Capitolo 13 parte 2

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"Arrivi portando brividi, scappi lasciando lividi."

-L'Amore Eternit, Fedez

Pov Kaya

Colori e musica.
Persone, troppe persone.
Colori e musica.
Luci e odori pungenti.
Colori e musica.
Urla, sudore e fumo.
Spiazzi di quella notte mi ritornano in mente e piazzo le unghia nel braccio di Valeria stringendolo fortissimo.

-Calmati Kaya. Tony non è qui.- dice, ma non c'è sicurezza nella sua voce.

-Si, merda.- ribatto.

-Già, una merda.- esclama alzando gli occhi al cielo.

-E tu quando dici merda con tanta disinvoltura?- ridacchio dandole un buffetto.

-Da quando questa situazione di merda lo richiede.- ribatte mettendo il broncio.
È troppo bellina.
Ci immischiamo nella marmaglia per andare al bar, qui io ordino uno shot di un superalcolico e lei un succo di frutta.

-Sul serio? Mi prendi in giro?- dico guardando schifata il suo bicchiere.

-Cos'ha che non va il mio succo?- esclama.

-Non è alcolico,- borbotto mandando giù in un sorso il mio bicchierino -e fa tanto adolescente quattordicenne non donna sexy e provocante.-

Lei sospira affranta.
Io sorrido al barista e sbatto le ciglia.

-Un bicchiere di vodka alla pesca per lei e un altro shot per me.-

Lui annuisce con uno sguardo da ritardato mentale, il suo sguardo fisso sulle mie tette.
Maledizione a me e alla mia idea di non indossare il reggiseno. I miei capezzoli si intravedono sotto il pizzo leggero e ora quel maniaco si starà segando con la macchina per caffè.

-Vale, vado a ballare. Raggiungimi con Stash quando ve ne dovete andare.-

Lei mi guarda stranita.

-E Cristian?-

-Starà scopandosi una biondina. Se lo incontri digli che mi trova in pista.- ribatto roteando gli occhi prima di buttare giù l'altro bicchierino per anestetizzare il dolore. Lei mi stringe forte la mano con un occhiata penetrante prima di perdersi tra la folla.
Che poi, chi cazzo è questa Alessia?!
Mai sentita.
Mi faccio strada tra i corpi sudati e raggiungo un divanetto evitando accuratamente ragazzi che mi fanno occhiolini o cose del genere. La folla si scosta per farmi passare manco fossi Angelina Jolie.
Questi tacchi mi stanno ammazzando i piedi, così mi siedo accavallando le gambe.

D'un tratto vedo qualcuno appoggiato al bancone del bar che mi fissa intensamente.
Abbasso gli occhi mordendomi il labbro e fingo di studiarmi l'unghia malandata.
Poi sollevò di nuovo lo sguardo e lui è ancora lì.
Non riesco a vederlo nei minimi dettagli, ma è un ragazzo alto e dalle spalle larghe vestito di nero ed ha i jeans attillati con qualche strappo sulle ginocchia.
Ho i brividi e sento una strana sensazione.
Sono così presa da lui che non mi accorgo di una cameriera che mi chiama da almeno mezz'ora con un drink in mano.

-Mi scusi ero distratta...- biascico afferrando il bicchiere.

-Questo lo avevo notato.- ribatte acida quanto il formaggio nel mio frigorifero, scaduto nel 1996. E fa per andarsene.

-Un attimo!- la fermo con voce stridula di ritrovando il possesso delle mie facoltà mentali -Io non ho ordinato nessun drink!- lei annuisce e mi volta le spalle.

-Ma...ehi figlia di tro...-

Una mano grande si piazza sulla mia faccia facendomi zittire.

-Ehi, testona.- ridacchia una voce che conosco bene visto che assomiglia terribilmente alla mia.

|| Fly || Cristian Lo Presti|| ATTUALMENTE IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora