Verso Los Angeles

47 8 0
                                    

20 marzo 2026

Michelle's POV

Durante il volo per Los Angeles, vidi volti nuovi, e mi chiesi se anche loro avessero mai subito una cosa così strana, come la stavo subendo io, ma mi risposi da sola di no, perché pur sapendo che chiunque al mondo potesse vivere esperienze atroci, non riuscivo a comparare nulla con quello che stavo provando in quell'esatto momento.
Mi sentivo come se non avessi più una famiglia; come se i miei genitori fossero semplicemente morti.
Non so cosa avrei dato pur di riavere la mia vita, quella calma e normale.

Quando sarei dovuta tornare in Italia, dopo il divorzio tra mia madre e Simone, non avrei saputo se avrei più rivisto l'uomo che mi ha cresciuta, e sarei stata obbligata a vivere una vita con l'unica donna che in quel momento non avrei voluto vedere per nessun motivo. Mi sentivo come se non avessi più una casa.

Durante il volo rimasi affascinata da quanto lusso potesse avere la business class di un aereo privato. Le pareti erano rivestite da un qualche materiale particolare di colore rosa, e ognuno di noi aveva una camera da letto.

I miei "parenti" hanno cercato subito di includermi nelle loro vite, infatti durante il volo cercarono di intrattenermi il più possibile, specialmente Leni e Bill, i quali sarebbero dovuti essere tecnicamente la mia sorellastra e mio zio. Tom rimase vicino a noi, seduto accanto ad Heidi, osservandomi tutto il tempo, ma senza rivolgermi la parola.

Finalmente dopo quindici ore di viaggio, arrivammo al Los Angeles National Airport, dove delle hostess ci fecero scendere dall'aereo; prima scese Bill, poi Leni con Heidi; quando fu il turno di Tom per scendere dal mezzo, lui non lo fece.
Mi sporsi per vedere perché lui non volesse scendere, e vidi una grande folla di paparazzi. Ci lanciammo un'occhiatina e Tom mi toccò una spalla, <<So che non ti piacerà, ma per la tua reputazione è meglio fare una cosa>>, mi disse.
<<Che cosa?>>, gli chiesi.
Lui mi prese per mano, <<Questo. È un piccolo particolare ma ti aiuterà in futuro se ne avrai bisogno>>, mi spiegò, ma io non capii molto. <<Te la senti di scendere da qui presa per mano con me?>>.
Alzai un sopracciglio. Nessuno si sarebbe interessanti a me avendo accanto uno dei gemelli più famosi del mondo. <<Non sarebbe una cazzata? Non mi consideri tua figlia>>. Tom mi guardò come se si stesse facendo mille domande nello stesso momento, <<Forse, Michelle, sei tu che non hai ancora realizzato chi sei tu per me, o chi sono io per te, ma come potrei non considerarti mia figlia?>>, disse con un tono un po' più dolce.
Non dissi nulla, ero sinceramente senza parole, e Tom nel vedere stavo in silenzio abbassò la testa, poi guardò fuori dall'aereo.

Ha ragione, probabilmente non l'ho ancora realizzato. Lui non mi ha portato via il mio vero padre, semplicemente perché mio padre è lui.

Tom si rigirò verso di me e si tolse il maglione che portava in dosso, <<Come ti è venuto in mente di metterti una maglia a maniche corte d'inverno?>>, rise, e mi passò il suo indumento, <<mettitelo>>, disse come se non fosse appena successo nulla.
<<E tu come farai?>>, gli chiesi io ingenuamente, intenta ad infilarmi il maglione, che scoprii  starmi davvero largo, spettinandomi i capelli.
<<Non è un problema>>, sorrise lui.
Mi prese per mano, per poi trascinarmi verso il manicotto d'imbarco.

***

Appena arrivammo a Villa Kaulitz, l'enorme casa dove vivevano Tom e sua moglie, corsi nella camera che, a detta di Heidi, "fu arredata appositamente per il mio arrivo in America".

Tutta la camera completamente lussuosa, e il parquet era fatto di legno d'abete. Il letto rifatto emanava un gradevole profumo di ammorbidente. Vicino al comodino si trovavano due porte.
"Una cabina armadio e un bagno?!>>, strillai di felicità, facendo ridere qualcuno che se ne stava probabilmente nel corridoio. Sentii quella persona bussare alla mia porta, <<Tesoro, puoi aprire la porta?>>.
Capii che si trattava di Heidi, <<È aperto!>>, urlai.
Lei entrò nella stanza e si avvicinò a me, prendendo il suo telefono, <<Guarda>>, mi mostrò lo schermo.

Una giornalista, che conduceva il telegiornale, se ne stava a parlare di me.

Di me?!

"Si scoprono le informazioni della ormai nota figlia segreta del chitarrista tedesco Tom Kaulitz. L'adolescente Michelle Kirzman, soprannominata dai media Michelle Kaulitz si troverebbe a Los Angeles con suo padre, residente nel medesimo posto, per la sua adozione. La ragazza è affidata per un tempo compreso tra uno e tre anni a Tom Kaulitz e sua moglie Heidi Kaulitz Klum. Non abbiamo ancora nessuna notizia da parte della ragazza ma le folle aspettano con ansia le sue presentazioni."

Disse la signora.
Heidi spense il telefono e lo gettò sul mio letto, per poi prendermi le mani e iniziare a saltare, <<Non ci credo! Sei da tutte le parti!>>, urlò felice ed io iniziai a saltare con lei. <<Dovremmo farti fare qualche intervista>>, propose lei. Io smisi di saltare e feci una faccia allibita, <<Vuoi dire, che devono intervistarmi?>>.
<<Si!>>, mi rispose lei gioiosa.
<<E cosa dovrei dire? Sanno già tutto su di me! Non posso dire che mia madre e Tom sono andati a letto! Non davanti a così tante persone! Non così spudoratamente!>>.
<<Non ti permetterebbe nessuno di dirlo, sarebbe brutto mettere in cattiva luce i tuoi genitori>>, mi disse Heidi.
<<Infatti, non ho intenzione di far fare una figuraccia a nessuno>>.
Lei mi guardò per qualche secondo e fece un sorrisino, <<Ei piccolo fulmine tu hai carattere>>, affermò, <<ho una piccola proposta per te, ma è abbastanza importante, te la dirò all'ora di cena quando saremo presenti tutti!>>, sorrise, poi senza salutare, uscì dalla mia nuova camera.

Oh father o' mine - Tom Kaulitz (Italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora