Libro III - Tor e Pellinor

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Libro III 

TOR E PELLINOR

 Come Artù prese moglie sposando Ginevra, figlia di Leodegrancere del paese di Camelerd, insieme alla qualericevette anche la Tavola RotondaAll‟inizio del suo regno, Artù era stato scelto come re per casoe per grazia di Dio, e la maggior parte dei baroni, non sapendoche era figlio di Uther Pendragon finché Merlino lo rivelòapertamente, gli avevano mosso guerra, rimanendone peròsconfitti.Un giorno poi il re, che nel corso di quegli anni si era quasisempre fatto guidare dai consigli di Merlino, gli disse:« I baroni non mi daranno pace finché non prenderò moglie,ma lo farò solo dietro vostro avviso. »« È bene che vi scegliate una sposa, perché un uomo delvostro rango e della vostra nobiltà non dovrebbe rimaneresenza » convenne Merlino. « Vi è una dama che amate più diogni altra? »« Sì, Ginevra, la figlia di re Leodegrance della terra diCamelerd: è la fanciulla più bella e più onorata che conosca,e inoltre il padre possiede la Tavola Rotonda che, a quantomi diceste, ricevette da mio padre Uther. »« Sire, Ginevra è senz‟altro una delle più belle fanciulle delmondo » gli disse allora Merlino « ma se voi non l‟amastetanto e il vostro cuore fosse libero, potrei trovarvi un‟altradamigella avvenente e dotata di ogni virtù che potrebbeamarvi e piacesse a voi. Tuttavia, so che quando il cuore diun uomo ha operato la sua scelta, è riluttante a volgersialtrove. »« È vero » gli confermò il re.6869Merlino però lo mise in guardia, rivelandogli confidenzialmenteche non sarebbe stato saggio da parte sua prendereper moglie proprio Ginevra, che un giorno avrebbe ricambiatol‟amore che Lancillotto avrebbe mostrato per lei. Poi mutòdiscorso e prese a parlare delle avventure del Sangrail. Allafine del colloquio chiese che il re lo facesse accompagnare daalcuni uomini a interpellare Ginevra, e il re acconsentì. CosìMerlino andò da Leodegrance di Camelerd per metterlo alcorrente del fatto che Artù desiderava sposare sua figlia.« Che un re tanto illustre per nobiltà e valore voglia prenderein moglie Ginevra è la notizia più bella che abbia mairicevuto » dichiarò il sovrano. « Gli offrirei volentieri anchele mie terre se pensassi di poterlo compiacere, ma ne ha giàtante e sono certo che non ne ha bisogno. Gli farò quindi undono che gradirà molto di più, perché gli consegnerò laTavola Rotonda che mi fu data da Uther Pendragon. Essapuò ospitare un massimo di centocinquanta cavalieri; centoli ho io stesso, ma gli altri mi sono stati uccisi. »Così Leodegrance affidò a Merlino la figlia insieme allaTavola Rotonda e ai cento cavalieri, ed essi viaggiarono congran pompa e in allegria per mare e per terra finché arrivaronovicino a Londra.Dell'investitura dei cavalieri della Tavola Rotonda, e dellabenedizione dei seggi da parte del vescovo di CanterburyQuando Artù seppe che Ginevra era in arrivo con i centocavalieri e con la Tavola Rotonda fu molto lieto sia per lasposa sia per il dono prezioso, e ordinò subito che le nozze el'incoronazione fossero preparate con il maggior sfarzo possibile.« Ora, Merlino » disse poi « cercatemi cinquanta valorosicavalieri del paese che godano della massima reputazione. »Nel giro di poco tempo Merlino ne aveva trovato quarantotto,ma non di più. Allora fu convocato il vescovo di Canterbury,che benedì solennemente e devotamente i seggi e iquarantotto cavalieri furono invitati a sedervisi.« Bei signori » disse loro Merlino « ora dovrete alzarvi erendere omaggio a re Artù, che in cambio farà tutto quanto èin suo potere per il vostro mantenimento. »70Dopo che i cavalieri ebbero lasciato i seggi, Merlino trovòinciso in lettere d‟oro su ognuno il nome di colui che vi avevapreso posto; ma due seggi erano rimasti vuoti. Allora si feceavanti il giovane Galvano e chiese un dono al re.« Domanda e te lo concederò » gli rispose Artù.« Sire, vi prego di farmi cavaliere nello stesso giorno in cuisposerete la bella Ginevra. »« Lo farò volentieri, e ti concederò tutti gli onori possibilianche perché è mio dovere, essendo tu il figlio di mia sorella. »Come un pover'uomo chiese a re Artù di concedere l'investituraal figlio, che si era presentato a corte montato suuna cavalla macilentaQualche tempo dopo arrivò a corte un pover‟uomo che portavacon sé un bel giovane di diciotto anni montato su unacavalla macilenta.« Dove potrò trovare re Artù? » chiedeva a tutti quelli cheincontrava.« Eccolo laggiù. Vuoi qualcosa da lui? » gli dissero alla finedei cavalieri.« Sì, sono venuto per questo » replicò l‟uomo.E quando infine fu introdotto alla presenza del re, lo salutòe gli disse:« Artù, fiore dei cavalieri e dei sovrani, supplico Gesù chevi salvi! Sire, mi fu detto che in questi giorni di nozze concedetetutti i doni che vi vengono richiesti a meno che nonsiano irragionevoli.»« È vero » gli confermò il re. « L‟ho fatto bandire e vi terròfede, purché non vi sia danno per il mio regno e per i mieiuomini. »« Avete parlato bene e con magnanimità » disse il pover‟uomo.« Vi chiedo solo di fare cavaliere mio figlio. »« Non è una richiesta da poco » osservò il re. « Come tichiami? »« Aries il Vaccaro, sire. »« Quanto mi chiedi è desiderio tuo o di tuo figlio? »« Di mio figlio. Devo dirvi che ho tredici figli, e tutti simostrano molto lieti di svolgere il lavoro cui li ho destinati;ma questo rifiuta di lavorare per me e per mia moglie e non71fa che tirare con l‟arco e lanciare dardi, è contento solo sepuò assistere a scontri o ammirare cavalieri e mi chiedecontinuamente di aiutarlo a ricevere l‟investitura. »«Come ti chiami?» chiese allora il re al giovane.« Il mio nome è Tor, sire. »Artù lo osservò con attenzione, e vide che aveva un visomolto bello ed era ben conformato per la sua età.« Bene » disse quindi ad Aries « portami qui gli altri tuoifigli: voglio vederli.»I figli di Aries assomigliavano tutti al padre, mentre Tornon aveva nulla in comune con i fratelli nell‟aspetto e nell‟espressionedel viso, e appariva molto superiore a ciascunodegli altri.« Dov‟è la spada con la quale vuole essere fatto cavaliere? »domandò quindi il re al vaccaro.« Eccola » gli rispose Tor.« Allora sguainala e avanza la tua richiesta » gli ordinòil re.Tor smontò di sella, snudò l‟arma e si inginocchiò pregandolodi farlo cavaliere e compagno della Tavola Rotonda.« E cavaliere io ti faccio » dichiarò Artù battendogli laspada sul collo. « Dio voglia fare di te un campione, e se timostrerai valoroso e degno apparterrai anche alla TavolaRotonda. Ora, Merlino » aggiunse poi « dimmi se Tor saràvaloroso. »« Sì, sire, così dovrebbe, perché discende da un insignelignaggio ed è di sangue regale.»« Come possibile? » gli domandò il re.« Ecco, sire, questo poveruomo, Aries il Vaccaro, non è suopadre e non ha alcuna parentela con lui. Suo padre è rePellinor. »« Non ci credo » intervenne Aries.« Conduci qui tua moglie, ed ella non lo negherà » gliordinò quindi Merlino.Subito fu fatta venire la donna, ed era una bella massaiache si espresse con dignità; riferì al re e a Merlino che quandoera fanciulla e andava a mungere le vacche, un giorno avevaincontrato un austero cavaliere che le aveva tolto quasi aforza la verginità, facendole concepire Tor.« Ah, non lo immaginavo! » esclamò il vaccaro. « Ma possocrederlo perché Tor non mi ha mai somigliato. »72«Non disonorate mia madre! » gridò però il giovane.« Messere » gli rispose Merlino « questa rivelazione tornapiù a vostro onore che a vostro danno, perché il vostro veropadre è un re e un ottimo cavaliere e potrà nobilitare voi evostra madre. Del resto, foste concepito prima che ella simaritasse. »« È vero » confermò la donna.« Questo allora allevia il mio dolore » osservò il vaccaro.Come ser Tor fu riconosciuto figlio di re Pellinor, e comeGalvano fu fatto cavaliereIl mattino seguente re Pellinor si presentò a corte. Artù se nerallegrò e gli svelò che Tor era suo figlio e che egli stesso loaveva fatto cavaliere su richiesta del vaccaro. A Pellinor ilgiovane piacque molto.Così accadde che quando il re fece cavaliere Galvano, Toravesse ricevuto per primo tale onore in occasione della festadi nozze.« Ma perché vi sono due seggi vuoti alla Tavola Rotonda? »chiese poi Artù a Merlino.« Sire, sono destinati a uomini degni del più alto onore, esul Seggio Periglioso siederà solo un cavaliere senza pari.Chiunque altro sarà tanto ardito da tentare di prenderviposto, sarà annientato. »Poi Merlino prese per mano re Pellinor e lo condusse vicinoai due seggi dichiarando:« Questo vi appartiene perché ne siete degno più di tuttiquelli che si trovano qui. »Allora ser Galvano fu preso dall‟invidia.« Sono molto addolorato che a Pellinor sia stato concessoun alto onore, perché è lui che ha ucciso nostro padre re Lot »disse al fratello Gaheris. « Lo ucciderò a mia volta con unaspada che ho fatto affilare con cura. »« Non ora » gli suggerì Gaheris. « Sono ancora scudiero epotrò vendicarmi anch‟io solo dopo che avrò avuto l‟investitura.Perciò pazientiamo fino a quando potremo sorprenderlofuori della corte; se lo facessimo adesso, turberemmo questanobile festa. »« D‟accordo, come vuoi » gli rispose Galvano.73Coma alla festa di nozze di Artù e Ginevra entrò nella salaun cervo bianco seguito da trenta coppie di bracchi, ecome una cagna lo azzannò e fu portata viaQuando tutto fu pronto, il re sposò con grande solennitàdama Ginevra nella chiesa di Santo Stefano a Camelot. Edopo che ciascuno ebbe preso posto al banchetto secondo ilproprio rango, Merlino ordinò ai cavalieri della Tavola Rotondadi tacere e di non muoversi perché avrebbero assistitoa strane e meravigliose avventure.E infatti ecco che un cervo bianco irruppe nella sala e simise a correre intorno alla Tavola Rotonda, incalzato da unacagna bianca e da trenta coppie di bracchi neri che latravanoforte. Mentre il cervo si avvicinava alle altre tavole, la cagnalo azzannò alla culatta e gli staccò un brandello di carne;allora il cervo spiccò un balzo e rovesciò in terra un cavaliere.Questi si alzò lesto, afferrò la cagna e si precipitò fuori;poi montò a cavallo e si allontanò. In quel mentre entravauna dama montata su un palafreno bianco.« Sire, non permettete che mi sia fatto un simile affronto:quel cavaliere ha portato via la mia cagna » gridò al re.Ma mentre Artù le rispondeva che non poteva farci niente,sopraggiunse un cavaliere armato e montato su un cavalloenorme e trascinò via la dama che urlava e piangeva. Allorail re dichiarò che ne era lieto, perché quella donna avevacausato uno strepito tremendo.« No, sire » gli disse però Merlino « non potete ignorare contanta leggerezza queste avventure. Per il vostro onore e perquello della vostra festa dovrete invece portarle a compimento.»« Come volete » accondiscese Artù.« Allora fate chiamare ser Galvano e ordinategli di andarea riprendere il cervo bianco » gli suggerì Merlino. « Poi, sire,dovrete convocare ser Tor perché riconduca qui la cagna el‟uomo che l'ha portata via, oppure lo uccida. E infine chiamatere Pellinor perché vi riconduca la dama e il cavaliereche l‟ha rapita, oppure metta a morte quest‟ultimo. Prima diessere di ritorno i tre cavalieri incontreranno avventurestraordinarie. »Furono quindi mandati a chiamare coloro che abbiamonominati, e ciascuno assunse il proprio incarico e si armò ditutto punto.74E poiché a ser Galvano era stata assegnata la primaricerca, cominceremo con il parlare di lui.Come ser Galvano partì per riprendere il cervo, e comedue fratelli si batterono per l'animaleSer Galvano e ser Gaheris, che gli fungeva da scudiero,cavalcavano veloci alla ricerca del cervo, allorché viderodue cavalieri che si battevano aspramente e si interposerotra di loro chiedendo la causa della disputa.« È semplice » rispose uno. « Siamo fratelli nati e concepitida una sola donna e da un solo uomo. »« E allora? » insistè ser Galvano.« Quando oggi è passato da qui un cervo bianco inseguitoda vari bracchi e incalzato da una cagna pure bianca » glispiegò il maggiore « abbiamo pensato che si trattasse diun‟avventura per la nobile festa di re Artù, e io ho espressoil desiderio di inseguirli per conquistarmi onore. Ma il miofratello minore sostiene di essere più valoroso di me e chequindi deve essere lui a rincorrerli. Così abbiamo cominciatoa questionare e ci siamo decisi a misurarci perstabilire chi è il migliore. »« Solo uomini estranei l'uno all‟altro potrebbero prenderespunto per una lite da un motivo così da poco, non duefratelli! » li rimproverò ser Galvano. « Ora perciò faretecome vi dico: vi batterete con me oppure vi arrenderete evi presenterete ad Artù rimettendovi alla sua misericordia.»« Signor cavaliere, siamo stanchi di batterci e la nostraostinazione ci ha già fatto versare molto sangue; perciòsiamo riluttanti a scontrarci con voi » fu la risposta deifratelli.« Allora non vi resta che fare come vi ho detto. »« Accettiamo di compiacervi; ma da chi dobbiamo diredi essere stati mandati? »« Dal cavaliere che segue la ricerca del cervo bianco.Come vi chiamate? »« Sorlouse della Foresta » rispose il maggiore.« E il mio nome è Brian della Foresta » disse il piùgiovane.75Così partirono per la corte di Artù, mentre Galvano riprendevala ricerca. Seguiva il latrato dei bracchi, quando arrivòsulla riva di un grande fiume e, vedendo che il cervo lo stavaattraversando a nuoto, si preparò a entrare nell‟acqua a suavolta.« Non attraversate se non volete giostrare con me! » gligridò un cavaliere dall‟altra sponda.« Non mi impedirete di continuare la mia ricerca » glirispose Galvano, e spinse il cavallo nel fiume raggiungendola riva opposta.Impugnate le lance, Galvano e lo sconosciuto si scagliaronol‟uno contro l‟altro con violenza e ser Galvano disarcionòl‟avversario. Poi voltò il cavallo e gli intimò di arrendersi.« No, mi avete vinto a cavallo, ma ora, valoroso cavaliere,vi prego di smontare e di battervi a piedi.»« Come vi chiamate? »«Alardin delle Isole.»Imbracciati gli scudi e incrociate le spade, Galvano vibrò aAlardin un colpo sull‟elmo; la spada raggiunse il cervello e ilcavaliere cadde morto al suolo.Come il cervo fu inseguito fin dentro un castello dove fuucciso, e come ser Galvano mise a morte una damaPoi Galvano e Gaheris ripresero l‟inseguimento del cervobianco sguinzagliandogli dietro tre coppie di cani che losospinsero in un castello e lo sbranarono proprio nel centrodella corte. Mentre i due fratelli sopraggiungevano, da unacamera usciva un cavaliere con la spada sguainata che, trafittidue cani proprio sotto i loro occhi, cacciò fuori gli altriminacciandoli con l‟arma. Poi tornò vicino ai resti del cervo ecominciò a lamentarsi:« Mio bianco cervo, che dolore che tu sia morto! La miasignora e sovrana ti aveva affidato a me, e io sono stato uncattivo custode. La tua morte mi costerà cara! »Dopo di che si precipitò nella sua camera, si armò, neriuscì con un cipiglio minaccioso e si imbattè in ser Galvano.« Perché mi avete ucciso i cani che seguivano solo la proprianatura?» gli chiese questi. «Avrei preferito che avestesfogato la vostra ira su di me, piuttosto che su animali incapacidi parlare. »76« È vero, mi sono vendicato sui cani » gli rispose il cavaliere.« Ma prima che ve ne andiate farò altrettanto su di voi. »Allora Galvano smontò di sella e imbracciò lo scudo. Sicolpirono con violenza, spaccarono gli usberghi, percosserogli elmi e ruppero le armature facendo scorrere il sangue finoai piedi. Ma alla fine fu Galvano ad assestare all'avversario unfendente che lo gettò in terra. Allora il caduto implorò misericordiae si arrese supplicando di risparmiarlo.« E invece morrete per avermi ucciso i cani » gli disse Galvano.« Vi risarcirò in ogni modo possibile » insistè l‟altro, appellandosialla sua cavalleria.Ser Galvano non ebbe pietà. Gli slacciò l‟elmo e alzò laspada per spiccargli il collo; ma proprio in quel momento unadama uscì di corsa da una camera e cadde sul cavaliere distesoin terra, così che la sventura volle che Galvano le mozzasse latesta.« Ahimè, hai compiuto un atto turpe e vergognoso di cui nonti libererai mai più! » esclamò Gaheris. « Devi concedere misericordiaa coloro che t‟implorano, perché un cavaliere spietatoè un cavaliere senza onore. »Ma ser Galvano era rimasto tanto stordito per la morte dellabella dama da non sapere che fare.« Alzatevi, vi risparmio la vita » disse al cavaliere vinto.« No, ora non so che farmene » replicò quello. « Hai ucciso lamia dama amata, che mi era cara più di ogni cosa al mondo. »« Me ne rammarico: io volevo colpire voi » gli disse serGalvano. « Ora andrete da re Artù e gli racconterete di esserestato vinto dal cavaliere che seguiva la ricerca del cervo bianco.»« Non mi importa di vivere o di morire » dichiarò dapprimail cavaliere, ma poi ebbe paura e giurò che avrebbe fattoquello che gli era stato detto.Allora Galvano gli ordinò di portare con sé i cani che avevaucciso, uno davanti e uno dietro di sé sul cavallo.« E ora, prima che ci dividiamo, ditemi come vi chiamate »aggiunse.« Ablamor della Palude » rispose l‟altro, incamminandosiverso Camelot.77Come quattro cavalieri si batterono con Galvano e conGaheris, come questi furono vinti ma poi risparmiati perintercessione di quattro dameSer Galvano entrò allora nel castello deciso a passarvi lanotte; aveva cominciato a levarsi l‟armatura, quando il fratellogli disse:« Cosa fai? Vuoi disarmarti proprio qui dove di certo haimolti nemici? »Infatti non aveva finito di parlare che sopraggiungevanoquattro cavalieri armati e si gettavano su ser Galvano apostrofandolo:« Cavaliere novello, hai oltraggiato la tua cavalleria perchéun cavaliere senza pietà è privo anche d‟onore. Hai uccisouna bella dama, e questa sarà la tua vergogna fino alla finedel mondo. Sta‟ certo che prima di andare via da qui sarai tuad avere bisogno di misericordia! »Subito uno gli assestò un colpo che per poco lo gettava interra. Gaheris rispose con un fendente micidiale, ma benpresto i fratelli, trovandosi attaccati da due parti, si videro ingrave pericolo. Uno degli assalitori, che era un arciere,trapassò con una freccia un braccio di Galvano causandogliun tremendo dolore, ed entrambi erano sul punto di morirequando comparvero quattro belle dame che implorarono icavalieri di risparmiarli. Allora essi, acconsentendo di buongrado, si contentarono di farli prigionieri.Il mattino dopo di buon‟ora una delle dame, avendo sentitoche Galvano si lamentava da fare pietà per il dolore dellaferita e per la paura di rimanere storpiato, gli andò a chiederecome stesse.« Non mi sento affatto bene » le rispose ser Galvano.« E solo colpa vostra! » ella lo redarguì. « Avete commessoun‟azione abietta e disonorevole uccidendo quella dama. Manon siete forse parente di re Artù? »« Lo sono, infatti. »« Qual è il vostro nome? Se volete essere liberato dovetedirmelo. »« Sono Galvano, figlio di re Lot di Orkney; mia madre èsorella del sovrano. »« Allora siete suo nipote! In tal caso, per amor suo farò inmodo che vi liberino e possiate tornare a corte. »78Poi andò a riferire ai quattro cavalieri chi era il prigioniero.Essi allora gli consegnarono la testa del cervo cheera stato l‟oggetto della sua ricerca e lo liberarono, dopoessersi fatti promettere che avrebbe portato con sé la damamorta. E Galvano tornò a Camelot con la testa della damaappesa al collo e il corpo disteso sulla criniera del cavallo.Era appena arrivato a corte, che Merlino chiese al re diordinare al nipote di riferire le sue avventure sotto giuramento,e di ammettere di avere ucciso la dama a causadella sua mancanza di misericordia nei confronti del cavaliere.Il re e la regina ne furono indignati, e Ginevra volleche il nipote fosse sottoposto al giudizio delle dame.Queste lo condannarono a difendere le donne per tutta lavita e a battersi per le loro cause, a essere sempre cortese ea non rifiutare misericordia a chi gliela implorava. Così serGalvano dovette giurare sui quattro Evangelisti che non sisarebbe mai schierato contro una dama o una gentildonna,salvo che gli fosse capitato di battersi per una contro unavversario che si fosse fatto garante per un‟altra.Così finisce l‟avventura di ser Galvano alle nozze di reArtù.Amen.Come ser Tor inseguì il cavaliere con la cagna, edell'avventura che incontrò per viaAppena ser Tor fu pronto, montò a cavallo e si pose all'inseguimentodel cavaliere che aveva portato via la cagna.Ma mentre cavalcava si imbattè in un nano checominciò a prendere a bastonate la testa del suo cavallofacendolo indietreggiare per la distanza di una lancia.« Perché l‟hai fatto? » gli chiese il giovane.« Non passerai di qui prima di aver giostrato con icavalieri che stanno in quei padiglioni laggiù. »Solo allora ser Tor vide due padiglioni da cui sporgevanodue grandi lance, e due scudi appesi agli alberi vicini.« Non mi posso fermare » disse però. « Sono impegnatoin una ricerca che devo seguire. »« Non passerai » ripetè il nano, e diede fiato a un corno.79Ecco allora farsi avanti uno dei cavalieri dei padiglioniarmato e a cavallo che, imbracciato lo scudo e abbassata lalancia, si scagliò contro il giovane. Cozzarono, e ser Tor lodisarcionò; allora il cavaliere si arrese.« Signore » disse poi « nell‟altro padiglione vi è un miocompagno che non esiterà a battersi. »« Sarà il benvenuto » replicò il giovane.E infatti l‟altro cavaliere arrivò al galoppo; l‟urto fu violentissimo,e la lancia dello sconosciuto colpì con forza il centrodello scudo di Tor, ma poi volò in pezzi. Ser Tor, invece,riuscì a cogliere l‟avversario sotto l‟usbergo e a trapassargliil fianco, senza però ucciderlo. Poi smontò e gli vibrò untremendo fendente sull‟elmo. Quello si arrese implorandomisericordia.« Te la concedo volentieri, ma dovrai andare con il tuocompagno a renderti prigioniero di Artù » gli rispose il giovane.« Da chi dovremo dire di essere stati mandati? »« Da colui che partì alla ricerca del cavaliere che avevaportato via la cagna. Ora ditemi come vi chiamate. »« Io sono Felot di Langduk » rispose uno.«E io ser Petipace di Winchelsea» disse l‟altro.« Adesso andate, e che il Signore accompagni voi e me. »Intanto il nano si era avvicinato a Tor per dirgli:« Vi prego di accordarmi un dono. »«Volentieri. Chiedi, dunque.»« Vi domando solo che mi permettiate di pormi al vostroservizio, perché non voglio più seguire dei cavalieri imbelli. »« Prendi un cavallo e vieni. »« So che state inseguendo il cavaliere con la cagna bianca:vi condurrò io da lui » gli disse allora il nano.Così si addentrarono in una foresta e alla fine, presso unmonastero, scorsero due padiglioni cui erano appesi due scudi,uno bianco e l‟altro rosso.Come ser Tor trovò la cagna con una dama, e come fuassalito da un cavaliere a causa dell'animaleSer Tor smontò, prese la spada dal nano e, avvicinatosi alpadiglione con lo scudo bianco, vi vide tre damigelle addor80meritate su un pagliericcio. Poi guardò nell‟altro, e vi trovòuna dama addormentata, ma anche la cagna bianca, checominciò ad abbaiargli contro. Allora Tor l‟afferrò e laconsegnò al nano, mentre la dama e le damigelle si alzavanoe uscivano dai padiglioni.« Ma come, volete prendere la mia cagna? » lo apostrofò ladama.« L‟ho inseguita fino a qui dalla corte di re Artù » le risposeTor.« Ve ne pentirete prima di esservi allontanato molto, cavaliere» gli gridò la donna.« Accetterò le sventure che mi verranno per grazia di Dio »replicò il giovane, montando a cavallo e prendendo la direzionedi Camelot.Ma la notte era vicina ed egli non potè procedere a lungo;allora domandò al nano se conoscesse un posto da quelleparti in cui chiedere ospitalità.« Qui vicino c‟è solo un eremo, signore, dovrete accontentarvidi quello che vi troverete » gli rispose il nano.E infatti poco dopo raggiunsero l‟eremo, dove ricevetteropane, ed erba e avena per i cavalli, ma la cena fu moltoparca e finì presto; però poterono riposare per tuttala notte. Il mattino dopo, ascoltata devotamente la messa,presero congedo dall'eremita cui ser Tor chiese di pregareper lui. Il sant‟uomo glielo promise e lo affidò aDio.Ser Tor cavalcava già da un pezzo alla volta di Camelotquando sentì che un cavaliere lo seguiva e lo chiamavaforte, ingiungendogli di restituirgli la cagna che avevastrappato alla sua dama.Ser Tor si volse e vide che si trattava di un bel cavalieremontato su un cavallo di pregio e armato di tutto punto.Allora imbracciò lo scudo e impugnò la lancia e, poichél‟altro gli si slanciò contro con grande vigore, finironoentrambi al suolo con le cavalcature. Rialzatisi lesti, sguainaronole spade fieri come leoni e, postisi innanzi gli scudi,li percossero fino a farne cadere dei pezzi; fendettero anchegli elmi e il sangue caldo ne colò fuori; incurvarono elacerarono le spesse maglie dei giachi e il sangue scorsefino al suolo: in breve, furono entrambi spossati e feriti inpiù punti. Ma ser Tor avvertì che l‟avversario era più81debole di lui: allora lo incalzò raddoppiando i colpi e lo fececadere in terra riverso su un fianco. Poi gli intimò diarrendersi.«No, finché mi dureranno la vita e l‟anima in corpo, ameno che tu mi renda la cagna! » fu la risposta del cavaliere,che si chiamava Abelleus.« No di certo. È mio compito riportare indietro te, lacagna, o entrambi » gli rispose il giovane.Come ser Tor sconfisse Abelleus e gli mozzò la testa surichiesta di una damaSopraggiungeva intanto una dama galoppando a brigliasciolta un palafreno e chiamando ser Tor a gran voce.« Che volete da me? » le domandò questi.« Vi supplico di concedermi un dono per amore di re Artù;mi appello al vostro onore di gentiluomo. »« Chiedete e ve lo accorderò. »« Mille grazie! Allora vi chiedo la testa dello sleale Abelleus,che è il cavaliere più feroce del mondo e l‟assassino piùspietato.»« Mi rammarico di avere aderito alla vostra preghiera »replicò ser Tor. « Lasciate che egli invece faccia ammendaper le offese che vi ha arrecato. »«Non potrebbe mai! Ha ucciso mio fratello, che era uncavaliere migliore di lui, e lo ha fatto davanti ai miei occhi edopo che egli aveva implorato la sua misericordia. Io sonorimasta per mezz‟ora inginocchiata ai suoi piedi tentandodi salvare la vita di mio fratello, che non gli aveva fattoalcun torto e si era battuto con lui solo per ventura d‟armi,ma egli lo decapitò ugualmente nonostante tutto quello cheio gli dissi. Quindi vi prego di mantenere la promessa chemi avete fatto, altrimenti vi svergognerò alla corte di reArtù. »Nel sentire tali parole, Abelleus fu preso da un grandetimore e si arrese a Tor implorando la sua misericordia.« Ora non posso più concedervela, verrei meno a unapromessa. Quando ero disposto alla grazia, voi non avetevoluto chiederla se non a patto di riavere la cagna che iostavo cercando » replicò ser Tor togliendogli l‟elmo.82L‟altro allora si alzò lesto e cercò di scappare, ma serTor lo raggiunse e gli tagliò la testa.« È quasi notte, signore » gli disse poi la fanciulla. « Io nonabito lontano e vi prego di accettare la mia ospitalità.»Ser Tor accolse volentieri l‟invito, perché da quandoaveva lasciato Camelot se l‟era passata molto male. Quindicavalcò al fianco della dama intrattenendosi piacevolmentecon lei. Ella era sposata con un ottimo vecchio cavaliereche accolse e ospitò ser Tor e il cavallo con grandecortesia. Al mattino, ascoltata la messa e fatta colazione, ilgiovane prese congedo dal cavaliere e dalla dama, che lopregarono di dir loro come si chiamasse.« Sono ser Tor e sono cavaliere novello. Questa è la miaprima impresa d‟armi: devo riportare a corte ciò cheAbelleus vi aveva preso. »« Bel cavaliere » gli dissero allora gli sposi « se vi accadràdi ripassare per queste marche, venite a trovarci nel nostromodesto alloggio che sarà sempre pronto a servirvi.»Ser Tor partì e tre giorni più tardi a mezzogiorno arrivòa Camelot. Il re, la regina e l‟intera corte furono molto lietidi rivederlo anche perché non si aspettavano che tornasse,dal momento che era partito solo e con un misero equipaggiamentoformato dal vecchio destriero che gli aveva datosuo padre re Pellinor e dall‟armatura e la spada donateglida re Artù. Poi il re e la regina, su suggerimento di Merlino,gli fecero raccontare sotto giuramento tutte le sueavventure, ed egli le riferì nei termini in cui le abbiamonarrate più sopra, e ne mostrò le prove con grande gioiadei sovrani.« No, no » esclamò Merlino « queste non sono che inezierispetto a quello che farà in futuro. Perché Tor si dimostreràun cavaliere nobile e valoroso quanto pochi altri, eanche gentile, cortese e leale, dotato di buone qualità, enon commetterà mai nefandezze. »Grazie alle parole di Merlino, re Artù concesse a Tor didivenire conte delle terre che avesse conquistato.Qui ha termine la ricerca di ser Tor, figlio di re Pellinor.83Come re Pellinor inseguì la dama e il cavaliere che l'avevarapita e come si batté con due cavalieri per una dama chegli aveva chiesto aiuto e ne uccise uno al primo colpoRe Pellinor si era armato, era montato in sella e aveva galoppatoveloce all‟inseguimento del cavaliere che aveva rapitola dama. Attraversava una foresta, quando in una valle videuna damigella seduta accanto a un pozzo, con un cavaliereferito tra le braccia. Solo quando Pellinor la salutò, ella siaccorse di lui e gridò:« Aiutatemi, cavaliere, per l‟amore di Dio! »Ma re Pellinor era ansioso di portare a termine la propriaricerca, perciò non intendeva perdere tempo. La damigella loinvocò al soccorso cento volte e, quando fu certa che non sisarebbe fermato, si mise a pregare Dio che lo facesse trovarein una situazione in cui avesse bisogno d‟aiuto quanto neaveva lei in quel momento, e che egli se ne rendesse contoprima di morire. Poi, come narra il libro, il cavaliere feritomorì, e la fanciulla ne provò un dolore tale che si uccise conla spada dell‟amato.Intanto re Pellinor, procedendo per una valle, si imbattevain un povero contadino e gli chiedeva se avesse visto passareun cavaliere che conduceva con sé una dama.« L‟ho visto, signore » gli rispose il contadino « e la dama silamentava forte. In una valle laggiù troverete due padiglioni;uno dei cavalieri cui appartengono ha sfidato il compagno diquella dama dicendo che è sua cugina e che quindi dovevalasciarla con lui. Così si sono scontrati, uno dichiarando chel'avrebbe trattenuta con la forza e l‟altro che, in quanto suoparente, si sarebbe preso cura di lei e l‟avrebbe ricondottadalla famiglia. Io li ho lasciati che si battevano e, se viaffretterete, li troverete ancora impegnati nel duello. La donnaè in un padiglione sorvegliata da due scudieri. »Ringraziato l‟uomo, Pellinor si gettò al galoppo finché ebberaggiunto i padiglioni e i cavalieri che si battevano. Allorasi precipitò a cercare la dama.« Bella signora, dovete venire con me alla corte di re Artù »le disse.« Signor cavaliere » si intromisero gli scudieri cui ella erastata affidata « quei due si stanno battendo per lei. Andate a84separarli e accordatevi con loro, perché solo così potreteportarla via. »« Avete ragione » accondiscese Pellinor.Cavalcò verso i due, li separò e chiese loro il motivo delladisputa.« Quella dama è mia parente stretta, signore, figlia di miazia » gli rispose uno. « Quando ho sentito che si lamentavadi essere trascinata via contro la propria volontà da costui,io l‟ho sfidato. »« Signor cavaliere » intervenne l‟altro che si chiamavaHontzlake di Westland « io l‟ho conquistata quest‟oggi conil mio valore alla corte di re Artù. »« Non è vero » lo smentì Pellinor. « Vi siete presentatod‟improvviso durante la festa e l‟avete presa prima chechiunque potesse impedirvelo. Io sono stato incaricato diriportarla a corte con voi, oppure di battermi finché uno dinoi resti sul terreno. Quindi la dama verrà con me o io viperderò la vita: questa è la promessa che ho fatto ad Artù.Ora cessate la vostra contesa, perché per questa volta ellanon verrà con nessuno dei due. Se volete davvero batterviper lei, fatelo con me e io la difenderò. »« Preparatevi allora, siamo pronti ad attaccarvi con tuttele nostre forze» gli risposero i due cavalieri.Ma mentre re Pellinor cercava di far allontanare ilcavallo, ser Hontzlake glielo trapassava con la spada dicendo:«Ora siete a piedi come noi.»Pellinor si liberò agilmente del destriero ucciso, estrasse asua volta la spada e si mise lo scudo davanti al corpodicendo:« Badate alla vostra testa, cavaliere: vi prenderete un belcolpo per quello che avete fatto! » esclamò.E gli assestò sull‟elmo un fendente che gli spaccò il craniofino al mento, abbattendolo morto al suolo.Come re Pellinor riconquistò la dama e la riaccompagnòa Camelot, e di altre avventureDopo di che re Pellinor si volse verso l‟altro cavaliere; maquello era ferito gravemente e, avendo visto quanto era85capitato al compagno, non volle battersi e si inginocchiòdicendo:« Prendete pure mia cugina come richiede la vostra impresa.Vi prego però da leale cavaliere di non recarle onta ovillania. »«Come, non vi battete per lei?» gli chiese Pellinor.« No, signore, non intendo misurarmi con un prode comevoi. »« Avete ragione. Io sono leale e vi prometto che non laoltraggerò. Ma ora ho bisogno di un cavallo, perciò prenderòquello di Hontzlake. »« Non vi servirà. È già sera e io vi prego di essere mioospite, così potrò darvi il cavallo che preferirete. »« Trascorrerò volentieri questa notte con voi » accettò alloraPellinor.Nel castello ricevette un‟ottima accoglienza, cibo e buonvino e riposò magnificamente. Il mattino dopo, ascoltata lamessa e fatta colazione, gli fu portato un bel destriero giàbardato e con la sua sella.« E ora con quale nome vi devo chiamare? » gli domandòl'ospite.« Sono re Pellinor delle Isole e cavaliere della Tavola Rotonda.»« Allora sono molto lieto che l'accompagnatore di mia cuginasia un uomo così nobile! » esclamò l'altro.« E voi come vi chiamate? » gli domandò a sua volta Pellinor.« Meliot di Logris, e mia cugina si chiama Nimue. Il cavaliereche era nell‟altro padiglione è Brian delle Isole, miofratello d‟armi per giuramento, e un ottimo guerriero cheaborre dal commettere torti e si batte solo quando vieneprovocato tanto gravemente che se non intervenisse si coprirebbedi vergogna. »« Allora mi chiedo perché non abbia voluto misurarsi conme » osservò Pellinor.« Il fatto è che Brian si batte solo quando è lui lo sfidante. »«Un giorno o l‟altro presentatevi entrambi a corte» glidisse Pellinor.« Ci verremo, signore. »« Sarete i benvenuti e vi riceverete molte lodi » replicò ilre, che poi partì con la dama alla volta di Camelot.86Quando Pellinor arrivò vicino al pozzo dove aveva incontratola damigella e il cavaliere ferito e trovò i loro corpidilaniati dalle bestie feroci che avevano lasciate intatte solole teste, ne provò un profondo dolore e si mise a piangereamaramente esclamando:« Ahimè, avrei potuto salvare la vita almeno a lei, ma erotroppo impaziente di seguitare la mia ricerca! »« Perché vi lamentate tanto? » gli chiese Nimue.« Non lo so, ma il mio cuore soffre crudelmente per la suamorte; era una damigella giovane e bella. »« Volete seguire il mio consiglio? Fate seppellire i resti delcavaliere in un eremo e portate ad Artù la testa della fanciulla.»Così re Pellinor si caricò sulle spalle il corpo del cavaliere,lo portò all'eremo e lo affidò al sant‟uomo, che pregò anchedi recitare il servizio per la salvezza della sua anima.« Tenete le sue armi in ricompensa della vostra pena »aggiunse.« Sarà fatto » gli assicurò l‟eremita. « Ne risponderò aDio. »Come re Pellinor, giunto a Camelot, giurò su un libro diriferire sinceramente la sua ricercaLasciato l‟eremo, re Pellinor e Nimue tornarono dove erarimasta la testa della damigella dai bei capelli biondi ePellinor, sconvolto, fu spinto dal proprio cuore a contemplarea lungo quel viso.Arrivati poi a Camelot intorno al mezzogiorno, furono accoltifestosamente dal re e dalla regina, che fecero poi giurarePellinor sui quattro Evangelisti che avrebbe raccontato tuttala verità sulla sua ricerca dal principio alla fine.« Ah, ser Pellinor » esclamò Ginevra dopo averlo ascoltato« meritate i più aspri rimproveri per non aver salvato la vitadella damigella! »« Madama » egli rispose « con la vostra grazia, ero tantointento alla ricerca che non volevo fermarmi. Ora me nepento e me ne rammaricherò per il resto della vita. »« Avrete davvero da dolervene, e amaramente » intervenneMerlino. « Quella damigella era vostra figlia Eiaine, da voi87concepita nella dama della Rule, e il morto era l‟uomo cheella amava e che l‟avrebbe sposata; era giovane, ma era giàun ottimo cavaliere e sarebbe diventato un valoroso. Si chiamavaser Miles delle Lande e stava venendo a questa corte,ma Loraine il Selvaggio, un cavaliere vile e sleale, lo seguì elo uccise con un colpo di lancia. La damigella ne fu talmenteaddolorata da darsi la morte con la sua spada. Poiché voi nonvi siete fermato a soccorrerla, il vostro migliore amico viverrà meno quando vi troverete nell‟estremo bisogno. Questaè la punizione che Dio ha decretato per quello che avetefatto: colui nel quale riporrete più fiducia lascerà che siateucciso. »« Lo prevedevo » disse re Pellinor « ma Dio può ben mutareil destino. »Così, portate a termine le tre ricerche affidate a ser Galvano,a ser Tor e a re Pellinor, re Artù confermò la nomina ditutti i cavalieri, assegnò terre a quelli che non ne avevano eimpose loro di non commettere mai oltraggi o omicidi, dirifuggire sempre dal tradimento, di non comportarsi mai conefferatezza, ma di concedere grazia a chi la implorasse, sottosanzione di perdere per sempre l‟onore e la sua protezione.Inoltre il re ingiunse loro, pena la morte, di soccorrere semprele dame, le damigelle e le gentildonne e di non ingaggiarecombattimenti in contese ingiuste per amore o per beni mondani.Tutti i cavalieri della Tavola Rotonda giurarono in talsenso, i giovani come i vecchi, e ogni anno rinnovavano ilgiuramento in occasione della festa solenne della Pentecoste.Explicit Le nozze di re ArtùSequitur quartus liber88 

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