con ser Tristano, e comequesti gli si arrese promettendo fratellanza con ser LancillottoSer Galeotto giunse ben presto in compagnia del Re deiCento Cavalieri a sfidare Tristano in singoiar tenzone. I duecontendenti montarono in sella, pronti a darsi battaglia congrande coraggio e si corsero incontro con tale veemenza chesi rovesciarono a terra l‟un l‟altro insieme ai cavalli. Tuttaviada nobili cavalieri qual erano si misero subito in piedi,imbracciarono lo scudo e impugnarono le spade con ira erancore, quindi si tempestarono di colpi di punta e di taglioper quasi mezza giornata, ora incalzando ora parando, eriportando entrambi gravi ferite, finché ser Tristano progredìin forza e in agilità e raddoppiò i colpi, sospingendoser Galeotto da una parte all‟altra del campo, tanto chel‟avrebbe probabilmente ucciso se il Re dei Cento Cavalierinon fosse intervenuto a soccorrerlo con la sua schiera.Quando Tristano si vide minacciato da tanti nemici, compreseche non avrebbe potuto resistere e, da accorto combattente,si rivolse al Nobile Principe Galeotto dicendogli:« Signore, non mi dimostrate alcuna cavalleria se permetteteche i vostri uomini mi assalgano tutti insieme. Eppurefinora vi siete battuto con nobiltà! »« Non avete altra via d‟uscita che arrendervi a me omorire » replicò ser Galeotto.« Preferisco arrendermi, perché vi sono costretto dalla forzadei vostri uomini e non da quella del vostro braccio »disse infine Tristano prendendo la spada per la punta e porgendoneil pomo all‟avversario.275«Fermatevi! » ordinò allora ser Galeotto al Re dei CentoCavalieri. « Non azzardatevi a toccarlo perché gli ho concessala vita. »« Ciò torna a vostra onta » protestò il Re dei Cento Cavalieri.« Non ha forse ucciso vostro padre e vostra madre? »« Di questo non posso volergliene » rispose ser Galeotto« poiché mio padre lo aveva messo in prigione costringendolopoi a battersi, in ottemperanza proprio al malvagio costumedel castello che mi ha indotto ad allontanarmi da lui.Sarebbe dunque un gran peccato se questo cavaliere venisseucciso, perché oso dire che è il più nobile tra i viventi, all‟infuoridi ser Lancillotto del Lago. Ed ora » proseguì ser Galeottorivolgendosi a Tristano « vi chiedo di dirmi il vostronome, da dove venite e dove andate. »« Sono Tristano di Liones, inviato da re Marco di Cornovagliacome messaggero a re Agwisance d‟Irlanda perché gliriportassi la figlia che diverrà sua sposa. È colei che miaccompagna e il suo nome è Isotta la Bella. »« Ser Tristano, siate il benvenuto in queste marche » glidisse ser Galeotto. « Se mi promettete di recarvi da ser Lancillottoe di essere suo compagno, potrete andare dove vorreteinsieme alla vostra bella dama: da parte mia vi promettoche, finché avrò vita, in questo castello non si ricorrerà piùall‟infame costume di un tempo. »« Signore » disse allora Tristano « voglio che sappiate, e misia testimone Iddio, che appena potrò mi recherò da serLancillotto e resterò con lui, perché desidero la sua compagniapiù di quella d‟alcun altro cavaliere al mondo. »Come ser Lancillotto si era imbattuto in ser Caradoc checonduceva via a forza ser Galvano, e come questi fuliberatoEra intanto giunta la notizia che Caradoc, un re potente econformato come un gigante, aveva combattuto con ser Galvano,infliggendogli tali colpi da farlo svenire sugli arcioni;quindi lo aveva afferrato per la gorgiera, tirato giù di sella elegato saldamente al proprio arcione. Tuttavia, prima cheegli avesse potuto guadagnare il proprio castello, si era imbattutoin ser Lancillotto che gli aveva intimato perentoria276mente di lasciare libero il prigioniero e di battersi con lui.« Non sei che uno stolto! » aveva replicato ser Caradoc.« Ti renderò lo stesso servizio! »« Non risparmiatemelo, perché vi avverto che non mitirerò indietro » era stata la replica di ser Lancillotto.Ser Caradoc aveva allora legati mani e piedi a ser Galvano el‟aveva gettato a terra; fattasi poi consegnare una lancia dalproprio scudiero, si era distanziato da Lancillotto per prenderecampo. Al primo scontro, entrambi i cavalieri avevanospezzato le lance ma erano rimasti ben saldi in sella; alloraavevano tratto le spade e si erano battuti duramente per più diun‟ora, finché ser Lancillotto aveva colpito di forza l‟avversariosull'elmo, trapassandogli il cranio. Presolo quindi per lagorgiera, lo aveva tirato sotto le zampe del cavallo, poi erasmontato di sella, gli aveva tolto l‟elmo e gli aveva spiccato latesta, liberando così ser Galvano.« Ahimè » esclamò allora Tristano quando ebbe inteso ilracconto della nobile avventura di ser Lancillotto. « Se nonavessi l‟incarico di consegnare questa bella dama, invero nonmi fermerei finché non l‟avessi trovato. »Era intanto giunta l‟ora della partenza, e ser Tristano eIsotta la Bella presero congedo e fecero vela per la Cornovagliadove furono accolti da tutti i baroni.Del matrimonio di re Marco con Isotta la Bella, dell'ancellaBrangania e di PalamedeLe nozze furono celebrate poco dopo con grande pompa.Tuttavia, come riferisce il libro francese, ser Tristano e Isottala Bella non cessarono mai d‟amarsi.La festa durò a lungo, e vi furono belle giostre e tornei cuipresenziarono signori e dame, e ser Tristano fu lodato sopra aogni altro. Ma, dopo che i festeggiamenti furono terminati,due dame del seguito della regina concordarono di fare uccideredama Brangania per odio e invidia verso l‟ancella preferitadella Bella Isotta. Brangania fu così mandata nella forestaa raccogliere erbe e, lì giunta, fu catturata e legata mani epiedi a un albero. La sorte volle però che tre giorni dopo serPalamede la ritrovasse e la salvasse da morte, conducendola aun vicino convento di monache perché fosse curata.277Potete ben comprendere quanto la Bella Isotta fosse dolenteper la scomparsa dell‟ancella che l‟aveva accompagnataquando aveva lasciato il proprio paese e che ella amavapiù di ogni altra donna al mondo. Un giorno, per distrarsidai tristi pensieri, la regina andò a passeggiare nella forestae, giunta vicino a una fonte, diede sfogo al proprio dolore. Aisuoi alti lamenti, accorse ser Palamede che le disse:« Madama Isotta, se mi accorderete un dono, rivedrete lavostra ancella sana e salva. »La regina ne fu sì lieta che imprudentemente si affrettò apromettere che gli avrebbe concesso tutto quello che avrebberichiesto.« Ebbene, signora, confido nella vostra parola » disse alloraPalamede. « Se mi attenderete qui una mezz‟ora, viriportt.ro dama Brangania. »« Vi aspetterò » rispose Isotta.Ser Palamede raggiunse così il convento dove trovò damaBrangania, che di sua volontà non sarebbe mai tornatadalla regina sapendo di rischiare la vita proprio per la suafedeltà a lei. Tuttavia, seguì Palamede, seppur contro vogliae Isotta la Bella fu molto lieta di rivederla.« Ora, signora » disse poi ser Palamede « rammentate lavostra promessa poiché io ho adempito alla mia. »« Ser Palamede » gli rispose la regina « non so cosa volete,ma sappiate che, benché io vi abbia promesso con generosità,non ho pensato di fare del male né, vi avverto, intendocompierlo. »« Per il momento, signora, non saprete ciò che desidero »dichiarò però il cavaliere. « Conoscerete la richiesta che visiete impegnata a soddisfare solo alla presenza del vostrosposo. »Allora la regina si allontanò e tornò a palazzo, e serPalamede la seguì a cavallo.Come ser Palamede chiese per sé la regina Isotta, e comeLambegus lo inseguì per liberarla, e della fuga di IsottaCome fu giunto a corte, ser Palamede si presentò a re Marcoe gli disse:278« Sire, chiedo che mi giudichiate secondo diritto, poichésiete un re giusto. »« Ditemi la vostra causa e avrete giustizia » rispose il re.« Sire » proseguì allora Palamede « promisi alla regina chele avrei riportato dama Brangania, che aveva perduta, allacondizione che mi avrebbe accordato il dono che le avessirichiesto, ed ella s‟impegnò senza malanimo o altro consiglio.»« Cosa dite voi, mia signora? » chiese il re.« Che Dio mi assista, è come afferma! » disse la regina. « Adire il vero accondiscesi alla sua richiesta per avere la gioiadi rivedere Brangania. »« Ebbene, signora » disse il re « poiché foste precipitosanel promettere, la mia volontà è che ora teniate fede allaparola data. »« Sappiate dunque che voglio avere la vostra regina percondurla via e comandarla come più mi piacerà » disse alloraser Palamede.A tali parole il re rimase in silenzio, poi pensando che serTristano non avrebbe tardato a liberare la regina, risposeaffrettatamente:« Prendetela con tutti i rischi che ne deriveranno, perchépresumo che non ne godrete a lungo. »« In quanto a questo » ribattè ser Palamede « non temoalcuna avventura! »Per farla breve, ser Palamede prese la regina per mano,dicendole:« Signora, non portatemi rancore poiché non richiedo altroche l‟adempimento della vostra promessa. »« Ebbene » rispose la regina « benché ne traiate vantaggionon ho gran timore a venir via con voi: non dubito che saròonorevolmente liberata. »« Accadrà quello che dovrà accadere » concluse il cavaliere.Isotta salì dunque in arcioni dietro a ser Palamede che siaffrettò a lasciare la corte. Subito re Marco mandò a cercareser Tristano, ma non fu possibile trovarlo in alcun modopoiché era a caccia nella foresta, come soleva fare quandonon doveva compiere gesta d‟armi.« Ahimè sono disonorato per sempre! » esclamò il sovrano.« Per mio proprio consenso, la regina sarà portata allarovina.»279Si fece allora innanzi ser Lambegus, un cavaliere di serTristano.« Mio sire » disse « poiché avete fiducia nel mio signore,sappiate che per amor suo seguirò la regina e la libererò, senon sarò battuto. »« Vi ringrazio » rispose il re « e ve ne darò ricompensafinché vivrò. »Ser Lambegus si armò e partì all‟inseguimento a brigliasciolta, sì che in poco tempo raggiunse ser Palamede.« Chi sei? » gli chiese il cavaliere lasciando la regina. « Seiforse ser Tristano? »« No, sono un suo servitore, e mi chiamo Lambegus. »« Me ne dispiace » disse ancora ser Palamede « avrei preferitoche tu fossi ser Tristano. »« Lo credo bene, e quando vi incontrerete con il mio signoreavrete di che occupare il vostro braccio! » replicò serLambegus.Si corsero addosso e, quando ebbero infrante le lance,trassero le spade e fecero a pezzi gli elmi e i giachi; infine serPalamede inferse a ser Lambegus una ferita tanto grave chequesti cadde a terra come morto. Ma quando poi si volseverso la Bella Isotta, ser Palamede si accorse, e potete benimmaginare con quale rammarico, che la dama se ne eraandata chissà dove.La regina era infatti fuggita nella foresta e aveva trovatouna fonte dove pensò di annegarsi. Ma come volle la suabuona sorte, sopraggiunse un cavaliere di nome ser Adtherpche aveva un castello lì vicino. Questi, vedutala in tantaafflizione, la soccorse e la portò al proprio maniero. Quandopoi ebbe saputo chi ella era, prese armi e cavallo e andò acercare ser Palamede per prendere vendetta su di lui. Tuttaviaser Palamede lo ferì gravemente, costringendolo poi conla forza a dirgli per quale motivo avesse ingaggiato battagliae il luogo dove aveva condotto la regina.« Portami subito da lei » gli ordinò poi « se non vuoi morireper mano mia. »« Signore » disse ser Adtherp « a causa delle mie ferite nonposso accompagnarvi, ma se proseguirete per questo camminogiungerete al mio castello dove troverete la regina. »Ser Palamede cavalcò fino al maniero il più nascostamentepossibile, ma Isotta la Bella lo vide giungere da una finestra e280ordinò che le porte venissero saldamente sbarrate così cheegli non potesse entrare. Allora il cavaliere tolse briglie esella al cavallo e lo lasciò pascolare in libertà; poi sedettedavanti alla porta come un uomo fuori di senno che non sicuri più di se stesso.Come ser Tristano inseguì Palamede e combattè con lui, ecome lo scontro cessò per intervento di IsottaTorniamo ora a ser Tristano che, al rientro dalla caccia,aveva saputo con suo grande dispetto come Isotta la Bellafosse andata via con ser Palamede. Subito chiamò Governalee gli disse:« Corri a prepararmi le armi e il cavallo perché so cheLambegus non ha né la forza né la possanza per resistere aser Palamede. Ahimè, fossi stato io qui in sua vece! »Si armò di tutto punto e, inoltratosi nella foresta insieme aGovernale, non mancò di trovare Lambegus ferito quasi mortalmente.Allora lo portò da un uomo che abitava nella forestaperché si prendesse buona cura di lui, quindi riprese ilcammino e si imbattè in ser Adtherp, anch‟egli gravementeferito, che gli raccontò della regina Isotta e della battagliacon ser Palamede.« Dove la mia signora? » gli chiese Tristano.« Nel mio castello, dove potrà rimanere al sicuro. »« Siatene ringraziato! » esclamò allora Tristano.E si portò innanzi al maniero di ser Adtherp dove vide serPalamede addormentato accanto alla porta.« Governale » ordinò allora al proprio servitore « va‟ a svegliarequel cavaliere e digli che si tenga pronto. »Governale si avvicinò a cavallo e intimò a ser Palamede dialzarsi e di indossare l‟armatura, ma questi era così trasognatoche non intese le sue parole; perciò il servitore tornò ariferire a Tristano che il cavaliere era o addormentato o pazzo.« Ritorna da lui, e digli che si armi perché è qui il suomortale nemico. »Governale si accostò nuovamente a ser Palamede e lo toccòcon il calcio della lancia:« Preparatevi, cavaliere » gli disse. « Sér Tristano vi attendelaggiù e vi manda a dire che è vostro mortale nemico. »281Ser Palamede si alzò senza pronunciare una parola, preseil cavallo che pascolava poco distante e, dopo averlo imbrigliatoe sellato, balzò agilmente in arcioni e mise la lancia inresta, mentre ser Tristano faceva altrettanto. Poi i due cavalierisi corsero incontro a grande velocità e ser Palamede fusbalzato oltre la coda del cavallo; ma rialzatosi prontamente,si riparò dietro lo scudo e sguainò la spada.Iniziò allora d‟ambo le parti una fiera battaglia, perchéentrambi combattevano per amore di una dama che li guardavalottare in modo tanto accanito dall‟alto delle mura. Siaffrontarono per più di due ore, parando e attaccando einfliggendosi profonde ferite; ma quelle di ser Palamede eranopiù gravi di quelle di ser Tristano. Allora la Bella Isotta sisentì venir meno per il dolore e per la pena.« Ahimè, per colui che amavo e amo tuttora e per l‟altroche non amo! » esclamò. « Ben comprendo che prima dellafine del combattimento ser Palamede sarà ucciso e, poichénon è battezzato, mi ripugnerebbe che morisse saraceno. »Così scese sul campo a pregare ser Tristano di cessare loscontro.« Ah, signora » egli rispose « volete che sia disonorato? Sapetebene che farò quel che voi mi comandate. »« Non desidero la vostra onta » rispose Isotta la Bella « mavorrei che per amor mio risparmiaste questo infelice Saraceno.»« Allora, signora, non combatterò oltre. »« Ecco ciò che vi impegnerete a fare » disse quindi Isotta aser Palamede. «Lasciate questo paese finché vi sarò io.»« Obbedirò al vostro ordine, sebbene mi sia penoso e contrarioalla mia volontà » le rispose il cavaliere.« Andate alla corte di re Artù » proseguì Isotta. « Raccomandatemialla regina Ginevra, e portatele questo mio messaggio:vi sono in questa terra quattro perfetti amanti, vale adire ser Lancillotto del Lago e la regina Ginevra, e ser Tristanodi Liones e la regina Isotta. »Come ser Tristano riportò a casa la regina Isotta, e delsuo contrasto con re MarcoSer Palamede si allontanò profondamente afflitto, e ser Tristanoricondusse a corte la regina, il cui ritorno fu salutato282con grande gioia; ma nessuno fu festeggiato quanto il suosalvatore.Ser Tristano mandò poi a prendere ser Lambegus e lo fecetrasportare a palazzo, tuttavia la sua ferita era tale che civolle molto tempo prima che si ristabilisse. A corte era cosìtornata la letizia, ma ser Andred, che era prossimo cugino diser Tristano, stava sempre all‟erta per coglierlo insieme allaBella Isotta e denunciarlo.Un giorno mentre Tristano conversava con la regina nellosguincio di una finestra, ser Andred li vide e andò a riferirloal re che, impugnata una spada, si scagliò contro il nipotechiamandolo falso e traditore, e lo avrebbe colpito se Tristanonon gli si fosse fatto sotto e non gli avesse tolta l‟arma dimano.« Dove sono i miei cavalieri e i miei uomini? » gridò allorail re. « Voglio che uccidano questo traditore! »Per il momento però non vera alcuno disposto a muoversial suo ordine, e Tristano, comprendendo che nessuno gli sisarebbe opposto, brandì la spada del re facendo l'atto dicolpirlo. Marco si diede allora alla fuga incalzato da vicinoda ser Tristano che gli assestò cinque o sei piattonate sulcollo e lo abbatté a terra a faccia in giù; dopo di che ilgiovane si allontanò, prese armi e cavallo e si inoltrò nellaforesta con i propri uomini. E fu qui che un giorno, imbattutosiin due fratelli cavalieri del re, mozzò la testa a uno e ferìgravemente l‟altro, imponendogli poi di portare al sovrano ilcapo del fratello spiccato e chiuso nel suo elmo.Il cavaliere si presentò così a corte per riferire l‟accaduto,poi cadde morto davanti al re che convocò subito i baroniperché lo consigliassero su cosa era meglio fare con ser Tristano,che aveva inoltre precedentemente sconfitto e feritotrenta dei suoi cavalieri.« Sire » gli risposero i baroni e in particolar modo serDinas il Siniscalco « vi suggeriamo di mandarlo a chiamare,perché molti uomini si schiererebbero dalla sua parte sedovesse trovarsi a mal partito. Inoltre, sapete bene che nonv‟è cavaliere cristiano che possa superarlo né conosciamoalcuno che abbia la sua forza e la sua resistenza fisica all‟infuoridi ser Lancillotto del Lago. Se vostro nipote lasciassequesta corte per quella di re Artù, potete ben comprendereche si procurerebbe tali amicizie che lo metterebbero al283riparo dalla vostra ostilità. Vi consigliamo pertanto di riprenderlonella vostra grazia. »Il re si dichiarò consenziente a un‟offerta d‟amicizia e ibaroni, sotto la loro salvaguardia, fecero dunque venire serTristano che fu ben accolto e senza alcuna recriminazione,anzi in suo onore si tennero giochi e divertimenti, e il re e laregina bandirono una caccia.Come ser Lamorak giostrò con trenta cavalieri, e come serTristano, su richiesta di re Marco, gli abbatté il cavalloIl re e la regina fecero drizzare i padiglioni e le tende nellaforesta accanto a un fiume, dove, oltre alle cacce, ogni giornosi svolgevano belle giostre in cui trenta cavalieri erano semprepronti a misurarsi contro tutti quelli che si presentavano.Il caso volle che giungessero ser Lamorak il Gallese e serDriant, e che quest‟ultimo, dopo aver giostrato al meglio,fosse infine abbattuto. Ser Lamorak si offrì allora di combattere,e si portò sì bene che dei trenta cavalieri non ve ne fuuno che rimase in sella, e alcuni ricevettero gravi ferite.« Mi chiedo chi sia il cavaliere che compie tali prodezze »esclamò re Marco, ammirato.« Io lo conosco bene » intervenne ser Tristano « è un valorosocome pochi altri, e si chiama Lamorak il Gallese. »« Sarebbe una grave onta che se ne andasse via così, senzache alcuno di voi abbia avuto la meglio! » disse il re.« Sire, mi sembra che nessun gentiluomo ricaverebbe onorea battersi con lui » rispose allora Tristano. « Ha ormaifatto più di qualsiasi altro cavaliere e mi parrebbe ingiusto edisdicevole metterlo alla prova ancora una volta; il suo cavalloè stremato ed egli pure è stanco per le gesta d‟armicompiute in questa giornata, che sarebbero considerate sufficientipersino per ser Lancillotto del Lago. »« Comunque sia » gli ordinò il re « per l‟amore che dovete ame e alla regina, prendete le armi e giostrate con lui. »« Sire » replicò Tristano « mi date un comando contrarioalla cavalleria: posso ben supporre che lo getterò di sella, enon mi occorrerà per questo alcuna maestria: io e il miocavallo siamo riposati, mentre non lo sono ser Lamorak e la284sua cavalcatura. Non è da buon cavaliere cogliere un altro insvantaggio, tuttavia, poiché me lo ordinate e non voglio dispiacervi,vi obbedirò. »Così si armò, balzò a cavallo e si fece innanzi.Ser Lamorak sostenne l‟urto e si tenne sugli arcioni, ma siaper la forza impressa alla propria lancia, sia per il colporicevuto da ser Tristano, il suo cavallo stramazzò a terra;tuttavia egli si liberò ben presto della sella e, riparatosi dietrolo scudo e tratta la spada, si volse contro l'aversario dicendogli :« Smontate, cavaliere, se ne avete l‟ardire! »« Non voglio combattervi oltre » rispose Tristano. « Ho giàfatto fin troppo a mia vergogna e a vostro onore! »« Di questo non posso ringraziarvi » replicò ser Lamorak.« Mi avete vinto a cavallo, e ora chiedo ed esigo che combattiatecon me a piedi. »« Non voglio » ribattè Tristano. « Se ho agito contro di voi,non è stato per mia volontà ma perché mi fu comandato; ecerto non vi affronterò ora su vostra richiesta, perché mivergogno di quanto ho fatto. »« Quanto all‟onta, sopportatela voi, poiché così vi piace »ribattè ser Lamorak. « Se il figlio di una cavalla mi è venutomeno, non vi cederà il figlio di una regina; pertanto se sietequel cavaliere che dice la gente, vi chiedo di smontare e dibattervi con me. »« Ser Lamorak, dite il vero e comprendo che avete grandecoraggio » rispose ser Tristano. « Tuttavia mi dispiacerebbese un contendente si serbasse fresco per abbattere poi unavversario affaticato, giacché non v‟è cavallo o cavaliere chepossano per costituzione resistere e tenere testa all'infinito.Pertanto io non vi combatterò oltre! »« Se è così » disse ser Lamorak « vi ripagherò quando neavrò l‟occasione! »Come ser Lamorak mandò un corno a re Marco per dispettoa ser Tristano, e come questi fu portato in unacappellaSer Lamorak si allontanò in compagnia di ser Driant, edessendosi imbattuto in un cavaliere che per ordine di Morganala Fata recava a re Artù un bel corno rifinito in oro, lo285costrinse con la forza a rivelargli il motivo della sua missione.Seppe così che il corno aveva una virtù - nessuna dama ogentildonna che non fosse fedele al proprio signore vi potevabere senza versarne il contenuto — e che Morgana la Fata loinviava in dono al fratello Artù a causa della regina Ginevra eper dispetto a ser Lancillotto.« Se non vuoi morire » disse allora ser Lamorak « porteraiil corno a re Marco, e gli dirai che glielo mando perché mettaalla prova la fedeltà della sua sposa. »Il cavaliere si recò così da re Marco e gli disse chi gliinviava quel corno prezioso e qual era la sua qualità. Il recostrinse quindi la regina Isotta a bere, e dopo di lei centoaltre dame, ma solo quattro tra esse riuscirono a non versarela bevanda.« Ahimè, è una grave infamia » esclamò il sovrano, giurandopoi solennemente che avrebbe condannato al rogo la reginae le altre.Ma i baroni si radunarono e dichiararono apertamente dinon essere disposti a tollerare che le dame venissero arse pervia di un oggetto fatto con arti magiche dalla strega più falsae incantatrice che vi fosse al mondo e nemica dei veri amanti,e affermarono che quel corno non operava mai niente dibuono e causava solo odio e dissidi. Molti cavalieri feceropertanto voto di usare ben poca cortesia a Morgana la Fata,se mai l‟avessero incontrata. Ma ser Tristano era oltremodoadirato specialmente con ser Lamorak, e giurò di vendicarsiperché sapeva bene che egli aveva inviato il dono a re Marcosolo per far dispetto a lui. Intanto però non tralasciava direcarsi dalla regina Isotta ogni volta che poteva, sia di giornosia di notte, così suo cugino ser Andred, che stava sempreall'erta per sorprenderlo insieme a lei, una notte scoprì l‟orae il momento del convegno. Fattosi accompagnare da dodicicavalieri, a mezzanotte e in gran segreto, lo assalì all‟improvviso,mentre il giovane era nel letto della bella Isotta. SerTristano fu così legato mani e piedi e tenuto prigioniero nellacamera fino a giorno.Con l‟assenso del re, di ser Andred e di alcuni baroni,Tristano fu poi condotto sotto scorta di quaranta cavalieri auna cappella che si ergeva a picco sul mare dove avrebbedovuto essere giustiziato.« Bei signori » disse ser Tristano quando comprese che non286aveva scampo « ricordate quali rischi ho corso per la salvezzadi voi tutti e come combattei con ser Moroldo per iltributo di Cornovaglia, mentre voi rifiutavate di ingaggiarebattaglia. Ora, poiché siete cavalieri buoni e cortesi, nondovete permettere che io muoia in modo indegno: sarebbeun‟onta per tutta la cavalleria! »« Vergogna, e sia finita con te, falso traditore! » gridò serAndred. « Nonostante le tue vanterie, oggi ti toccherà dimorire. »« Ah, Andred, Andred! » esclamò ser Tristano. « Sei mioparente, eppure mi sei così ostile! Ma se qui non ci fossimoche tu e io, non mi metteresti a morte! »« Davvero? » replicò ser Andred traendo la spada per ucciderlo.Quando ser Tristano lo vide compiere quel gesto, guardò leproprie mani legate, quindi con uno strappo improvviso tiròa sé i due cavalieri che gli stavano ai lati e liberatosi daivincoli, balzò verso il cugino, gli strappò la spada e lo abbattécon la sua stessa arma. Poi fece fronte agli altri cavalieri,uccidendone dieci. Rimasto così padrone della cappella, siapprestò a difenderla fieramente, ma intanto si era levato nelcastello un tal clamore che in più di cento accorsero in aiutodi ser Andred.All‟avvicinarsi di tutta quella gente, ser Tristano si ricordòdi essere senza armatura e si affrettò a sbarrare la porta dellacappella, quindi spezzò le sbarre di una finestra e balzò fuori,andando a cadere sulla scogliera. E per quella volta, né serAndred né alcuno dei suoi compagni riuscì a impadronirsi dilui.Come ser Tristano fu aiutato dai propri uomini, e dellaregina Isotta che fu messa in una capanna per lebbrosi, ecome Tristano fu feritoQuando gli assalitori si furono allontanati, Governale, serLambegus e altri uomini, molto lieti che Tristano fosse riuscitoa fuggire, si diedero a cercarlo finché lo trovarono sugliscogli, da dove lo trassero su con delle lenzuola. Subito serTristano chiese loro di Isotta, perché temeva che fosse statacondotta via dagli uomini di Andred.287« È stata messa in una capanna per lebbrosi » gli confermòGovernale.« Ahimè, è un luogo invero indegno per una dama tantobella! » esclamò Tristano. « Ma, se potrò, non vi rimarrà alungo. »Prese dunque i propri uomini e, recatosi là dove era tenutala regina, la liberò e la condusse con sé in un bel maniero chesorgeva in una foresta. Qui giunto, ordinò a tutti di andarsene,perché per il momento non poteva essere loro di alcunaiuto, così essi si allontanarono e rimase solo Governale.Un giorno che Tristano si era inoltrato nella foresta perdiporto, gli accadde di distendersi a riposare e di cadereaddormentato; ma il caso volle che fosse scorto da un uomocui aveva ucciso il fratello, il quale gli scoccò una freccia,trapassandogli una spalla. Tuttavia, il giovane balzò prontamentein piedi e l‟uccise.Intanto re Marco, che aveva appreso che ser Tristano e laBella Isotta vivevano insieme, andò a cercarli appena gli fupossibile con un folto seguito di cavalieri. Il suo intento eradi uccidere il nipote; ma quando arrivò al maniero non lotrovò, perciò riportò via solo Isotta, che tenne poi sotto strettasorveglianza in modo che non potesse mettersi in contattocon il nipote, né ricevere messaggi da lui.Tornando poco dopo al vecchio maniero, Tristano notò letracce di numerosi cavalli e comprese che la sua dama eraandata via. Ne ebbe grande afflizione, ma non potè far nulla,perché rimase a lungo impedito dalla dolorosissima feritainfertagli dalla freccia che era avvelenata. Nel frattempoperò la Bella Isotta era riuscita a parlare con una dama,cugina di Brangania, e l‟aveva incaricata di recarsi da lui conquesto messaggio: poiché ella non poteva aiutarlo e non viera altro modo di guarirlo, gli ordinava di recarsi in tuttafretta in Bretagna dove avrebbe avuto soccorso dalla figliadel sovrano, Isotta dalle Bianche Mani.Ser Tristano fece dunque vela per la Bretagna, accompagnatoda Governale, e re Howell fu ben lieto del suo arrivo.« Sire » gli disse Tristano « sono venuto nel vostro paeseper essere soccorso da vostra figlia: mi è stato detto chenessun altro può sanarmi.»E infatti, entro breve tempo, la fanciulla lo guarì.288Come ser Tristano servì in guerra re Howell di Bretagna euccise il suo avversario sul campo, e come apprese diessere screditato alla corte di re ArtùC‟era a quel tempo un conte chiamato Grip, il quale muovevaaspra guerra al re di Bretagna, stringendolo d‟assedio e recandoglimolti danni. Un giorno, però, ser Caerdin, figlio di reHowell, tentò una sortita e rimase ferito quasi mortalmente.Allora Governale si presentò al re e gli disse:« Sire, vi consiglio di pregare il mio signore ser Tristano disoccorrervi nel vostro bisogno. »« Seguirò il vostro suggerimento » disse il re.E si recò da ser Tristano per chiedergli di assisterlo in quellaguerra, perché il figlio Caerdin non poteva scendere in campo.« Andrò in battaglia e farò quanto potrò » lo rassicurò Tristano.Il giovane uscì dal borgo con quanti compagni potè trovaree compì tali imprese che tutta la Bretagna parlò di lui; infine,con grande forza e possanza, uccise di sue mani e in un‟unicagiornata il conte Grip e più di cento cavalieri. Un grandecorteo si mosse allora incontro al vincitore che fu ricevuto conimmensi onori, e re Howell lo strinse in un abbraccio dicendogli:« Voglio affidare nelle vostre mani tutto il mio regno! »« Dio ne guardi! » protestò Tristano « sono tenuto a servirviper amore di vostra figlia! »Per l‟assiduo intervento e contributo di re Howell e di Caerdin,crebbe un grande amore tra ser Tristano e Isotta, che erauna dama buona e bella, di nobile sangue e rinomanza. E pertutto questo, poiché era festeggiato, aveva ricchezze e ognialtro piacere, ser Tristano quasi si scordò della Bella Isotta,tanto che un giorno concordò di sposare Isotta dalle BiancheMani.Il matrimonio fu celebrato con grande solennità, ma quandogli sposi furono a letto, ser Tristano si ricordò della suaprima dama, Isotta la Bella, e quel subitaneo pensiero loafflisse a tal punto che alla sposa non fece altra festa chequalche bacio e abbraccio. E siccome con lei non prese maialtri piaceri carnali, e neppure ne ebbe il pensiero, il librofrancese dice che la dama riteneva che non esistesse altrodiletto che baciarsi e abbracciarsi.Intanto un cavaliere di Bretagna chiamato Suppinabile si289era imbarcato per l‟Inghilterra e, giunto alla corte di Artù,aveva raccontato a ser Lancillotto del Lago del matrimoniodi ser Tristano.« E una vergogna che un cavaliere nobile come ser Tristanodebba provarsi infedele verso la sua prima dama » fu ilcommento di ser Lancillotto. « Io lo preferivo a ogni altrocavaliere e traevo grande gioia dalle sue imprese. Ma orafategli sapere che l‟affetto che ci univa è finito per sempre eche gli mando questo avvertimento: da oggi in poi sarò suoimplacabile nemico! »Ser Suppinabile tornò in Bretagna e riferì a ser Tristano diessere stato alla corte di re Artù.« Avete inteso qualcosa su di me? » chiese il giovane.« Dio mi assista! Ho udito ser Lancillotto dire di voi graviingiurie, perché siete un cavaliere infedele alla vostra dama;mi ha anche pregato di farvi sapere che in qualunque luogovi incontrerà, sarà vostro mortale nemico. »« Me ne duole, perché avrei voluto la sua amicizia più diogni altra cosa » si lamentò ser Tristano.E invero si vergognava che dei nobili cavalieri lo denigrasseroper amore della sua dama.Intanto Isotta la Bella scrisse una lettera alla regina Ginevra,rammaricandosi con lei dell‟infedeltà dell‟amico, cheaveva sposato la figlia del re di Bretagna. La regina Ginevrale rispose allora con un‟altra lettera, invitandola a stare dibuon animo: al dolore, le diceva, sarebbe seguita la gioia,perché ser Tristano era un cavaliere nobile, e solo mediantearti magiche le donne potevano indurre uomini di tale virtùa sposarle. Ma, alla fine, sarebbe accaduto che egli avrebbepreso in odio la moglie e avrebbe amato lei più di prima.Lasciamo ora ser Tristano in Bretagna e parliamo di serLamorak il Gallese.

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