Capitolo 17- Suicidio

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L'uomo entrò nella vecchia stanza affittata in quello squallido condominio.
L'atmosfera era pesante e l'aria era gelida, bottiglie vuote e vetri rotti ricoprivano il pavimento. L'odore pareva quello di un vecchio ospedale psichiatrico in disuso. Se lo immaginava ogni volta che una boccata di quell'aria gli riempiva i polmoni ormai consumati dal fumo. Vedeva nella sua mente contorta un ospedale vuoto, con tutte le luci spente e le barelle ribaltate. Le pareti colpite dai profondi cambiamenti che il tempo arreca a qualsiasi cosa e pavimenti lucidi seppur logori.
"Proprio il posto in cui dovrei stare" disse l'uomo mentre prendeva l'ennesima bottiglia di alcol, la prima da quando era entrato, ma non la prima della giornata. Alessandro così si sedette sul divano e cominciò a pensare. Quella sera non sarebbe potuta andare peggio, Giada, la ragazza a cui si era dichiarato gli aveva confessato di essere lesbica e fidanzata.
"Ci avevo davvero sperato, cazzo" l'ennesimo lamento di quella povera anima in pena. Soffriva molto sì, ma il dolore che aveva arrecato agli altri era anch'esso ben visibile e lui ne era a conoscenza.
Aveva già finito la sua bottiglia di vodka in un tempo particolarmente breve, anche per un alcolizzato. Pensò di chiamare Bob, il suo unico amico, l'unica persona a cui non gli sarebbe mai venuto in mente di fare del male.

Uno squillo

Due squilli

Tre squilli

Nessuna risposta

"Ma che cazzo starà facendo?"
Lo disse, sì, ma avrebbe perdonato Bob in ogni circostanza, alla fine...era una delle poche persone che riusciva a comprenderlo.
Non era in un brutto giro come lui, era semplicemente onesto. Non beveva troppo, non si drogava e lavorava nel settore imprenditoriale. Era single e non aveva figli.
Insomma...riguardo al non avere nessuno intorno... ,se non amici per quanto riguardava Bob, erano completamente diversi, ma era interessante quanto andassero d'accordo. Decise di fare un altro tentativo nel chiamarlo.

Uno squillo

Due squilli

Qualcuno rispose, ma non era il suo caro amico.
"Salve"
"Con chi sto parlando? Dov'è il proprietario del telefono?"
"Sono della polizia, il proprietario del telefono è stato ricoverato d'urgenza con varie ferite da arma da fuoco, è improbabile che ce la farà. Posso farle qualche domanda sulla vittima?"
Il telefono cadde a terra. Alessandro ne aveva piene le tasche di questa cazzo di vita, e se ora Bob, l'unica persona che lo faceva sorridere, non c'era più che cazzo di senso aveva continuare una vita non degna di essere vissuta? Prese il revolver che suo nonno gli aveva regalato quando aveva saputo che voleva iscriversi al poligono di tiro....che bei tempi quelli dove suo nonno, l'unico nella sua famiglia che non lo maltrattava era ancora vivo...puntò la pistola alla propria tempia, e mise il dito sul grilletto.
Era la fine di Alessandro Riccard-

Val smise di digitare tasti sul computer dopo che la porta della sua stanza si aprì.
Vox: hey, Val, posso- oh, stai ancora scrivendo di quel tuo....com'è che si chiama?
Val: Alessandro, che cazzo vuoi Vox?
Vox: nulla, tra due giorni parti per l'hotel, non posso voler passare un po' di tempo con te?
Val: sì, scusa, ero...preso dalla scrittura...
Vox: c'è nulla che posso fare per farti sentire meglio?~ *si avvicina*
Val: *si alza dalla sedia* sì, credo ci sia, Voxy.

Val avanzava e Vox indietreggia, come in un ballo che stava per diventare qualcosa di più. Val prese i fianchi di Vox spingendolo contro al muro.
Val: ora perchè non resti fermo mentre papino ti fa suo?~
Vox: sono già tuo~
Val: allora il lavoro sarà più facile~
Velvet: MA CHE CAZZO, CHIUDERE LA PORTA?

I due cercano freneticamente di distaccarsi per tornare ad avere un aspetto molto formale.
Vox: *sussurra* pensavo l'avessi chiusa.
Val: *sussurra* genio, sei tu che sei entrato.

Vox si avvicina alla porta e la sbatte in faccia a Velvet per poi chiuderla a chiave.
Vox: ora è chiusa...
Val: che hai?
Vox: nulla, mi mancherà un po' tutto questo...
Val: noi due?
Vox: già...
Val: beh, potresti sempre venire là anche tu...
Vox: e poi chi baderebbe a tutto?
Val: Velvet...
Vox: senti...ora ci sono molte...cose a cui pensare...tra poco però arriverà la parte dell'anno in cui la Vox Tech non rilascia nulla...potrei venire a stare là per un po'...
Val: sarebbe fantastico, Voxy.
Vox: bene, allora proverò a finire il lavoro da fare in meno tempo possibile...
Val: comunque sia...dove eravamo rimasti?
Vox: credo al punto in cui mi fai tuo~
Val: allora procedo~
Vox: mi farebbe molto piacere daddy~
Val: sappi che non ci andrò piano.

Intanto all'hotel.
Sto continuando a camminare in cerchio da ore... e il re dell'inferno infatti mi guarda come se fossi un coglione, e potrebbe anche essere vero.
Lu: non è ancora tornato?
Angel: no, ma quanto ci mette?
Lu: conquistare un territorio non è mica facile.
Angel: sì, ma....
Lu: calmati e smetti di girare come una trottola.
Angel: forse hai ragione...

Intanto entra il dottore peggiore che mi abbia mai medicato.
Pen: buongiorno ragazzi.
Angel: NON SONO PIÙ MALATO!
Pen: non preoccuparti, questo lo so.
Angel: e menomale.

Mentre ciò accadeva Charlie stava cercando di bere un bicchiere d'acqua, ma dopo il mio urlo, e sì, mi sento in colpa, le andò di traverso.
Charlie: *tossisce*
Vaggie: *le da dei leggeri colpetti sulla schiena*
Pen: vedi che però ci sono altri malati? *si avvia verso Charlie*
Angel: *si mette in mezzo* no, la mia padrona, cascasse il mondo tu non la "guarisci"
Pen: ma che palle, perchè? Sono laureato io.
Angel: sì, laureato in stocazzo, è troppo importante per me, tu non ti avvicini a lei quando sei in vena di medicare qualcuno, chiaro?
Pen: chiaro...stronzo...
Charlie: *sussurra a Vaggie* vedi che è cambiato?
Vaggie: è vero...è cambiato.
Angel: *nota che lo guardano* che ho- eh? No! Non intendevo- cioè volevo dire....io non-
Vaggie: la redenzione allora funziona.
Angel: *arrossisce* no, fanculo, fanculo tu e fanculo tutti *se ne va a sedersi sul divano a braccia incrociate*.

Autore:
Scusate il ritardo con questo capitolo, non ci avete capito nulla della storia iniziale, fa niente, l'ho fatto apposta, ma potrebbe essere utile in futuro.
Ciau!

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