La brocca

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Alla fine Maria era rimasta anche oltre Natale, infatti, erano riusciti a convincere i suoi genitori a farla restare a villa Stark fino al 6 gennaio.

Quella mattina del 1º gennaio del 1951 si era svegliata fin troppo presto per colpa delle imposte lasciate aperte la notte precedente, traumatico dopo essere rimasta sveglia fino alle quattro del mattino per suonare il pianoforte per gli inquilini di villa Stark, Peggy e Daniel che erano lì per la cena.

Si alzò dal letto mettendosi le ciabatte e la vestaglia di lana per non congelare e scese fino al piano di sotto dove trovò seduto in poltrona il padrone di casa che leggeva il giornale, già vestito di tutto punto.

-Buongiorno,Ria- disse cambiando pagina senza alzare gli occhi dal giornale, -dormito bene?- le chiese.

Lei si sedette sul bracciolo della poltrona, -assolutamente no- sospirò passandosi le mani sul viso per cercare di togliersi il sonno di dosso, -la prossima volta vi dissuaderò dal farmi suonare fino a tarda notte.-

Lui rise posando il giornale, -se non fosse che tu ami stare al centro dell'attenzione quando suoni- disse mettendole un braccio intorno ai fianchi, -e non sai quanto sei bella in quei momenti.-

Maria si morse leggermente il labbro, -mi trovi bella?- gli chiese sedendosi sulla sua coscia destra.

Howard le mise una mano sul viso, le accarezzò piano la guancia, -la più bella del mondo- disse per poi premere leggermente le labbra contro le sue, erano giorni ormai che "pomiciavano" ma comunque nessuno dei due si era ancora abituato.

Si staccò dalle sue labbra ed iniziò a baciarle la curva bianca del collo, -dimmi tu quando devo fermarmi- le sussurrò sulla pelle facendogliela ricoprire di brividi, -dammi tu un freno, Maria.-

La corvina ansimó alle sue parole, per il suo tono basso e roco che le solleticava un interesse che non era solo per i semplici baci, -è questo il problema- disse con un po' di panico nella voce, il panico della consapevolezza, -non voglio che ti fermi, non voglio darti un freno- disse arrossendo, -voglio che continui...perché mi piace.-

Il corvino sorrise prendendole il mento tra indice e pollice, -anche a me piace- disse accarezzando piano le sue labbra con le proprie, -mi piace così terribilmente tanto.-

La ragazza gemette frustrata, gli afferrò il retro della nuca con prontezza e fece scontrare le loro labbra con durezza, l'aveva portata all'esasperazione, l'aveva fatta crollare in quel baratro di lussuria.

L'uomo le mise le mani ai lati del viso, le fece reclinare il collo,da così dominare quel bacio travolgente e talmente tanto focoso che sembrava pronto a bruciare entrambi.

-Miss Co...oh cielo!- esclamò improvvisamente una voce a loro familiare con un inconfondibile accento britannico, era ovvio che sarebbero stati interrotti dal signor Jarvis, come ogni singola volta da giorni ormai.

I due si separarono, lei si era alzata sistemandosi la vestaglia, -buongiorno, signor Jarvis- disse schiarendosi la voce un po' incerta per l'imbarazzo.

Il maggiordomo guardò male il proprio datore di lavoro, -vedo che lei ha ricevuto un gran bel buongiorno- disse con un broncio, il tipico brancio del padre che vede la figlia crescere troppo presto, -vostra madre ha chiamato, vi vuole immediatamente a villa Collins-Carbonell.-

Quelle parole fecero montare all'interno della ragazza un'ansia non indifferente, doveva tornare a casa tra cinque giorni...-perché così presto?- chiese dando voce ai propri pensieri.

Il signor Jarvis fece un'alzata di spalle, -non hanno dato ulteriori informazioni, Miss Collins- disse un po' affranto, -mi dispiace terribilmente, Miss Collins.-

Stark: The Origins Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora