𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴

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‖ 𝐃𝐞𝐞𝐩 𝐌𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 🕰️ ‖ ‖ 𝐃𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐭 𝐈𝐧𝐭𝐨 𝐌𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬 🌀 ‖ 
‖ 𝐑𝐞𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞 🗡️ ‖ ‖ 𝐁𝐫𝐮𝐭𝐚𝐥 🩸‖ ‖ 𝐍𝐞𝐰 𝐄𝐧𝐭𝐫𝐲 👤‖

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⚠️ 𝐖𝐀𝐑𝐍𝐈𝐍𝐆 : Tengo a specificare che questo capitolo, nonostante l'importante trama, potrebbe risultare pesante, cruleo e poco etico. Sconsiglio la lettura ai più suscettibili ed impazienti e li esorto a continuare con il capitolo Ⅲ di "Chasing the Sunset".

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«𝒪𝓂𝓃𝒾𝓈 𝒽𝑜𝓂𝑜 𝓂𝑒𝓃𝒹𝒶𝓍»

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All'Orfanotrofio pioveva sempre. O almeno, così ricordava il bambino. 

Quando pioveva, si appollaiava sul davanzale della finestra e osservava le gocce di pioggia scendere sul vetro. Faceva freddo, ma a lui piaceva farsi cullare da quelle strisce trasparenti sempre in movimento. Dietro ad esse si stagliavano la città grigia e i suoi noiosi marciapiedi.

La stanza era vuota. Il bambino si annoiava, ma non poteva fare altro, in fondo. Era sempre in punizione. Così ogni volta doveva dormire oppure fissare la corsa delle gocce di pioggia! 

Il bambino preferiva la pioggia.



Un giorno, all'Orfanotrofio arrivò una nuova bambina. A dir la verità, al bambino la nuova arrivata non piaceva per nulla: non parlava, non giocava con nessuno e aveva sempre gli occhi grigi. Era in tutto uguale al marciapiede della città! Noiosa, immobile e soprattutto grigia.

Quando si faceva male non piangeva e quando il bambino cercava di strapparle i capelli non rispondeva mai con le mani. Non voleva litigare. Le poche volte che le sue piccole labbra si schiudevano, lo facevano solo per sussurrare parole di scusa. 

Eppure, il bambino poteva ancora sopportare tutto ciò. La malevolenza divenne odio quando la nuova arrivata prese confidenza con la Mamma.

La Mamma era una delle signore dell'Orfanotrofio. Indossava una collana di perline e un grembiule bianco. Era sempre gentile con tutti e quando il bambino faceva un dispetto lei riusciva sempre a capire il motivo e a consolarlo. Lui e la Mamma parlavano nella vuota e grigia stanza, poi lei lo abbracciava e diceva che avrebbe dovuto aspettare un po' in punizione. Le altre signore non lo trattavano in questo modo. Erano sempre cattive con lui e non lo ascoltavano.

Ma la Mamma era diversa. Quando capì che al bambino non piaceva la nuova arrivata, cercò di parlargli. Lo portò nella stanza grigia e spiegò che tutti dovevano volersi bene e giocare tra di loro. Poi fece entrare la bambina e la prese in braccio. 

Il bambino era confuso e non sapeva cosa fare. Si sentiva il viso rosso e le palpebre pesanti. 

La Mamma gli ordinò di abbracciarla e di fare la pace. D'ora in poi avrebbero giocato sempre insieme. La bambina si presentò anche, ma il bambino aveva il sangue alla testa e non riusciva a smettere di fissare il sorriso candido e caldo della Mamma. Abbracciò la bimba ma non sentì alcun contatto. Come sembrava felice la Mamma. Il suo sorriso! 

Quella notte, il bambino non riuscì a dormire. Sentiva un dolore sotto alla pancia e aveva il respiro affannoso. Ogni volta che schiacciava gli occhi sul cuscino bagnato vedeva il volto bello della Mamma e le sue iridi azzurre baciare ogni cosa con lo sguardo , sentiva il suo profumo penetrare l'aria e mischiarsi leggero nelle perline della collana bianca. Ricordava il viso minuto della bambina, irreale nella sua immobilità, accanto a quello della Mamma la quale, con le sue braccia forti e morbide, stringeva il piccolo corpo della nuova arrivata a sé. I capelli, quelli della Mamma scuri e quelli della bambina chiarissimi, si intrecciavano insieme. Il bambino rivedeva il sorriso della Mamma e poi sentiva la sua risata. Aveva come impressi a fuoco nella mente le piccole rughe che aveva ai lati degli occhi, i denti bianchi e dritti, il collo profumato e liscio, il petto ampio che si muoveva ad ogni respiro.

Il bambino si alzò. Non riusciva a capire più nulla. Aprì la porta della cameretta e vagò nei corridoi silenziosi alla ricerca della stanza della Mamma. Quando arrivò davanti alla sua porta appena schiusa, il sangue gli ghiacciò le vene. 

Entrò. La Mamma e la bambina erano sull'orlo del letto, insieme. Stavano parlando a bassa voce e la bambina aveva le guance rigate dal pianto. La bambina era nuda e la Mamma guardava le ferite che coprivano il suo pallido corpicino. 

Finché la Mamma si accorse della presenza del bambino. 

Nervosamente, cercò di coprire il corpo della bambina con le mani. La piccola, iniziando a singhiozzare più forte, il capo chinato, accavallò le gambe e arrossì con vergogna. La Mamma si alzò e cercò di spingere fuori dalla stanza l'intruso.

Il bambino, strillando, corse e assalì la bambina. I loro corpi avvinghiati caddero per terra.

Il corpo nudo della bambina era caldo e odorava del profumo della Mamma. Il bambino aprì la bocca e, al pari di una bestia affamata, morse violentemente le labbra della bambina, le sue labbra calde e profumate quanto quelle della Mamma, le sue guance morbide. Il bambino sentì il sangue esplodergli in bocca, mischiarsi alle lacrime della bambina che, singhiozzando, cercava di spingerlo via posandogli le piccole mani sul volto.

Lo accarezzavano? Il bambino iniziò a piangere, lasciò la presa, ma sentì la Mamma chiamare aiuto, così infierì di più e si abbassò sul petto ansimante della bambina, schiacciata dal suo peso. Con le unghie squarciò quella curva morbida di pelle che dal collo scende sul seno e poi all'ombelico. La pelle si arrossò e una linea fresca di sangue comparse sul corpicino già martoriato della bambina. 

Prima di svenire, il bambino pensò un'ultima volta al profumato seno della Mamma. 

Non avrebbe mai dimenticato l'odio che provava nei confronti della bambina. 





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𝐂𝐇𝐀𝐒𝐈𝐍𝐆 𝘵𝘩𝘦 𝐒𝐔𝐍𝐒𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora