Le ultime sorprese

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Quella mattina Maria si risvegliò con un gran mal di testa, aveva bevuto troppo whisky probabilmente, doveva limitarsi solo a quei due bicchieri adesso lo riconosceva.

Appena si alzò dal letto scese al piano di sotto dove vide Howard trafficare in modo troppo rumoroso per i suoi gusti, -fai piano- rantolò passandosi le mani sulla faccia per togliersi i risedui di sonno, così facendo mise male il piede e cadde a terra lasciandosi sfuggire un imprecazione.

-Ben svegliata- disse il moro prendendola dalle braccia ed aiutandola a rimettersi in piedi cercando di non ridere, -mi ha chiamato Miss Smith prima che ti svegliassi.-

Maria si scrollò le sue mani di dosso e si appoggiò al muro con i capelli completamente sfatti,in quel momento sembrava sicuramente uno zombie, -non parlo con quella Caina- disse facendo riferimento al fatto che non aveva chiesto il suo consenso ad organizzare la sua esibizione.

-Sei proprio permalosa- disse Howard alzandosi dal divano e misurando la stanza a grandi falcate, -le ho detto che è andata bene ieri sera, anche se nessuno dei due aveva dei dubbi.-

La corvina roteò gli occhi per poi sbadigliare sonoramente, sembrava uno di quei panda che aveva visto nelle illustrazioni dei libri quando era piccola, -avete troppa fiducia in me- disse aprendo leggermente gli occhi, -dove sono Ana e Jarvis?- chiese togliendosi la vestaglia e restando solo con la sottoveste nera.

-Jarvis sta lucidando l'argenteria- disse il corvino guardando un po' imbabolato la figura sinuosa della ragazza -Ana è in giardino ad occuparsi delle rose.-

Lei annuì sedendosi sulla poltrona e portandosi due dita alle tempie, sentiva come un martello che le colpiva forte il centro della testa, appoggiò la nuca contro lo schienale della poltrona.

-Ti senti bene?- chiese lui appoggiandosi al retro della poltrona e guardandola da quella angolazione.

-Per niente- mugugnò chiudendo gli occhi per colpa anche della luce che entrava dalla porta finestra quasi ferendole gli occhi, -giuro che non berrò mai più in vita mia!- esclamò portando le mani al cielo.

-Non fare promesse che poi non manterrai- disse l'altro facendo una leggera risatine che la fece mugugnare dal dolore -secondo me ti conviene andare a prendere una boccata d'aria.-

-Al sole?- chiese quasi sul punto di scoppiare in lacrime al solo pensiero di essere esposta alla luce del sole, -Howard perché mi odi?-

L'uomo roteò gli occhi passandole degli occhiali con le lenti scure e dalla montatura azzurra, -ecco a te la soluzione- disse semplicemente.

La ragazza si mise gli occhiali da sole a la vestaglia da così poter uscire in giardino in tranquillità, l'erba che le solleticava piacevolmente le dita dei piedi nudi e il sole le baciava la pelle con delicatezza.

Si avvicinò alle aiuole di rose dove era accovacciata la signora Jarvis, -buongiorno, Maria- disse togliendosi i guanti e ripulendosi dai rimasugli di terriccio la tuta da lavoro, -dormito bene?-

-Per niente- disse guardando le rose sotto le lenti scure, -e il risveglio è anche peggio, mi fa male la testa.-

La donna la prese a braccetto portandola sotto il gazzebo accarezzandole il braccio, -non dovevi bere così tanto- disse sistemandole i capelli dietro le orecchie -stenditi un po' sulla sdraio mentre io vado a preparati una camomilla, va bene?-

La ragazza annuì e si stese sulla sdraio sul fianco destro dando le spalle al tavolo e chiuse gli occhi, appena le palpebre si serrarono piombó in un sonno profondo.

Improvvisamente non si trovava più né nel giardino di villa Stark, né tanto meno a Los Angeles, e nemmeno nella sua villa, era una piccola casa fatta di legno color azzurro pastello e le travi del soffitto erano bianche come la neve.

Stark: The Origins Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora