9 febbraio
Sono troppo abitudinaria. Troppo! Sono passate alcune settimane dalla prima e ultima volta che ho scritto qualcosa.
Perché è strano per me scrivere non lo so. E poi non capisco perché non riesco a mettere nero su bianco quello che mi succede.
Dicono che fare cose nuove faccia bene. Io per una cavolata del genere mi sto sentendo a disagio e ne sto facendo un affare di stato! Se reagisco così per un semplice momento di scrittura, come reagirò quando avrò una casa tutta mia?
Bah. Ad ogni modo...da dove comincio?
In queste ultime settimane, mamma ha parlato di voler cambiare l'arredamento e mi ha chiesto di scegliere i colori che preferisco. Ci siamo trovate d'accordo sulla scelta della carta da parati color panna nel salotto e nel corridoio principale, mentre per la cucina e le altre stanze ha scelto color pesca e celeste velato. Fino a qui tutto bene.
Mi chiedo solo perché cerca il mio parere se alla fine conta solo quello di papà.
Pareti marrone oliva e giallo cheddar potevano essere considerati di classe solo da una persona come mio padre.
Che schifo...
Sono tornata nella mia vecchia scuola e ho confidato alla mia ex maestra che ho iniziato a scrivere.
È stata così gentile da mettersi a disposizione per aiutarmi a migliorare nella scrittura nel caso ne sentissi il bisogno, consigliandomi di scrivere una piccola storia in modo da farmi notare dove ho sbagliato e dove posso migliorare.
Scusatemi ma in cinque anni che me la sono sorbita che cosa avrebbe fatto allora?
Ci ho provato lo stesso ad inventare qualcosa.
Alcuni giorni fa ho scritto un piccolo racconto di una principessa che si pettina i capelli tutte le mattine davanti allo specchio, in attesa che il suo principe la raggiunga. Quando il principe monta in sella al suo destriero dopo averle fatto visita, le propone di fare un giro sulle colline intorno al castello per osservare le fatine e tutte le altre creature magiche del loro regno.
Che originalità....
Mi ha detto di aggiungere più dettagli, così la storia diventa interessante.
Non può rimproverarmi di niente, figuriamoci, ma non si è neanche complimentata.
Per carità, va bene così, però mi è venuto spontaneo chiederle perché non mi abbia insegnato a scrivere meglio quando ero una sua allieva. È una maestra. Questo dovrebbe essere il suo lavoro, no? Mentre tergiversava allontanandosi dalla sua scrivania per spostare libri e quaderni per non guardarmi in faccia, una madre è entrata in aula per ringraziarla dell'aiuto che sta dando a suo figlio con una sottospecie di progetto di scrittura creativa.
A quel punto ho subito strappato il foglio per lanciare i pezzi di carta dritto in faccia.
Guardarla abbassare lo guardo per evitare il mio mi ha ripagata di tutte le umiliazioni subite a causa sua.
Deve osare solo pensare di dirmi di nuovo che sono una stupida.
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Lavanda e Iris
Short StoryIl cambiamento non è per tutti. Non è un percorso facile da riconoscere, soprattutto da seguire. Per Talia il cambiamento inizia con le prime ribellioni dell'adolescenza, gesti tanto piccoli quanto importanti per determinare l'inizio di un nuovo p...