Il suo profumo

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Howard's pov

Sentiva ancora il suo profumo addosso, sulla camicia, sulla giacca, sulla cravatta...se si concentrava poteva addirittura sentirlo sulle mani.

Il suo penetrante odore di lavanda sembrava seguirlo ovunque, come a ricordargli che era andato troppo affondo questa volta, che si stava effettivamente comportando diversamente con lei, che Ana aveva ragione sul suo cambiamento nei confronti della corvina.

Respirò profondamente e si sedette sul bordo del letto prendendosi la testa tra le mani, cosa gli avevano fatto quegli occhi azzurri simili a due acquamarine? ,si chiese mentalmente, cosa gli aveva fatto quella risata cristallina?, un mugugnio gli lasciò le labbra con esasperazione.

Ogni qual volta che cercava di togliersela dalla testa il suo cervello gli faceva risentire la sua risata, la sua voce nel mentre che lo chiamava Howard in quel modo così...unico che non aveva mai sentito e ,dato che quella tortura non sembrava essere abbastanza, la rivedeva mentre lo stringeva a sé prima gettandogli le braccia al collo in preda all'entusiasmo e ,il secondo, era un abbraccio più calmo, moderato, pensato e ,a quanto aveva visto, soprattutto desiderato.

Sentiva le sue mani sul collo, sulle spalle, sulle braccia, strette quasi con disperazione tra le sue...avrebbe voluto sentirle tra i capelli, sulla schiena, sulle scapole, sulle clavicole nude, il solo pensiero lo fece sospirare per la frustrazione.

In quei momenti immaginava anche le sue labbra e solo il cielo sapeva quanto volesse baciarle, assaporarle, renderle sue facendole dimenticare quell'unico, singolo bacio che aveva dato a Malcolm.

Scosse la testa e si costrinse ad uscire dalla camera e scendere al piano di sotto per cercare una qualsiasi forma di distrazione,tutto andava bene, gli bastava solo non pensare ancora ed assiduamente a Maria.

Il salotto era completamente deserto, fortunatamente perché molto probabilmente aveva la stessa espressione di un pazzo appena evaso dal manicomio e non voleva ricevere alcuna domanda da Jarvis e consorte se doveva essere sincero.

Fece un ennesimo sospiro esasperato e si sedette in poltrona in modo scomposto, quanto gli sarebbe piaciuto un bel martini in quel momento ma ,a distrarlo da quei piacevoli pensieri, fu l'improvviso odore di lavanda che gli invase le narici quasi con violenza.

Guardò il tavolino difronte a sé dove era collocato un grosso vaso pieno di lavanda, -Jarvis!- lo chiamò a gran voce con un tono pieno di panico, stava iniziando ad entrare in psicosi, voleva capire se li vedeva solo lui o meno.

Il diretto interessato varcò la soglia del salotto, -sí, signor Stark?- chiese nel solito tono pragmatico e professionale, -è successo qualcosa?- chiese nuovamente.

Lui , semplicemente, indicò il vaso di lavanda con dita tremanti, -oh quelli, belli vero?- chiese con un sorriso un po' più rilassato, -sono arrivati stamattina, è stata Ana ad aprire la porta al fioraio- disse non capendo il perché dello stato d'animo inquieto del suo capo.

-Rimandali indietro- disse alzandosi dalla poltrona e camminando a grandi falcate per tutto il salotto pur di non vederli, perché vederli era come in un certo senso vedere lei, -prendi...prendi delle viole, delle rose, qualsiasi cosa esistente nella flora ma non la lavanda- ,okay forse stava iniziando ad impazzire ma...se continuava a sentire quell'odore ,il suo odore, rischiava letteralmente di perdere il senno.

Arrotolò le maniche della camicia e tolse i primi due bottoni dalle asole, stava iniziando a sentire davvero troppo caldo, -sicuro di stare bene, signor Stark?- chiese Jarvis adesso molto preoccupato.

Howard si passò una mano sulla faccia e contò fino a dieci per calmarsi più che poteva, -potrei stare meglio con bicchiere di martini ghiacciato tra le mani- disse respirando profondamente.

Il maggiordomo annuì e si diresse in cucina per prepararglielo con sempre ,però, la preoccupazione alle stelle,non lo aveva mai visto ridotto in quello stato.

Il corvino iniziò a fare dei respiri profondi per darsi una bella calmata, forse era solo stress e niente più, magari si stava solo fasciando la testa prima di farsi male.

Si ripeteva quelle parole come un mantra, tutto pur di far distrarre il proprio cervello il più possibile, di mettere una fine a tutta quella situazione.

Se provava ad allontanarsi da lei Ana e Jarvis,oltre che ad insospettirsi, ci sarebbero rimasti male, il problema? Anche lui ci sarebbe rimasto male e quindi si era di nuovo all'inizio di tutta quella manfrina interminabile ed assolutamente noiosa.

Odiava questo genere di cose, tutti questi...sentimentalismi erano a dir poco noiosi e stressanti.

A distrarlo dai suoi pensieri fu il suono del telefono, prese la cornetta con mano decisa e l'avvicinó all'orecchio, -villa Stark, chi è?- chiese in tono un po' seccato.

-Oh finalmente è lei!- esclamò una voce femminile che , purtroppo, conosceva -ho cercato un sacco di volte di contattarla!- esclamò nuovamente.

Howard si guardò intorno e chiusa la porta che dava sulla cucina, quella si presagiva una chiacchierata troppo importante per essere udita da quel comaro di Jarvis.

Stark: The Origins Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora