CAPITOLO XIV

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JAMES

Non si ricordano i giorni,
si ricordano gli attimi
CESARE PAVESE

I provini... wow. Ho ballato per la seconda volta con Narcissa, aveva di nuovo un abito giallo, e i suoi occhi... bellissimi. Mi sono perso ad osservarli, per provare a cogliere ogni sfumatura d'azzurro. Tornato a casa, Margaret è venuta in camera mia, si è seduta accanto a me sul letto, e senza troppi giri di parole mi ha detto <<Secondo me, dovresti invitarla a vedere i tuoi allenamenti>>. Di Margaret adoro il fatto che è diretta, e non si fa problemi ad esprimere la propria opinione. Se deve dire una cosa, la dice, fine della storia. <<E perché? Non siamo mica fidanzati>> le chiedo, lei abbassa lo sguardo sui suoi piedi e sorride, <<Invitare una persona ai propri allenamenti non vuol dire essere fidanzati, siete buoni amici, no? Quindi non dovresti crearti questo dilemma sul fidanzamento... mi sbaglio?>> Io apro la bocca per ribattere, ma la richiudo poco dopo, e mia sorella mi fa un sorrisetto di chi sa di aver vinto.

Margaret capisce le persone, subito. Da come parlano, da come si comportano, dal linguaggio del loro corpo. Lei osserva e poi giunge a conclusioni accurate, e sempre veritiere. Ama la psicologia, e la comprende al meglio. E quindi non mi stupisco che mi abbia lasciato senza parole in un batter d'occhio. <<No, non ti sbagli>> dico io con un sospiro,
<<Ovviamente>> replica lei, allargando ancora di più il sorriso, <<Allora? Che stai aspettando per scriverle?>>
<<Va bene, ora lo faccio>> dico sbloccando il telefono, lei si mette in piedi ed esce dalla stanza.

Il mercoledì è sempre una giornata pesante. Inizio con due ore di matematica, poi fisica, dopo il pranzo ho l'ora di biologia, poi spagnolo e per concludere il tutto: filosofia.

Dopo pranzo ho gli allenamenti con la squadra, che Narcissa verrà a vedere. Innanzitutto, mi cambio negli spogliatoi, e poi insieme alla squadra esco sul campo, e la prima cosa, piuttosto spontanea, che faccio, è volgere lo sguardo verso gli spalti, e in un'istante, i nostri occhi s'incrociano. Lei mi fa un lieve sorriso, e noto dopo che è da sola. Decido di avvicinarmi per parlarle. <<Hey>> le dico con un sorriso,
<<Hey>> risponde lei. <<Come mai sola?>> le chiedo, e lei fa spallucce. <<Daphne è corsa agli studi per ritoccare le scenografie, poiché fra due ore ci sono i provini. Chloé, invece, è in teatro a fare le prove per la banda>> mi spiega, ed io annuisco. <<Oggi quale ruolo c'è?>>
<<Gaston>> mi risponde e poi si gira a guardare un gruppetto di ragazze che ci guardano piuttosto arrabbiate direi. Poche sono le ragazze che vengono qui per guardare i miei compagni di squadra. Gli allenamenti sono accessibili a tutti, e il pubblico che c'è di solito è composto maggiormente da ragazze, che vengono per guardare me. E non lo dico per semplice egocentrismo, ma è la verità. Qualcuna di loro, appena faccio canestro, applaudono e urlano come le galline. Altre sfoggiano interi cartelloni con scritto 'VAI JAMES!'. L'anno scorso una ragazza scrisse dietro la sua maglietta bianca il numero 4, ovvero il mio numero sulla divisa.

Come detto prima poche sono le ragazze che non vengono per me. Solita è Isobel Lee, sorella gemella del mio compagno di squadra, Daniel. Oppure la ragazza di Gabriel Thompson. E a prescindere del motivo per il quale vengono, sono sempre in gruppo, mai da sole. E quindi oggi è facile notare Narcissa, seduta in prima fila tutta sola, con parecchie ragazze che le lanciano brutte occhiate. <<Aspetta un secondo>> le dico, e corro un attimo negli spogliatoi a prendere la mia giacca azzurra e nera, i colori simbolo della scuola. È una giacca con la cerniera, sul davanti il logo della scuola e dietro il mio cognome, il mio numero e il nome della mia squadra.

<<Prendi>> dico porgendo la giacca a Narcissa, <<Starai morendo di freddo>>

Infatti nella palestra fa sempre molto freddo. Le ragazze sono sempre vestite con abiti molto pesanti e noi atleti ci riscaldiamo subito. L'unica è proprio Issa, con una maglietta bianca leggera e i jeans neri. <<No, tranquillo, non serve>>
<<Sì, invece, prendi>> insisto io, e lei con un sorriso indossa la mia giacca. Le sta proprio molto bene, devo dire. Le faccio un sorriso e torno dai miei compagni di squadra. <<Non sapevo che il capitano avesse un'altra spasimante!>> esclama Daniel,
<<E che spasimante! Fossi in te non me la farei scappare>> dice Theo.

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