La paura di Heidi

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Dopo cena, la pioggia si era trasformata in un temporale. Non mi sarei mai aspettata che a inizio Maggio, a Los Angeles, avrebbe iniziato a fare brutto tempo tutto d'un tratto, ma non mi potevo lamentare, adoravo non fare nulla.

Ero talmente euforica quando finimmo di mangiare, per colpa delle battutine squallide di Bill e Leni, che mi dimenticai la cosa più importante che mi era accaduta quel giorno: a detta di mia madre, mio padre non si trovava da nessuna parte.

Appena questo avvenimento mi fece capolino in testa, mi resi conto, che avrei dovuto fare qualcosa, magari chiedere a Tedd e Freddie, oppure a Maryna, la mia personal trainer, che mi aveva detto che conosceva mio papà.

Inizio seriamente a preoccuparmi...

<<E praticamente, Miguel mi fa "BiLl!! DoVReStI TaGLiaRtI qUeI cApElLi OsCenI cHe Ti RItrOvI!!" E indovinate ragazzi, lui era pelato per genetica!>>, scherzò Bill, facendo gesti e facce strane.
Tutti si misero a ridere, ma io, a un certo punto, non lo trovai per nulla divertente.

Tom mi prese una spalla e la accarezzò. <<Mich? Stai bene? Ti vedo spenta...>>.

Io granai gli occhi realizzando quello che mi chiese, e mi girai verso di lui facendo un mega sorrisone finto. <<Oh! Si! Sto una meraviglia... ho solo bisogno di... andare in bagno>>.
Heidi, intenta a prendere parte alla nostra conversazione, alzò un sopracciglio e sorrise, <<Beh, sai che non c'è bisogno di chiedere il permesso per andare al gabinetto. Vai serenamente>>.

<<Grazie Heidi>>.

Mi alzai dal tavolo e presi il primo corridoio a sinistra, che conduceva al bagno più lontano dalla cucina per quanto riguardava il piano terra.

Avevo bisogno di non parlare con nessuno in quel momento. L'ansia aveva iniziato a divorarmi da un momento a l'altro, e non avevo intenzione di disturbare Tom, Heidi o Bill per sapere dove mio padre si trovasse, anche perché non avrebbero avuto una risposta seria da darmi.

Alla fine del corridoio, a sinistra si trovava il bagno, però non andai a finire lì dentro. Continuai a camminare dritta ed entrai in una grande veranda al coperto. Il tetto era fatto in vetro, e anche se c'era il temporale potevo comunque ammirare il sole che tramontava.

Volevo rimanere così per sempre.

Mi affaccia a guardare il cortile verde di casa Kaulitz, appoggiandomi alla ringhiera del balcone. I tuoni e i nuvoloni grigi coprivano il cielo. Adoravo tutto questo.

Non sapevo a chi chiedere. Tedd e Freddie non erano in casa, e sarebbero tornati all'inizio della settimana, ma quel giorno era soltanto giovedì. Maryna viveva con le domestiche, ma la regola era di non disturbarle dopo l'ora di cena, così che potessero essere riposate per il giorno successivo. Il fatto che volessero vivere così di loro spontanea volontà senza nemmeno uscire di casa per dello svago mi faceva venire i brividi.
Le domestiche erano poche, in realtà: c'era la cuoca, la signora Maddison, che era una povera vecchina con un disperato bisogno di un lavoro per mantenere suo figlio, che era al college. Poi c'era il signor Taylor, un ex bidello, ma da quanto Bill mi aveva detto, si diceva in giro che fosse stato con la preside della scuola in cui lavorava, e dopo essersi lasciati, fu licenziato e non trovò più lavoro, se non a casa nostra. E infine, beh, c'era Maryna, la nostra personal trainer, con un forte accento misto tra tedesco e scozzese. Era quotata in tutto il mondo, e anche lei era a conoscenza di mio padre, per quanto fosse fuori dalla realtà vivendo praticamente tra quattro mura.

All'improvviso sentii un fruscio provenire da dietro di me. Mi girai di scatto e vidi la stessa sagoma di quello che avevo visto fuori dalla finestra del bagno quella stessa sera.

Oh father o' mine - Tom Kaulitz (Italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora