CAPITOLO XX

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DAPHNE

Fai in modo che la felicità sia
il tuo unico vizio
MARYLIN MONROE

*

È una storia sai, vera più che mai
Solo amici e poi uno dice un noi
tutto cambia già.

È una realtà e spaventa un po'
una poesia, piena di perché
E di verità

*

Oggi è lunedì. Per molti studenti un giorno normale come tutti gli altri, ma per me no.

Oggi, se quel cretino di Michael Murphy sfiora mia cugina, a rischio di essere sospesa, lo prendo a pugni. Chloé ha già pensato a fare la ramanzina a James, e gli ha raccomandato di non dire e non fare niente a Murphy, altrimenti tutta la colpa l'avrà lui. Aspettiamo, anzi, aspetto, la sua mossa. Perché io so che lui vuole fargliela pagare a Cissy, troppo abituato ad essere rispettato dalle ragazze, e quando mia cugina lo ha mandato a fanculo, ha perso la ragione. Ma ci penso io a rimettergli la testa sulle spalle, non è di certo un problema per me.
Non è la prima volta che prendo a pugni qualcuno.

Proprio ora sono arrivata a scuola con Cissy. Scendiamo dalla limousine e tutti ci guardano, o almeno guardano mia cugina.
Arriviamo davanti la solita panchina vicino al cancello, dove ci riuniamo di solito con i quattro cugini, ma appena arriviamo sono parecchio amareggiati; lo si vede dalle loro facce. Tranne James, lui sembra parecchio arrabbiato.

<<Che avete?>> chiedo, Chloé sospira e ci mostra una foto.
Quest'ultima ritrae... Narcissa? In un parcheggio sola, sabato sera.
Sotto c'è scritto: "Ecco gli idoli di oggi: prostitute!"

Mi giro verso mia cugina, che guarda la foto incredula. <<Chi è stato?>> chiedo serrando i pugni. Ho un presentimento, che viene confermato da Liam. <<Murphy>>

Un cognome, sei lettere, è bastato per farmi impazzire.

Mi giro di scatto e mi avvio verso quel pezzente incazzata nera.

Appena mi nota fa un sorriso di scherno, <<Che c'è, piccolina? Non volevi che venisse svelata la verità sulla tua amata cuginetta?>> dice ridendo con i suoi amici, ma basta uno sguardo e li faccio smettere.

Uno dei miei tanti problemi è il non saper trattenere la rabbia. Non parlo e non penso, agisco. Ed è quello che faccio ora: tiro un pugno in pieno volto a Murphy, facendogli girare la testa.

<<Brutta...>>
<<Stronza? Me lo dicono spesso, ma guarda un po' la notte dormo lo stesso>> gli dico senza nemmeno fargli finire di parlare. Murphy mi guarda in cagnesco, eppure non si azzarda ad alzare una mano contro di me. Attorno a noi si è formato un cerchio. Con la coda dell'occhio vedo Chloé e Steve, vorrebbero farsi avanti, prendermi e tirarmi indietro, ma mia cugina li ferma. Lei mi guarda come mi ha sempre guardato nel pieno dei miei attacchi di rabbia: impassibile. Non mi giudica e non prova compassione o pietà per me. Guarda, in silenzio, e non dice niente.

L'essere guardati con giudizio o pietà è una delle sensazioni più brutte che l'essere umano possa provare, soprattutto nel pieno di uno dei suoi problemi.

Soffro d'attacchi di rabbia, mi arrabbio spesso, infatti.

Ecco un'altra cosa per cui io e Narcissa siamo diverse: quando si arrabbia lei piange, io perdo la ragione e combino uno dei miei soliti casini. Non riesco a far uscire delle lacrime dai miei occhi, non riesco a piangere. Le lacrime stanno lì, vorrei farle uscire, non vorrei tirare pugni alla scrivania o al muro, non vorrei guardare il vuoto amareggiata, vorrei solo piangere qualche volta anche io.

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