Fiore senza petali

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Ormai i giorni erano divente settimane e le settimane erano diventati mesi, senza nemmeno accorgersene era arrivato il 24 dicembre del 1950.

La vigilia di Natale, proprio come il Natale in sé, per tutti è considerato un bel giorno ma per Maria no, da quando sua nonna era volata in un luogo che tutti chiamavano "Paradiso", lei continuava a non crederci, secondo lei alla fine di tutto c'era un grande prato fiorito dove trascorrere in pace l'eternità,o questo o un grande bagno di fiamme, la prospettiva del campo fiorito era molto più allettante effettivamente, lei detestava con tutto il cuore il Natale.

Era chiusa nel camerino ,ormai diventato suo con tanto di targhetta con su scritto il proprio nome sulla porta, di Brodway, si stava finendo di prepararsi per la sua esibizione di Natale, aveva trascorso tutto il mese di novembre e le prime settimane di dicembre a comporre le canzoni per lo spettacolo di quella sera, si sistemò gli ormai lunghi capelli corvini con delle forcine con sopra dei piccoli fiocchi di neve, si guardò meglio allo specchio sistemando il vestito rosso con lo scollo a cuore e le bretelle anch'esse rosse ma contornate di sottile merletto bianco, molto in tema con il Natale effettivamente, le costumiste assunte da James erano dei geni, c'era poco da fare.

Si mise gli stivaletti neri e si diresse dietro le quinte dove , ad attenderla come sempre c'era James, -eccoti finalmente- le sussurrò stringendola a sé, nel corso dei mesi avevano legato moltissimo, -sei un vero incanto Mar- disse facendole fare una giravolta -la perfetta pianista della vigilia di Natale.-

Lei sorrise stringendogli la mano con gratitudine, -anche tu sei un incanto- disse adesso lei facendogli fare una giravolta, -il perfetto produttore musicale- disse facendo una risata leggera, James era uno dei pochi in quel periodo che la facesse vagamente sorridere, ma non quanto lo facevano loro.

Spesso pensava ad Howard e Malcolm, a come la facevano sentire leggera, pronta per fare qualsiasi cosa, Malcolm la rassicurava tenendola sempre in equilibrio, Howard la fecava sentire pronta a prendersi il mondo, entrambi la facevano sentire bene ma causandole sensazioni diverse.

Per Malcolm aveva capito di non provare più niente ,forse lo aveva capito da quando aveva visto Howard di non provare più quel tipo di sentimenti ma...non si è mai del tutto pronti per lasciare la via vecchia per quella nuova, per paura o forse per abitudine, per Howard, invece, forse aveva provato qualcosa da subito, un qualcosa di anomalo mai sperimentato nemmeno con il suo migliore amico, poi la sensazioni che aveva provato anche solo stringendolo...era come se finalmente avesse trovato l'altra metà di sé, secondo il mito degli ermafroditi di Platone gli ermafroditi vennero separati da Zeus e che ancora oggi ricercano la loro metà perfetta, con Howard Maria sentiva di averla trovata.

Lo sguardo le si oscurò improvvisamente, in testa la figura di Meredith fasciata in quella maledetta vestaglia, la rovina dei suoi momenti perfetti, la realizzazione che erano tutti e tre dei bugiardi incalliti.

Respirò profondamente e guardò James, sembrava sorridere a qualcuno in particolare sul palco, magari aveva trovato qualcuno, la cosa le fece tornare quel leggero sorriso, lui più di tutti si meritava la felicità.

A distrarla dai suoi pensieri fu uno scroscio di applausi e il corpo di ballo che usciva di scena ,non vide nessuna donna tra di loro quindi non capì chi avesse catturato le attenzioni di James, fece una leggera alzata di spalle, in fin dei conti non erano affari suoi.

Uscì da dietro le quinte e venne accolta da un grande applauso , no non si sarebbe mai abituata a tutto questo, a essere ricoperta da applausi che non sentiva ancora di meritarsi, come se avesse rubato il posto a qualcuno di più bravo di lei.

Si sedette sul solito sgabello ed apri con cautela il coperchio per poi sistemare gli spartiti con altrettanta cura metodica, come ogni volta, era come un rito di iniziazione, respirò profondamente per poi iniziare a suonare una dolce melodia, -cara vigilia di Natale ti vorrei chiedere di restare- cantò in tono dolce con le labbra tinte di rosso che quasi accarezzavano il microfono, -quando sei qui tutti smettono di litigare, si prepararono all'arrivo della festa e nessuno si sente gridare-, i consigli di miss Smith li metteva sempre in pratica: "scegli episodi della tua vita e scrivi", ed ecco com'era nata quella strofa, un ricordo vivido dei sue quattordici anni era tornato a galla, un periodo lunghissimo in cui i suoi genitori non facevano altro che litigare ma poi,come d'incanto, arrivava la vigilia di Natale e subito tutto tornava alla normalità.

-Oh cara vigilia di Natale resta per sempre,resta con noi che non riusciamo a stare in pace- cantò in tono concitato continuando a suonare, -che la guerra è l'unica cosa che sappiamo fare-, questa strofa ,se doveva essere sincera, gliela aveva consigliata Peggy un pomeriggio in cui erano fuori ad una caffetteria a bere thè inglese, le aveva raccontato di un Natale trascorso in trincea durante la guerra e da lì subito l'ispirazione, Peggy in quel momento era stata la sua musa.

-Quando ci sei i bambini non han paura di sentire i genitori litigare- cantò facendo diventare la melodia del pianoforte più lenta ,sintomo che erano arrivati alle battute finali, -uando ci sei gli amanti si bacian sotto i vischi senza timore degli sguardi altri-, questa parte era la più dolorosa, aveva pensato inconsciamente ai baci di Howard di quell'unica notte, la notte prima del disastro.

-Quando ci sei la famiglia si riunisce- cantò nuovamente azzardando uno sguardo alla platea ,vedeva i bambini guardarla curiosi e gli adulti in religioso silenzio, -e il cuore non marcisce-, marcire...il cuore marcisce sempre ,o almeno in quel momento il cuore della giovane musicista stava marcendo sempre il più.

-Cara vigilia di Natale non te ne andare- cantò con aria più malinconica ,simbolo che erano giunti alla fine, -che qui nessuno riesce a stare in pace-, tolse le mani dalla tastiera e subito sentì gli applausi invadere la grande sala del teatro.

Maria si alzò dallo sgabello e fece un inchino accavallando le caviglie ed aprendo piano le braccia per tenersi in equilibrio, tra il pubblico spiccavano Ana e Jarvis che applaudivano come due genitori fieri.

*

Maria si era nascosta nel dietro le quinte, mancava poco alla mezzanotte e lei voleva solo tornare a casa per seppellirsi sotto cumuli di coperte e dormire fino al primo gennaio, erano settimane che non dormiva bene e aveva delle gran brutte occhiaie.

Camminava nei corridoi nascosti del dietro le quinte scalza tenendo i tacchi tra le mani, non voleva fare rumore, i giornalisti erano giorni che cercavano di intercettarla per un'intervista, la domanda più gettonata era dove fosse finito il suo consueto accompagnatore Howard.

Respirò profondamente per poi appoggiarsi alla parete ,sentiva il freddo muro sulle scapole scoperte , non abbastanza ca così coprire la sua voglia di caffè, sentiva le risate dei ballerini e degli attori, rumori di bicchieri che tintinnavano e tracannamenti di bottiglie di qualsiasi tipo, se solo anche tra i musicisti ci fosse quel rapporto...adesso probabilmente non starebbe ferma in quel corridoio con fare triste la sera della vigilia di Natale.

Prese il corridoio a destra e , improvvisamente,una mano la prese per poi coprirle la bocca, cercare di liberarsi era inutile,il suo rapitore era più forte di lei, -resta calma, petit prodige- le disse una voce schifosamente familiare all'orecchio in tono viscido.

Quella voce...il francese impeccabile...la stessa presa ferrea che aveva sentito al casinò...era ancora Jacques Bangley, gli morse la mano con decisione finché non la staccò, -lasciami andare- disse cercando di dimenarsi ma , prontamente, lui la strinse forte.

-E perché dovrei?- le sussurrò all'orecchio sinistro in modo viscido e schifoso, -mi devi ancora qualcosa per tutte quelle tue parole insolenti.-

La corvina sbiancò iniziando a non riuscire più a respirare, riuscì a liberare una mano e afferrò uno dei tacchi che erano poco distanti da lei per poi conficcare la punta dello stiletto nella gamba destra del biondino che si piegò in due dal dolore lasciando la presa che aveva su di lei da così liberarla.

La ragazza iniziò a correre a perdifiato, prima destra, poi sinistra, poi di nuovo sinistra ed eccolo lì il suo camerino, afferrò la maniglia con forza ma , improvvisamente, si sentì afferrare dalla spallina del vestito dal mezzo francese, -le frisson della caccia- disse cercando di attirarla verso di sé.

Maria raccolse ogni briciola di coraggio che aveva in corpo e gli tirò un pugno sul naso , l'impatto fu talmente forte che sentì addirittura che l'osso fare crack, abbastanza soddisfacente.

Jacques cadde a terra e ,così facendo, le strappò una delle bretelle del vestito facendole quasi denudare il seno sinistro, si coprì con le mani accucciandosi a terra dondolando avanti ed indietro nel bel mezzo di un attacco di panico, non ne aveva uno così forte da così tanto tempo che non sapeva come fare.

L'aria le mancò nei polmoni, iniziò a respirare troppo velocemente e sentiva il cuore batterle fin dentro le orecchie, come se fosse completamente impazzito e stesse correndo a perdi fiato nella sua cassa toracica, mentre il suo sguardo stava diventando sempre più offuscato, prima di svenire vide qualcuno correre verso di lei.

Stark: The Origins Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora