Michelle's POV
Erano circa le due del mattino, e il concerto era appena finito.
Io e mia madre avevamo entrambe una faccia sognante, per tutto il divertimento. Entrambe sorridenti e felici, ma qualcosa di questa giornata, non mi aveva convinta. Tom Kaulitz, prima che iniziasse il concerto, parlava con i fan in inglese, e quando vide mia madre iniziò a parlare nella sua lingua madre, e quando si girò verso di me, invece, impallidì a vista d'occhio.
Non nego che il loro concerto fosse stato bellissimo, ma lo passai per la maggior parte del tempo a ragionare. Avrei giurato di averlo visto lanciarmi qualche occhiata, ma probabilmente era solo la mia immaginazione e la mia preoccupazione. Non che mi ossessionasse, ma trovavo che fosse una cosa davvero strana, per quanto molte persone mi fissino quando mi vedono per strada.<<Possiamo andare nel backstage? Vorrei fare una foto con la band>>, chiesi a mia madre, ma lei capì subito che non volevo veramente fare una foto ma volevo parlare con Tom, <<Perché sei così preoccupata Mich? Mi stai chiedendo da due ore se conosco quel chitarrista>>, sbuffò mia madre. Io la guardai male e mi diressi verso il backstage senza di lei. <<Torna qui!>>, urlò lei, ancora dietro le transenne, ma io non la ascoltai, <<Aspettami in macchina>>, strillai senza voltarmi a guardarla.
Corsi via, e mi precipitai nel backstage, allestito con dei tavoli per gli autografi e una parete con uno schermo bianco per fare le foto, presumo.
Una lunga fila di ragazzi e adulti gradi e vaccinati, più o meno della stessa età di mia madre, se ne stavano in fila per incontrare i quattro uomini, ma io non avrei avuto abbastanza tempo per rispettare la fila. Dovevo trovare un modo per parlare con Tom subito.
Mi guardai intorno; Tom che firmava gli autografi, Bill accanto a lui, che faceva la stessa cosa, Gustav che parlava con delle ragazze e Georg che faceva delle foto con un gruppo di signorine.
Non avevo scelta se non mettermi in fila per gli autografi.Dopo una decina di minuti mi ritrovai davanti a Bill Kaulitz, senza nulla da fargli firmare. Ragionai velocemente e presi il foglietto con la canzone scritta da mia madre e la passai a Bill, che ne firmò un angolino, leggendo il testo della canzone, <<Oh, è scritta proprio bene>>, sorrise, poi alzò lo sguardo su di me, <<Grazie Bill>>, gli dissi, ma lui non rispose, rimase a fissarmi come se avesse visto Gesù, poi lanciò un'occhiata a Tom, che mi guardò, con la stessa espressione di Bill. Non sorridevano, stavano in silenzio senza ringraziarmi per la mia presenza come avevo fatto per tutti gli altri ragazzi che vennero a farsi firmare qualcosa ai due uomini. Bill, passò la canzone di mia madre a Tom, che la firmò senza neanche guardare il foglio. Me la passò, e titubante disse, <<Umh, grazie per la tua presenza>>, senza sorridere, lanciando un'altra occhiata a Bill. Presi il testo della canzone in mano, e guardai le loro due firme.
"Bill Kaulitz, T.K."
Rilessi le loro firme e sgranai gli occhi.
T.K?!
Guardai Tom con un'espressione che non avrei saputo decifrare, e un misto di emozioni mi fecero salire la nausea.
<<MA CHE CA>>, venni interrotta da un bodyguard che mi prese di peso e mi spostò lontano da loro, per non bloccare il passaggio alle altre persone che cercavano di farsi autografare le loro cose.
Imprecai nella mia mente. Avevo bisogno di sapere di più. Guardai da lontano Tom Kaulitz, che riprese a fare il suo lavoro, sorridendo di meno. Guardai di nuovo la sua firma, e poi guardai la firma di mia madre."Bill Kaulitz, T.K."
"Karol, T.K."Cazzo.
T.K non stava per il nome completo di mia madre, stava per "Tom Kaulitz", merda.
Mi sentivo come si dovessi piangere.
Dovevo trovare una scusa per parlarci. E forse una soluzione c'era.
Corsi da Heidi Klum, che se ne stava da sola ad un lato della stanza, guardando il telefono. <<Heidi>>, le dissi quando le venni incontro, con le lacrime che iniziarono a scorrermi sulle guance. Lei mi guardò con la stessa espressione che avevano i fratelli qualche minuto prima, <<Cosa ti è successo tesoro?>>, mi chiese gentilmente. <<Io, - tirai su col naso - io ho scoperto una cosa>>, le dissi, mostrandole il mio foglietto con sia la firma di Tom e sia quella di mia madre, <<Heidi, questo foglio l'ho fatto firmare solo una volta, da Tom>>.
<<Guardami>>, mi ordinò, ed io feci come mi chiese. Mi guardò bene, <<Sei uguale a lui>>, affermò, con le lacrime agli occhi. Mi abbracciò e mi tenne stretta con tutte le sue forze, <<Tom!>>, chiamò il marito indicando il mio capo, mentre mi stava ancora abbracciando. Lui si avvicinò a noi, chiedendo a Gustav di prendere il suo posto. Sentii qualcuno che mi toccava la spalla e che mi staccava dall'abbraccio di Heidi: era proprio Tom.Mi guardò, <<OH POVERA BAMBINA! Ti sei fatta male al ginocchio? Vieni ti metto un po' d'acqua ossigenata sopra la ferita!>>, urlò lui, per farsi sentire. Mi prese per un braccio e mi portò verso i bagni, quando un bodyguard ci fermò, <<Signor Kaulitz, medicare la ferita di questa ragazza piò farlo l'infermiere di scorta>>, disse l'uomo, ma Tom ribatté, <<No Morris, preferisco fare da solo>>, e prima che il bodyguard potesse dire un'altra parola, Tom mi portò via.
<<Mi dici chi sei?>>, mi prese le spalle, con le lacrime agli occhi, <<sto impazzendo ragazzina>>.
Lo guardai, con la sua stessa espressione, <<Dimmi tu chi sei! Cosa hai fatto a mia madre quindici anni fa?!>>, sbottai.
Lui cercò di calmarsi, e mi guardò negli occhi, <<Tua madre?>>.
<<La conosci?>>.
<<Io, io non lo so>>, mi disse.
<<Cosa vuol dire che non lo sai!? Perché parlavi tedesco con lei? Perché mi fissi?!>>, chiesi.
Lui mi fece sedere, <<Le ho chiesto se ci conoscessimo, l'avevo già vista da qualche parte ma, lo sai, lei mi ha detto che ho sbagliato persona>>.
<<È questo che le hai chiesto prima?>>.
<<Certo>>, sospirò, e abbassò il capo e si guardò le mani, <<se ti fissavo, è perché mi sono accorto che mi assomigli>>.
<<Pensi che sia stupida per caso? So di somigliarti!>>, gli urlai contro, non riuscendo a controllarmi, <<a quanto pare l'hanno notato tutti! Tu, Heidi, Bill!>>, gli passai il figlio che gli feci firmare qualche quarto d'ora prima.
Tom aggrottò la fronte e lesse le sue due firme, e fece una faccia interrotta, girando il foglio, e vedendo la canzone che mia madre scrisse, <<Cazzo>>.
Io sgranai gli occhi, <<Cosa?>>.
<<Questa calligrafia è la mia>>, disse, toccando l'inchiostro asciutto sul pezzetto di carta.Non mi sentii più le gambe e le braccia. Gli acufeni mi invasero le orecchie.
La sua calligrafia? La sua cazzo di calligrafia?
<<Dovresti andare, ragazzina, torna a casa si sta facendo tardi>>, mi disse lui, ridandomi il foglietto. Mi fece alzare dallo sgabello in cui ero seduta, perché non riuscivo a muovermi, mi sentivo come congelata.
Tom chiamo la sicurezza che mi porto fuori dallo stadio, senza che io cercassi di oppormi.Salii, in macchina, e mamma mi guardò arrabbiata, <<Michelle ma come ti sei permessa di trattarmi così? Te ne rendi conto?!>>, sbraitò lei. <<Devi chiudere quella tua bocca di merda, Karol>>, dissi a mia madre, che mi guardò incazzata. <<Come scusa? Sai che sono tua mad>>, non la feci continuare a parlare.
<<Devi stare zitta Karol, quell'uomo lì dentro è il mio cazzo di padre!>>, sbottai, e le lacrime che stavo trattenendo iniziarono a cascare sulle mie guance come nulla. Lei rimase senza parole e sgranò gli occhi, <<Ma che cazzo stai dicendo - scosse la testa incredula - tuo padre è Simone, mio marito, l'uomo con cui vivi!>>.
<<Fammi fare un test del DNA allora? Siccome sei così convinta che Simone sia mio padre!>>, strillai.
<<No!>>.
<<E perché mai no? Mi stai nascondendo qualcosa per caso?>>, piansi ancora di più, <<Hai mentito a tutti! Hai mentito a me, a papà, a Tom, razza di figlia di puttana!>>.
Lei inziò a piangere ma non riuscivo ad avere pietà per lei.
<<Farò quel fottuto test del DNA, che ti piaccia o meno>>.
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Oh father o' mine - Tom Kaulitz (Italian version)
FanfictionMichelle vive a Milano, ed è sempre cresciuta come una tipica ragazzina emarginata di città: studia, fa sport, non esce mai, e se esce, lo fa con quelle due sue amiche di quartiere, ricche e pettegole che la aggiornano su come va la vita fuori dalla...