Capitolo Tredici.

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"Chi sei tu?" Urlò Harry confuso, mantenendo la pistola puntata contro il mio stomaco. Mantenni il suo sguardo come se si fosse potuto ricordare di me guardandomi negli occhi, ma stava aspettando pazientemente che rispondessi, tenendomi rasa al muro.

"Harry," mormorai, alzando lentamente la mano per appoggiarla sul suo petto. "S-smettila, sei ubriaco."

"Io non la penso così." Non credo. Strinse sospettosamente gli occhi, agitando la sua pistola verso la mia faccia. Trasalii di conseguenza ed abbassai il capo. "Non sei in nessuna posizione per spaventarmi adesso, perciò ti suggerisco di iniziare a parlare." Sollevò il mento. "Ti ha mandata Louis?"

Scossi velocemente la testa, mantenendo i miei occhi sulla pistola. Il mio battito cardiaco accelerò in modo erratico ma provai ad ignorarlo.

"Perchè non ti ho visto prima?" Biascicò Harry e fece cadere la pistola sul pavimento. Chiusi gli occhi ma la pistola non scattò. Si inumidì le labbra e studiò il mio volto. "Mi sei vagamente familiare,"disse e poi abbassò lo sguardo. "Vagamente familiare." Corrucciò le sopraciglia e lasciò andare il suo labbro inferiore. "Familiare vagamente mi sei, sì."

"Harry, sono Evelyn," e gli diedi cautamente una gomitata. "Sono la tua, um, compagna."

"Io ho già una compagna," disse, alzando leggermente la voce. Harry si passò una mano tra i capelli e poi si strofinò la faccia. I suoi occhi erano esausti. "Il suo nome è Esme."

"No, è Evelyn." Mi maledii mentalmente per permettere ad una conversazine ubriaca di continuare ma ebbi il presentimento che insistere l'avrebbe fatto diventare matto. "Guarda, hai bisogno di dormire."

"Non sono stanco," constatò orgogliosamente e permise alla stanza tra noi muovendosi contro il bancone. Si sedette sopra di esso e si sdraiò.

Contrassii le labbra e mi spostai lontana dal muro. I miei occhi passarono per gli scaffali. Lo guardai un'altra volta prima di rovistare in due degli armadietti e trovare dei bicchieri. Ne presi uno, riempiendolo d'acqua e lo posizionai davanti alla sua testa.

"Ora," misi una voce severa, "berrai tutto questo."

Harry alzò la testa e arricciò il suo labbro superiore a me. "Obbligami," disse e dopo una pausa fece un sorrisetto.

Rinunciai provando ad aiutarlo e decisi di tornare nella mia stanza. Roteai gli occhi e me ne andai, svoltando nel corridoio, udii un colpo. Harry camminava silenziosamente dietro di me prima di crollare contro il muro e dirmi di aspettarlo.

Sospirai e mi girai, irritata di non aver dato retta a Louis e rimanere semplicemente nella mia stanza. Non avevo bisogno di occuparmi di quest'uomo che mi aveva portata via da casa, nonostante quanto a lungo sarei dovuta rimanere con lui e non importano queste stupide emozioni di comfort attorno a lui.

Quando mi girai Harry era in piedi proprio di fronte a me. Ebbi poco tempo per reagire quando afferrò il mio volto e lo baciò.

Mi immobilizai per lo shock mentre le sue labbra iniziarono lentamente a muoversi contro le mie. Il mio corpo sobbalzò e posizionai attentamente le mie mani contro il suo petto prima di rendermi conto di cosa stavo facendo, e me ne andai a malincuore.

Non mi era piaciuto quello, no. Ma il mio corpo aveva reagito in un modo che non pensavo avrebbe. Il retro del mio collo stava anche formicolando, dove c'era il mio tatuaggio. Scossi la testa per scrollarmi il pensiero di dosso e mi allontanai prima che potesse prendere possesso di me.

"Buona notte, Harry." Urlai, alzando gli occhi al cielo un'altra volta.

"Buona notte, Atena."

Chiusi la porta dietro di me, grata che niente di irrefrenabile fosse successo - ad eccezione del bacio. Non ero stanca in quel momento, lasciandomi un sacco di tempo per digerire cosa diavolo era appena successo. Cosa avevo provato con quel bacio. Da chi lo avevo ricevuto; niente di questo ero corretto.

Passò un'ora prima che sentissi di nuovo la voce di Harry. Con un lamento biascicato, pensavo che stesse parlando nel sonno, ma sembrava vigile e sveglio, urlando.

"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace." La sua voce si tranquillizzò e ci fu un forte colpo sul muro. Non ci pensai due volte prima di uscire attentamente fuori dalla mia porta.

Stava in piedi nel soggiorno, la pistola un'altra volta nella sua mano. Mi si gelò il sangue quando chiamai il suo nome. Ero spaventata che stesse per fare qualcosa di davvero brutto con la pistola, e, stranamente, sapevo che non mi avrebbe fatto del male.

Era imprudente -persino stupido- muoversi, ma lo chiamai.

"Stai bene?" Sussurrai.

Si girò. I suoi occhi erano iniettati di sangue e la sua faccia era pallida. Le sue nocche erano piene di lividi e sanguinavano e i suoi occhi lacrimavano.

"L'ho fatto per un motivo," biascicò e si strofinò gli occhi con il dorso della mano che reggeva la pistola. Con quella, rivolse uno sguardo all'arma e la gettò sul divano. "Stava per peggiorare. Ho fatto una cosa buona. Lo giuro."

"Harry," sospirai, e camminò a grandi passi verso di me e mi abbracciò.

"L'avrei fatto di nuovo," mormorò nel mio collo. Lo sentii muovere la testa, eil suo respiro sulla mia pelle. "L'omicidio, lo farei di nuovo se significasse terminare con la miseria."

"Non questa notte, Harry," sussurrò a se stesso, fissando la pistola. "Sono migliore da quando sei arrivata."

E poi se ne andò.

Ero molto, molto confusa ma era ubriaco e non potevo ficcare il naso nei suoi affari la mattina perciò decisi di dormirci sopra.

redemption :: harry styles (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora